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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 28-31

Libro Secondo

Capitolo VII.

Risposta alle difficoltà sugli antecedenti Capitoli.

Dopo aver esposto nell’antecedente Capitolo, sulle orme della più pura tradizione, l’adempimento della Pontificia commissione sul Gargano dal nostro primo Vescovo S. Riccardo, prevedo l’assalto di mille opposizioni e difficoltà, alle quali mi conviene dare una qualche risposta. E prima di ogn’altro dovrei assodare l’epoca dell’apparizione dell’Arcangelo S. Michele sul Gargano. Ma come farlo, se incontransi da ogni parte contraddizioni? Come sperarlo, se i più accurati scrittori, cozzandosi tra loro, tramandano confusione? Ecco la sventura di quelle cose, le quali di molto ci precedono, e non incontrarono subito il favore della stampa. In effetto chi pretende di essere avvenuta quest’apparizione sul Gargano sotto il Pontificato di Simplicio nel 467. Chi sotto Felice III. nel 483. Chi sotto Gelasio I. nel 492. Il Cardinale Borgia nelle sue memorie storiche di Benevento vuole essersi avverata negli anni 520. a 530. sotto il pontefice Silverio, o pure Agapito. Sigisberto sostiene sotto Gelasio I. ma nel 483. ed il Baronio lo riprende dell’errore; poiché Gelasio fu creato Pontefice nel 492. come del pari sostiene il Petavio nella sua Cronaca. È nato questo scompiglio, dacché si è confusa la prima apparizione colla seconda e con la terza; e queste poi si sono rimescolate, e confuse con la dedica della Chiesa sul Gargano. Or in mezzo a questo laberinto, volendo più da vicino toccare il vero, anche poggiato all’autorità del Breviario Romano, ho inteso parlare della seconda apparizione, la quale per sentimento più comune si attribuisce al Pontificato di Gelasio I.; e siccome dalla seconda apparizione alla dedica della Chiesa non passò tempo notabile, come tra gli altri lo sostiene il Baronio; così ragionevolmente troviamo che il primo nostro Prelato S. Riccardo nel 493. abbia preso parte nella sacra funzione. Ed anche a volersi supporre esser passato qualche tempo, si trova tuttavia il nostro Pastore; poiché ebbe un lunghissimo Vescovado, essendo vissuto oltre gli anni 90., come dinanzi ho detto nella nota.
Ma qui ecco sorgermi a fronte giganti contraddittori, i quali colla loro colossale imponenza fra gli eruditi, mentre presentano indirettamente discredito agli Storici predecessori, offrono occasione ai posteriori di ricalcare le loro orme. Io però, sebbene incapace affatto di potermi con loro misurare, dirò solo che la verità da per se stessa va munita di armi di tal tempra, che atterra i giganti e rovescia i colossi. Mi spiego. Si pretende, benché con frivoli appoggi e congetture, dal chiarissimo Monsignore Assemanni, da Bollando, e suoi seguaci che il nostro S. Prelato non abbia avuto luogo nella dedica della Chiesa sul Gargano e perché il nome di Riccardo è tutto Normanno (ciò che porterebbe ad un tempo molto posteriore a tal fatto) e perché Andria forse non era in quel tempo decorata della sede Vescovile. L’Assemanni per altro tocca quest’articolo piuttosto con modestia in paragone de’ Bollandisti. Egli difatto [1] dopo avere trascritta l’istoria dell’apparizione di S. Michele sul Gargano secondo l’antico storico Adone, e poi riferiti gli atti de’ Vescovi commissarii, soggiugne «Quod vero laudati Episcopi dicuntur a S. Michaele prohibiti, ne Basilicam a se jam dedicatam consecrarent, idem narratur et in vita metrica S. Laurentii Sipontitii his
Coeli aulam dum mandaret Pontifex Celasius
Consecrari, convenerunt primitus Laurentius,
