Rapporto con la tradizione ... La forma della Chiesa

Contenuto

Rapporto con la tradizione filtrato dalla modernità
I simboli con la forza della semplicità

Riccardo Ruotolo
Ingegnere e progettista del nuovo complesso

1 - La forma della Chiesa

La progettazione dell’opera “Madonna della Grazia” ha rappresentato per noi un viaggio dentro l’enorme patrimonio religioso accumulato dal Medioevo ad oggi e per dirla con il grande architetto Paolo Portoghesi è consistita in un “rapporto continuo con la tradizione filtrato dalla modernità”.

Abbiamo ritenuto di ancorarci alla tradizione perché convinti che essa è la “traduzione della fede di un popolo”, senza inoltre dimenticare che “la memoria è la prima pietra della cultura”.

Il primo obiettivo che ci siamo posti è stato quello della forma che doveva avere la nuova Chiesa, considerato che l’architettura moderna ha concepito una grande quantità di forme per le nuove Chiese non sempre adeguatamente giustificate.

Nella Relazione di Progetto presentata al Comune per ottenere il Permesso di Costruire abbiamo precisato: “Ad un nuovo quartiere ancora in formazione si è ritenuto far corrispondere una nuova forma di Chiesa, semplice nella sua impostazione, ma egualmente ricca di segni e simboli che da sempre hanno accompagnato e caratterizzato la costruzione di edifici sacri”.


[L'aula della Chiesa: evidenti i riporti simbolici di quadrato e cerchio (foto: "Samele Fotografia" di Andria)]

Tra i simboli che si è voluto fossero più presenti, tre sono maggiormente evidenti e significativi: il quadrato e il cerchio che, pur distinti, tendono continuamente a fondersi, e la Madonna rappresentata nel suo manto avvolgente e come simbolo celeste.

Nel progetto abbiamo ritenuto importante realizzare i due elementi esterni caratteristici della tradizione classica: la torre campanaria e il sagrato con nartece dalla triplice apertura, rispettivamente elemento di richiamo a raccolta della comunità dei fedeli e spazio in cui si verifica la loro prima aggregazione.

Un nartece tripartito suggerisce che dietro ci possa essere una “Basilica”. Infatti la Basilica, tipica dell’architettura religiosa cristiana, è composta generalmente di tre navate (a volte anche di cinque, raramente di sette navate) ciascuna con una porta d’ingresso [6].

L’inconveniente che però oggi molti fedeli lamentano riguardo una Chiesa a pianta basilicale a tre navate è quello della scarsa visibilità del presbiterio dalle due navate laterali.

Nell’epoca moderna le Chiese hanno, in genere, un unico grande ambiente, come suggerito dal Concilio Vaticano II, per permettere ai fedeli di partecipare alle funzioni religiose avendo tutti la stessa visibilità, proprio come nelle Chiese ad impianto centrale del primo millennio d.C.

Non volevamo perdere il tradizionale impianto a tre navate, con anche il nartece e le tre porte, né fare una basilica; nello stesso tempo, volevamo che i fedeli avessero la massima visibilità del presbiterio, luogo principe del Tempio cristiano dove si svolgono tutti i riti religiosi e, in particolar modo, quello dell’Eucaristia, nonché del fonte battesimale e della zona del coro, cioè volevamo realizzare un’Aula liturgica con impianto centrale.

panoramica dell'ingresso a tre porte
[Panoramica dell'ingresso a tre porte,la centrale per l'aula e le due laterali per le navate-deambularori]

Per ottenere questo risultato abbiamo pensato di ridurre al minimo indispensabile gli spazi delle due navate laterali, sia in larghezza che in altezza e, contemporaneamente, abbiamo ampliato l’Aula liturgica al massimo consentito dalle strutture portanti e dai parametri CEI, idonea per la popolazione della Parrocchia “Madonna della Grazia”, prevista in aumento nei prossimi anni fino a 10.000 abitanti.

A questo punto della progettazione ci siamo posti il quesito su quale dovesse essere la forma della Chiesa che da ora in poi chiameremo Aula liturgica per distinguerla dalla Chiesa feriale, anch’essa presente nel nuovo complesso.

Le ricerche effettuate ci hanno convinto che la forma migliore da dare alla nostra opera fosse quella della “Gerusalemme celeste”.

Abbiamo letto e riletto i testi sacri e ciò che ci ha più colpito sono stati i versetti del capitolo ventunesimo dell’Apocalisse di San Giovanni apostolo nella prima traduzione italiana eseguita da Mons. Antonio Martini nella metà dell’Ottocento. I versetti secondo e terzo così parlano: “Ed io Giovanni vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere da Dio dal cielo, messa in ordine come una sposa che si è obbligata per il suo sposo”. “Ed udii una gran voce dal trono che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini, e abiterà con essi. Ed essi saran suo popolo, e lo stesso Dio sarà con essi Dio loro”.

