Porta Nuova

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Andria

Escursione nella città dall’anno Mille al Milleseicento


La città alla fine del Seicento:
la veduta incisa da Cassiano de Silva

Ing. Riccardo Ruotolo


Nell’opera dell’Abate Giovanni Battista Pacichelli (73) intitolata “Il Regno di Napoli in Prospettiva … … .”, e precisamente nella parte seconda pubblicata in Napoli nell’anno 1703 dall’Editore Parrino, tra le pagine 206 e 207 è inserita l’incisione della città di Andria (Figura -93-), e nelle pagine 207 e 208 l’autore riporta una breve storia della nostra città.

L’opera del Pacichelli, composta da tre volumi, riporta la descrizione delle principali città del Regno di Napoli ed è diventata famosa non tanto per i dati storici sulle città ma per le incisioni in essa contenute che raffigurano le più importanti città del Regno disegnate in prospettiva; inoltre, sono preziose anche le incisioni delle carte geografiche delle varie Regioni e Terre del Regno di Napoli.

Fig. -93- Incisione della veduta di Andria di Cassiano de Silva e inserita nell’opera dell’Abate Pacichelli - 1703
Fig. -93- Incisione della veduta di Andria di Cassiano de Silva e inserita nell’opera dell’Abate Pacichelli - 1703

Nella parte inferiore dell’incisione, in un cartiglio, c’è la dedica: All’Eccellentiss.mo Sig.e D. Fabritio Sig.e della Casa Carrafa Duca d’Andria etc,; sotto il cartiglio vi è l’indicazione dell’incisore della Veduta di Andria: C. de Silva f. , dizione abbreviata di Cassiano de Silva fecit (74).

La Prima Parte (volume) dell’opera porta l’indicazione In Napoli – Nella Stamperia di Michele e Luigi Mutio – 1702; la Seconda Parte In Napoli – Nella Stamperia di Dom. Ant. Parrino – 1703; la Terza Parte In Napoli – A spese del Parrino e del Mitio – 1703. Sono utili queste notizie sugli stampatori dell’opera perché ad essi era demandato il compito di far realizzare a loro spese le vedute prospettiche delle città del Regno, così come era stato concordato tra l’autore e l’editore.
L’intera opera fu consegnata all’editore nel periodo tra la fine dell’anno 1691 e l’inizio del 1692, priva delle vedute, alle quali doveva provvedere lo stampatore come si evince da una lettera del primo settembre 1691 che il Pacichelli inviò al suo tipografo Michele Luigi Muzio (la lettera è contenuta nell’opera dello stesso Pacichelli intitolata “Lettere Famigliari”, vol. II pp.188-190) in cui si legge: Sua è la cura di promuovere i disegni delle città, e terre, e di fargli scolpir nel rame, dopo i già incisi delle provincie: restand’a me la sol’operatione, hormai compiuta, nello schiccherarne della sostanza. Altra conferma dei patti intervenuti tra autore ed editore la troviamo nella lettera del 1692, riportata nella stessa opera “Lettere Famigliari”, che il Pacichelli inviò a Mons. De Ferraris vescovo di Bitonto, in cui parla della Esibitione fatta à gli stampatori dell’Originale del Regno in Prospettiva.

Il Pacichelli venne in Andria due volte: nel dicembre del 1680 (come risulta dalla lettera LXXXV contenuta nell’opera “Memorie de’ viaggi per l’Europa cristiana” - Volume IV - pagine 526 e seguenti), e nella primavera del 1686 (come risulta da una lettera contenuta nel volume II della stessa nell’opera di cui sopra). Nella prima occasione visitò la residenza estiva dei Carafa duchi di Andria che, nei periodi estivi soggiornavano nel grande palazzo in Contrada Monte Carafa, palazzo capace di duecento persone come lo descrive il Pacichelli; nella seconda venuta in Andria egli si fermò più a lungo perché visitò il Santuario della Madonna dei Miracoli e fu ospite dei Carafa anche nel palazzo Ducale della città.

