La Chiesa di Cristo di Misericordia

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Chiesa rupestre di Cristo di Misericordia

da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi"

capitolo IV "Chiese figliali della Cattedrale di Andria"

di Michele Agresti (1852-1916)

La Chiesa di Cristo di Misericordia

La Chiesa di Cristo di Misericordia, messa a poca distanza dalla via, che mena al Santuario della Madonna dei Miracoli, rimonta ai tempi degli Iconoclasti, e pare che sia stata costruita dai Basiliani, come abbiamo innanzi detto, parlando della Cripta di S. Croce, che trovasi a poca distanza dalla Chiesa di Cristo di Misericordia, incavata ancor questa, come quella, nel muro tufaceo, a guisa di catacombe. Questa Chiesa ha nulla di rimarchevole, tranne un affresco sul muro, rappresentante Gesù, detto della Misericordia, che chiama, specialmente nei Venerdì di ogni settimana, molti devoti a venerare questa antica Immagine. Il Vescovo Bolognese destinava questa Chiesa agli esercizi spirituali per gli ordinandi; ed egli medesimo recavasi ad abitare, in quel periodo di esercizii, le due stanze adiacenti a questa Chiesa. Morto Mons. Bolognese, questa Chiesa restò abbandonata, e quelle stanze servivano per le sezioni anatomiche dei morti per disgrazia o per delitto, ed i loro avvanzi erano seppelliti in una fossa vicina a questa Chiesa [1]. Nel 1866, essendo Cappellano il Canonico D. Raffaele Tota, questa Chiesa venne restaurata, e la divozione a quella sacra ed antica immagine crebbe ed ingigantì nell’animo dei devoti. Al Tota successe il Canonico D. Riccardo Palombella, il quale mantenne anche viva la devozione a Gesù di Misericordia in questa Chiesa, che fu a sua cura anche ingrandita ed abbellita. Al Palombella successe il Canonico D. Carlo Marziani, il quale non si dette pensiero alcuno di questa Chiesa, che lasciò affidata ad un custode laico, il quale, più che alla Chiesa, pensava al proprio utile, usufruendo delle stanze adiacenti, del giardino, e delle obblazioni dei fedeli. … Alla morte del Marziani il Capitolo affidò a noi ,la custodia di questa Chiesa; e noi cominciammo col mettere alla porta il predetto custode laico, sostituendovi il Sacerdote D. Vincenzo Chicco, che prese ogni cura di questa Chiesa. Ciò spiacque al Vicario del Vescovo, Mons. D. Antonio Cataldi, il quale predilegeva quel custode, che facea anche a lui da cameriere, e provocò una ordinanza dal Vescovo Galdi (già infermo e non più compos sui), con la quale annullava la delibera-zione capitolare, ed affidava la custodia di questa Chiesa al Parocco di S. Domenico D. Nicola Fatone, il quale ne tiene tutt’ora la cura. Il Capitolo, per deferenza al Vescovo Galdi, non reclamò i suoi diritti, e, col silenzio, accettò la nomina dal Parroco Fatone [2].
È stata poi ab immemorabili sotto la dipendenza del Capitolo della Cattedrale, che ne nomina il proprio Rettore. Al presente questa antica Chiesetta è interdetta, perchè minaccia di rovinare.
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva)
[1] In quell’epoca Andria non aveva ancor il Cimitero, e perciò i cadaveri venivano seppelliti o nelle Chiese, o nei pressi di esse..
[2] È da sperare che, alla vacanza di quella Rettoria, torni al Capitolo il diritto di nominare il Rettore di quella Chiesa restando al Vescovo di approvare, o meno, la nomina fatta dal Capitolo.
[tratto da “Il Capitolo Cattedrale di Andria e i suoi tempi” di M. Agresti, tipi Rosignoli, Andria, 1912, Vol.II pag.73-74]