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La CHIESA di S. MARIA VETERE
ED IL
CONVENTO dei FRATI MINORI
NEL SETTIMO CENTENARIO FRANCESCANO

RICORDI di FEDE e di ARTE


Arti grafiche Fumagalli e C. - Maccagno (VA), MCMXXVII

del prof. Francesco Papa
trascrizione in ebook
Pubblico la trascrizione completa di questo opuscolo (di 24 pagine) per fornire allo studioso online un altro documento che aiuti la ricerca storica sulla nostra Città di Andria e l'amore per i suoi monumenti, in particolare per la Chiesa di Santa Maria Vetere.
In questa trascrizione le foto non si trovano nella posizione che hanno nell'opera stampata, ma nei pressi del testo che le richiama o che di esse parla.

A SUA ECCELLENZA MONSIGNOR ALESSANDRO MACCHI
Presidente del Comitato per i festeggiamenti
con devozione e memoria.

San Francesco
Fig. 1 - Andria - S. Maria Vetere: S. Francesco
(Sec. XVII)

ANDRIA 13/10/1927.

Vivamente ci rallegriamo con il M. R. e ch.mo Can. Prof. F. Papa, il quale si è compiaciuto di deporre un fiore olezzante sulla Tomba del poverello d’Assisi, nel VII Centenario del suo beato transito, raccogliendo notizie storiche ed artistiche intorno alla chiesa di S. M. Vetere ed al Convento dei Frati Minori in Andria.
Egli poi bellamente le chiamò: "Ricordi di fede e di arte". In tal guisa ha compiuto opera meritevole di lode, perchè il più delle volte le cose pregevoli che si hanno, per dir così, in casa, come giustamente osserva il Duprè nei suoi “Pensieri e ricordi” o non si conoscono, o non ci si bada. Andria, invero, possiede delle ricchezze artistiche sue proprie, le quali, benchè siano già state messe in chiara luce da esimi cultori del bello, però è bene siano di quando in quando illustrate, affinchè non cadano come avviene sovente, nel dimenticatoio.
Faccio voti quindi che il bell’esempio del sullodato Professore sia da molti imitato, mentre lo ringrazio del gentile pensiero di dedicarmi il suo pregiato lavoro.
Alessandro, Vescovo
di ANDRIA.

IL CONVENTO

Se la Verna, l’Umbria e il Casentino sono i luoghi sacri per eccellenza, ove si sono compiute le mirabili gesta del poverello d’Assisi
… … … «la cui mirabil vita
Meglio in gloria del ciel si canterebbe»,
dovunque noi troviamo i più cari ricordi di vita francescana.
Fu giustamente rilevato dal Carducci che «mentre i Domenicani venivano a scagliarsi contro le eresie della ragione, i Francescani mossero contro le eresie del sentimento d’ogni parte irrompenti». E ciò a cominciare da S. Francesco che con intuito divino tracciò un programma completo di riforma spirituale al grido di «Pax et Bonum».
Egli fu l’anima del Sec. XIII e dei successivi. Non vi fu città che a Lui non dedicasse un tempio ed un altare; non vi fu città che, per suo ordine, non murasse un chiostro e sulle pareti interne l’artista, ispirato dal Santo, non vi affrescasse i cari ricordi del poverello d’Assisi, che nell’Umbria aveva iniziato un movimento analogo a quello di Galilea.
Fra queste città, non ultima, fu Andria, che, pochi anni dopo la morte del Serafico, gli eresse due conventi: uno pei Minori Conventuali e l’altro pei Minori Osservanti.
A breve distanza dalle sue mura, ora distrutte, a ridosso d’una dolce collina ed accanto ad un’antica chiesetta chiamata «Santa Maria Vetere», dicesi che gli andriesi, devoti al Santo, abbiano costruito, a spese pubbliche, una chiesa ed un chiostro per i Minori Osservanti, i quali vivevano con l’elemosina a loro elargita dalla Università di Andria (1).
Questo Monastero, sebbene costruito più tardi di quello dei Minori Conventuali di Andria (2), come rilevasi da una Bolla del Papa Eugenio IV del 1438, che ne conferma l’erezione già fatta, era uno dei più importanti della Provincia monastica di S. Nicola, dove faceva dimora il Ministro Provinciale, e nelle processioni prendeva il posto più onorifico di quello dei Conventuali (3). In quel tempo fungeva da Vicario Provinciale un certo frate Antonio da Andria, di cui fa menzione il Wadding negli ANNALI dei Frati Minori sotto l’anno 1438.
Che la Bolla di Papa Eugenio IV sia stata una conferma della fondazione del convento dei Minori Osservanti in Andria, presso la chiesa di S. Maria Vetere, rilevasi dal fatto che nel 1398, in questo convento, mori in odore di Santità e fu seppellito in questa chiesa, un certo frate Onorato, sacerdote. Nel 1419 venne tumulata Antonia Brunfort, moglie di Guglielmo Del Balzo, Duca di Andria, come rilevasi dalla epigrafe incisa sulla sua lapide sepolcrale, tra i due stemmi delle famiglie Del Balzo e Brunfort.
Questo convento ebbe l’obbligo di mantenere lo studio di teologia per i suoi alunni ed un Ospedale per i suoi infermi. Scuola che, con l’andare del tempo, venne trasferita a Lecce e poi a Barletta, per ritornare in Andria nel 1778.

