Santa Maria delle Grazie

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Monografie Andriesi

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol II, pagg. 201-2018
Madonna delle Grazie
[Copertina dell'opuscolo del presente testo, ristampato intorno al 1950.]

X
Santa Maria delle Grazie

In Andria, sulla via anticamente chiamata dell’Orologio, ed ora di S. Maria Vetere, a poca distanza dalla Porta della Barra, si leva una Chiesetta, sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie.

La sua origine, se vogliamo prestar fede al Prevosto Pastore, pare risalga ai tempi della dominazione Normanna, in Andria [1]. Infatti del Monistero di S. Tomaso, che le stava accanto, si ha memoria fin dagli anni 1191, ovvero 1192, quando Cencio Camerario scrisse il suo Codice, volgarmente detto Censo, in cui si parla della città e dei territorii, che Re Carlo concesse al Beato Pietro, e si obbligò di dare a Papa Adriano; come pure si fa menzione delle città, castelli, terre e monasteri, posti in diverse parti del mondo, non che dei Censi dovuti dai medesimi alla Chiesa Romana. In questo Censo pertanto si legge come nell’Episcopato Andriese vi fosse il Monastero di S. Tomaso, cui apparteneva la Chiesetta di Santa Maria delle Grazie, il quale ogni anno pagava alla Chiesa Romana la quarta parte di un’oncia d’oro, secondo il peso di Barletta [2]. Si pagava un tale censo, perché le Monache di S. Tomaso Apostolo, diversamente chiamate di Santa Maria delle Grazie, per la devozione che nutrivano verso la sacrosanta Chiesa Lateranense, avevano eretta e fondata la loro Chiesa sopra un fondo ed un suolo, che a quel Capitolo di S. Giovanni si apparteneva [3]. Queste Monache erano Basiliane [4].

Di questo Monistero si fa pure parola in un pubblico Istrumento del 7 marzo 1345, rogato dal Notar Enrico Grimaldi. In esso leggesi una donazione fatta dal Conte di Andria, Bertrando del Balzo, di una casa, sita nella Rugalunga di un certo Notar Niccolò Galatina, a favore delle Monache di S. Tomaso Apostolo, e sono registrate talune condizioni riguardanti Suor Caterinella del Balzo, figlia del Conte, e religiosa in detto Convento [5].

Nella Quaresima del 1350 essendo stata Andria, sciaguratamente saccheggiata, e data alle fiamme dalle soldatesche dei Tedeschi, e degli Ungheri; fu depredato ed incendiato il Monistero di Santa Maria delle Grazie; furono martoriate le povere Monache; e la infelice Catarinella del Balzo, stretta in dure catene, venne menata prigioniera in Melfi, donde riuscì a fuggire, e si rese Monaca di S. Chiara in Napoli [6].

Dopo questo saccheggio, questo scempio, e questo incendio, io son di credere, che le infelici Monache Basiliane, se pure qualcuna ne rimase superstite, abbiano dovuto atterrite abbandonare questo loro Monistero, che in prosieguo troviamo abitato da Religiose Benedettine.

Nel 1460 il Principe Orsini, avendo per lo spazio di ben sei mesi cinta fieramente d’assedio Andria, perché il buon suo Duca, Francesco II del Balzo, non aveva voluto prendere parte alla congiura ordita dai Baroni contro Re Ferdinando d’Aragona; devastò e bruciò, per libidine di vendetta, tutti i campi e gli edifici circonvicini, tra i quali il Borghello, piccolo villaggio messo accanto alla Chiesa di Sant’Onofrio, oggi di S. Sebastiano, e la strada dell’Orologio. Da tale incendio, sebbene restasse immune il Monistero delle Benedettine, pure sei anni dopo, forse per lo spavento provato da quelle Religiose, lo troviamo deserto; anzi per l’incuria degli uomini e per l’edacità del tempo, rovinato.

Fu allora e propriamante nel 1466, che Papa Paolo II, dietro supplica del Rev.mo Capitolo Cattedrale di Andria, con una sua Bolla, univa, annetteva ed incorporava la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, con tutti i suoi arredi e pertinenze e rendite, ad esso Capitolo, a condizione che in ogni quindici anni dovesse domandare ed ottenere da quello di S. Giovanni in Laterano la rinnovazione di tale unione, e dovesse in ogni anno pagare il censo di mezza libra di zafferano in Roma, nelle mani del Camerario di quella Arcibasilica, in ricognizione di dominio e di superiorità, sotto pena di devoluzione [7].