La sua opera “Il Regno di Napoli in prospettiva …” si cominciò a stampare il 1695 e con estrema lentezza, tanto da suscitare le sue lamentele, come si rileva in un’altra parte della sua opera “Lettere Famigliari” – vol. II – pag. 390, in cui dichiara: Gemono per le stampe le fatighe Storiche di questa fievole penna sopra tutto il Regno delineato e descritto.

In conclusione si può affermare essere del Pacichelli l’idea che l’opera “Il Regno di Napoli in prospettiva …” dovesse contenere le vedute delle città più importanti del Regno e le carte geografiche delle varie province, mentre, si stabilì che l’esecuzione materiale delle incisioni delle 152 vedute delle città più importanti del Regno dovesse essere compito a cura dell’Editore Muzio. Tale compito fu svolto negli ultimi anni del Seicento, per conto dell’editore, dall’incisore Cassiano de Silva, con molti ritardi a causa delle difficoltà economiche dello stesso Editore; le carte geografiche delle province del Regno, però, sembrano copie semplificate tratte dall’atlante del Magini.

Don Francisco Cassianus de Silva, vissuto tra il Seicento ed il Settecento, è stato un disegnatore conosciuto soprattutto per la sua attività di incisore e cartografo. Sulla sua origine i pareri degli studiosi sono discordi, ma si propende per la nazionalità spagnola. Oltre che di carte geografiche delle Provincie del Regno di Napoli, è stato incisore di molte vedute di Napoli e dei Campi Flegrei; le sue incisioni, sempre effettuate su commissione, furono pubblicate in diversi libri dei più noti editori di Napoli del Seicento e del Settecento quali Antonio Bulifon, Domenico Antonio Parrino e Luigi Muzio, e sono opere che hanno un inestimabile valore storico.

Poche però sono le vedute contenute nell’opera del Pacichelli che sono firmate dal de Silva: le incisioni di Andria, Teramo e Bovino portano la firma “C. de Silva f(fecit)”; Troia porta la sigla “DF. C. f.”; le vedute di Conza, Taranto, Ugento e Molfetta portano incise soltanto le lettere “C. f.”.

Se è vero che ad un attento esame sia le vedute delle città che le carte geografiche delle Province del Regno non sempre sono complete e precise (alcune vedute appaiono grossolane nel disegno, quasi affrettate e stilisticamente completamente diverse dalle più classiche incisioni del de Silva, quasi che fossero state eseguite da suoi inesperti collaboratori), è pur vero che molte di esse sono delle vere e proprie miniature, come la veduta di Andria, che è tra le più belle e complete, con tutti i connotati tipicamente seicenteschi.

Come si legge nel testo dell’opera del Pacichelli, le incisioni sono vedute diligentemente scolpite in Rame, conforme si trovano al presente e furono realizzate tra il 1695 e il 1702 e dovrebbero essere, a detta degli stampatori, più o meno la fotografia dello stato dei luoghi di quell’epoca.

La veduta di Andria e tutte le altre contenute nell’opera del Pacichelli, realizzate nel periodo 1695–1702, sono vedute prospettiche, immaginando la città come se fosse vista dall’alto, da un drone; quella di Andria fornisce una visione globale della città con la raffigurazione delle principali fabbriche in essa contenute e quelle significative esistenti fuori le mura nel raggio di un paio di chilometri, individuate con lettere e numeri, e precisamente, con riferimento alla Figura -93-:
A Vescovado, B Palazzo Ducale, C S. Benedetto (Chiesa e convento delle Monache Benedettine), D S. Francesco, E S. Domenico, F S. Nicola, G S. Agostino, H Piazza (davanti a S. Agostino), I Benefratelli (ospedale e strutture assistenziali nella zona della Chiesa di S. Maria di Porta Santa), K S. Ciriaco (Chiesetta non più esistente), L S. Bartolomeo, M S. Fortunato (Chiesetta non più esistente nella zona di Fravina – Largo Toniolo), N S. Andrea (Chiesetta nel Largo Grotte non più esistente), O Porta di S. Andrea, P Porta della Barra (non più esistente), Q Porta del Castello (non più esistente), R S. Chiara, S S. Angelo (Chiesa di S. Angelo dei Meli), T La Corte (Piazza la Corte), V Molini (zona Gelso), X Annunciata (Chiesa fuori le mura), Y S. Sebastiano (Chiesa fuori le mura), Z Zoccolanti (Chiesa di S. Maria Vetere e Convento dei Frati Francescani Zoccolanti, fuori le mura), 1 Cappuccini (Chiesa e Convento dei Frati Cappuccini, fuori le mura), 2 S. M. de Miracoli (Chiesa fuori le mura), 3 Carmine (Chiesa della Madonna del Carmine, fuori le mura), 4 S. M. Nova (Chiesetta fuori le mura presso la chiesa dell'Altomare, non più esistente), 5 S. Vito (Chiesetta fuori le mura in via S. Vito, non più esistente), 6 S. Angelo (Chiesetta di S. Michele al lago, fuori le mura, poi abbattuta per far posto all’attuale Chiesa di S. Angelo), 7 S. Lucia (Chiesetta fuori le mura), 8 S. Croce (Chiesa rupestre fuori le mura).

