Annunciazione, col Carafa - sec.XVI

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Annunciazione col Carafa
["L'Annunziata, con V. Carafa" - Andria, Museo Diocesano "San Riccardo"]

L'Annunziata e Vincenzo Carafa

Percorso museale virtuale

Il quadro (un olio su tavola di m 1,80 x m 1,38, trasportata su tela nel restauro del 1972) era posto sull'altare dell'Annunciazione, un tempo laterale sinistro, nella cripta di Santa Maria dei Miracoli; ora è conservato nel Museo Diocesano "San Riccardo" di Andria.
Pur non avendo collegamento alcuno con la pittura delle chiese rupestri, essendo databile alla fine del secolo XVI, esso era collocato in quella cripta a ricordo della miracolosa guarigione che Vincenzo Carafa ottenne dalla Vergine dei Miracoli nel 1590.

Scrive infatti il Merra nelle sotto citate sue "Monografie Andriesi":

"... l'altro [altare della cripta], che aveva balaustrina di marmo bianco, e stemmi di casa Carafa, è sacro all'Annunziata, grande e pregiatissimo dipinto in tavola, in cui è sommamente rimarchevole il volto della Vergine di una bellezza angelica, che t'innamora, ed il ritratto di D. Vincenzo Carafa, Priore d'Ungheria, dell'Ordine Gerosolimitano, e figlio di Fabrizio IV, Conte di Ruvo, ed utile signore d'Andria.
... Questi ammalatosi nella Spagna, ove trovavasi per taluni affari presso Re Filippo, fe' voto alla Beatissima Vergine dei Miracoli, e per tale voto impetrò la guarigione, l'anno 1590. Tutto ciò rilevasi dalla seguente iscrizione, incisa in marmo sull'altare, e scopertasi nell'anno 1885.
"

" Vincentius Carafa Hungariæ Prior. Ordinis Hierosolimitani. Fabritii IIII Ruborum
Comitis. Et primi Andriæ Ducis filius. Olim Ductor Italorum peditum trium mille
in expugnatione provinciarum Lusitaniæ. In bello autem FIandriæ Equitibus ducentis
præfectus et in Regno Neapolitano peditum sex millibus. Atq[ue] in presenti Centum Equi
tum dux. Et a Regis status et belli consiliis. Egrotans in Iberia ubi apud Philippum His
paniæ regem nonnullis impediebatur negotiis vovens huic Andriensi Beatissimæ
Virgini de Miraculis. Pro voto salutem impetravit M.D.XC
"

[testo tratto da "Monografie Andriesi" di E. Merra, Tip. Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol.II, pagg. 327, 462]


["L'Annunziata" in una foto del 1937 della Soprintendenza ai Beni Culturali]

Si riporta a lato una foto scattata nel luglio del 1937 da A. Ceccato per conto della Sovrintendenza ai Beni Culturali; molto danneggiato appare l'insieme (con la tavola inferiore notevolmente slittata a destra). L'immagine, comunque, mostra alcuni elementi pittorici (come il viso della Vergine allora integro e parte delle ginocchia dell'angelo) non più presenti dopo il restauro, avvenuto trentacinque anni dopo e, purtroppo, successivamente ad un ulteriore degrado.


Osservando ed analizzando con gli alunni a scuola l'espressività del dipinto, venne fuori questa succinta descrizione:

"Accolgono le mani
umilmente rivolte alla Voce
l’inatteso annuncio.
Fissano gli occhi l’angelico volto ed il giglio
e attendono conferma d’incondizionata illibatezza.

Mostrano i gesti sorpresa
e un sentire il Mistero
che si compie all’Assenso, espresso
con tutto il suo essere di Vergine
or Madre dell’Altissimo.

Nella scena, d’un reale ineguagliabile,
a Maria Dio dona il suo Spirito
e in lei, ecco già risiede, piena di grazia,
eccelsa tra le donne d’ogni dove.

