G.di Franco: S.Maria de' Miracoli

Contenuto

Di Santa Maria de’ Miracoli d’Andria

del M.R.S. Don Giovanni di Franco da Catania
Dottor, Theologo, Canonico, Primario Capitolare della Chiesa Metropolitana di detta Città, & protonotario Apostolico

LIBRO PRIMO

Del sito, e nome della Valle ò Lama
della Madonna Santissima de' Miracoli
della Città d'Andria


CAPITOLO PRIMO


GIACE nella fertilissima provincia di Puglia del Regno di Napoli nel territorio della Città d'Andria discosto verso'l ponente intorno ad un miglio; una non men dilettevole, che fruttifera, valle detta da gli Antichi, Lama di Santa Margarita:[1] per rispetto d'una grotta quasi nel mezzo di detta valle nella riva verso il levante: dentro laquale v'è una pittura antichissima dell'effigie di questa santa Vergine, e Martire. Luogo di beneficio fundato altra volta sotto la giuriditione del monasterio di San Lorenzo d'Aversa dell'ordine di San Benedetto, sotto la Congregatione Cassinese (come è chiara fama, e per scritture antiche autentiche si mostra, laquale valle, benche per molti anni à dietro fosse stata habitata (come è publica voce, e per le caverne, e grotte, parte con l'arte, e parte dalla natura istessa fabricate hoggi si veggono, da diverse persone spirituali, al vivere romito, & solitario.
In processo poi di tempo; per la malignità di perversi, di quei buoni, e santi huomini spogliata; fù vestita di scelerati ladri, ed assassini: dove che di domestica, e santa, perla frequenza d'huomini civili, e virtuosi, quali à gara dalla detta Città, e d'altrove venivano per visitare questi santi servi di Dio Romiti, era prima: diventò tutta silvestre, & horrida: anzi in tutto inhabitabile, e fuori d'ogni humana conversatione; per cagione, che ivi come dicemo habitavano simili malvaggi dannevole peste di passeggieri. Piacque poi alla divina Providenza per gli suoi occulti, & riconditi giudicij, (come col suo Profeta Ezecchiele[2] haveva fatto chiaro, non voler la morte del peccatore, mà che si converta, e viva) rinvestir di nuovo questa valle; non solo di gratiosa, e degna prattica d'huomini honorevoli, & timorosi di Dio come prima era; mà d'altre gratie, e doni dotarla, & arricchirla: che la divenisse tutta bella, fruttifera, e gioconda quanto all'esteriore; & in tutto spirituale, e santa; & come un Paradiso di delitie, quanto all'interiore. Anzi (si così dir lice) come un celeste giardino, e tempio della divina Presenza.
E ben con raggione può oggi haver questi due gratiosi nomi esterni, & interni; cioè di Bella,e di Santa.[3] Bella, perche si è rimirata verso'l ponente, vi si scuopre alla bocca della valle una bellissima pianura, ornata di deliciosissimi giardini, e vigne molto ben coltivate, e fruttifere sotto'l dominio di quella: se dalla tramontana, & dall'ostro, si scorgeno fertilissimi territorij (soggetti pure à detta Valle) da pascolarvi gli animali, & da seminarvi: che rendono tutti il frutto, altri centesimo, & altri d'altra simile abondantissima misura.
E se poi dalla parte orientale verso la Città sudetta d'Andria: vi si porge avãti gli occhi un ricchissimo Tempio[4] fondato sopra quattro ampie mura di pietra viva, lavorate, nelle tre parti di fuori, verso la Valle, e de i lati, à ponta di diamante: con uno spaciosissimo soglio, & cortile avanti le tre porte; nelquale è fabricara una gran cisterna copiosa di freschissima acqua per dar ristoro à i lassi cittadini, e forastieri, che d'ogni tempo vengono in gran frequenza à visitar detta Chiesa.
Nelle parti poi di dentro, dal pavimento (quale è tutto di piastre di bianco e ben lavorato marmo, nella bocca di detta grotta, vi ascende una bellissima facciata, fondata sopra quattro pilastroni, tutta di pietra viva intagliata, e posta con grand'artificio ad oro, tramezzata e distinta con varij colori e nelli freggi dei cornicioni vi sono interposti diversi tavoloni coperti di piastre di voti d'argento conteste à diverse maniere, che per la loro varietà la rendono in ogni parte vistosamente ricca.
Vi sono poi incavate sopra li tre archi che soprastanno detti pilastroni, quattro finestre, nelle quali si collocano i calici, & altre argenterie, che in gran copia sono offerte da' fedeli per loro voto, ó divotione. sopra de quali fenestre, nel freggio sotto il cornicione principale, è scolpito à lettere d'oro l'Epitafio dell'inventione, ò manifestatione della miracolosa effigie della Regina del Cielo, il cui autore (come è fama fù un eccellente dottor di legge detto Antonio Mancello[5], & è questo