Gli editori Muzio e Parrino, per la stesura dei disegni delle città e la raccolta di notizie delle costruzioni più significative e delle Chiese sia nell’ambito delle città sia extra moenia, scrivevano lettere ai signori Conti, Duchi, Governatori delle città, ai Vescovi e uomini letterati (presso cui il Pacichelli nei suoi viaggi era stato ospite), per ottenere informazioni dettagliate ed anche schizzi e/o disegni già in loro possesso: come segno di gratitudine dedicavano ad essi le vedute una volta ridisegnate ed incise su rame.

La veduta di Andria è dedicata al Duca don Fabrizio Carafa che tenne il ducato di Andria dal 1686 (subito dopo la venuta in Andria del Pacichelli) al 1707.

Lo scopo del disegnatore e dell’incisore nel comporre le vedute, non era quello di raffigurare con esattezza le strade, le piazze e gli isolati, riportandoli nelle loro giuste proporzioni, (elementi questi che caratterizzano la bontà di un rilievo topografico), ma quello di dare una visione globale della forma della città, immaginandola vista dall’alto per poter rappresentare più elementi architettonici possibili, rappresentativi del luogo.

A volte nelle vedute, come in quelle di Potenza e Barletta, sono disegnate poche case ma molti edifici rappresentativi quali Chiese, palazzi dei governanti e castelli, come se la città fosse un insieme di monumenti. Tutto ciò sta a confermare il carattere rappresentativo delle principali caratteristiche delle città che le vedute dell’opera del Pacichelli vogliono mettere in evidenza; quindi, chi volesse misurare in tali vedute le larghezze delle strade e delle piazze, o volesse confrontare le proporzioni tra spazi vuoti e spazi edificati, si troverebbe completamente fuori strada, volendo cogliere elementi che l’incisore non si è minimamente posto come scopo della rappresentazione.

Come innanzi detto, l’Abate Pacichelli venne un Andria due volte e nel secondo viaggio (Lettera LXXXV dell’opera “Memorie novelle..”) così narra:
Provveduto improvvisamente di lettiga fino à Napoli, mi portai in un giorno ad Andria, città, e Ducato del dominio, si come quella, della Casa Carafa.
Lo stato di questa, amenissimo, ed abondante non men di Bitonto, di grano, vino, olio, mandorle, frutta, ed agrumi, gode il vantaggio dell’unione in se stesso, con la terra grossa, e industriosa di Corato, e con l’aggradevole villa, ò connessione di più massarie in sito eminente, ov’è un palazzo capace di dugento persone, che vien chiamata il Monte Carafa, del presente Duca, Signore humanissimo, pingue di corpo, c’hà ottenuto prole in età matura dalla figliuola del Principe di S. Severo della casa di Sangro …. Andria dunque si stima città fondata da’ Normanni, è molto civile con particolar Nobiltà, qualche buona fabrica, e 1421 fuochi. Si veneran nel Duomo, il corpo di S. Riccardo, suo Vescovo, e in diversi vasi, mille trecento sagre Reliquie e fuori due Imagini miracolose della Reina del Cielo, cioè la Madonna di Altomare, in una chiesa fatta di nuovo, e quella che hà concetto per tutto il Reame, col titol della Madonna d’Andria, ad un miglio nella strada Napolitana.
Fabricandos’ il monastero in magnifica forma col cominciamento de’ chiostri sì vasti che, se fosse perfetto, superarebbe ogni altro di questa Metropoli, dove però vivono con camere assai polite, giardino, & altre comodità in una insensibil collina, circa à quaranta Padri di San Benedetto: si scoverse l’antichissi- ma imagine della Gran Sign[ora]. tutta negra, à sedere, col Bambino appoggiato avanti, di forma grande, dipinta, e tenuta nascosta per qualche secolo, in un volto, con una lampada quadra di ferro, tuttavia accesa”.

