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[manoscritto - foglio 19, recto]
[traslitterazione in caratteri stampati]
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al Re Ferdinando, si diedero a difenderlo per  quanto lo poterono, e
l'apportarono poco sollievo. A tal ripulsa il Principe GianAnt.o dichiaran=
dosi disprezzato, fiero qual'era per natura, giura vendicarsi di Fran=
cesco, e del suo Figlio Pirro, e nell'anno appresso 1460 si conduce in An=
dria con un esercito armato, e l'assedia da ogni parte all'intorno  .a.  tale
è il racconto de' cennati scrittori: essi ci fan sapere, che posto dal Principe l'assedio,
diè insieme il guasto a tutte le possessioni, ed attaccò fuoco a tutti gli edifizj, che
ergevansi intorno alla città, acciocche li Cittadini di quella, per evitare li pro=
prj dãni, persuadessero il lor Signore ad arrendersi: non avendo rispetto alcuno,
che tanto il Duca, quanto Pirro suo Figlio tenevano per mogli due sue Nipoti car=
nali; ma era si grande la benevolenza de' Cittadini verso il Duca Francesco, che ci=
ascuno soffriva volentieri ogni disaggio, e ruina con molta pazienza per suo
amore. Perciocche tanto il Duca, quanto la Duchessa sua moglie andavano
sino a casa de' vassalli, quando quei tali erano feriti, a dar loro rimedj, e con=
solarli. Apporto questo assedio del Duca al  Re Ferdinando, come colui, che
ben sapeva quanto il Principe Orsino era crudele, ed inesorabile: Perlocchè
temeva, che quella citta, ch'era senza ritirata di Castello, e Fortezza, sarebbe
presto presa: ed il Principe avrebbe fatto morire un'Uomo di tanta virtu, e
bontà, quanto era il Duca Francesco. Laonde non potendo altro fare, scrisse ad
Alfonzo d'Avolo,  che stava in Ariano con una parte delle sue genti, che vedes=
se di soccorrerlo in qualche modo. Intanto erano abbattute le mura della Città
di tal maniera, che li cittadini non potevano caminare per la terra senza esser
feriti. ed avvenne, che un giorno, andando il Duca Francesco a cavallo per la
terra dando animo ai Cittadini, mancò poco, ch'ei non morisse di colpo di
artigleria; perciocche per ordine del Principe fu scoppiata una colombrina dal
campo degli assalitori, la quale arrivando a toccare un poco dalla parte di
dietro la sella del cavallo, non li fè altro danno, che buttarlo giù in terra;
e vedendo il nimico, che quei della città si difendevano in maniera, che quel=
la non poteva esser presa senza gran stragge di soldati, diede principio a fa=
re una cava, o sia mina, sperando per tal via prenderla: Del che accortosi il
Duca, ordinò una tal contro cava, che tutti li nimici, li quali erano entrati, avreb=
be facilmente potuto far morire: Faciendo cunicolo, quo intra Urbem noctu ir=
rumperetur magna cura operam dari iussit; Re autem ab Andro cognita, ni=
hil ab eo ommittitur, quo frustrari hostium conatus possit. Itaque dum irrum=
pere hostis intra muros parat, Dux Andriæ, patefacto cuniculo suo ... in hostē
fertur &  .b.  (Questa contromina fatta dal Duca Francesco appunto è dessa quel
cavo, esotterraneo, che dal Volgo si appella Fravina, che vale, Fra mina, o
Tra mina): ma come Signor gentiliss.o, e d'innocente vita volle piu tosto farli
prigioni, e quelli poi divise per le case de' Cittadini, ordinando, che fossero ben
trattati, ed il seguente mattino li fè chiamare tutti, e dando loro libertà, dis=
se, che lo raccommandassero al Principe suo zio. Questa bontà, e magnanimi=
tà del Duca fè tale effetto in quei soldati, che erano stati prigioni, che non solo,
(raccontando la cortesia di lui) alienarono gli animi degli altri soldati del
Principe






a.  Giovi Pont.
Summont.
An=
gel. Costan. Fi=
libert Cãpanil.
























b.  Pontan. &