BENEFATTORI del CONVENTO

Quando Andria toccò in feudo al gran Capitano Consalvo di Cordova, questo convento venne beneficato dalla insigne e pia Signora Anna De Salzedo, sorella del Governatore di Andria e vedova del gentiluomo Giovanni De Poggio, Marchese di Marcianise. Essa vi si trattenne, per la bontà del clima, sino al 1563, quando si ritirò in Napoli, perché questa duchea fu venduta a’ Carafa.
Devotissima di S. Francesco d’Assisi, fu assai munifica verso i frati di S. Maria Vetere ed a sue spese vi eresse un altare in onore della SS. Annunziata, a’ piedi del quale, ancora vivente, si fè scavare il sepolcro. Il 25 Ottobre 1583, trovandosi inferma, nella sua casa in Piazza di S. Giovanni dei Fiorentini a Napoli, con atto del notaio Benincasa, e non avendo figliuoli, istituì suo erede universale il venerabile monastero di S. Maria Vetere. Il Pontefice Sisto V, non ad istanza dei frati, ma di sua volontà nella Bolla: «Exigit incumbentis Nobis apostolicae servitutis officium», dispose che i frati erano capaci di acquistare l’eredità di D. Anna Salzedo, giusta suo testamento, e potevano commutare, in altri corpi, la somma dei ducati 3000, adempiendo scrupolosamente agli obblighi loro ingiunti dalla testatrice. I frati, assicurati di questa eredità, fecero trasportare il cadavere della Salzedo da Napoli in Andria, collocandolo nella sua sepoltura gentilizia, a destra dell’altare maggiore.
La quarta parte della eredità dei 3000 ducati si doveva spendere per la vestizione dei poveri. Cerimonia che si eseguiva dai frati nella loro chiesa.
Tale somma poi, per giuste ragioni, ottenutene le facoltà dalla S. Sede, venne devoluta all’Università di Andria, con l’interesse dell’8%. In virtù di decreti posteriori tale censo si venne assottigliando, tanto da ridursi a ducati 183.60!
Nel 1567, sopra 28 colonne di pietra, fu rizzato un magnifico chiostro quadrato, in mezzo al quale si apre una vasta cisterna, mentre sopra si estendeva una bella loggia coperta, ora dormitorio dei vecchi dell’asilo.
In appresso il convento trovò altri benefattori che, con pii legati, lo soccorsero, come si rileva dalla pregevole monografia di S. E. Monsignor Merra, nel citato volume.
Nel 1738 esso contava ventidue religiosi fra i quali sette studenti professi, con gli obblighi del coro, dell’orazione, della messa conventuale e della confessione.
Nel piano terreno eranvi delle stanze che servivano di Ospedale per gli Abbruzzesi, i quali, nell’inverno, scendevano in Puglia, per custodire il reale patrimonio delle pecore.
Il convento viveva pure di elemosine, fra cui quella dell’Università di Andria.
E per la memoria del Serafico di Assisi, nel suo settimo Centenario, io mi auguro che novelli benefattori stendano ancora una volta, la loro mano soccorritrice ai pochissimi Padri Minori che ne zelano il culto, perchè Andria, dei tempi nuovi, più grande e più civile, non abbia a demeritare della gloria dei suoi antenati.