Nel versetto sedicesimo poi, Dio stesso suggerisce la forma e la misura della nuova Gerusalemme: “E la città è quadrangolare, e la sua lunghezza è uguale alla larghezza”; nel versetto diciottesimo si dice: ”E la sua muraglia era costituita di pietra iaspide” (iaspide è il nome di una pietra durissima, di colore verde e molto brillante, a significare lo splendore e la grande bellezza della divinità, sempre verde ed immutabile).

Così ha preso forma l’Aula liturgica della Madonna della Grazia: un quadrato e ai due lati che partono dall’ingresso abbiamo collocato le due strette navate laterali con funzione di “deambulatori”, come nelle Chiese a impianto centrale del primo Medioevo. Questa disposizione ci ha permesso anche di ottenere un idoneo percorso per la processione della Via Crucis. Abbiamo studiato la disposizione dei pilastri portanti in modo da ottenere quattordici aperture verso l’Aula liturgica da cui i fedeli possono accedere ed anche possono vedere i quattordici quadri della Via Crucis. In questo modo, poiché non è possibile che tutta l’assemblea segua la processione, i fedeli possono partecipare stando al loro posto.


[Panoramica della navata dal presbiterioverso l'ingresso (foto di "Samenle Fotografia")]

Secondo i dettami del Concilio Vaticano II, i nuovi complessi parrocchiali devono essere dotati anche di una Chiesa feriale, molto più piccola dell’Aula liturgica, per essere utilizzata nei giorni feriali in cui l’affluenza dei fedeli è minore rispetto ai giorni festivi. Anche per la nostra Chiesa feriale è stata scelta la forma del quadrato.

A questo punto della progettazione abbiamo nuovamente preso spunti dalla Sacra Bibbia.

Il Tempio ebraico, da cui molto il cristianesimo ha preso, essenzialmente era composto di tre parti: quella destinata al popolo, quella destinata ai sacerdoti per svolgere i riti sacri ed i sacrifici, quella nascosta da tende a cui poteva accedere solo il sommo sacerdote, chiamata Santo dei Santi o Tabernacolo, che conteneva l’Arca dell’alleanza con le leggi dettate da Dio. Nel capitolo venticinquesimo dell’Esodo: “E il Signore parlò a Mosè, e disse: Di ai figliuoli d’Israele che mettano a parte per me le primizie …… e mi fabbricheranno un santuario ed io abiterò in mezzo ad essi”. Questo santuario doveva avere un ampio spazio esterno con un altare chiamato “Altare degli olocausti”; questo altare era collocato allo scoperto perché su di esso si bruciavano le vittime sacrificali (agnelli, capretti e montoni) e, quindi, c’erano fumo, fuoco e fiamme. Dopo la porta di accesso, c’era uno spazio coperto per l’adunanza dei fedeli e in esso era collocato l’”Altare dell’incenso” o “Altare dei profumi”, come si legge nel capitolo ventisettesimo dell’Esodo: “Farai anche un altare di legno di setim (legno di acacia stagionato) che avrà cinque cubiti di lunghezza, altrettanti di larghezza, vale a dire sarà quadrato e alto tre cubiti” (all’incirca queste dimensioni corrispondono a cm. 222 x cm. 222 x cm. 133); lo spazio in cui doveva essere collocato l’Altare dell’incenso corrisponde al presbiterio cristiano.

Così poi continua l’Esodo al capitolo venticinquesimo, versetto dieci: “Fate un’arca di legno di setim che abbia due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubiti e mezzo di larghezza e parimenti un cubito e mezzo di altezza” (cm. 111 x cm. 67 x cm. 67 di altezza), versetto sedicesimo: “E nell’arca riporrai la legge ch’io ti darò” e versetto ventiduesimo: “Di lì t’intimerò i miei comandamenti”.

Dalla sacra Bibbia abbiamo appreso, quindi, che l’arca che conteneva la legge di Dio era posta in un piccolo spazio, coperto sui quattro lati da un velo (tenda), inaccessibile ai fedeli, chiamato il “Santo dei Santi” o “Tabernacolo”: in questo spazio poteva entrare solo il sommo sacerdote una volta ogni anno nel giorno dell’Espiazione (Esodo 26,30); nel Tempio cristiano questo spazio è quello riservato al Tabernacolo.

Nel Tempio ebraico il Santo dei Santi era il centro della Santa Gerusalemme; nella Chiesa cristiana il fulcro dell’Aula liturgica è il Tabernacolo: questo concetto ci ha guidato nel progetto unitario dell’Aula liturgica e della Chiesa feriale.

NOTE

[6] Basilica
La Chiesa a pianta basilicale, con nartece e tre porte d’ingresso, ad Andria è presente in soli due architetture religiose: La Cattedrale in piazza Duomo e il Santuario della Madonna dei Miracoli in piazza San Pio X. La Chiesa dell’Immacolata (inaugurata nel 1904) ha una pianta basilicale a tre navate, ha tre porte ma non ha il nartece; il Santuario del SS. Salvatore e la Chiesa rupestre di Santa Croce hanno tre navate ma senza nartece e con una sola porta d’ingresso.