Il Carafa (nell’icona ai suoi piedi prostrato)
la devozione riflette dell’andriese gente,
che alle grazie su tutto e ai miracoli
le ginocchia piega e con fede supplica
delle offese implorando il perdono
al Cristo per Lei tra noi sceso,
misericordioso sempre.
"

Annunciazione di Guido Reni - Museo del Louvre
["Annunciazione", di Guido Reni - Parigi, Museo del Louvre]

Di questo dipinto su tavola trasportato su tela Mons. Lanave stese una breve relazione a pag. 80 del suo testo (più volte citato) "Ho raccolto per voi".

"L'ANNUNZIATA E VINCENZO CARAFA - (di pittore napoletano del sec. XVI)
Il quadro rappresenta la Madonna Annunziata e Vincenzo Carafa che devotamente la ringrazia per la guarigione ottenuta nel 1590 da grave malattia, che lo colse appena tornato dalla battaglia di Lepanto, ove fu tra i responsabili.
Viene dalle cantine del convento degli agostiniani, ove giaceva in tre pezzi di legno e frantumi. Il pezzo dove era dipinta la Madonna era stato corroso e mangiato. Perciò non fu possibile ricavare il volto della Madonna. Fu invece possibile salvare la figura del Carafa trasferendola dal legno alla tela. Allo stesso modo si salvò l'immagine dell'angelo.
Il quadro faceva parte dell'altare dell'Annunciazione nella grotta di S. Maria dei Miracoli.
Il restauro fu compiuto dalla Soprintendenza di Bari nel 1972.
Olio su tavola trasportata su tela - m. 1,80 x 1,38.
"


Cenni di critica

La classica posizione occidentale di porsi in preghiera su un inginocchiatoio da camera e il libro aperto sul piano di lettura fa immaginare che la Vergine Maria sia assorta nella recita di qualche salmo, quando un angelo apparso improvvisamente la spinge a sollevare le mani per la sorpresa e richiama la sua attenzione. Questi con la destra le indica lo Spirito Santo che, dopo il suo assenso, farà germogliare in lei il Messia, mentre con la sinistra, per tranquillizzarla d’ogni remora ed ombra, le porge i tre gigli simboli di assicurata illibatezza.
Il Carafa, prono nella parte destra del dipinto, si intromette prepotentemente nella scena, perché il suo bisogno di ringraziare la Vergine per lo scampato pericolo, impelle, adombra e, purtroppo, mènoma l’equilibrio temporale e prospettico dell’insieme (come spesso accade quando il devoto offerente è introdotto nella rappresentazione).

Che il quadro sia stato dipinto tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento non è solo la vicenda storica a determinarlo. Il caratteristico drappeggio degli abiti e i loro ornati, gli addobbi della scena, l’accenno di panorama dalla finestrella, il magistrale uso del colore negli effetti cromatici chiaroscurali indicano chiaramente che questa tavola è stata realizzata nel periodo rinascimentale con evidenti primi accenni di manierismo.

Pregevole appare il quadro per la bellezza dei lineamenti dei volti (non adolescenziali), la raffinata eleganza del tratto e la potenza del disegno, fusi con la delicatezza del tocco e delle tonalità chiare, nonché per la sensibilità e passione espressa; lo si pone a fronte di un dipinto di Guido Reni (realizzato tra il 1626 e il 1629 per Maria de' Medici e conservato al Museo del Louvre - immagine a lato) solo per evidenziare le comuni caratteristiche strutturali e cromatiche, al di là della pur diversa elaborazione del tratto.


Per finire si trascrive una poesiola dei tempi in cui fu realizzata questa Annunciazione, onde ricordare, a confronto e lettura, quali erano, i commenti, le espressioni artistiche del tempo sia nella pittura, scultura e architettura che in letteratura: "ad effetto", dal manierismo al barocco.

Di piume d'oro un Messaggiero alato,
Co'l volto fiammeggiante, ornato, e bello
Venne dal Ciel, dal Padre Dio mandato,
Che dal fatto chi mossi Gabriello,
In casa di Maria, po che fu entrato,
Ave, gli disse, nel tuo ventricello,
Vuole, incarnarsi Dio, sù dagli il core.
Ecco, disse, l'Ancilla del Signore.

[testo tratto da " Ghirlanda di mistiche rose per intrecciare le pretiose chiome della Sacratissima Vergine Madre", di Antonio Agostino Codreto, Carmagnola, per Bernardino Colonna, 1661, pag. 294]