PADRI INSIGNI per COSTUMI e per DOTTRINA

Nel 1539 fu eletto provinciale il P. Fra Bonaventura Volpone di nobile famiglia andriese. Nel 1595 fu nominato Fra Angelo Siribello da Bari, erudito in lingua ebraica.
Nel 1480 morì e fu seppellito nella chiesa di S. Maria Vetere Fra Lorenzo da S. Martino, laico, che, per la sua santità, ebbe il titolo di Venerabile.
L’anno 1404, fiorì il P. Fra Giuseppe Accetta da Andria che, in esametri latini, divisi in 10 libri, espose la vita ed i prodigi del poverello d’Assisi.
Fu ugualmente celebre il Superiore di questo Convento, il Padre Fra Giovanni Grimaldi andriese, provinciale e uomo di vita integerrima. Eccelse pure, per dottrina, il P. Fra Michele da Andria, celebre predicatore ed esimio lettore di sacra teologia.
Dottissimo in diritto canonico fu il Padre Filippo di Andria, laureatosi nel 1650.
Questo convento, oltre ad una ricca biblioteca, conserva importanti documenti: La Bolla di fondazione del Convento di Melfi; i diplomi di Papa Paolo V e di Scipione Spina, Vescovo di Lecce, relativi al Convento di S. Maria di Istri in Lecce; il testamento di Anna De Salzedo in favore del convento di S. Maria Vetere e dei poveri di Andria; un decreto di Clemente VIII ed una Bolla di Sisto V. Ora nulla più esiste; colpa non dei tempi, ma dell’incuria che ha distrutto, nella città nostra, una gran parte del Sacro patrimonio della Storia.
Per la terribile peste, scoppiata in Andria nel 1655 e che durò sei mesi, una grande stanza, contigua al convento, fu mutata in lazzaretto, ed i figli di San Francesco assistettero gl’infelici appestati.

ABOLIZIONE del CONVENTO

Nell’assedio, che Andria subì il 23 Marzo del 1799 da parte delle milizie repubblicane francesi, e nel quale caddero 685 andriesi, solo i Minori Osservanti restarono immuni, per divina Provvidenza. Gioacchino Murat, col decreto dell’Agosto 1809, aveva abolito, con gli altri, anche il convento di Andria.
Ma, per il nobile intervento del Capitano del Genio in Andria, Carlo De Vito Piscitelli, esso fu risparmiato. Lo raggiunse per sorte malaugurata, il decreto del 1. Luglio 1866, che, in nonne della libertà, chiudeva tutti i chiostri d’Italia.

L’ASILO SENILE

Cacciati i frati, questo convento, del quale sono rimasti il chiostro, con dei dipinti assai mediocri, e le antiche celle, fu per parecchi anni deserto. L’Amministrazione municipale di Andria, per le fervide premure di uno dei suoi consiglieri, il Sig.r Salvatore Savarese, v’impiantò un asilo senile.
Per opera poi del chiarissimo P. Vincenzo Savarese della C. d. G. venne affidato alle Piccole Suore dei Poveri, ed esse presero possesso nel Febbraio 1886.
Vere ancelle di Dio, venute nella città nostra, prive di ogni altra provvidenza, a portare il contributo della loro fede operosa ed eroica, nel nomo del precetto divino: «Quante volte avete fatto qualche cosa ad uno di questi dei minimi dei miei fratelli, l’avete fatta a me». (S. Matteo XXV - 40).
Così ai Minori Osservanti succedevano, in S. M. Vetere, le Piccole Suore dei Poveri, ed al convento l’asilo senile.