PARVM IN ABSCONDITO SACRVM OBLIVIONI RELICTVM, MEMORI PIETATIS VIRGINI: PIORVM AVXILIO MAGNVM
REPONITVR, ET PATENS. DIE PRIMI SABBATHI IVNII. ANNO SALVTIS M. D. LXXVI.[6]
Picciol luogo veramente era questa bassa, & oscura grotta, mà sacrato à Dio, e sua Beatissima Madre: e per l'antichità di tempi ascoso tra gli arboscelli, e macchie à guisa d'una rosa tra le spine: posto in oblio dalle humane menti. Ma per voler divino poi nell'anno 1576. (come più diffusamente si dirà appresso) al primo Sabbato, cioè dalla prima settimana, qual fù in quell'anno à doi del mese di Giugno, fù fatto manifesto à i miseri mortali questo aureo soggiorno: e con l'aita degli huomini devoti, e pij, di mano aggiutatrice, e caritatevole, è stato formato un grande, e famoso Tempio, dedicato al dolcissimo nome di essa gloriosissima Vergine MARIA. ricordevole della pietà di quei, che con ardente affetto di divotione se le danno. Questo dunque è quanto contiene in breve il sopradetto epitafio.
Da i lati poi di detta facciata, e grotta sono due gran porte, dalle quali s'ascende þ due spaciose scale di cinquanta scalini indiritto per ciascuna, e cinque nelle lor parti superiori di rimpetto l'una à l'altra, dove si terminano dette scale nel piano della Chiesa maggior di sopra avante l'altare del santissimo Sacramento: perlequali scendeno & sagliono i viandanti, & divoti dicendo l'Ave Maria, il Parer noster per ciascuno scalino (acciò conseguiscano quelle gratie, che à quei, che ciò fanno sono, sono concesse) per visitare detta Grotta. à guisa de gli Angeli di Dio;[7] quali il Patriarca Giacobbe vidde in sogno scendere, e descendere per quella scala, che stava sopra la terra: la cui cima toccava'l Cielo, & il Signore stava appoggiato à quella. Così à punto sono fondate dette scale sopra il pavimento del sudetto Tempio, di sotto dedicato alla Beatissima Vergine, quale è quella terra santa Benedetta del Signore secondo il Profeta,[8] è così tolse la cattività di Giacobbe, poiche produsse'l legno della vita Christo Redentor nostro e toccano per termine il pavimento del tempio superiore, qual'é come un Cielo, e scabello di santi piedi del verbo incarnato, che sta appoggiato à dette scale, per dar la gratia à quei fedeli Christiani, che mondatisi dalla lor colpe a basso co'l santo sacramento della penitenza. con l'intercessione della gloriosa Regina del Mondo sagliendo per dette scale, gli cibba co'l suo precioso corpo, e sangue nel dargli il santissimo sacramento dell'Eucaristia: qual sta collocato nell'altare maggiore di sopra mezzo al choro. sopra ilquale è una altissima cupola fondata sopra quattro archi, e pilastroni.
Nel mezzo però di dette due scale vi sono due portoni di rìmpetto l'una all'altra per lequali si entra in una capanna, laquale è mezzo tra la cappella, e grotta della Beatissima Vergine: à cui le soprastà & il choro, qual tiene di sopra nella sua lamia sostentata da quattro pilastri, ne i quali è nelle mura intorno sono depinti tutti i misterij della Passione del Redentor del mondo.
Nella parte verso'l levante vi l'altare di detta cappella, sopra il quale é un devotissimo Crucifisso di stucco, qual drittamēte stà sopra all'altare della Cappella da basso della sua Beatissima Madre, e della parte di sopra nel chor Ovi è l'altare maggiore, dove e'l santissimo Sacramento come è detto; ma nella parte occidentale, dove sono le sudette quattro fenestre, che corrispondeno alla sopradetta facciata da basso, dalle quali riceve il lume la capanna, & avanti à quella di mezzo alquanto maggiore, vi é una statua di Giesù Signor nostro morto di stucco, dentro un'ornatissimo sepolcro stuccato, e toccato d'oro, che oltra la grande divotione, che rende alle menti di quei che lo visitano, mostra ancora una vaga bellezza a gli occhi de' risguardanti, e così vien à farsi una soavissima harmonia spirituale in queste tre cappelle, & altri, che in quel di sotto v'è l'assistenza nell'imagine della Gloriosa Madre del Signor nostro, & in quel di mezzo é l'imagine, e figura d'esso Redentor del mondo, ma nel maggiore di sopra v'è il figurato, cioè il sacratissimo corpo reale del Salvator nostro nel santissimo sacramento dell'Eucharistia, dove è collocato.
