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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 25-28

Libro Secondo

Capitolo VI.

Sua partenza, suo ritorno, sua morte.

Intimata al nostro Vescovo Riccardo l’Apostolica commissione, egli prontamente ubbidisce, ed unendosi coi cari confratelli Ruggiero e Savino, si dirigono questi tre Corifei della Cristiana Religione pedoni come portava la nudità di quei tempi a Siponto. Ma per istrada, pervenuti sul piano della Puglia, essendo la stagione ancora cocente, ed essendo anche questo un luogo, dove non era sperabile per un viandante essere ombreggiato da fronzute piante, poiché si estendeva allora a guisa di deserto ne’ mesi estivi: giunti, diceva, in questa pianura, si sentono sorpresi da una lassitudine, e totale languore. I venti tacevano, ed i raggi solari più ardentemente n’esercitavano l’impero. Iddio allora che ne guidava i passi, pietoso accorse a loro conforto, e refrigerio. Tosto un’Aquila di smisurata mole sulle loro teste svolazza, e mentre li rinfranca coll’ombra, le ali dibattendo, soavi aurette risveglia [1].
Pervenuti intanto i Santi Prelati nel giorno stabilito in Siponto, dopo essere stati dal loro fratello Lorenzo minutamente ragguagliati de’ fatti prodigiosi, si dispongono per mezzo delle orazioni all’adempimento dell’incarico Pontificio. Quando nella notte che precedeva il venerdì segnalato 29. Dell’istesso mese, si degna la terza volta l’Arcangelo S. Michele apparire al S. Vescovo Lorenzo, e lo avverte non essere necessario dedicare quella Chiesa, ch’egli stesso aveva già consagrata [2]. Fu sollecito il buon Pastore di comunicare ai Vescovi colleghi questo Angelico Oracolo, i quali rendendo semprepiù vivi ringraziamenti a Dio, ed all’Arcangelo per questa rivelazione, si determinarono semplicemente a conferirsi sul Gargano, per adorare quel luogo. Quindi il mattino accompagnati dalle immense turbe de’ popoli e delle città limitrofe, e rimote, si conducono in quella Basilica; e dopo un tributo di ringraziamenti, e preghiere al Santo si restituiscono alle loro sedi [3]. Il Vescovo Lorenzo di tutto questo inviò relazione al Sommo Pontefice Gelasio I. dal quale venne ordinato che si celebrasse per tutto l’Orbe Cattolico non solo la prima manifestazione agli 8. maggio; ma anco la mentovata dedicazione a 29. Settembre, onorandosi insieme in queste feste tutti gli Angioli [4].
Dopo ciò non appena Riccardo rivide l’amato suo gregge, che tosto cercò riverberargli quell’alta venerazione ch’egli aveva concepita per l’Arcangelo S. Michele sul Gargano. Si videro a di lui premura sorgere molte Chiese al suo culto e dentro e fuori la Città: Chiese ancora esistenti, le quali palesano con segni non equivoci il marchio di quell’epoca [5]. Si compiaceva il pio Pastore nel vedere quel terreno, dove prima germogliavano le spine ed i bronchi, dopo, quasi mutata natura, rendersi solo ferace di piante di elezione, e soavità. In una parola: l’inganno depose la sua maschera, le infami Deità furono esecrate, ed il vizio, che sventolava burbanzoso il vessillo della nequizia, venne ad un tratto detronizzato. La Cristiana Religione, sino allora proscritta e vilipesa, innalzò in queste mura il suo soglio e la notte dell’errore da qui disparve per sempre.
L’odore intanto della sua santità erasi tant’oltre avanzato, che occupando le Città limitrofe, a lui correvano in gran numero le genti, come al fonte della salute [6]. Egli per altro qual fiume reale da per ogni dove distendeva la ridondanza della sua carità, e della sua celeste predicazione. Iddio fu così largo con lui nel comunicargli la sua potenza, che si contarono cento miracoli prima della sua morte [7]. Finalmente consunto dagli anni e dalle apostoliche cure incominciò al pari dell’Apostolo a desiderare il suo terrestre scioglimento. Affida al Clero allevato nella scuola della sua santità il diletto suo gregge, e nel giorno da lui indicato [8] corse a riceversi quella distinta corona di gloria, che serba Iddio ai Prodi della sua Religione [9].