Tutto ciò trovasi confermato nel Libro della santa Visita, fatta il 19 decembre 1586, da Don Giovanni Battista Corrado, deputato dall’Ill.mo Capitolo Lateranese. In esso leggesi: «Andria in Puglia. La Chiesa di S. Tomaso fuori e vicino le mura della città di Andria, ove anticamente vi era il Monistero delle Monache di S. Basilio, ed ultimamente di S. Benedetto, dietro supplica del Capitolo Episcopale, fu con le sue rendite unita ai Canonici e Capitolo della Chiesa di Andria da Papa Paolo II, l’anno del Signore 1466, come rilevasi dalla Bolla spedita in tempo del sullodato Pontefice, con l’annua prestazione di mezza libbra di zafferano, come i Canonici di Andria più volte eseguirono [8]».

Nel medesimo libro si trovano pure notate altre visite, ed altri pagamenti fatti nei giorni 7 decembre 1590, 15 maggio 1593, nel 1599, e nel 4 maggio 1610. La Bolla Pontificia di Paolo II venne eseguita dal Vescovo di Bitonto, per delegazione apostolica Vicario Generale di Andria, e l’atto di tale esecuzione fu rogato in pergamena dal Notar Antonio Maccabeo, il 7 novembre 1467. Questo atto, sottoscritto dal Vescovo e dai testimoni Francesco II del Balzo, Duca d’Andria, da Engelberto Vittorio, suo figlio, e da Alberico Barbiano, si conservava nell’Archivio capitolare della Cattedrale di Andria [9]; ma fatalmente andò distrutto, con tanti altri preziosi documenti, il 23 marzo 1799, allorquando i Francesi ne incendiarono la sagrestia! In virtù di tale decreto, la Chiesa e le rendite del Monistero di S. Tomaso Apostolo restarono in perpetuo unite alla Cattedrale.

Nel 1564 il Capitolo Lateranese associava la Chiesa di S. Maria delle Grazie al godimento di tutte le Indulgenze della sua Arcibasilica, da guadagnarsi da coloro, che nei giorni stabiliti, ivi si fossero portati a pregare devotamente; ed il Pontefice Pio IV concedeva l’Indulgenza Plenaria a tutti quelli, che per un intero mese, cioè dal dì 25 luglio fino ai 22 agosto, avessero innalzate le loro fervide preci innanzi alla veneratissima Immagine della Madonna delle Grazie [10].

Nell’anno 1576 Monsignor D. Luca Fieschi, Vescovo di Andria, con un suo atto, stipulato da Giovanni Battista Petusi, Protonotaio Apostolico, dichiarò essere di massa comune della Cattedrale tutto ciò che la Chiesa di Santa Maria delle Grazie possedeva [11].

Il 19 gennaio 1672 il Capitolo Lateranese commutò l’annuo Censo d’una mezza libra di zafferano in dodici giulii di moneta Romana, da pagarglisi ogni anno nella vigilia di S. Giovanni dal Capitolo Cattedrale di Andria, come da Istrumento rogato da Simio, di poi Lodovico Martioli E.mo Cardinal Vicario della Curia e Notaio del Capitolo di S. Giovanni. In questo Istrumento s’ingiungeva al Capitolo Cattedrale di Andria di accogliere benignamente e di trattare con cordialità quelli che esso avrebbe mandato come Visitatori di detta Chiesa, non che di apporvi sulla porta, ove non fosse stato già apposto, lo stemma lapideo della sacrosanta Chiesa Lateranese [12]. Ma quest’arme consistente nel Triregno e nelle Chiavi Pontificie, era stato già posta fin dal 1564: infatti sotto di essa si legge: «1564 Sacrosanctae Lateranensis Ecclesiae». Ora, essendosi rifatta la facciata della Chiesa, lo stemma fu messo dentro di essa, a destra di chi entra.

Da un altro documento dell’Archivio dell’Arcibasilica Lateranese, il quale pare rimonti al principio del secolo XV, e che trovasi nel libro, chiamato Della Catena, si rileva pure che il censo annuo della mezza libra di zafferano, che dal Monistero delle Monache di S. Tomaso doveasi dare a quel Rev.mo Capitolo, nel giorno della Risurrezione di Nostro Signore, sia stato commutato in tre libre di cera [13].

Finalmente l’ultimo Istrumento della rinnovazione quindicinale, riguardante l’Arcibasilica di S. Giovanni in Laterano e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Andria, porta la data del 4 marzo 1693, l’anno secondo del Pontificato di Innocenzo XII [14].

Questi quindici anni passarono; ma il Capitolo Cattedrale di Andria, non saprei perché, non più ne domandò la rinnovazione. Per altro continuò ad avere assidua cura dell’antica Chiesa, col nominare ogni anno un Capellano, che in tutte le domeniche e giorni festivi vi dovea celebrare messa pei benefattori di S. Benedetto, e dovea col suo zelo mantenere sempre viva nel petto degli Andriesi la devozione verso la cara Madonna delle Grazie.