La nave poi di detta chiesa superiore, è in volto fondato etiandio sopra otto altri pilastroni, lavorati di pietra viva, con quattro cappelle, & ale per ciascun di due lati, e dui portoni dalle bande nel mezzo di dette cappelle, lasciãdone due per parte, per un de quali verso mezzo giorno s'entra in un famosissimo Monasterio, anchor che non compito. nelquale habitano quei Reverendi Monaci dell'ordine di San Benedetto sotto la Congregatione Casinese. quali di continuo officiano, e servono detta chiesa, e conferiscono i santi sacramenti. à quei ch'à tal fine qui di continuo vengono per loro voti ò divotione, e salute.
Nell'altro portone poi verso tramontana vi sono gran numero di stanze intorno, hà vna grandissima piazza, con una abondantissima piscina, o cisterna nel mezzo alla commume commodità di tutti, si distende poi il tempio verso il levante alla porta maggiore. nel mezzo hà due porte picciole da i lati, lequali tutte tre sboccano sotto un portico fondato sopra quattro colonne di pietra viva, nel quale stanno i poveri à chieder l'elemosina da quelle larghe, e pietose mani, che per acquistarne cento per uno in questa vita, e l'eterna mercede poi nella gloria del Cielo, gliene porgono, conforme alla divina promessa fatta per la verace bocca del nostro Salvatore, è promolgata da suoi Evangelisti, San Matteo, e San Marco.[9]
Finalmente poi dalla sudetta Piazza avanti la Chiesa verto il levante, si distende una larghissima strada, quale si termina alla Città d'Andria, nella cui diocese e il detto luogo è chiesa.
[10] Ma hauendo alquanto ragionato della bellezza esteriore di detta valle, e Tempio: fà di mestieri far chiare le doti interiori, e gratie, con le quali la divina bontà s'è degnata adornarla. perloche è detta oggi Valle devota, e pia: Valle di lagrime, e sospiri, già per gli dolori che in essa si sentivano da prima quand'era profana, & disleale: mà si ben di compuntioni, e cordogli interni, di santa contritione, e penitenza: poiche parte perle gratie, che quivi ottengono i fideli dalla divina mano, con l'intercessione della Regina del Cielo: e parte per la conversione di peccatori, di mala in buona vita, mediante'l santo Sacramento della Penitenza, ch'in essa riceveno: la onde prorompono a degni pianti di perdono, & à gridi, & ad altri simili atti di huomini penitenti, e contriti: è veramente oggi con ragione chiamata Valle sacrata, e santa.
[11] Onde per dar principio à si famosa, e santa Istoria: invocato prima il dolcissimo nome di GIESU, nelquale l'Apostolo Paolo dice doversi piegare le ginocchia ogni uno, in Cielo, cioè adorandolo i Beati, come loro glorificatore: in terra ringratiandolo noi fideli viatori, come nostro Redentore, e nell'Inferno temendolo gl'infelici dannati spiriti, come giusto loro Giudice, e punitore: Quali (secondo l'Apostolo San Giacomo)[12] lo credeno, e ne tremano.
Invocato parimente quel gratioso nome della Gloriosissima, e sempre Vergine, e madre di Dio, MARIA, qual con gran sapienza fù detta dall'Ecclesiastico[13], Aquedutto del paradiso. poiche à guisa d'un corporale Aquidotto per loquale il fonte narurale sparge copia d'acque nell'arida terra: così apunto il fonte delle gratie Christo Giesu sparge verso noi terra secca di devotione, e di bontà, l'abondantissim'acqua delle gratie, si nell'anima, come anco nel corpo. e verso quelli specialmente quali habitano per stanza, ò vengono da diverse parti del mondo, in questa sacratissima Valle di lagrime.
[1] Descrittione della Valle della Madõna Santissima d'Andri.







[2]Ezech.18.


[3]Confini di detta Valle.


[4]Descrittione della Chiesa da basso dove è la Cappella di N. Signora.






[5]L'Auttor del Epitafio della invētione della Beata Vergine.

[6]Ispositione de l'epitafio





[7]Gen. 28.


[8]
Comparatione delle scale della chiesa, con la scala di Giacobbe. Psal. 84
















[9]Atth. 19.
Mar. 10.

[10]Delle doti, e gratie, che il Signore hà dato à detta Valle


[11]Invocatione dell'autore à Christo, e S. Maria.
Phil. 2.
[12]Iaco. 3.

[13]Eccl. 24.

dall’opera di
G. di Franco, “Di Santa Maria de’ Miracoli libri tre”, stamperia Tarquinio Longo, Napoli, 1606,, pagg.1-8]