NOTE
[1] Il Bollan. S. 4. N. 23. pag. 314. parlando dell’esecuzione di questo rescritto di Gelas. 1. scrive , come ha rilevato da altri storici «Idque exequeretur per sanctos Dei Episcopos, Laurentium Sipontinum, Sabinum Canusinum, Pelagium Salapitanum, Rogerium Cannensem, et Richardum Andriensem. Cui postquam haec nuntiata fuerunt, ad tale ministerium exercendum accersitus Richardus, pedibus et Canusium, et Cannas perrexit, et una cum B. Rogerio, et Sabino Episcopis, uti pedites erant, ita itineri se commiserunt, ut Siponturn pergerent etc.» Parlando delle arsure del Sole soggiugne «Summum Deum oraverunt, ut tanto aestu aliquid levis aurae eos refrigerantis concedere dignaretur. O rem miram, et antea inauditam! Nam non prius finita est servorum Dei oratio, cum subito Aquila una immensae magnitudinis, super eorum capita volitans, apparuit, et duplex illis sanctis viris obsequium exhibens etc.»
Sebbene poi questo autore cadesse dopo ne’ suoi dubii, noi In conferma della verità conserviamo ancora un quadro copiato fedelmente dall’antico, nel quale figurano questi tre Vescovi conducendosi a Siponto, ombreggiati miracolosamente da un’Aquila, quadro che può tutt’ora vedersi nella cappella del nostro S. Riccardo. In Barletta anche vige questa memoria «viget Baruli perennis memoria illius miraculi, quo sanctos Antistites Richardum, ac Rogerium. nec non Sabinum, iter agentes Aquila obumbravit. Nam Baruletani festo die S. Rogerii Episcopi Cannensis, qui praecipuus illis Patronus etc. solas SS. Sabini et Richardi reliquias cum sacro Rogerii capite circumferunt, ut qui simul viam mortalem confecerunt, eorum immortali jam vita fruentium exuvias simul per vias gestari venerabundas cernat posteritas.» Catalanus comm. in Pontif. Rom. sup. Cap. 4. pag. 85.
[2] «Non est vobis opus, hanc, quam ego aedificavi, dedicare Basilicam. Ipse enim qui condidi, etiam dedicavi: vos tantum intrate, et me assistente Patrono, precibus locum frequentate.» Così di accordo registrano gli scrittori. Il nostro Duca poi Francesco II. scrisse — «Ea nocte Archangelus Michael B. Laurentio Sipontino per quietem apparuit, dixtitque non esse hominis officium, Ecc!esiam, quam suo nomini ipse dicasset, consecrare etc.»
[3] «Hoc facto Beatus Richardus cum Beato Rogerio, ac B. Sabino ad suas Ecclesias redierunt, hic Canusium, ille Cannas, Beatus vero Richardus Andriam pervenit.» Philippus Ferrario in catalogo SS. Italiae, in annot. ad dedicationem San. Michaelis, 29. Septembris.
[4] Pietro Natale «de notabilibus Divinorum officiorum
[5] Di fatto quella chiesa detta di S. Michele al Lago, prima suburbana, mentre ora attacca con la catena delle urbiche abitazioni, fu allora edificata. Essa trovasi circondata da un numero immenso di sepolcri, i quali, come dissi dinanzi nel lib. I. cap. 3. ebbero luogo a canto alle Chiese dal sesto sino al nono secolo, in cui si permise ai cadaveri cristiani la tumulazione dentro le chiese. Qui anticamente eravi una confraternita sotto il titolo di esso Santo, vestendo il sacco bianco, e la cocolla. Venne poi interdetta, e quindi dismessa da Monsignor Resta, per le continue risse, che si eccitavano tra i confratelli. Questa chiesa rimane tutt’ora esposta alla pubblica adorazione; benchè rifatta in molti punti, e segnatamente nel prospetto, e nelle volte delle tre navi. Sono degne di considerazione le sue antiche pitture di greco pennello.
Un’altra cappella, anche antichissima, trovasi in città, nell’imboccatura dell’antico Seminario, conosciuta sotto il nome di S. Michele delli Mele: forse dacchè questa nobile ed antica famiglia, già estinta , per particolare devozione s’interessava per lo mantenimento della chiesa, e pel culto del Santo.
Nella nostra cattedrale chiesa ci è stata sempre una cappella in suo onore, com’evvi tuttavolta in molta venerazione. Ve ne sono altre fuori l’abitato; poichè come a tempo del nostro S. Riccardo nel d’intorno di Andria vi erano i casali, e questi sotto la sua giurisdizione, perciò anche ne ammisero il culto. In effetti nel villaggio di Trimoggia erari una chiesa quasi simile a quella del Gargano nell’incrocicchio di alcuni sassi. Essa riscosse le pubbliche adorazioni molto tempo dopo anche il trasferimento di quei naturali in Andria. È situata nel fianco del Gurgo, luogo così detto, perchè spiega un gorgo, un vasto sfondo, un’ampio vano. La detta chiesa dell’Arcangelo S. M. in quell’antro rimane tuttavia; ma I’antica immagine dipinta sulla parete si rende solo visibile all’occhio della prevenzione. L’umidità, o l’abbandono l’hanno resa abile ricetto al Gufo , che Iì plora di continuo.
