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SANTA CROCE IN ANDRIA

NOTIZIE STORICHE E IPOTESI DI RESTAURO

Edizione curata dai "Centri culturali Jannuzzi", Tip. D. Guglielmi, Andria, 1981
di F. Nicolamarino - A. Lambo - A. Giorgio

trascrizione in ebook

INTRODUZIONE

Di solito le motivazioni che spingono un ricercatore a tentare l'approfondimento di un determinato problema sono molteplici, e talvolta lo spunto è preso da circostanze che possono apparire perlomeno casuali.

In realtà questo libro prende il via da lavori di ricerca effettuati a livello universitario e condotti in maniera del tutto autonoma fra i vari autori delle sue parti. Ma le motivazioni che hanno condotto all'approfondimento dell'aspetto storico edi quello propriamente tecnico hanno una matrice pressoché comune. Infatti esse possono in linea di massima, riassumersi nella volontà di porre un certo ordine e senso critico allavaria bibliografia che esiste al riguardo. Tutto ciò cercando di applicarlo ad un problema che a noi cittadini andriesi può interessare in maniera particolare. Le finalità che questa linea dicondotta persegue possono essere ricondotte a motivazioni di ordine pratico. Infatti la mancanza di un lavoro specificatamente riguardante Santa Croce, unicamente alla mancanza talvolta di senso critico e storico da parte delle pubblicazioni precedenti, ha certamente contribuito all'aumento della scarsa conoscenza che I' opinione pubblica ha del fenomeno del monachesimo in Puglia e nella sua materializzazione in opere aventi carattere artistico. Tutto ciò alla lunga ha favorito lo stato di degrado e di abbandono in cui attualmente si trovano opere del genere della cripta di Santa Croce.

Il lavoro che qui si va ad introdurre, ha cercato proprio di colmare queste lacune di ordine storico e tecnico, lasciando spazio alle specifiche competenze degli autori.

Il lavoro si articola in due parti, che come si diceva innanzi sono state condotte in assoluta autonomia, ma che in seguito data la loro totale complementarità si è ritenuto opportuno unificare, proprio per il pratico raggiungimento delle finalità illustrate. La prima parte elaborata dalla dottoressa Lambo nell'ambito della facoltà di Magistero dell'Università di Bari, parte da una analisi del fenomeno del monachesimo, in particolare quello basiliano, in Puglia, per convergere poi su un approfondimento riguardante gli insediamento rupestri religiosi nei pressi della città di Andria. Il rigore scientifico con cui tali analisi vengono condotte, lascia comunque spazio ad apporti originali, quali la valorizzazione di un insediamento sino ad ora praticamente sconosciuto. Inoltre l'aver fornito determinate ipotesi di ordine storico, è servito da solido supporto per le deduzioni di ordine tecnico che vengono poi illustrate nella parte che tratta dei problemi specifici di natura architettonica. Anche questa prende il via dal lavoro svolto da un gruppo di allievi del corso di Restauro dei Monumenti della facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Tale spunto in seguito approfondito ed ampliato in ogni suo aspetto, si compendia nella seconda parte che fornisce dapprima ipotesi circa I' evoluzione architettonica che Santa Croce ha subito nel corso dei secoli, per giungere infine a delle formulazioni di ordine propositivo riguardo la conservazione di questo oggetto artistico, facente parte integrante del patrimonio comune di idee e di pensiero delle nostre popolazioni. Lo sforzo di ricerca, è quindi proprio stato indirizzato verso la completa valorizzazione di questo patrimonio che è si di ordine artistico, ma è anche di ordine sociale, in quanto serve talvolta a poter meglio comprendere il modo di vita delle popolazioni locali all'epoca del fenomeno descritto.

Tale monumento può quindi rappresentare una testimonianza quanto mai espressiva ed unitaria di vicende sociali, politiche e religiose appartenenti ad epoche più o meno diverse. Esso quindi può a ragione rappresentare uno dei più validi contrassegni della vita di comunità rurali in difesa della loro concezione della vita e della spiritualità, comunità aggrappate tenacemente ad una esistenza difficile e laboriosa. Fine di questo lavoro è quindi la valorizzazione di un documento insigne e di primaria importanza per la comprensione della storia pugliese, il cui interesse va ben oltre il puro fatto archeologico o artistico o l'immediata attrattiva paesistica.

Va dato atto di una immediata comprensione delle motivazioni che ci hanno spinto alla realizzazione di questo documento, a tutti coloro che hanno dato a mano a mano il loro contributo o collaborando o fornendo l'incoraggiamento necessario. In maniera particolare tale tipo di ringraziamento va ai dirigenti del Centro Culturale "Onofrio Jannuzzi" di Andria, i quali hanno concretizzato in maniera fattiva il loro incoraggiamento, rendendo possibile, col loro sforzo economico, la realizzazione di questa opera divulgativa.

Certamente con questo lavoro non si ha la pretesa di aver posto termine alla conoscenza del fenomeno del monachesimo alto medievale nelle nostre zone, giacché Santa Croce non è che la materializzazione più evidente e tangibile di un fenomeno di proporzioni ben più vaste, né tantomeno di avere affermato delle realtà inconfutabili. Lo sforzo compiuto, come detto innanzi, è essenzialmente di sensibilizzazione, dimostrando come sia possibile effettuare degli interventi conservativi su una tale tipologia di insediamenti rupestri. E in ciò ci assiste la speranza che questo lavoro non resti fine a se stesso, ma determini a tutti i livelli della pubblica opinione un aumento consistente della conoscenza di questa parte della storia della città. Ciò è possibile realizzarlo solo in parte con un libro. Questo, infatti, ha l'unico scopo di fungere da fattore di coinvolgimento degli organi preposti alla salvaguardia del patrimonio comune, affinché si giunga attraverso essi alla rimozione di tutti i lassismi e i colpevoli ritardi che hanno caratterizzato i tempi più recenti e alla riappropriazione e alla rivalutazione di questo che non è un fenomeno da studiarsi per mero accademismo, ma è qualcosa che ha sostanziali implicazioni di ordine sociale. Giacché la cultura si ritiene debba essere socialità.