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Basilica di Santa Maria de' Miracoli    (dedicata a Gesù Sacramento)

Dallo studio di Clara Gelao (direttrice della Pinacoteca Prov. di Bari) pubblicato in "La Madonna d'Andria" (Grafiche Guglielmi, Andria, 2008, pagg.116-117) riportiamo anche alcuni stralci sull'architettura della Basilica e ipotesi sul suo progetto.
pianta della basilica
[panoramica dell'interno - elab. elettr. su foto di Sabino Di Tommaso, 10/2022]
"... le forme della chiesa andriese appaiono latamente ispirate ai modelli tardoromanici ancora assai radicati, all'epoca, nella cultura architettonica pugliese e pertanto riferibili, con maggior probabilità, all'opera di maestranze locali. ... La particolare forma dei pilastri che, nella chiesa superiore, dividono la navata centrale dalle laterali - un nucleo quadrangolare cui si addossano, negli intradossi delle arcate, semicolonne - ricorre molto simile in alcune chiese pugliesi d'epoca medievale ...  . Insomma, nonostante il complesso andriese risulti costruito pressoché integralmente alla fine del Cinquecento, quando altrove cominciava ad affacciarsi timidamente il linguaggio barocco, come sempre accede in Puglia il sostrato romanico è ancora ben presente ... i caratteri costruttivi e formali del patrimonio architettonico tramandato dagli abili costruttori e scalpellini locali che, dalla fine dell'XI secolo, avevano creato il 'romanico' pugliese."

L'architetto Vincenzo Zito, ha aggiunto nuove ricerche sulla Basilica, pubblicate nel n.2 della "Rivista Diocesana Andriese", Maggio/Agosto 2011. In particolare sulle navate osserva:

In un precedente lavoro sulla chiesa (Zito 1999, p.79 e segg.) si è già dimostrato che l’impianto della chiesa superiore, costruita prima della venuta dei benedettini, è tipicamente medievale, a tre navate senza transetto e con cappelle terminali, ciò vuol dire che sotto l’aspetto strutturale corrisponde alla situazione attuale. Diversa sarebbe stata la situazione all’interno dell’edificio dove i benedettini avrebbero adattato la chiesa a tre navate esistente, ereditata dalla confraternita, al tipo della chiesa ad una navata con cappelle laterali trasformando, è solo un’ipotesi, le navate laterali in cappelle. Che l’intento dei benedettini sia stato quello di porre in particolare rilievo la navata centrale rispetto alle navate laterali si desume da un’attenta lettura del di Franco e per almeno due motivi. Per prima cosa si noti come lo stesso scrive «La nave poi di detta chiesa superiore (…)», invece di scrivere “la nave centrale o principale”, come sarebbe dovuto essere se la chiesa avesse denunciato apertamente una struttura a tre navate. Evidentemente il di Franco aveva sotto gli occhi una chiesa a navata unica o nella quale la navata centrale obliterava letteralmente quelle laterali, ridotte al rango di semplici “ale”. A conferma di quanto sopra si osservi la descrizione delle scale che portano alla chiesa superiore, che sono composte «di cinquanta scalini indiritto per ciascuna, e cinque nelle lor parti superiori di rimpetto l’una a l’altra, dove si terminano dette scale nel piano della Chiesa maggior di sopra avante l’altare del santissimo Sacramento» (di Franco 1606, p.4). Risulta evidente, quindi, che le scale non erano rettilinee, come sono ora, ma avevano forma di “L” terminando con gli ultimi cinque gradini nella navata centrale, davanti l’altare. Da questi particolari si comprende come l’attenzione dei fedeli era stata concentrata nella navata centrale, dalla quale bisognava necessariamente passare per scendere nella chiesa inferiore. Ne consegue che le navate laterali, che certamente esistevano, come denuncia anche la struttura muraria, erano state messe in secondo piano, anche se non è ben chiaro come. Forse le navate laterali erano state trasformate nelle “cappelle” citate nella relazione mediante la costruzione di setti murari secondo il tipo della chiesa dei SS. Severino e Sossio di Napoli, dalla quale provenivano i benedettini di Andria(19). Questa sarebbe una soluzione “estrema”, che si pone in contrasto con la facciata, pensata per un edificio a tre navate. O forse la separazione tra le “cappelle” era stata resa più diafana con dei varchi aperti nei setti, come nella chiesa di S. Gaetano a Bitonto (20), quasi coeva con la basilica di Andria. Oppure, ancora, le navate laterali erano rimaste aperte e libere e le “cappelle” delimitate semplicemente da balaustre. Comunque sia, bisogna dire che tutto questo è di secondaria importanza. Quello che risulta evidente è che la navata centrale era quella che dominava la chiesa e dalla quale partivano le scale per scendere nella chiesa inferiore e che all’epoca ancora non esistevano le cappelle laterali esterne del Crocifisso e di S. Benedetto ...