Questa santa e vetusta Immagine, che probabilmente rimonta all’epoca Normanna della costruzione della Chiesa, è un affresco di proporzioni gigantesche, a mezzo busto, col Bambino Gesù fra le braccia in atto di succhiare il latte materno. Però sebbene di gigantesche proporzioni essa sia; pure i suoi grandi occhi hanno uno sguardo amorosamente dolce e penetrante; pure il suo volto spira tanta soavità e fiducia, che sempre vi si vede dinanzi, massime nel mese che l’è sacro, un numero di gente devota, che, tra le tempeste del mondo ed il lutto della vita, viene confidente ad impetrare grazie da lei, che n’è la dispensatrice pietosissima.

Questo culto alla Madonna delle Grazie, non venuto meno giammai, crebbe di vantaggio allora quando il Vescovo di Andria, Monsignor D. Giangiuseppe Longobardi, di benedetta ed imperitura memoria, demolite alquante antiche stanze, contigue alla Chiesa, ed abitate dal suo custode, vi costruiva un grande Orfanotrofio, erogando per le sole fabbriche meglio di Ducati 4411,09 e lo destinava a pietoso Ritiro delle Orfane, che egli metteva sotto l’amorosa e gentile tutela della benedetta Madre di Maria, Sant’Anna. Il decreto di fondazione di questo Conservatorio porta la data del 24 giugno 1855, e le Regole formolate dal medesimo Vescovo, quella del 28 novembre 1856. Il 9 marzo 1857 Re Ferdinando II da Caserta ne accordava il suo beneplacito [15].

A reggere questo Orfanotrofio il piissimo Prelato chiamò in sulle prime da Napoli una direttrice secolare; di poi nel 1868 sapientemente ne affidò la cura all’Ordine benemerentissimo delle Suore Stimmatine, istituito in Firenze l’anno 1850 da Suor Anna Lapilli, ed in breve tempo largamente diffuso in Italia e fuori.

Da quell’ora l’Orfanatrofio di Sant’Anna fiorì bellamente e pel santo timore di Dio e per la perizia dei donneschi lavori, e fiorisce tuttavia per le cure davvero materne della Figlie di S. Francesco d’Assisi, ed anzitutto e principalmente per lo zelo operosissimo, e per l’inesauribile carità dell’Ill.mo e Rev.mo Monsignor D. Federico Maria Galdi, Vescovo di Andria. Questi durante la sua vita, che gli auguriamo lunghissima, lo mantiene a peso della mensa Episcopale, e farà sì che dopo non venga a finire un’opera, a cui il Longobardi aveva saviamente provveduto che, con la sua morte non morisse. Che se il 3 maggio 1889, di esecranda memoria, la esistenza di questo pio luogo parve compromessa per sempre; fortunatamente trovò in Monsignor Galdi il suo angelo Salvatore, e non perì, e non perirà.

Oltre del Longobardi, e del Galdi l’Orfanotrofio di Sant’Anna ha trovato pure un altro insigne benefattore nella persona del Signor Giovanni Battista Iannuzzi fu Stefano, il quale nobilmente generoso venne in soccorso dell’Istituto, e nel 1890 ne ingrandì il fabbricato.

Anche la Chiesa della Madonna delle Grazie trovò i suoi zelanti devoti. I coniugi Giovanni Tesse e Maria Lampo, due buoni popolani, nel 1882 la ingrandirono, l’abbellirono e le fecero dono d’una campana. Nel medesimo anno Riccardo e Carmela Rella eressero in essa due belli altari di marmo, uno dedicato alla Madre dei dolori, e l’altro a Sant’Anna, ornandoli di eleganti parati di ottone, e di vaghi fiori artefatti. Il maggiore altare è ugualmente di marmo, e gentilmente ornato. La Immagine della Piena di Grazie e quella del Bambino Gesù furono decorate di corone di argento, e di collana d’oro, doni di Grazia Rella. Una grande lastra di terso cristallo, chiusa in elegante cornice di legno dorato, la protegge, ed una cortina di seta color celeste la covre religiosamente. È un attestato della singolare devozione del Canonico Cantore di S. Nicola, Don Giovanni Cicco, che da tanti anni assiduamente e pietosamente zela il culto di questa dolcissima Madonna; e perché crescesse sempre più, ha voluto che a sue spese fosse dato alla luce un librettino di pietà, scritto a sue fervide istanze. Finalmente una lampada di argento e dodici di ottone, doni di varii devoti, lampeggiano quasi del continuo innanzi alla benedetta Effigie di Maria, che supplicata affettuosissimamente dalle Figlie del Serafino d’Assisi, dalle Orfanelle di Sant’Anna, e dal devoto popolo Andriese; non è a dire quale copiosissima pioggia di grazie spirituali e temporali faccia scendere ogni giorno dal cielo su questa città, obbietto tenerissimo dei suoi santi amori. Epperò non avvi alcuno che rivolto verso questa cara Immagine, non possa non salutarla con le belle ed affettuose parole dell’altissimo poeta:

Donna sei tanto grande e tanto vali,
Che qual vuol grazia, e a te non ricorre,
Sua desianza vuol volar senz’ali. [16]

NOTE   

[1] Storia Mss. della Città di Andria, Parte II, Capo X.