Il racconto termina con la descrizione del Santuario.

Quindi, all’epoca in cui il Pacichelli venne in Andria considerando che il nucleo familiare medio era a quell’epoca composto da padre, madre e tre figli e mezzo, si stima la popolazione della città in circa 7.800 abitanti.

Tornando all’opera più famosa: “Il Regno di Napoli in prospettiva”, il Pacichelli la consegnò all’Editore Muzio che l’aveva commissionata, nell’anno 1691 e, secondo gli accordi convenuti tra loro, il Muzio doveva “promuovere i disegni delle città, e terre, e di fargli scolpir in rame”. Al Pacichelli che nel 1695 si lamentava del ritardo della pubblicazione della sua opera, il Muzio rispose elencando le enormi difficoltà che stava incontrando sia dal punto di vista economico sia da quello operativo, tanto che aveva chiesto aiuto al suo amico l’editore Parrino che si accollò parte delle spese. Il primo tomo dell’opera fu stampato dall’editore Muzio nel 1702, mentre il tomo II e il tomo III furono stampati nel 1703, rispettivamente dal Parrino e dal Muzio.

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Nel secolo diciassettesimo le rappresentazioni delle città prendevano a modello la veduta che Alessandro Baratta aveva effettuato nel 1629 della città di Napoli: una veduta dall’alto, quasi a volo d’uccello, abbandonando i canoni più rigorosi del Cinquecento quando la città era raffigurata con veduta assonometrica. Il nuovo senso urbano delle vedute del Baratta fu subito fatto proprio da vari artisti e incisori e, all’epoca in cui operò il nostro Cassiano de Silva, ormai era consuetudine consolidata raffigurare le città in prospettiva.

Nelle vedute presenti nell’opera del Pacichelli generalmente il punto di vista è in alto, come nella veduta di Andria, ma spesso esso si abbassa fino quasi a toccare il piano campagna, come nelle vedute di Minervino, Bitonto, Oria, Alessano, Troia, ed altre, che sembrano quasi riprodotte da immagini fotografiche scattate da terra. Lo spostamento in basso del punto di vista fa perdere, però, la disposizione topografica degli edifici e delle strade, per cui l’immagine non fornisce la dimensione della città.

Se guardiamo con più attenzione la città di Andria raffigurata nella veduta del Pacichelli possiamo constatare che il disegno coincide con l’attuale centro storico e, tenendo conto che in esso fino a qualche decennio fa vivevano fino a ventimila persone, si capisce come alla fine del Seicento, epoca in cui fu incisa la veduta, molti dovevano essere ancora gli spazi vuoti, accentuati ancor più dal tipo di raffigurazione: una veduta prospettica dall’alto. Chi disegnava la città era più propenso a raffigurare le presenze significative che in essa si trovavano: torri, castelli, palazzi dei governanti e chiese, più che case e isolati, anche perché, i disegni delle città erano dedicate generalmente ai signorotti del luogo o agli alti prelati e la loro residenza o Cattedrale doveva spiccare tra le costruzioni ed essere subito riconoscibile.

Nella veduta di Andria del De Silva sono riportate solo tre Porte: P. Castello (lettera Q), P. la Barra (lettera P), P. Sant’Andrea (lettera O), perché a quell’epoca, la Porta Santa non esisteva, e forse non è mai esistita come abbiamo dissertato innanzi, e Porta Nuova non era stata ancora realizzata; il disegno delle tre porte è solo schematico e simbolico, quello di Porta Sant’Andrea è il più elaborato perché la sua raffigurazione è nella parte centrale dell’incisione.

