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[manoscritto - foglio 19, verso]
[traslitterazione in caratteri stampati]
 



del Principe dalla volontà di dare assalto alla Terra; ma la seguente Notte
e per molte altre appresso andarono con sacchi di pane, e di farina buttan=
doli giu ne' fossi (osia fra le mura, ed antemurali) acciocche quei della Città
gli avessero presi: e con questo sussidio si tennero per alcuni dì, quelli della città.
Finalm.e il Duca non essendo soccorso ne da Alfonzo d'Avolo, ne sperando altro
aiuto d'altra via, vinto da necessità, per mezzo di Lorenzo mimato astrolo=
go, ch'era amico suo, e del Principe, si rese: e si crede, che il Principe veden=
do l'affezzione, e l'onore che facevano li suoi soldati al Duca quando ven=
ne al campo a rendersi, non osò farli maltrattamento alcuno. nulladimeno
resasi ancora la Duchessa, questa dal Principe fu mandata prigioniera nel
carcere di Spinazzola.
   Resa la città d'Andria con il suo Duca, il Principe si condusse colla sua armata in
Minervino, dove stavasi ritirata M.a Donata altra sua Nipote, e moglie di Pir=
ro Figlio di Francesco, e Duca di Venosa, la qual Dama si pose in salvo in quel ca=
stello, e Pirro suo marito era colla sua soldatesca unito all'armata del Re Ferdinã=
do
. Il popolo di Minervino all'arrivo del Principe subito si arrese, ma la lor
Duchessa, fedele al consorte, fè resistenza coll'aiuto de quei soldati, che corag=
giosam.e
la sostennero. ella era incinta, e prossima al parto, ed in quei giorni
appunto, che dal Principe veniva assediata sgravossi del suo p° parto, e pro=
dusse una fanciulla chiamata Gisotta Ginevra. Il Principe considerandola
sua Nipote, e gravata dagl'incommodi del puerperio, cominciò a mandarle
dì per dì polli, ed altri ristori per malati, il che mosse quella Signora a render=
si, con la speranza, che il Principe suo zio avesse a perdonare tutti coloro, che l'a=
vevano difesa, a sua contemplaz.e; ma questo, avutala prigioniera, la mandò a
custodire nel carcere di Spinazzola, e tutti quelli che l'avevano difesa, furono ap=
piccati, dicendo loro, che dovevano arrendersi in una impresa donde non po=
tevano uscir franchi, e non dovevano ubbidire ad una Donna. Di là portossi al=
l'assedio di Venosa, indi di Canosa, e la guerra durava sempre con vantaggio
della parte angioina, e gl'interessi di Ferdinando andavano precipitosam.e a
crollare. Quindi fu, che la Regina Isabella sua moglie scorgendo, che la rea, o buo=
na fortuna del Re suo marito tutta dipendeva dal Principe suo zio, e che placata
l'ira di costui il tutto sarebbesi quietato, notte tempo uscita da Napoli in abito
mentito di Frate, accompagnata dal suo Confessore, (come l'asserisce Giovio
Pontano) si condusse a ritrovare il pred.o Principe, e con amare lagrime lo pre=
ga d'aver compassione d'un'infelice sua Nipote: e giacche per opra sua ella tro=
vavasi Regina, non volesse ora egli medesimo opprimerla, e ridurla al misero
stato di serva abietta. Da questo tempo le cose di Ferdinando si viddero mutar
faccia, si che si allontanarono tutti li congiurati Baroni dal partito di Giovanni
d'Angiò, e si diedero a quello di Ferdinando, con alcune capitulazioni fra il
d.o Re Ferdinando, e li sollevati Baroni: ritornando nel Regno la pace turbata.
Questo racconto sinora tanto a lungo portato quantunque alieno dal nostro
assunto, non dovrebbe condannarsi superfluo, dacche rappresenta un'epoca
di fatti rimarchevoli avvenuti nella nostra Patria, non tanto ovvj a' Citta=
dini nelle loro circostanze, e che conducono al maggior lustro di lei da ora
in poi. Fatta dunque la pace, avvenne che si strinse una maggior concor=
dia fra il Principe Giantonio Orsini e Francesco Duca d'Andria, chi diè in ma=
rito Engelberto suo secondo genito a Maria Conquesta del Balzo Orsino Figlia na=
turale di esso Principe, (giacche questo non ebbe de' legitimi) con una ricchiss.a do=
te, colla