Cappellone S.Riccardo

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Il cappellone di San Riccardo

L'altare

Il primo altare dedicato a San Riccardo quasi certamente era ubicato nell'attuale cripta.
Il canonico della Cattedrale Domenico Morgigni nelle sue "Pagine sparse nella storia civile e religiosa di Andria", commentando in modo piuttosto fantasioso quanto Francesco II del Balzo asserisce nella sua "Historia Inventionis ...", scrive:

L’ Altare della Confessione di S. Riccardo.

La forma di quest’Altare era di quelli dei primi tempi della Chiesa, in uso per il culto dei martiri, o di Santi celeberrimi.

A fine d’intendere il suo valore archeologico, metto sotto gli occhi dei lettori la descrizione dell’Altare di S. Pietro nel sec. VI, fatta da Gregorio di Tours nell’Opera. In gloria Martyrum. — Cap. XXVII.
«hoc enim sepulcrum sub Altare valde rarum habetur (cioè piccolo e prezioso). Sed qui orare desiderat, reseratis cancellis, quibus locus ille ambitur, accedit super sepulcrum et ibi, fenestella parvula patefacta, immisso introrsum capite, quae necessitas promit efflagitat

Simile a questo era l’Altare, che si vedeva giù nella Confessione di S. Riccardo.
Lo descrive Francesco Del Balzo nella sua Historia Inventionis, le cui parole do qui tradotte [1]:
«Vicino alla parete si vedeva un Altare di forma piccola e bella. Per tre gradi si saliva ad esso, la cui base (o fronte) era coperta da una pietra di gran pregio. Un forame esisteva nel mezzo del fronte della base a guisa di finestrino, grande così da lasciar entrare appena il capo d’un uomo.
Dietro quel forame si vedeva di sotto una lastra di pietra, nel cui mezzo si apriva una croce, traverso la quale in modo mirabile esalava dal corpo beatissimo un odore molto soave».

Quanta analogia, anzi simiglianza corre tra l’Altare di S. Pietro descritto da Gregorio di Tours e quello di S. Riccardo, descritto da Del Balzo! Sarebbero perciò ambidue della medesima epoca, avendo, vero e reale profumo di cristianesimo antico. ...

Presso l’Altare della Confessione o cripta troneggiava su la parete l’immagine del Santo. græca manu tincta quasi per vetustatem consumpta Hist[oria]. Inv[entionis]. Fu scoperta nell’anno 1438.
Vuole la critica argomento maggiore per l’esistenza ed antichità del Santo Patrono di Andria? il culto del quale pare abbia avuto luogo nell’epoca dei Greci in Puglia.
Lo conferma la intitolazione prettamente orientale concessagli allora. Sanctissimus ac Beatissimus Pater noster Richardus. ...

Seguivano sulla medesima parete della Confessione o cripta, alla figura di S. Riccardo primo Pontefice della Chiesa di Andria, le figure di molti altri Pontefici andriesi sancti e beati, titoli bizantini. Hist[oria]. Invent[ionis]. Queste immagini dipinti rifletterebbero l’uso dei Greci, di rappresentare le sembianze degli uomini più illustri.
Alcuni nomi di tali Pontefici sono giunti sino a noi, così un Constantinus, un Christophorus, un Gregorius; come si dirà in altro studio.

[tratto da “PAGINE SPARSE nella storia civile e religiosa di Andria”, del Can. Menico Morgigni, Andria, premiato stab. Tip. Bonaventura Terlizzi, 1919, pp. 142-144]


Un altare, non più nella cripta, ma nella grande cappella appositamente edificata in cattedrale a sinistra del presbiterio, fu certamente eretto dal vescovo Angelo Florio nella seconda metà del Quattrocento; infatti nell'epitaffio scritto sulla sua tomba, tra le varie opere da lui realizzate si leggeva:

«Addidit is [2] Divi Richardi in honore sacellVm,
CorpVs Vbi atqVe ossa condita sancta iacent.
Hoc qVoqVe de niveo monVmentVm marmore factVm
Erexit, sVb qVo conditVs ipse iacet.
»

[che può essere tradotto:
"Qui in Cattedrale elevò il tempietto (cappella) in onore del divo Riccardo dove giacciono composti  il corpo e le sante ossa.
In esso indi eresse in candido marmo il monumento sepolcrale nel quale riposto giace
".]

[tratto da “Andrienses Episcopi”, in "Italia Sacra", Tomo VII, Venetiis, 1721, col 931]

L'altare innalzato da mons. Florio potrebbe essere quello attualmente assemblato sulla parete di fondo della sacrestia capitolare.

altare col precedente sarcofago di San Riccardo sarcofago di S. Riccardo del 1711
[altare col precedente sarcofago di S. Riccardo e particolare del sarcofago e del cartiglio sulla soglia - elab. elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso, 2014]

Ecco qui sopra le immagini (forse) del "niveo monumento" descritto dai precedenti versi dell'epitaffio. Sul coperchio della lipsanoteca a sarcofago si legge la seguente iscrizione:

HIC ERAT CORPUS SACRUM
SANCTI RICHARDI

Nel cartiglio scolpito sulla soglia si legge poi quest'altra:

[DI]VI • RICCARDI • HONOREM
PUBLICE • SVMPTIBVS • SACELLUM
HOC • ERECTVM • EST • A•D • 1•7•1•1

iscrizione che potrebbe riferirsi a questa cappelletta realizzata quando nel cappellone del Santo fu innalzato il nuovo altare in marmi policromi (sotto raffigurato) eretto dal vescovo Adinolfi nel 1711.

Di questo sarcofago abbiamo una dotta descrizione di Clara Gelao:

“Nella sagrestia capitolare della cattedrale è con tutta probabilità riconoscibile una importante testimonianza degli arredi della cappella quattrocentesca eretta dal de Florio nell’altarolo in marmo, con semplice mensa poggiante su pilastrini recanti nella faccia anteriore semicolonne con capitelli scolpiti … . Sotto l’altare si conserva a tutt’oggi l’urna funeraria in pietra che, nel primo assetto della cappella, dové ospitare il corpo di San Riccardo: ispirata ai sarcofagi classici, l’urna ha la forma di una cassa, impostata su uno zoccolo decorato nella parte anteriore da piccole volute contrapposte e fronte decorata da un motivo orizzontale a rombi e da festoni che pendono da un bastoncello. Il massiccio coperchio, a semibotte col culmine piatto, è profilato da un’ampia fascia decorata da un motivo a baccellature, in parte riempite.”

[testo tratto da “ANDRIA RINASCIMENTALE - episodi di arte figurativa”, di Clara Gelao, Grafiche Guglielmi, Andria, novembre 2018, pp. 135-136.]

Riccardo Loconte, a pagina 391 del suo libro "Andria la mia città" (tip. Del Zio, Andria, 1992), in calce alla foto di detto sarcofago scrive: "Sarcofago di pietra nostrana lavorata, dono dei Barlettani in ricordo di un miracolo operato in loro favore da S. Riccardo. Fu la prima custodia delle Sue spoglie".

Dietro l'attuale altare in marmi policromi sono incollate tre lapidi, che nei secoli scorsi erano affisse presso l'altare di San Riccardo; esse testimoniano alcuni tra gli eventi più rilevanti.


[la lapide di sinistra ricorda la bolla di Gregorio XIII del 1576 posta al centro, quella di destra le ristrutturazioni del 1636 - foto Sabino Di Tommaso, 2017]

Si trascrive di seguito il testo della lapide centrale, che riporta la Bolla di Gregorio XIII del 4 aprile 1576. In essa, sinteticamente, si proclama:
Si concede l'indulgenza plenaria per la liberazione di un'anima del purgatorio ogni volta che un sacerdote, sia secolare che regolare, celebri la santa messa sull'altare di San Riccardo eretto nella Cattedrale di Andria; per tale celebrazione il predetto sacerdote acquisirà gli stessi benefici e indulgenze che acquisirebbe se celebrasse nella chiesa di San Gregorio in Roma.
Data a Roma presso San Pietro il 4 aprile 1576, quarto del nostro pontificato - Cesare Glorerio (Segretario).

AD PERPETVAM REI MEMORIAM SALVATORIS DOMINI NOSTRI IESV XPIΣTI ÆTERNO PATRI CONSVB=
STANTIALIS ET COETERNI QVOD PRO REDEMPTIONE GENERIS HVMANI DE SVMMO CELORVM
SOLIO AD HVIVS MVNDI INFIMA DESCENDERE ET CARNEM NOSTRAM EX VTERO VIRGINEO
ASSVMERE DIGNATUS EST VICES LICET IMMERITI GERENTES IN TERRIS ET EIVS EXEMPLA
SECTANTES ANIMABVS XPIΣTI FIDELIVM DEFVNCTORVM IN PVRGATORIO EXISTENTIBVS
QUÆ PER CARITATEM DEO VNITÆ AB HAC LVCE DECESSERVNT ET PIORVM SVFFRA-
GIIS IVVARI MERVERVNT OPPORTVNA DE THESAVRIS ECCLESIÆ SVBSIDIA SVBMINISTRARE
STVLEMVS VT ILLE QVANTVM DIVINÆ BONITATE PLACVERIT ADIVTÆ AD CELE-
STEM PATRIAM FACILIVS PERVENIRE VALEANT DE DIVINA IGITVR MISERICORDIA
CONFISI TENORE PENITENTIVM CONCEDIMVS VT QVOTIES QVICVMQVE SACERDOS SIVE
SECVLARIS SIVE REGVLARIS MISSAM IN ALTARI S. RICARDO SITO IN CATHEDRALI
ECCLESIA ANDRIENSIS PRO LIBERATIONE VNIVS ANIMÆ IN PVRGATORIO EXIS-
TENTIS CELEBRAVERIT IPSA ANIMA PER HMĈI CELEBRATIONEM EASDEM INDVLGENTIAS
ET PECCATORVM REMISSIONES CONSEQVATVR ET AD IPSIVS LIBERATIONEM PRO QVA
CELEBRABITVR DICTA MISSA OPERETVR QVAS CONSEQVERETVR ET OPE=
RARETVR SI PRÆDICTVS SACERDOS HAC DE CAVSA MISSAM AD ALTARE SITVM IN
ECCLESIA S. GREGORII DE VRBE AD ID DEPVTATVM CELEBRAR ___ NON OBSTAN
NOSTRA DE NON CONCEDENDIS INDVLGENTIIS AD INSTAR ET ALIIS CONSTITVTI-
ONIBVS ET ORDINATIONIBVS APOSTOLICIS CÆTERESQUE CONTRARIIS CVIBVSCVMQVE
DATA ROMÆ APVD SANCTI PETRI SVB DIE IIII APRILIS
MDLXXVI PONTIFICATVS NOSTRI ANNO QVARTO — CÆSAR GLORERIVS —

La lapide a destra commemora, invece, la ristrutturazione del Cappellone con stucchi avvenuta nel 1636 durante l’episcopato di mons. Felice Franceschini ed il trasferimento delle ossa di S. Riccardo sotto l’altare.
Vi si legge:

SVB HOC PRIVIL[EGIATO]. ALTARI PIOR[VM].
SVBSIDIIS ERECTO, ET SACR[IS].
RELI[QVIIS]. ORNATO CORP[VS]. S. RICCAR-
DI PRI[MI]. EP[ISCOP]I ANDRI[ENSIS]. D[IE]. IX. IV[MENSE]. M.D.C.XXXVI
SOLL[ENNITE]R. TRANSL[ATVS]. HON[ORIFI]CE. COND[ITVM]. EST.
ILL.MO ET R.MO D[OMINO]. FR. FEL[ICI]. FRA[NCESCHI]NO. MI[NORI]. CON[VENTVALI]. A CASSIA
ILL.MO ET ECC. D. ANTONIO CARRAFA DVCE RE-
GNANTI

[che può essere così tradotta:
"SOTTO QUESTO ALTARE PRIVILEGIATO ERETTO CON LE OFFERTE DEI FEDELI, ED ORNATO DELLE SACRE RELIQUIE, IL 9 APRILE 1636 IL CORPO DI S. RICCARDO, PRIMO VESCOVO DI ANDRIA, SOLENNEMENTE TRASFERITO È STATO ONOREVOLMENTE RIPOSTO DALL’ILL.MO E REV.MO VESCOVO DON. FR. FELICE FRANCESCHINI MINORE CONVENTUALE DA CASSIA, REGNANTE L’ILL.MO ED ECC.MO  DUCA D. ANTONIO CARAFA"

A proposito di tale ristrutturazione del Cappellone realizzata dal vescovo Franceschini, scrive P. Antonino Maria Di Jorio nel cap. XII del sotto citato testo:

I Vescovi succedenti gareggiarono nella loro pietà verso del Santo, e s’impegnarono col loro zelo ed esempio onde accrescerne sempre più la fede ne’ Popoli. Tra questi si distinsero in prima Mons. Felice Franceschini, che, trovando una inconvenienza nel collocamento del S. Corpo di S. Riccardo su la tribuna dall’Altare, in guisa che la Messa dovesse celebrarsi sotto di esso contro l’uso della Chiesa, che vuole eretti gli Altari sopra le tombe de’ Santi, ne fece nuova traslazione ricollocandone il deposito nel luogo primiero.

Lasciò intanto come ornamento le colonne con la cupola di finimento, e facendo collocare nel sito dove era il Corpo una statua di legno dorato parimenti e fatto lavorare a bella posta, assiso in abiti pontificali ed in atto di mirare e benedire il popolo supplichevole. Fece inoltre ornare di nuovi stucchi le pareti della Cappella, e vi aggiunse nel centro de’ due lati due quadri di buon pennello rappresentanti S. Riccardo Protettore della Città, e S. Nicola di Bari Protettore della Provincia. Tutto questo avveniva nel 1636.

[tratto da “Vita di San Riccardo” del P. Antonino Maria Jorio, tip. Stanislao De Lella, Napoli, 1870, pp. 352-353]

Nel 1711 la cappella di San Riccardo viene nuovamente ammodernata erigendovi un elegante altare in commesso di marmi policromi (foto sotto).

altare settecentesco della cappella di San Riccardo - foto M. Monterisi
[l'altare in marmi policromi realizzato nel 1711 - foto Michele Monterisi]

Ne parla ancora lo stesso Jorio nelle pp. 353-354 del cap. XII della suddetta opera; scrive:

Finalmente Mons. Nicola Adinolfi nel 1711, considerando che quel monumento di colonne ingombrava molto e sembrava pesante a rimirarsi, si determinò ad abbattere tutto ed a collocare più dignitosamente le auguste Reliquie.

All’uopo fece lavorare in Napoli un Altare di marmi non ordinarii e da buon Artefice, che gli pervenne nell’Aprile dell’anno indicato. Con l’abbattersi l’Altare primiero venne il sacro deposito novellamente disotterrato, e finché non si compose l’Altare nuovo giunse il 9 Giugno, celebrossi solennissimo festeggiamento con le Sante Reliquie scoperte ed esposte in ostensorio di cristalli. Fu innumorevole il concorso de’ Forestieri, tra i quali anche varii Vescovi accorsero. Il Vescovo di Minervino cantò Messa, e Monsig. Adinolfi assisté pontificalmente.

Avendo la Duchessa Imperiale forniti i drappi nuovi con ricami e fregi d’oro per avvolgervi le Ossa benedette, i primieri nei quali trovaronsi avvolte si divisero in minuzzoli, e distribuironsi al Clero ed al Popolo. In fine racchiuso di nuovo in nuova cassa di cedro con chiavi e suggelli, lamine di piombo e cerchi di ferro il Santo Corpo, fu ricollocato nella primiera cassa di pietra fabbricata al dorso interno dell’Altare protetto da muro esteriore, ed ivi riposò fino al 1836 come vedremo. Altri Prelati Andriesi fecero a gara nel mostrare, la loro pietà verso del Santo offrendo ciascuno dal canto suo ornamenti e vasellami sacri, onde la Cappella arricchissi con lusso religioso e con ogni splendore di argento.

Né solo i Vescovi, ma anche i fedeli mostrarono impegno di onorare S. Riccardo. Municipio e Cittadini particolari concorsero per arricchire la dotta Cappella di quando poteva occorrere, onde figurasse a pari de’ più cospicui Santuarii. Provvidero per quattro lampadi perpetue di notte e di giorno, per Messe piane giornaliere, e cantate settimanili, per moltiplici benefizii onde vi abbondassero i servigi Sacerdotali, per la celebrazione solenne di tre feste all’anno pei giorni della morte, dell’invenzione e del Patrocinio, e di una numerosa e ben costituita Congrega laicale per tutto ciò che può riguardare lo stesso splendore del culto.

Pagina in allestimento

NOTE

[1] Il testo originale trascritto dall' "Italia Sacra" dell'Ughelli è il seguente:
"Ara major in medio tribunæ posita erat; post tergum ipsius, iuxta parietem, altare sub parva, pulcraque forma manebat; basis ejus instar porticulæ persistebat, quantum cervix hominum cum habilitate ingerere se videretur.
Post illam quoque particulam, sicut pavimentum lapidea lastra fuisset, continebatur, in qua Crux in ipso lapide aperta manebat; ita, quod mirum in modum ipsius beatissimi corporis summa cum suavitate fragrantia reciperetur.
Satis congruè ut honorari posset, eminebat altare: nec non iuxta illud, picturam in sua effigie, atque nomine Græca manu tinctam conspexi, quasi per vetustatem consumptam.
Picturæ quoque multæ aliæ Pontificum adherebant beatorum, & sanctorum; & propè ianuam ipsius Ecclesię simul alia, quę cum Clero hinc, & hinc imminebant; adfueratque titulus, qui ipsius civitatis Præsulem indicabat.
Vas insuper ibid. positum erat, & superscriptio stilo ferreo legebatur: Ioannes Episcopus, Cathedram qui tunc regebat, omnibus adfuit."
[2] Il Borsella, che probabilmente visionò di persona l'epigrafe nella sua Cattedrale, al posto di "ADDIDIT IS" scrive, più coerentemente, "CONDIDIT HIC".