Molte sono le Chiese rappresentate all’interno delle mura perché esse sono sempre state dei punti di riferimento per orientarsi all’interno della città come la Cattedrale con il suo campanile formato da tre ordini più la cuspide piramidale (come nella realtà), San Bartolomeo dietro il palazzo ducale, San Francesco (lettera D) con il campanile, Sant’Agostino con la sua torre campanaria (lettera G).

Molto interessante è la raffigurazione della Chiesa ubicata alle spalle della lettera I (Benefratelli), disegnata con due cupole munite di lanterne: si tratta della Chiesa di Santa Maria di Porta Santa (anche se non ha una lettera di riferimento); il disegno delle cupole ricorda quello della Locazione D’Andria del Compassatore Michele (Figura -87- - Figura -88-).
Anche all’esterno del circuito murario sono indicate soltanto le Chiese, sempre con l’intento di fornire punti di riferimento.

Sulla sinistra dell’incisione, al di sotto della Chiesa del Cappuccini, sono disegnate tre croci, certamente indicano la presenza di un cimitero, e più sotto ancora c’è un’altra croce accanto ad una Chiesetta: potrebbe essere la Chiesetta di San Mauro con il suo cimitero; anche sulla destra, tra il numero 3 ed il numero 5, c’è un’altra croce al centro di una corte.

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Cassiano de Silva è oggetto di approfonditi studi soprattutto dopo il ritrovamento di due suoi atlanti inediti, uno dei quali, quello scoperto in Austria, è composto da 244 fogli in cui sono rappresentate le città del Regno di Napoli in numero maggiore (174 vedute) di quelle inserite nell’opera del Pacichelli (152). L’album ritrovato in Austria e conservato nella Biblioteca Nazione di Vienna, si intitola: “Regno Napolitano anatomizzato dalla penna di D. Francesco Cassiano De Silva” e le vedute sono disegnate tutte all’interno di una cornice tonda, del diametro di 10-11 centimetri, con inchiostro a seppia e acquerellate in colore celeste. Tra esse, vi è anche la veduta di Andria (della cui esistenza ne avevo già parlato nell’aprile del 1985 con un trafiletto riportato sul retro della mia pubblicazione della veduta di Andria, nel formato 50x70, di cui alla Figura -93-, simile a quella dell’opera del Pacichelli ma meno dettagliata e meno precisa, veduta che lo studioso Vincenzo Zito ha pubblicato nel 2004 (Figura -94-).

Veduta prospettica di Andria contenuta nell’Atlante del “Regno di Napoli Anatomizzato dalla penna di D. Franco Cassiano de Silva
Fig. -94- Veduta prospettica di Andria contenuta nell’Atlante del “Regno di Napoli Anatomizzato dalla penna di D. Franco Cassiano de Silva” - 1708

Questa veduta prospettica è datata 1708 e l’atlante che la contiene porta anche la dicitura nobile milanese per l’incisore de Silva che, come prima detto, gli studiosi sono più propensi a considerare spagnolo vissuto anche a Milano.

L’incisione di Vienna è accompagnata anche da un testo, difficile da leggere, che grosso modo riporta queste informazioni:
Più vecchia appare questa bellissima città di quelle che si hanno nelle Cronache de’ Germani, poi che ne-gli atti dicono San Riccardo suo primo Vescovo destinatovi da Papa Gelasio 1° nel 492 della nostra salute …. Porta dignità ducale ed è capo di un riguardevole Stato oggi posseduto dalla Casa Ducale di grata apparenza.. con ben’intese fabbriche e colma di giardini, vigne e boschi per caccie, abbondante di vino, olio, mandorle, agrumi, pomi ed ortaglie in amenissimo clima, per la copia de’ quali i suoi habitanti trafficano col commercio…. Alla Vergine Assunta ed a S. Andrea Apostolo è la cattedrale dedicata, il suo clero numeroso è più di 60 che vi officiano con cinque dignità con le sole distribuzioni, numerandosene in varie cassette d’argento, vetro ed altre materie sopra 1300 reliquie sacre.
All’Arciprete che ne esercita la cura si accoppia il Preposto di S. Nicola capo d’un altro picciolo corpo di preti. Cinque conventi di mendicanti, uno di monache, undici compagnie di laici ed uno spedale.
La S.ma immagine detta de miracoli, misericordiosissima come si scorge dalla copia di voti e doni offertolr da suoi grati cittadini, custodita in un gran tempio di sopra e similmente in vasto monastero di Cassinesi. Vi è una singolare fabbrica di vasi di creta trafficati anche nelle Nazioni più lontane e con 14 nobilissime famiglie oltre gli habitanti con fuochi 1421.


