La Chiesa di S. Sebastiano

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Chiesa di San Sebastiano o del Purgatorio

da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi"

capitolo IV "Chiese figliali della Cattedrale di Andria"

di Michele Agresti (1852-1916)

La Chiesa di S. Sebastiano

La Chiesa di S. Sebastiano, messa una volta fuori le mura della città, era anticamente intitolata a S. Onofrio. Nel 1532, per alcuni litigi di precedenza, sorti fra i confratelli di Porta Santa, una parte di questi venne a stabilirsi in detta Chiesa di S. Onofrio, continuando a mantenere le stesse regole, gli stessi privilegi, e godere delle medesime rendite, che godevano nella Chiesa di Porta Santa. Ma, insorte nuove pretese da parte dei confratelli di Porta Santa, nel 1605 il ricco e pio Sacerdote Giandonato Aybar della Cattedrale, a troncare ogni dissidio, ottenne un decreto, col quale i confratelli di S. Onofrio prendevano il titolo della Morte, sotto la protezione della Natività di Maria, cambiando il sacco bianco in quello di color nero, disgregandosi così del tutto dai confratelli di Porta Santa, senza però rinunziare ai titoli e privilegi di quella Confraternita, che va sotto il nome del Gesù.
Ottenuta stabile residenza quei Confratelli nella Chiesa di S. Onofrio, ed arricchita di beni, lasciati dal detto sacerdote Aybar, la Chiesa di S. Onofrio fu tutta rifatta, e prese allora il nome di S. Sebastiano o del Purgatorio. A ricordare l’opera dell’Aybar la nuova Confraternita nel 1636 fece incidere in questa Chiesa, la seguente iscrizione:
Ioanni Donati Aybar Andrien
Mirae pietatis Sacerdoti
Qui verbo et exemplo ad Christi obsequium
Multos perduxit
Cujus opera Oratorium hoc et incoeptum,
Et perfectum est
Hujus congregationis Confratres
Parenti in spiritu optime benemerenti
Posuerunt
IV Kal Febr. MDCXXXVI.
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Ammirabile è la porta principale di questa Chiesa, tutta in pietra viva. Sul frontale porta scolpiti, ai due lati, due scheletri umani, avendo nel mezzo una figura di donna scarmigliata, immersa fra fiamme espiatrici; indi altro teschio fra due ossa incrociate, ed in cima un altro teschio con piccola croce in capo fra due orologi, che simboleggiano l’ora destinata per l’espiazione.
Nel centro vedesi scolpito S. Sebastiano, legato ad un tronco, trafitto dalle frecce. Pregevole è l’altare maggiore di marmo, ed il Presbiterio, chiuso da balaustra pure di marmo. In questa Chiesa conservansi quattro pregevoli statue rappresentanti i misteri della Passione di Cristo, ed una grandissima urna, chiusa da cristalli, e fregiata ai quattro lati con cornici rabescate in oro fino, contenente la salma del Divin Redentore, scolpita in legno.
Dietro l’altare maggiore vi è un Coro tutto di noce, in cima al quale si ammira una grandiosa tela della Vergine del Carmelo, ai di cui piedi si vede S. Riccardo e S. Sebastiano. La grande cornice, che chiude questa tela, è tutta rabescata a rosoni in oro, e nel mezzo di essa si vedono due quadretti contenenti, da un lato l’immagine di S. Antonio, dall’altro quella di S. Domenico.
Questa Chiesa è sotto la dipendenza del Capitolo della Cattedrale, il quale, ab immemorabili, ne ha sempre nominato il Cappellano dal suo gremio. Se non che, nel 1897, morto l’Arcidiacono D. Corrado Casieri, che teneva la Rettoria di questa Chiesa, quella Confraternita, abusivamente, nominava da se il nuovo Rettore, nella persona del Canonico D. Filippo Mastropasqua, della Collegiata dell’Annunziata [1].
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva)
[1] Questa novità non interessò allora il Capitolo della Cattedrale, distratto com’era in tante liti col Demanio, ed anche per un riguardo al degnissimo Canonico Mastropasqua. Vogliamo sperare che, alla vacanza di quella Rettoria, l’abuso ne transeat in exemplum! …
[tratto da “Il Capitolo Cattedrale di Andria e i suoi tempi” di M. Agresti, tipi Rosignoli, Andria, 1912, Vol.II pag.69-71]