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Castel del Monte ai primi del Novecento

Castel del Monte

presso Andria

di mons. Emanuele Merra


III
L’attuale Castello costruzione di Federico II di Svevia

Castel del Monte, qual è al presente, è indubitato essere opera originale di re Federico II, il quale con regale munificenza soleva largheggiare nelle fabbriche il denaro, ricavato dai suoi beni e dal commercio, che non isdegnava; come pure i proventi delle Chiese vacanti e di quelle da cui egli allontanava i propri vescovi (1). Infatti sono a lui dovuti i ponti sul Volturno e sull’Ofanto, le torri di Montecassino, i castelli dl Gaeta, di Capua, di Sant’Erasmo, di Trani e di Bisceglie; le città di Monteleone, di Vittoria, di Flagella, ed altri forti e villaggi. Sono altresì opere del monarca Svevo i ristauri di Antea e di Eraclea, non che delle fortezze di Lilibeo, di Nicosia e di Girgenti (2). E poiché in quei tempi la caccia del falcone era la più nobile e più eletta delle arti (3), formò uno dei più prediletti piaceri di Federico (4), che intorno a questo genere di caccia scrisse un’opera magistrale (5). Per cui fece restaurare ed abbellire i deliziosi ad antichissimi castelli di Lagopesole presso Avigliano nella Lucania, di Apricena alle radici del Gargano, dell’Incoronata presso Foggia, del Guaragnone nelle vicinanze di Minervino; come pure i castelli di Fiorentino, di Lucera e di Gioja. Tra questi edifici il più grandioso è senza dubbio Castel del Monte presso Andria.

Questo castello, secondo Gregorovius, «è essenzialmente creazione di un solo e stesso tempo, e tutto di getto, tanto che, a parte pochi particolari secondari, è impossibile scoprirvi epoche diverse della costruzione (6).

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Circa l’epoca precisa della costruzione d’un tanto maestoso edificio, non vi sono documenti.

Il Gregorovius dice: «Il tempo in cui venne edificato, sembra esse re l’anno 1240: così almeno appare da un decreto di Federico, datato da Gubbio, il 29 gennaio medesimo» (7). Della stessa opinione è l’eruditissimo Giuseppe Del Giudice, il quale, poggiandosi sull’Istoria diplomatica di Huillard-Bréholles, scrive: «Da un mandato di Federico II del 29 gennaio 1240 si trae che il grande edificio fu allora innalzato forse sul disegno da lui stesso concepito» (8). Se non che dal decreto del 1240, studiato accuratamente, mentre si rileva che Castel del Monte fu fabbricato da Federico, non si rileva che sia stato innalzato in quell’anno; perché con quel mandato l’imperatore comandava a Riccardo di Montefusco, Giustiziere di Capitanata, non di costruire il Castello, ma di fare quanto prima il lastrico del Castello (9). Dunque molto prima del 1240 il Castello di Santa Maria del Monte doveva essere già costruito; se non vogliamo dire che questo edifizio di sì grande sontuosità e di sì maestosa architettura sia stato magicamente innalzato in pochi mesi.

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Il Castello pertanto degli Hohenstaufen, presso la città di Andria, riuscì splendidissimo, e di un effetto architettonico quant’altro mai sorprendente. Il Perkins a ragione poté scrivere, che: «vi è un edificio che per quanto povero di sculture, testimonia in un modo splendido e della potenza dell’Imperatore, e della grande abilità dei suoi architetti; è questo il Castello gotico di Castel del Monte, costruito da Federico, tra Ruvo e Andria … che si può dire la costruzione più completa di questo genere, che esista nel mondo intero … L’edificio è magnifico, la pianta molto ingegnosa, l’esecuzione perfetta. La compiutezza, il buon gusto si trovano da per tutto» (10). Ed il Settembrini poté ancora dire, a buon dritto, che: «Ci sono due monumenti di cui non si trovano i simili in tutta Europa in quel secolo (XIII), e nel seguente: la reggia di Federico, Castel del Monte, presso Andria, di stupenda architettura; e l’Augustale, moneta d’oro, fatta con arte stupenda. Bisogna vederli e poi parlare delle bambinerie degli altri architetti e scultori e pittori di quel tempo. Si, bambinerie paragonate a Castel del Monte ed all’Augustale» (11).

[Tratto da: Emanuele Merra, "Castel del Monte - presso Andria", 3ª edizione, Scuola Tip. Istituto Apicella per Sordomuti, Molfetta, 1964, pp. 23-26.]


NOTE - (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero capitolo)

(1) «Fridericus … proventus Ecclesiarum vacantium, et earum, quas subtili procurabat ingenio pastorum carere præsentia, quasdam in proprios convertit absus, alios in ædificiis Castrorum expendit». Auctor vitæ Gregorii PP. IX apud Raynal, Ann. Eccl., t. XIII.

(2) Cantù, Storia universale, t. XII, pag. 225.

(3) «I falconi che traevansi da lontani paesi, addestrati, recavansi in pugno da per tutto; con questi i Crociati passarono alla liberazione del sepolcro di Cristo; fabbricandosi il Palazzo del Comune a Milano, vi si posero pali e stanghe per deporli: c i preti stessi li collocavano sui balaustri dell’altare, o sui bracciuoli dello stallo. La legge Franca permetteva al nobile caduto prigioniero di dare per riscatto il denaro suo e fìn 200 contadini di sue terre, ma non il falcone; rubare questi equivaleva all’aver ucciso uno schiavo: taluni voleano esser sepolti con questi o li lasciavano a più cari amici, e scolpiti sull’avello indicavano la nobiltà dell’estinto». Cantù, Stor. Univ., tom. X. Torino, 1843, pag. 230.

(4) «Fece (Federico) il parco dell’uccellagione al Pantano di Foggia in Puglia, e fece il parco della cacia presso a Gravina e a Melfi alla Montagna; e il verno stava a Foggia a uccellare, la state alla Montagna a cacciare a suo diletto». Villani, lib. Vl, cap. I.

(5) De arte venandi cum avibus.

(6) Nelle Puglie — Castel del Monte, pag. 309.

(7) Nelle Puglie — Castel del Monte, pag. 309. — Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici secundi, V, 697.

(8) La famiglia di re Manfredi, pag. 270, nota l.

(9) Vedi documento I.

(10) Hist. de la sculpture en Italie, vol. II, pag. 40, 41, 42.

(11) Storia della letter. italiana, vol. I, pag. 48.