Hic Sabinus Canosinus, Salpensis Palladius,
Et Joannes Rubesanus, Tranensis Eutilius,
Et cum illis Venusinus affuit Austerius etc.
Omittitur Rogerius Cannensis, et Richardus Andriensis. Nimirum, aut metri necessitate, aut quia auctor istius metricae vitae existimavit, Sanctos illos Rogerium et Richardum longe post Laurentii Sipontini tempora vixisse: Nomina enim sunt Normannica, et Normannicam sapiunt aetatem, quamvis in eourm vitis per Ughellum editis dicantur sancti Laurentii aequales.»
Quanto è logica questa conchiusione! Come dalle premesse cade regolarmente questa conseguenza! Esistono innumeri manoscritti, codici di autenticità autori di credito, che hanno buccinato quest’articolo di Storia; dacchè poi un Poeta , il quale non sempre può essere accurato o per trascuratezza, o dimenticanza, o per l’angustia del metro lo ha omesso; entra il nostro contraddittore in tanta scrupolosità, a volere secondo il suo genio interpetrare il silenzio di quello. Ma siccome per lo più gli affettati scrupolosi vanno soggetti a grandi sviste, ha dovuto, non volendo, far ricorso ad un ripiego, che gli è di smacco. Dove mai ha trovato scritto che i due nomi Ruggiero, e Riccardo, sieno stati solo nella Normandia, e che poi con la discesa de’ Normanni sieno pervenuti nell’Italia, e quindi nella Puglia? E chi non sa che il nome Ruggiero è tanto antico, forse quant’è antica la latina favella? Non si legge questo nome negli atti di S. Ruggiero, e Diodato Martiri in Corduba, sino dai primi albori della Cristiana Chiesa [2]?
Che dirò dell’antichità di quest’altro nome Riccardo presso gl’Inglesi? Quanti distinti personaggi non ha dati quell’Isola, di cui fanno fede l’Istorie, e le lapide sepolcrali? E per togliere anche lo scrupolo a qualcuno di delicata credenza, non voglio preterire un monumento esistente in Inghilterra, prima assai di questa nazione Normanna. In Lucca leggesi su di un marmo sepolcrale:
Hic Rex Richardus requievit Sceptrifer Almus:
Rex fuit Anglorum, regnum tenet ipse Polorum.
                       750.
Fu questo Riccardo Padre de’ Santi Villebaldo, o Vinebaldo, e di Valpurga Vergine, Re come leggesi d’Inghilterra, e tumulato in Lucca nell’anno 750. come ognuno può rilevare dagli annali dell’eruditissimo Ludovico Muratori [3]. Ma senza intertenermi di più sulla confutazione di questo circospetto contraddittore, il quale coi suoi scrupoli ha potuto al più mettere in dubbio la verità del fatto; con qual petto affronterò le armi famigerate de’ Bollandisti? Questi non intendono gittar dubbii; ma colpi decisivi sulla quistione. Quanto è vero che quantopiù un uomo si è avvantaggiato nella pubblica opinione, tantopiù i suoi errori vengono accreditati! Mi protesto qui non essere mio pensiero, volere far onta a questi personaggi per tutt’altro eruditissimi, e di rinomanza; ma è questa l’espressione di un semplice risentimento, avendo essi di soverchio oltraggiata la nostra patria Istoria. Sarebbero per altro scusabili sul riflesso dell’equivocazione, in cui sono caduti; poichè porta la combinazione, che mentre il primo nostro Vescovo S. Riccardo fu sotto Gelasio I. si trovano poi atti posteriori di un’altro Riccardo anche nostro Vescovo, poco lungi dal Pontificato di Gelasio lI. come vedremo a suo luogo. Essendo il cuore umano in certo modo avaro sulle altrui primazie; quindi, potendolo, cerca di non offendere il suo genio. E passiamo al fatto.
NOTE
[1] De reb. Neap. et Sicul. tom. I. pag. 409.
[2] Può ognuno rinvenirlo nel leggendario nomano sotto il dì 16. Settembre.
[3] Anno 750. negli Annali d’Ital.