S. Maria della Grazia

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Santa Maria della Grazia

di Giacinto Borsella (1770-1856)
Verso la strada del convento di Santa Maria Vetere havvi una chiesetta sotto il titolo di Santa Maria della Grazia, appartenente un tempo alle monache Basiliane, e poi Benedettine col nome di San Tommaso Apostolo. Del qual monistero osservansi ancora gli avanzi di un giardino oltre del casamento per l’abitazione delle religiose. Sembra essere stata questa comunità la prima tradotta in Andria. Circa le memorie che la riguardano dice la storia del Signor D’Urso a paga 75:
«Mi è caduto sott’occhio, un pubblico istrumento del notaio Errico Grimaldi con la data del 9 Marzo 1345 nel quale leggesi una donazione fatta da Bertrando Del Balzo di una casa in Andria sita nella Rugalunga, del notar Niccolò Galatina a favore del monistero delle RR. Monache di S. Tommaso Apostolo di Andria. Havvi inoltre un libro intitolato Liber visitationis factae a D. Ioanne Baptista Corrado ab illustrissimo capitulo lateranense deputato Andriae in Puglia. Oltre a ciò: «Ecclesia S. Toma extra et prope muros Civitatis Andriae ubi antiquibus erat Monasterium Monialium S. Benedicti etc, et ad supplicationem Capituli Episcopalis fuit unita Ecclesia ipsa cum redditibus Canonicis, et capitulo Ecclesiae Andrien per Papam Paulum II Anno Domini 1466, prout apparet per Bullam expeditam tempore praefati Pontificis, sub annua praestatione mediae librae croci prout Canonici Andrien pluribus viribus solverunt etc.» Si conserva inoltre nell’archivio della nostra Cattedrale il decreto autentico in pergamena del notar Antonio Maccabeo a 7 Novembre 1467 emanato dal Vescovo di Bitonto per delegazione apostolica, vicario generale di Andria. Era sottoscritto dal medesimo coll’intervento dei testimoni cioè, Francesco II del Balzo, Engelberto Vittorio suo figlio, ed il conte Alberico Barbiani. In virtù di esso restavano unite le rendite di esso monistero coll’annuo censo di mezza libra di zafferano alla Chiesa di S. Giovanni Lateranese.
Havvi finalmente in questa curia vescovile un istrumento stipulato dal magnifico Giovanni Battista Petusi Protonotario Apostolico a 4 Marzo 1576, in cui contiensi un decreto di Monsignor Vescovo Luca Flisco, nel quale dichiaravasi esser di massa comune della cattedrale tuttociò che possedeva la chiesa di S. Maria della Grazia; dove una volta esisteva il monastero delle Monache Benedettine sotto il titolo di S. Tommaso Apostolo, essendosene fatta la incorporazione dei suoi beni nell’anno 1466, da Monsignor Vescovo di Bitonto, delegato del Papa Paolo II [1]. Nel mezzo della porta della chiesa è allogato un gruppo lapideo, che figura il camauro e le sante chiavi sostenute da due angioletti. Più sopra l'affresco della Vergine e poi una finestra. In quanto al dipinto della vergine fatto a fresco nel muro sull’altare maggiore, porta una espressione grandiosa, che ben si ravvisa, quantunque custodita da un cristallo. La stessa tiene nel seno il bambino coronato come la madre. Vi è inoltre una tela antica di buona mano ove sono figurati i santi di Bisceglie Sergio, Mauro, Pantaleo. In cima S. Pantaleone oriundo di Nicomedia, illustre medico al pari degli altri tre, che subì il martirio sotto Diocleziano, torturato nell’eculeo o cavalletto, con lamine di ferro infocato. La fonte dell’acqua santa è poggiata sopra una colonna scanalata e la vasca scanalata tiene in mezzo la immaginetta della Vergine col Bambinello in seno e nel piede leggesi 1564.
Il quadro dei tre santi di Bisceglie fu fatto a divozione di un trappetaro Biscegliese. Rimpetto nel vano del muro scorgesi a fresco il ritratto di S. Riccardo. La cappella tiene una comoda sagrestia.

[integralmente tratto dal libro “Andria Sacra” di Giacinto Borsella, edito a cura di Raffaele Sgarra per i tipi di Francesco Rosignoli, 1918, pagg. 285-287]

[1] Convien qui riflettere che le monache appartenevano anche a famiglie illustri quante volte Bertrando non isdegnò collocarvi una figlia. Queste monache erano soggette alla chiesa Lateranese in Roma, e questo libro si conserva anche nel medesimo Archivio Lateranese, e tutto ciò leggesi nel foglio 81. Nel nostro Archivio Vescovile esistono molte memorie della provvista del Rettore in questa Chiesa di S. Maria della Grazia fatta sino a questi ultimi tempi dallo stesso capitolo lateranese, volendo così conservare l’antico suo dritto.