LA CHIESA

Dell’antica chiesetta di Santa Maria Vetere abbiamo due avanzi pregevoli e venerandi e sono le stanze a crociera, di architettura gotica. La prima formava una delle tre antiche navate, entrando a sinistra, adibita oggi a deposito di sedie, con delle pitture murali; l’altra trovasi a sinistra del coro, occupata da una scala che mena al campanile.
La nuova chiesa, come riferisce Francesco II del Balzo, nella sua relazione sulla invenzione di S. Riccardo, avvenuta nel 23 Aprile 1438, sorse a’ tempi suoi e fu dotata da un certo Tasso, uomo buono e semplice.
Essa non ha alcuna bellezza architettonica.
Il cornicione è sormontato da una croce di ferro; a destra ed a sinistra si elevano le statue di S. Antonio e di S. Pasquale; nel mezzo, in una nicchia, vi è quella di S. Francesco inginocchiato.
Si vede non l’opera del ‘300, quando sorse la chiesa primitiva, ma quella del ‘700 quando, per smania di novità, un barbaro gusto rimodernava le chiese medioevali.
Essa ha un’unica nave, ornata di stucchi e di fiorami, con la volta a cassettoni, portante nel mezzo un quadro di discreta fattura, in cui è dipinta la Madonna col Bambino che tende le manine a S. Francesco, quasi volesse praticargli le stimmate. Gli ornamenti furono fatti nel 1755, quando, con le rendite della Salzedo, la chiesa venne rinnovata per lo zelo di due monaci andriesi, il Padre Fra Giovanni ed il Padre Fra Matteo Grimaldi, come si legge sulla lapide murata a sinistra dell’ingresso del tempio.
Ogni lato è fiancheggiato da tre arcate, sotto delle quali sorgono sei altari. Sul presbiterio, restaurato di recente con l’altare di marmo, si eleva una cupola con degli affreschi, alcuni dei quali ricordano i fatti principali della vita di S. Francesco. Nei quattro lati inferiori sono dipinti i quattro principali Dottori dell’ordine, cioè: S. Bonaventura - il Dottore Serafico - Ruggiero Bacone - il Dottore ammirabile Duns Scoto - il Dottore sottile ed Alessandro di Hales - il Dottore irrefragabile. L’altare maggiore è di marmo di Carrara e di recente costruzione. - Il ciborio, del quale ho ri-prodotto qui appresso il ricordo con la descrizione, è di marmo e rappresenta un tempietto sormontato da una cupoletta assai probabilmente della primitiva epoca della chiesa. È pregevole la porticina in legno dorato, dalla parte del coro, che arieggia l’antico motivo, il Redentore che, con la destra, addita il calice sormontato dall’ostia.
Dietro di questo altare vi è una bella macchina di legno dorato, vagamente ornata di fantastici arabeschi. A destra ed a sinistra è fiancheggiata da due svelte colonne avvolgentisi a spirale, ornate d’oro, con fiorami, cartocci, festoni e capitelli che sostengono l’architrave, sporgente con mensole e gattoncini. Sull’architrave si aprono altre tre nicchie più piccole. In quella di mezzo vi è il busto dell’apostolo S. Giacomo il Maggiore e nelle due laterali quelli di Santa Barbara e di Santa Tecla, vergini e martiri.
altare maggiore
Fig. 2 - Andria - S. Maria Vetere: altare maggiore e tabernacolo
Questa macchina, come si rileva dalla illustrazione qui riprodotta, è completata da un arcatone con fasce rilevate. (Fig. 2).
Il coro, con la fascia del cornicione rabescata, è di uno stile piuttosto pesante, con 22 stalli superiori e 12 inferiori. A destra ed a sinistra dei bracciuoli degli stalli inferiori sono scolpite a rilievo due statuette, l’una rappresentante S. Francesco d’Assisi e l’altra S. Ludovico vescovo di Tolosa. Due grandi quadri si posano sul cornicione del coro: in uno è effigiato S. Francesco d’Assisi in atto di ricevere le stimiate dal Bambino Gesù, seduto sulle ginocchia materne; nell’altro è dipinto l’apostolo delle Indie, in atto di battezzare una Regina Indiana.
Fu fatto nel 1666 da un tale Pietro Fanelli, con elemosina raccolta.
Vi sono inoltre sei altari minori, tre a destra e tre a sinistra, largamente descritti nel Vol. I delle monografie di Monsignor E. Merra a pag. 427 e segg.
Nel cappellone, a sinistra, vi è un dipinto in tela, del ‘600 di S. Francesco d’Assisi in atteggiamento di contemplare un crocifisso, che stringe nelle mani.
Sulla porta d’ingresso si eleva il bellissimo organo, elegantemente dorato e rabescato, con svelte colonne tortili, due a destra e due a sinistra, come si vede dalla fotografia qui riprodotta. (Fig. 3).
l'organo
Fig. 2 - Andria - S. Maria Vetere: l'organo