Un’altra esisteva sull’antica via di Trani, e propriamente in Chiancola. Questa addita al passaggiero ne’ suoi rottami l’ingiuria ch’ebbe dal tempo.
[6] Tanta autem erat sanctitatis ejus fama, ut finitimae Civitates eum ad se instruendas invitarent. Franc. de Balzo.
[7] In uno degli antichi Calendarii trovati nello scoprimento del suo corpo si leggeva «Sanctissimus, et Beatissimus Pater noster Richardus Anglicus Episcopus hujus Andriae Civitatis: qui beatus Pontifex ante obitum suum centum miracula fecit, cujus corpus collocatum fuit in confessione hujus Eccfesiae» — Duca del Balzo.
[8] Il Bollando nella vita del nostro S. Riccardo, parlando di ciò che aveva scritto il nostro Duca Francesco Il. intorno l’invenzione del suo corpo, dice così, «Reperisse se vero ait», cioè Francesco, «primum Kalendaria, seu necrologia tria, ex quibus intelligebatur, obiisse nona die Junii.» Il millesimo mancava in parte, perchè la carta era corrosa dal tarlo. Era solo intatta e visibile questa lettera D. cioè il cinquecento. Ma siamo assicurati dalla tradizione, esser egli morto nel DXXXVII. contandosi gli anni 92. di sua vita.
[9] Non voglio qui tacere, come gli Andriesi, dietro l’amara perdita di questo loro primo Padre, o Pastore, furon solleciti a segregare dalla sacra spoglia quel cuore divampato dai celesti ardori, ed a radere la pelle del suo cranio, o sia la chierica, per esporre separatamente questi preziosi pegni alle pubbliche adorazioni. In quale chiesa sia stato conservato il suo corpo, nol saprei. Parrebbe più, probabile in quella di S. Andrea; sebbene D. Giovanni di Franco nelle osservazioni sulle nostre antichità, parlando della morte del nostro protettore scrisse: «Che gli Andriesi diedero sepoltura con decente pompa al sacro corpo di S. Riccardo nella chiesa, qual’ egli in vita dedicato area sotto il titolo dell’Assunzione di Maria, ed è oggi la cattedrale, essendo morto nell’età di 92. anni.» M’induco a credere essere stato depositato piuttosto nella chiesa di S. Andrea: dacchè gli Andriesi, come porta la tradizione, solevano solennizzare il giorno 23. Aprile, nel quale era avvenuta la traslazione del corpo di esso Santo dalla vecchia Chiesa alla nuova, ch’è la presente cattedrale, giorno che trovasi ora maggiormente rimarcato dall’invenzione; poichè miracolosamente successe nel dì 23. Aprile. Ed ecco sciolta la prima congettura di Bollando, il quale nel trascrivere ciò che erasi rilevato dai calendarii, cioè «obiisse nona die Junii,» soggiugne: «item quod eodem die novae inventionis, id est XXIII., Aprilis translatio suae canonizationis erat, id est ( quantum ego quidem conjicio ) corporis ex loco veteris sepulturae ad altare translatio, complens ipsum actum Canonizationis solemnis, in hoc olim consistentis, quod vel Synodali Episcoporum judicio, vel etiam Apostolicae sedis expresso indulto permittebatur aliquis coli ut Sanctus». Non dunque dal luogo della vecchia sepoltura all’Altare, ma dall’antica alla nuova chiesa si deve tenere. Che la chierica, ed il cuore formavano oggetti distinti dal resto del corpo, rilevasi dalle notizie raccolte sull’istesso nostro Santo dal Bollandista Panningo, prese però dall’Istorico Francesco del Balzo: sono sue parole: «Porro inter reliquias sanctorum, paulo post dicitur inventa clerica ipsius Sancti, id est corona clericalis, sive capitis sui pericranium, idque cum chartula Longobardorum apicibus exarata tali modo»: Hacc est clerica sancti Richardi, quae jam non inventa erat cum corpore: et cum ea cor appositum est «Quod tamen cor incorruptum perseverans, rursum appositum fuerit corpori in die primae translationis. Etenim tern pore novae inventionis, dicitur illud repertum fuisse in capsula, in qua ossa erant composita: et insuper omnibus sandalia episcopalia de pelle nigra jacebaut, cuius ossa ruleo colore lustrabant