figura equestre

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foto del Molajoli, prima del restauro foto di Nicola Nemore del 2004

corte: figura equestre

"Nel programma ornamentale distribuito con misura ed eleganza in tutto l'edificio, si passa ... alla figura umana assunta in funzione architettonica (mensole e ancora chiavi di volta), per giungere alla presentazione dell'immagine nella sua immediatezza e concretezza storica: è il caso del cavaliere, che emerge dalla parete su una porta del cortile, e dei busti-ritratto che spiccavano entro la cornice del timpano del portale.
In questo coerente e articolato universo figurato di accezione radicalmente laica, trovano spazio e giustificazione il nudo, recuperato nella sua naturalistica organicità, e il ritratto, interpretato con particolare intensità nella testa laureata frammentaria.
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Al maestro degli ignudi sembra appartenere la figura di cavaliere nel cortile, per la pregnanza plastica del nudo e il modo di levigare le superfici espanse.
Come le piante si alimentano alla pura sorgente della natura, alla verità della vita attinge con singolare potenza espressiva la testa laureata giuntaci mutila, nota come «frammento Molajoli» dal nome di chi la ritrovò (1928) e per primo la propose agli studi. La già proposta relazione con la «testa bendata» di Mainz conferma la penetrazione in area pugliese, accanto all'apporto francese, di quello di marca germanica.
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[da "La scultura in Puglia durante l'età sveva e proto-angioina" di Maria Stella Calò Mariani, in "Civiltà e culture in Puglia", vol. II, Electa Editrice, 1980, pag.267, 272]