TOMBE D’INSIGNI FRATI ANDRIESI

In questa chiesa si notano varie tombe dei frati che, per pietà e dottrina, eccelsero nell’Ordine francescano.
Sul pavimento del presbiterio, a destra dell’altare maggiore, vi è il sepolcro di Fra Bonaventura Volpone, di illustre e ricca famiglia andriese, morto nel 1562 come si rileva dall’epigrafe.
Sul medesimo pavimento giace pure il P. Fra Michele da Andria, celebre predicatore, insigne per ingegno e dottrina, morto di anni 64 nel 1686.
Ai 21 febbraio del 1762 moriva in Andria, per apoplessia nell’età di anni 67 il P. Fra Giovanni Grimaldi, di meriti singolari e Ministro Provinciale.
Si nota pure il sepolcro gentilizio della famiglia Accetta. Lo stemma è formato da un leone che stringe tra le unghie un’accetta.
Vi è la tomba di Marino Mione di Andria e del suo figliuolo, murata nel 1540.
Dicesi vi sieno state le tombe delle illustri famiglie Excelsis - Curtopasso e Gammarrota.
In tempi, a noi più vicini e prima che sorgessero i Cimiteri, qui si seppellivano varii nobili di Andria.
Ai 15 settembre del 1798 troviamo qui sepolto i] signore Nicola Ceci — ai 7 luglio 1822 il Sig. Consalvo Ceci di anni 76 — ai 20 gennaio 1834 D. Riccardo Carafa e Donna Filomena Carafa del principe D. Raffaele e della principessa Donna Eleonora Capece Piscicelli. - Si tralasciano tanti altri che ebbero qui onorata sepoltura sino al 1841.

I DIPINTI DEL VIVARINI ED IL CIBORIO

Devo alla cortesia ed all’interessamento del nostro egregio artista Riccardo Tota lo studio accurato e la descrizione delle tre tavole della scuola Veneziana e del Ciborio, che io lodevolmente riporto per piacere agli studiosi dell’arte ed ai devoti della chiesa S. Maria Vetere, oggi custodita e retta dalla pietà di due Frati Minori: Padre Luigi Masulli, guardiano del convento e Padre Gaetano Spina.
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I DIPINTI DEL VIVARINI