 [estratto da “Nuove ricerche sul santuario della Madonna d’Andria” di N. Montepulciano e V. Zito, in "Rivista Diocesana Andriese" Anno LIV - n. 2 - Maggio/Agosto 2011, pagg. 133-134]

Scrive ancora il Zito nella sottocitata e successiva pubblicazione:

Agli inizi del ’700 il santuario doveva avere ancora un aspetto rinascimentale medievaleggiante, con le pareti affrescate e le superfici lapidee dipinte, così come riferisce il Pacichelli in occasione del suo terzo viaggio in Puglia nel 1686 e com’è riscontrabile dai saggi effettuati e dai risultati delle demolizioni effettuate a partire dal 1911.
Con l’affermarsi anche in Puglia dei modelli artistici del barocco, al quale successivamente fu data ingiustamente un’accezione negativa, anche per il nostro santuario fu avviato un programma di interventi volti ad adeguare l’edificio religioso al nuovo gusto estetico.

 [estratto da “Il santuario della Madonna d’Andria, tra ’700 e ’800” in “Le tele di Tito Troja nel Santuario della Madonna dei Miracoli d’Andria” di Annalisa Lomuscio, Nicola Montepulciano, Luigi Renna, Vincenzo Zito, estratto dalla "Rivista Diocesana Andriese" Anno LV - n. 3 - Settembre/Dicembre 2012, pag. 158]
Il prof. Pietro Petrarolo così descrive l'interno:
"La Basilica è a tre navate, formate da due paraste d'ingresso, da dodici pilastri bistili con capitelli corinzi (6+6) e due piloni di sostegno della cupola, su cui si elevano quattordici archi a tutto sesto (7+7) di m 4,50 di corda, che si concludono con un arcone trasversale che divide il presbiterio dall'abside, posizionata sotto una luminosa cupola semisferica. Dodici sono le finestre delle navate, otto della cupola, più un finestrone centrale sulla parete d'ingresso, che illuminano sufficientemente la Basilica.
Partendo dall'ingresso, sul lato destro vi sono gli altari dedicati a S.Michele Arcangelo ... e a S.Nicola...; a sinistra gli altari dedicati a S.Mauro ... e a S.Placido ...
Tra il terzo e il quarto pilastro, entrando, si aprono in asse tra di loro due cappelloni: a destra quello dedicato a S.Benedetto ... e a sinistra quello dedicato alla Crocifissione. ... Il presbiterio è diviso dalle navate da una pregevolissima balautra ...[e] presenta un artistico altare maggiore in marmo policromo finemente intarsiato. ...
Completano l'arredo basilicale ... il grande affresco del 1853 (foto sotto), realizzato sulla parete tra la bussola interna del portale centrale e il finestrone, il battistero, a sinistra entrando, ... le tele tra gli altari laterali, ... il pulpito in legno ... . Particolare attenzione richiede il bellissimo controsoffitto a lacunari ...
"

[tratto da “Il Santuario di Santa Maria dei Miracoli” di P. Petrarolo, Sveva Editrice, Andria, 2004, pag. 53]

quadro di Sant'Agostino che sconfigge gli eretici

Infine (scrive ancora il Petrarolo) dal centro della navata merita d'essere ammirato
"il grande affresco del 1853, realizzato sulla parete tra la bussola interna del portale centrale e il finestrone, che raffigura S. Agostino che sconfigge gli eretici, con sullo sfondo un tempio ad architettura classica e gruppi di angeli, opera del pittore foggiano Raffaele Affatati [il dipinto in basso a sinistra è firmato esattamente "RAFFAELE AFFAITATI"] e per il quale, furono pattuiti 64 ducati, più vitto e alloggio gratis, e 6 ducati di regalia, in caso di approvazione da parte dell'arch. Federico Santacroce.
[Originariamente ivi c'era un altro quadro, infatti ...] nel 1810 ... una grande tela del pittore napoletano del '600, Sebastiano Conca [?], raffigurante Giuda Maccabeo vincitore di Nicàmore, fu [asportata dalla basilica e] donata, per nostra fortuna, alla Chiesa di S. Nicola, dove si trova tuttora sulla bussola interna del portale."

[tratto da “Il Santuario di Santa Maria dei Miracoli” di P. Petrarolo, Sveva Editrice, Andria, 2004, pagg.28, 56]


Se vuoi puoi vedere delle foto della basilica risalenti al 1930 e leggere interessanti notizie sulla costruzione scritte nel 1650, per effettuare importanti confronti.