NOTE    _

(73) Gio. Battista Pacichelli
Giovanni Battista Pacichelli (Roma 1641-1695) fu un giurista, teologo, panegirista, agiografo ricercatore etnografico e storico; si può anche definire un erudito, giramondo, raccoglitore di notizie. Nel 1672 fu nominato uditore alla nunziatura apostolica di Colonia e questo incarico gli permise di viaggiare molto nell’Europa centrale. Dopo quindici anni in cui tenne quest’incarico si ritirò in Napoli e da qui intraprese molti viaggi nel Regno di Napoli e nello stesso tempo si dedicò a scrivere le sue “Memorie novelle de’ viaggi per l’Europa cristiana” che pubblicò in Napoli in quattro volumi. Nel 1691 pubblicò, sempre in Napoli, altri due volumi delle Memorie dei viaggi e nello stesso anno dette inizio alla stesura dell’opera sua più nota “Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie, in cui si descrivono la sua metropoli, le sue 148 città, e tutte quelle terre delle quali se ne sono avute notizie, colle loro vedute diligentemente scolpite in rame, oltre alla carta generale del Regno, e quelle delle dodici provincie … .” Le incisioni delle citta contenute nei tre volumi dell’opera sono state eseguite da Cassiano de Silva e sono proprio queste che costituiscono il pregio dell’opera.
I tre volumi furono pubblicati postumi nel 1702 e 1703 dagli stampatori napoletani Michele Luigi Muzio e Domenico Antonio Parrino. Altra opera importante del Pacichelli è quella intitolata “Lettere familiari, istoriche, & erudite tratte dalle memorie recondite dell’abate d Gio. Battista Pacichelli in occasione de’ suoi studj, viaggi, e ministeri. Divise in due tomi” pubblicata in Napoli a spese degli stampatori Parrino e Mutii. Numerose sono anche le sue opere religiose e giuridiche.

(74) Cassiano de Silva
Cassiano de Silva è stato un prolifico e bravo incisore vissuto tra il 1650 ed il 1750. Della sua vita sappiamo poco, mentre le sue opere sono note a tutti perché ha lavorato su Napoli dove frequentò i più importanti stampatori quali committenti delle sue opere. Alcuni affermano che era uno spagnolo, altri che fosse un milanese di origine spagnola, certo è che la sua produzione si svolse prevalentemente a Napoli presso gli editori Luigi Mutio, Antonio Parrino e Antonio Bulifon. Il de Silva fu essenzialmente un cartografo, è suo il primo atlante del Regno di Napoli, ma il grande pubblico lo conosce perché è stato il collaboratore dell’Abate Giovanni Battista Pacichelli e sue sono le raffigurazioni delle città del Regno di Napoli contenute nei tre volumi dell’opera del Pacichelli dal titolo “Il Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodeci provincie … …” , di cui il primo volume fu pubblicato in Napoli il 1702 dallo stampatore Mutio, il secondo volume pubblicato sempre in Napoli dall’editore Parrino nel 1703 ed il terzo volume dagli editori Mutio e Parrino (consociatisi per dividere le spese) sempre nel 1703. Lo studioso Vladimiro Valerio alla fine del secolo scorso scoprì presso la Biblioteca Nazionale di Vienna un atlante disegnato dal de Silva in cui sono incise quasi tutte le città contenute nell’opera del Pacichelli, però, tutte racchiuse in un tondo. Tra queste incisioni delle città del Regno c’è anche quella della città di Andria ma non è chiara, bella e completa come quella della Fig.-93-.