In una saletta dell’annesso convento dei Frati Minori, sono custoditi, forse dal tempo in cui la chiesa fu ricostruita in sistemazione diversa della primitiva, tre sportelli di un polittico (4), attribuiti in virtù di assonanze stilistiche al Vivarini, probabilmente ad Antonio, († 1476 - 91) uno dei Maestri che meglio contribuirono al divenire dalla pittura Veneziana della Rinascita.
Raffigurano S. Agostino - Santa Chiara e S. Bernardino da Siena. Tutte e tre le figure sono dipinte su legno e rispecchiano le tendenze plastico - naturalistiche proprie del Secolo XV.
Opera esclusiva del Maestro è ritenuto con qualche certezza il dipinto S. Agostino. (Fig. 4).
Sant'Agostino
Fig. 4 - Andria - S. Maria Vetere: S. Agostino
(Antonio Vivarini)
È figurato con la mitria vescovile, reggendo nella mano manca il pastorale, nell’altra un volume.
I lineamenti forti e squadrati del volto incorniciato dalla grigia barba, lo sguardo altero e nobile, la ferma posa gli danno imponenza.
La semplicità e larghezza della modellatura intensifica l’impressione di maestà e di vigore, generata dalla grandiosità della testa, dalla calma del gesto contrappesato, dall’attitudine solenne.
Armonioso risulta l’organismo coloristico costituito da notazioni di rosso - rosa del manto ad ornamenti aurei, di nero e di grigio, che risaltano preziosamente sul fondo grigiazzurro trilobato in oro.

Delicata espressione presenta S. Chiara, (Fig. 5) assorta e soave, nobilissima della fine eleganza del tipo e dell’atteggiamento, non meno che nell’intensità della vita interiore che l’anima.
Santa Chiara
Fig. 5 - Andria - S. Maria Vetere: S. Chiara
(Scuola del Vivarini)
È rilevata sopra il consueto fondo aurato con nella destra la croce e nella sinistra un libro rilegato in verde con borchie d’oro.
Un leggero velo nero scende largamente fin sopra le spalle, ricoprendo in parte la bianca veste rigata in marrone.
Interessante soprattutto come documento psicologico e biografico è la figura del S. Bernardino, dal volto fine di un misticismo arguto, accentuato dal mento aguzzo, dagli occhi piccoli, vivacissimi.
San Bernardino
Fig. 6 - Andria - S. Maria Vetere: S. Bernardino
(Scuola del Vivarini)
Regge il Santo, nella mano dritta, il monogramma, mentre nell’altra sostiene un libro rilegato in rosso a rabeschi rosa, e la figura, libera da ogni gravità di carni, si erge nobilmente nel ruvido cinereo sacco francescano, animata quasi da un desiderio di ascendere. (Fig. 6).

L’attribuzione di questi frammenti al Vivarini non è sicura. Anche se non fossero del Maestro, si possono ritenere della sua scuola, perché riflettono evidentemente, nei vari elementi, le direttive dell’arte di Lui.


IL CIBORIO

È di forma ottagonale composto da colonnine joniche poggianti sopra un basamento sorretto da otto leoni accosciati che rivelano nei caratteri stilistici, reminiscenze normanne. (Fig. 7).
il ciborio
Fig. 7 - Andria - S. Maria Vetere: il ciborio
È assai danneggiato e le parti superstiti, appena in parte visibili, recano impronte di epoche diverse, sì che, per la loro frammentarietà e disarmonia, non possono dare alcuna indicazione precisa, né possono servire di orientamento.
Pur tuttavia l’organismo architettonico risulta equilibrato e vago nell’effetto di policromia, animato ai fianchi da nicchie adorne di santi, da teste di cherubini e da festoncini nel fregio di coronamento.
porticina del ciborio
Fig. 8 - Andria - S. Maria Vetere: porta della custodia
(particolare del ciborio)
Notevole la porticina della custodia, (Fig. 8) in legno dorato, caratterizzata dalla classica figurazione del CRISTO sorreggente nella sinistra la Croce, emblema del suo martirio, mentre con la destra, indica il calice, simbolo della istituzione della SS. Eucaristia.
In alto è effigiata la Colomba con testine angeliche soffuse di soave letizia.

NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intera opera)

(1) Mons. E. Merra - Vol I Monografie Andriesi - Pag. 386.
(2) Si incominciò il 1230 e fu menato a fine il 1346 - Merra - La Chiesa di S. Francesco in Andria - Trani - V. Vecchi 1894 - Pag. 4.
(4) Altri cinque scomparti furono trasferiti nel 1891 al Museo Provinciale di Bari.