Primule d'inverno

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Primule d'inverno

Allorché opaco è il sorriso della natura
e sui miei colli non lumeggiano i prati
da plastici incarti chiazzati e dai fumi velati
di un’orda reboante di veicoli in moto,
vedo dilagar l'inverno.

Quando cinereo è l'orizzonte dei miei pensieri
dagli imprevisti adombrato ed incupito
a tratti schiarito da lampi di vacua felicità
appena intravista e di un soffio svanita
sento, mi si appressa l'inverno.

Se mi accorgo di non più dimorare nei suoi sogni
e il suo sfuggente sguardo sguiscia le mie attese
nella mia non scalda l'esile sua mano
e muta assume la cena, inquieta e distante,
mi chiedo se non sia giunto, ormai, il mio inverno.

Ma pratelline che nonostante il gelo
s'affaccian ridenti sui sassosi acclivi
tra secchi cardi e gusci di chiocciole vuoti,
primule d'amore aulenti le offro in quel frangente
io, malinconico e mistico gaudente:

carezze, della mia mano industre e sinuosa,
di lieve finezza amorosa
che fugano il gelo imperante
delle mie note intemperanze;

abelia rupestris

un quilisma di baci, intermezzo vibrante,
per ripulir, dolcissimo, dalle sue labbra
i resti dell'amarezza che si porta dentro
per la mia cronica trascuratezza;

e ancora avvincente un abbraccio
adonico e sensuale onde minare
negli anfratti intonsi della sua psiche
ogni grigio dubbio sul mio idillico amore.

Strumento è l'inverno atto a ritemprare
intimità sopite nei meandri della riflessione
pronte qual semi dormienti a risbocciare
nell'inebriante ardore di novella passione.

e il quotidiano ipotesi di vita intreccia
nuovi sentieri per l'amor verace traccia.

Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt