La navata centrale

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la navata centrale prima del 1901

La navata centrale

Il Borsella ci descrive la navata centrale ai suoi tempi (prima del 1850, così come appare nella foto scattata anteriormente al 1901):
"Meravigliosamente è il soffitto della navata di mezzo dipinto, con immagini diversi di Evangelisti, Dottori ed altri Santi tutelari, oltre tre maestosi quadri in tela.
Il primo di essi presenta la gloriosa morte di S. Giuseppe assistito dalla Vergine e dal divin figliuolo, con l'Arcangelo S. Michele accanto: in cima del quale rifulge la SS. Triade. Nel secondo è figurato anche l'Augusta Triade a piè di cui stà S. Riccardo in atto di orare, cui soggiace la nostra Città con vari angioli intorno. Il terzo è dedicato alla beatissima Assunzione di Maria, corteggiata da Serafini, tra lo stupore degli Apostoli, che le soggiacciono. Quadro questo donde prende titolo il nostro Duomo. Dessa va dolcemente elevandosi verso la celeste Sionne quasi Aurora che sorge eletta come il sole, bella come la luna, in mezzo a splendida nuvoletta di Angioletti, i quali portanla in trionfo a colui, che crea quanto è buono, bello e santo. E poiché andremmo per le lunghe farne minuto dettaglio ci contentiamo accennar solo che la mano del Pittore era ben provetta con lode, simili dipinti a grandi figure, ove l’arte dei chiaroscuri, delle proporzioni, e delle ombre ha bisogno di lungo esercizio di accurata meditazione, di un ingegno non ordinario.
"

[tratto da "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pagg. 46-47].

Osservando con attenzione la piccola parte di soffitto a botte continua ribassata, ripresa nell'antica foto a lato, si intuisce che i tre quadri grandi di San Giuseppe, San Riccardo e dell'Assunta erano affissi centralmente, nel culmine della volta, mentre le tele dei quattro Evangelisti, dei Dottori della Chiesa e degli altri Santi erano inserite nei piccoli ovali intermedi e, forse, anche nei grandi medaglioni tra le finestre della parete immediatamente sopra il cornicione.
La pavimentazione evidenzia dei disegni: probabilmente era maiolicato come altre grandi chiese nel Settecento (ad esempio San Domenico) o in marmi policromi; non ho reperito finora documenti che ne indichino la struttura. Una antica pavimentazione emersa nel transetto con gli ultimi lavori di restauro mostra decori in cotto.

Dei lavori a stucco effettuati dal vescovo Gian Paolo Torti ne parla già il Pastore (1715-1806) nel Settecento:

"... dal SS.° Pontefice Clemente XI° la Chiesa d'Andria venne proveduta del suo Pastore in persona del Padre D. Gian Paolo Torti monaco di monte Vergine, e nativo dello Spedaletto nel dì 13 maggio 1718. ... ... Le prime mire tenute da questo Vescovo furon quelle di rinnovare ed abbellire le mura interiori della Cattedral Chiesa di bianco stucco, e le coverture di pitture, ed indorature, che con sollecitudine terminar le fece nell'anno 1720, in cui fece la dedicazione di d.a Chiesa, assegnãdo il dì anniversario in ogni 24 di 9brē."

[tratto dal manoscritto " Origine, erezione e stato della colleggiata parocchial Chiesa di San Nicola", del prevosto G. Pastore, ff. 52v-53r].

Lo stesso vescovo Torti, infatti, nella sua relazione sullo stato della Chiesa stesa per la visita ad limina del 7 febbraio 1721, scrive:

"Palatium Episcopale ab imbribus irruentibus defendi, et ad meliorem, ac nobiliorem formam reduxi. Eclesiam quoque meam Cathedralem, vetusta removendo vestigia, totam expoliri, ac fulgenti, candido, et ingenioso stucco, etsi brevi tempore, magnis tamen sumptibus decorari curavi."; Ho protetto il tetto dell'episcopio dalle irruenti piogge e ho reso lo stesso più elegante. Ho anche provveduto, in breve tempo e sostenendo ingenti spese, ad abbellire la mia Cattedrale, rimuovendo quanto di vecchio la rivestiva e decorandola con elaborati stucchi bianchi e dorati."

Lapide di Gianpaolo Torti del 1722
[Frammento di lapide commemorativa dei lavori in Cattedarle terminati nel 1722]

Altre notizie ce le fornisce l'Agresti nel 1911:
"Questa volta a soffitta, minacciando rovina, nell'anno 1901 fu demolita, e sostituita da una volta a tufi, eseguita dai bravi muratori andriesi Emmanuele Merra e Giovanni Papa, sotto la direzione del valoroso ingegnere il Sig. Cav. Riccardo Ceci di Francesco, armonizzandola con le due antiche navate laterali, costrutte simmetricamente in tufo nostrale. ...
Sul limitare della navata maggiore esistono varie tombe, adibite una volta a pubbliche sepolture.
A ridosso dei due primi pilastri laterali, che sostengono la navata maggiore, ammiransi due grandi fonti di purissimo marmo (per l'acqua benedetta). A ridosso poi dell'ultimo pilastro di detta navata, a man destra, ammirasi la bellissima bigoncia, (pulpito), di noce finissima, a forma ovale ed ornata di pilastrini a rilievo, rabescata di teste di fiori dorati, e di cornici egualmente fregiate d'oro. Il paravoce è tutto rabescato di ghirlande dorate, di vasi di fiori con dei fiocchi pendenti. Fra un gruppo di nubi si vede sorgere lo Spirito Settiforme, irradiato da sfolgoranti raggi. Questo pulpito ... è opera pregevolissima, dovuta al valoroso artista Giuseppe Gigli, cittadino andriese."

[tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pagg. 9-10].

la navata centrale
[la navata centrale - elaborazione elettr. su foto di Michele Monterisi - 2010]

Filomena Lorizzo ci descrive la navata centrale (quasi) come oggi ci appare:
"L'interno è scandito longitudinalmente in tre navate da due file di sei pilastri quadrangolari, congiunti tra loro da archi a tutto sesto. Due semipilastri, che emergono dalla controfacciata, hanno l'imposta svasata e sono costituiti da pietre irregolari e di dimensione minore rispetto a quella delle pietre che in media compongono i dodici pilastri. Due acquasantiere rette da teste di puttini alate sono addossate ai primi due pilastri.
In corrispondenza dei primi cinque archi della navata centrale, sia nel muro nord sia nel muro sud, sono visibili le dieci finestre a tutto sesto romaniche occluse dal lato delle navatelle, perché hanno perso la loro funzionalità quando nel Quattrocento furono sollevate le volte delle navate laterali.
Le capriate della navata centrale
[realizzate nel restauro del 1965 in cemento colorato similegno] terminano davanti alla parete - diaframma, che raccorda la navata al transetto con un arco ogivale, sopra il quale si apre una bifora.
Gli ultimi due pilastri, di dimensioni superiori a quelle degli altri pilastri, reggono il peso dei tre archi ogivali che concludono le navate. L'ultimo pilastro destro accoglie due colonne complete di basi e capitelli: la colonna nell'angolo nord-ovest è semplicemente poggiata su un muretto
[ma attualmente rimossa], mentre l'altra, nell'angolo nord-est, è inserita nel pilastro."

[tratto da "La Cattedrale di Andria", Filomena Lorizzo, tip. S.Paolo, Andria, 2000, pagg. 19-20]


acquasantiera di sinistra acquasantiera di destra (part.)
[acquasantiere d'ingresso - elaborazione elettr. su foto di M. Monterisi - 2010]

Pregevoli sono le sculture dei due angioletti che reggono le acquasantiere all'ingresso; essi sono un recupero della mensola-credenza esistita nel presbiterio fino all'incendio del 1916. Eccone una descrizione dell'Agresti:

"Sul medesimo Presbiterio, a lato del distrutto coretto ducale, in cornu Epistolae dell'altare maggiore esiste un ampio abaco di marmo, detto volgarmente Credenza, formata a guisa di altare, sormantata da una spalliera di marmo rabescato a varii colori, avendo ai due lati una testa di Cherubino alato, e nel centro due registri di gradini. La mensola è pure rabescata a marmi di varii colori, in tutto somigliante a quella dell'altare maggiore ... Essa vien sostenuta da tre cornicioni di marmo ben scorniciati e scanalati. In cima di detto abaco si vede lo stemma del Capitolo, in marmo statuario.
Questo pregevole abaco è sito a ridosso di un'antica Cappella, dedicata, una volta, alla nascita del Messia, ed ora murata, per avervi collocato il detto abaco, o Credenza."

[tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pag. 45].

Sul 1°, 3° e 4° pilastro di sinistra della navata centrale si trovano tre importanti iscrizioni che ci aiutano a raccontare le origini della nostra Cattedrale (sono documentate in un'altra pagina).


Alcune figure erratiche

figura erratica sul 5^ pilastro di destra figura erratica sul 5^ pilastro di destra: grifo figura erratica sul 2° pilastro di destra figura erratica sul 2^ arco di destra
[figure erratiche della navata - elaborazione elettr. su foto di Sabino Di Tommaso - 2011/2018]

Nella parete sul secondo arco di destra è incastonata una figura erratica quadrata in altorilievo: una rosa fogliare quadrata centrale con una ghirlanda che la riquadra in un doppio giro di punto a zigzag, traforato negli angoli di ogni piega.
Sul muro che s'innalza sul secondo pilastro di destra sono incastonate due pietre facenti parti di un unico scultura di foglie e fiori sormantati da due volute.
. Sul quinto pilastro di destra, nell'ottava fila di conci è inserito un blocco su cui appare scolpito un grifo; sotto la croce di consacrazione, è incastonato un altro elemento erratico: una breve fascia composta da tre girandole chiuse da un giro esterno a forma di esse coricata.