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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 151-152

Libro SETTIMO

Capitolo IX.

Filippo IV. Re di Napoli. Fabrizio Duca di Andria.
Gli succede Carlo suo figlio, ed indi Ettore il vecchio.
Vescovo di essa città Alessandro Egizio, Arcidiacono di Minervino.
Fondazione del Convento de’ Padri Carmelitani.

Anno 1658.

Giunto il pupillo D. Fabrizio ad età virile, sposò D. Margherita Carafa dei Duchi di Maddaloni. Da costei riportò un sol figlio, e nomossi Carlo. Ma la morte, che batte ugualmente al tugurio ed alla Reggia, colse questo Duca nel 1673. nel colmo delle sue speranze, non avendo terminati gli anni trentadue. Gli successe l’unigenito Carlo; ma questi del pari corse dopo due anni alla tomba, essendo di tre lustri. Parve in costui estinta la linea de’ Duchi di Andria; poiché rimaneva solamente in vita il prozio D. Ettore; ma nell’età di anni 63. costui sebbene vissuto sino allora negativo alle nozze; nondimeno per risvegliare la discendenza, conchiuse il suo matrimonio con D. Margherita di Sangro, Damigella di anni 16. correndo il 1678. Da quest’epoca ripresero gli Andriesi l’antico brio, perduto a cagione della peste; poiché conoscendo il Duca la disparità degli anni, si studiò a tutto uomo di mantenere divertita la Duchessina. Addivenne questo Palazzo Ducale pei tanti Principi e Dame, che di continuo venivano dalla Capitale, una scialosa Foresteria. Armò un chiassoso Teatro con compagnia chiamata da Napoli. I festini erano perenni, e principalmente nel Carnevale, che non finiva mai. Le ridevoli scene di qui, a sentimento dei forestieri non la cedevano alla Capitale. E pure ad onta di tante spese, che profondeva questo Duca, nell’anno 1680. tra gli altri acquisti comprò la Terra di Maschito, versando sull’atto della stipula la somma di ducati trentatrè mila. ln questo stesso anno trascesero ogni limite gli strepitosi tripudii della Casa, e della popolazione dacchè si sgravò la Duchessina di un pargolo, a cui fu posto il nome dell’avo, e fu Fabrizio V. Continuando costei ad essere feconda, di anno in anno diede alla luce altri tre figli, e consolò il consorte colla prole di quattro maschi.
Nell’anno seguente 1681. avvi di rimarcabile l’ultimo testamento del Patrizio concittadino Flavio de Excelsis. Avendo questi prima di morire significata la sua volontà, di voler lasciare tutt’i suoi beni a questa Cattedrale Chiesa, non avendo eredi prossimi; il Duca Ettore si compiacque conferirsi nella sua casa, ed a lustro maggiore della città lo persuase a disporne piuttosto a favore della fondazione di altra Casa Religiosa. Quindi nell’ultimo suo testamento si trovò chiamata erede universale di tute i suoi beni la Religione dei Padri Carmelitani, ed in mancanza quella di S. Teresa, coll’obbligo dopo la morte di sua consorte D. Lucia Griffi di Ruvo, rimasta usufruttuaria, che dovesse detta Religione dalla vendita de’ mobili formar la fabbrica della Chiesa e del Monistero; e dal fruttato delle sue ricche tenute, come del bosco e masseria di Petrone, e di altre, celebrarne tante Messe annue per l’anima sua, e de’ suoi alla ragione di carlini cinque per ciascuna. Questo testamento portò la data dell’istesso giorno, in cui cessò di vivere, 15. Ottobre 1681. La di costui moglie dopo essere stata in possesso dell’usufrutto per alcuni anni; soggiacque poi al fato comune; ed i Padri Carmelitani se ne dichiararono eredi proprietarii, e nel 1690. diedero principio alla fabbrica della Chiesa. Il Duca Ettore però, che fu tanto impegnato a pro di questi Religiosi, non ebbe il bene di vederne lo stabilimento; mentre nell’Agosto del 1686. cessò alla vita.
Intanto Monsignore D. Alessandro Egizio creato nostro Vescovo nel 1657. da Alessandro VII. era giunto al trigesimo secondo anno del suo governo in questa sede. Anni di dolore pe’ continui disgusti colla casa Ducale. Si stemperava nelle amarezze per la rilasciatezza de’ costumi causata dai festini, e dalle dissolutezze carnevalesche nel popolo.
Fu l’uomo veramente di Dio. Si cooperava a segno per il sollievo de’ Poveri, che si contentò tenere in casa un solo servo del quale avvalevasi in tutt’i suoi bisogni. Più volte fu veduto negli orrori notturni in questa Chiesa Cattedrale, innanzi al SS. Sagramento, e poi girare per quella, ravvivando colle sue mani le lampade semispente. Finalmente vinto dal tempo, essendo vissuto anni novantacinque, nell’Aprile del 1689. corse alla pace de’ Giusti. Lasciò un ricco Beneficio costituito dai suoi beni patrimoniali; Beneficio di cinquanta in sessantamila ducati. Fu questo da lui assegnato alla Cappella rurale di S. Pietro in Minervino sua Patria; a condizione però che quando quella mancasse, questo Beneficio rimaneva devoluto alla Chiesa di S. Maria dell’Altomare in Andria.