[2] In Episcopatu Andriensi — Monasterium Sancti Thomae de Andria quartam unciam auri ad pondus Baroli.

[3] Cum Moniales Monasterii S. Thomae Apostoli, aliter S. Mariae Gratiarum nuncupati, ob devotionis affectum, quam erga sacrosanctam nostram Lateranensem Ecclesiam gerebant, praefatam eorum Ecclesiam in fundo et solo Lateranensi erexerint, ac fundaverint etc. Arch. Later.

[4] Ecclesia S. Thomae... ubi antiquitus erat Monasterium Monialium S. Basilii etc. Arch. Later.

[5] D’Urso, Storia della Città di Andria, Lib. IV., Capo X.

[6] Idem, Lib. V, Capo V.

[7] Postea vero cum propter temporum incuriam dissolutum, et in ruinam redactum fuerit, Ecclesia vero cum omnibus suis membris pertinentiis, ac redditibus de anno 1466 de auctoritate S. M. Pauli Papae II Vobis Capitulo, et Ecclesiae vestrae unita, annega, et incorporata fuerit per praedecessores nostros sub conditione, et decreto, ut decimoquinto quoque anno litterarum hujusmodi nostrarum renovationem, seu confirmationem a nobis petere et obtinere, nec non perpetuum annuum Canonem seu Censum mediae librae crocei nobis ratione dominii, et superioritatis nostrae debitum hic Romae in manibus Camerarii nostri pro tempore existensis persolvere tenerentur, et vos successoresque vestri tenerentur sub Ecclesiae praedictae S. Thomae, seu S. Mariae Gratiarum devolutionis poena etc. Arch. Later.

[8] Liber visitationis factae a D. Jo. Baptista Corrado ab Ill.mo Capitulo Lateranense deputato — Andrien in Apulia — Ecclesia S. Thomae extra et propre muros civitatis Andrien, ubi antiquitus erat Monasterium Monialium S. Basilii et postremo S. Benedicti etc. et ad supplicationem Capituli Episcopalis fuit unita Ecclesia ipsa cum redditibus Canonicis et Capitulo Ecclesiae Andrien per Papam Paulum II anno Domini MCCCCLXVI prout apparet per Bullam expeditam tempori praefati Pontificis sub annua praestatione mediae Librae Crocei; prout Canonici Andrien pluribus vicibus persolverunt etc. fol. 81. Arch. Later.

[9] D’Urso, Storia della Città di Andria, Lib. IV., Capo X.

[10] Pastore, Storia Mss. della Città di Andria, Parte II, Capo X.

[11] D’Urso, Storia della Città di Andria, Lib. IV., Capo X.

[12] Volumus etc. annuum Censum mediae librae crocei in julios duodecim monetae Romana valeat et concordat, ut ex instrumento per acta Simii nunc Ludovici Martioli Em.mi Card. Vicarii Curiae, et Capituli nostri Notarii die 19 januarii anni 1672 rogata in vigilia Nativitatis S. Jo. Baptistae persolvere teneamini, sucessoresque vestri teneantur, Visitatoresque Nostros cum ad praefatam Ecclesiam accesserint benique excipere, et humaniter tractare, nec non insignia lapidea sacrosanctae nostrae Lateranensis Ecclesiae in fronte Ecclesiae praefatae quatenus apposita non sint, apponere faciatis. Archiv. Later.

[13] Ex Libro nuncupato Della Catena in Archivio Lateranensis Ecclesiae, fol. 33. — Ecclesiae seu Monasterium Monialium S. Thomae propre muros Andriae sub annuo Censu mediae librae crocei in resurrectione Domini solvendae, fuit mutatus in libras tres cerae.

[14] Capitulum et Canonici sacrosanctae Lateranensis Ecclesiae Omnium Urbis et Orbis Ecclesiarum Matris et Capitis Dilectis in Christo RR. DD. Capitulo, Canonicis, Presbyteris et Clericis Ven. Ecclesiae S. Mariae Assumptae civitatis Andriensis Salutem in Domino etc. Datum Romae apud Lateranum Anno 1693. Ind. die 4 martii etc. Arch. Later.

[15] Curia Episcopale.

[16] DANTE, Paradiso, Canto XXXIII.