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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 11-12

Libro Primo

Capitolo V.

Culto particolare degli Andriesi al nume Marte.

Il Paganesimo, che ne’ primi tempi ha signoreggiato in questa città, oltre all’averci lasciate quelle traccie abbominevoli, che da me fin qui sono state fedelmente rapportate, serba ancora a noi tardi discendenti la veduta di alcuni idolatri monumenti di maggior mole. Esistono tuttavia sotto i merli, e sulle facciate delle abitazioni alcune teste intagliate su viva pietra, indicanti il nume Marte. Tra le altre follie regnava la falsa credenza, che questo bellicoso figlio di Giove, e di Giunone difendesse le case dai ladri; respingendo nell’orrore notturno questi diurni contemplativi dal metter mano ai furti. Onde fossero custodite le robe domestiche, ognuno perciò affiggeva alla parete della sua abitazione questo nume tutelare. Che a costui gli Andriesi pagani abbiano offerto un culto particolare rilevasi ben anche dall’invenzione di alcune sue statue di creta. Di fatto una dell’altezza di un uomo si è conservata sino a questi ultimi tempi in una cantina [1]. Quelle però, che avevano luogo in faccia alle pareti esteriori delle case, consistevano in semplici teste di pietra, delle quali alcune sono tutt’ora reperibili nelle fabbriche antiche [2].
Finalmente per maggior convincimento essere gli Andriesi di greca trasformazione, basta per poco attendere ai patrii vocaboli. Son per dire, che dalla gente bassa si pronunziano corrottamente più voci greche, e latine, che italiane. Sebbene la popolazione siasi di molto sviluppata, ed incivilita; pur tutta volta non sa totalmente rimuoversi dai suoi antichi principii. Quanto è vero, che le prime impressioni non così facilmente vengono vinte, e cancellate nè dal tempo, e nè dal cambiamento de’ costumi! Ma usando silenzio su questo articolo assai noto per sè stesso, amo intertenermi per poco su quella voce Greci-latina tanto comune alle persone del volgo. Questa espressione tuttodì pronunciasi a significare qualche forte contrasto popolare. Pose piede qui sin da quel tempo, in cui discesero in Puglia molte colonie romane, e precisamente circa il 500. dalla fondazione di Roma, quando queste pervennero in Canosa, Ruvo, Bari, Brindisi, Otranto, Taranto, ed altrove. Siccome prima dell’arrivo dei Latini gli Appuli parlavano solo l’idioma greco, e di poi incominciò ad usarsi la lingua romana; così si udivano questi popoli pronunciare due lingue; ed ecco il perché il nostro Flacco disse: Canusini more bilinguis [3] cioè la greca e latina. Or ciò posto , eccomi al significato della voce = Greci-latina. La tradizione ci fa noto, che siccome qui spesso succedevano delle liti strepitose tra i Greci, ed i Latini, dacché non bene s’intendevano ne’ rispettivi linguaggi; ne venne perciò la voce Greci-latina a dinotare qualche popolare discordia. Di fatto quando tra noi accade qualche civile contesa ne’ luoghi pubblici con alti gridi, si suole tutt’ora domandare così — Cosa è mai questa Greci-latina? Ma parmi bastare questo breve cenno sulle loro superstizioni ed insanie.
NOTE
[1] Nella cantina de’ signori Curtopassi.
[2] E visibile ora questo simulacro sul taglio, verso l’alto, della Casa del fu Teologo Ieva, in quel bivio che imbocca alla Chiesa di S. Francesco. L’altro trovasi sotto il merlo della facciata d’ingresso gel Palazzo de’ signori Petusi Zara. Parecchi altri possono vedersi in altri punti della Città; ma nei casamenti annosi e di antichissimo marchio.
[3] Orazio Sat. lib. 1. sat. 10.