Un esperimento “scientifico” nel Palazzo Ducale ai primi del '600

Contenuto

Premessa

Si trascrive uno stralcio dell'opera scientifica “Musurgia Universalis, sive Ars Magna consoni et dissoni”, di Atanasio Kircher (lat.: Athanasius Kircherus), perché riporta viva testimonianza di un esperimento organizzato nella prima metà del Seicento nel Palazzo Ducale di Andria, probabilmenmte nell'ampio giardino pensile prospiciente Largo Catuma.

L'autore aveva già pubblicato lo stesso esperimento qui trascritto in un'altra sua opera scientifica precedente, “Magnes, sive De Arte Magnetica”, nelle pagine 883-884 della prima edizione del 1641, Lib.III., pars. VIII., "Magnetismus Musicæ", questio II., Cur Tarantismo laborantes nullo alio nisi harmonico medio, sive sola musica curari possint?.

Si fa presente che il grassetto, il sottolineato e la traduzione, nonché tutte le parole tra parentesi quadre, non sono presenti nel testo originale, ma sono una evidenziazione o precisazione di Sabino Di Tommaso, autore della presente pagina.

daMvsvrgia Vniversalis
sive
Ars Magna
consoni et dissoni

di Athanasii Kircheri
Fvldensis Bvchonii, Soc. Iesv Presbyteri (1602-1680).

copertina e 3^pagina

Tomus II.
Lib. IX. Magia Consoni, & Dissoni
Caput IV.
De Tarantulæ morsu intoxicatorum cura prodigiosa per Musicam.

(stralcio da pag. 219)

[trascrizione del testo originale in latino]

… … …

Est præterea hoc vel maximè admiratione dignissimum, quod hoc venenum idem præstet in homine ex similitudine quadam naturæ, quod in Tarantula proprio sibi subiecto; sicut enim venenum musica excitatum continua musculorum vellicatione hominem ad saltandum excitat, sic & ipsas Tarantulas; quod nunquàm credidissem, nisi suprà citatorum testimonio Patrum fide dignissimorum id compertum haberem.

Scribũt enim huius rei experimentũ in civitate Andria in Palatio Ducali corã uno ex Patribus nostris, totaque præterea Aula factum esse.

Nam Ducissa loci, ut hoc admirabile naturæ prodigium lucentius pateret, Tarantulam data opera inquisitam, conchæ aqua refertæ, atque in ea supra festucam tenuem libratam imponi, mox cytarædum vocari iussit,

quæ primo quidem ad sonum cytharæ nullum motus dedit vestigium, mox tamẽ ubi sono humori proportionato præludere cœpit, bestiola frequenti pedum subsultatione, totiusquè corporis agitatione, saltationem non affectavit dumtaxat; sed & verè ad numeros harmonicos subsiliendo eam verè expressisse visa est; cessante quoque cytharædo cessavit & subsultare bestiola; hov verò quod præsentes tanquàm exoticum in Andria mirabantur, Tarenti postmodum ordinarium esse compererunt.

Ubi sonatores, qui musica sua hoc malum etiam publicis Magistratus stipendijs ad pauperum remedium, solatiumque conducti curare consueverunt, ad curas patientium certius faciliusque accelerandas primò ex infectis quærere solent, ubi, quo loco, aut campo, & cuius coloris Tarantula erat, à qua morsus ipsis sit inflictus.

Quo facto indicatum locũ protinus, ubi frequentes numero, atque omnis generis Tarantulæ retium texendorum laboribus incumbunt, accedere solente Medici cytharædi, variaque tentare harmoniarum genera, ad quæ, mitum dictu, nunc has, nunc illas saltare, non secus ac in duorum polychordorũ æqualiter cõcinnatorũ personatione, illæ chordæ quæ similes sibi fuerint tono, & æqualiter tensæ moventur, reliquis immotis, ita & pro similitudine & conditione Tarantularum, nunc has, nunc illas saltare comperiunt, cùm verò eius coloris Tarantulam quæ à patiente indicata fuerat in saltum prorumpere viderint, pro certissimo signo habent, modulum sa habere verum & certum humori venenoso τη ταραντίζοντος proportionatum, & ad curandum aptissimum, quo si utantur, infallibilem curæ effectum se consequi asseverant.

… … …

 [testo tratto da “Mvsvrgia Vniversalis sive Ars Magna consoni et dissoni”, di Athanasii Kircheri, Tomus II., Romæ, Typis Ludovici Grignani, Anno MDCL., pag. 219,
dall'originale della Bibliotheque de la Ville de Lyon, attualmente (2016) pubblicato su internet da "BnF Gallica"]

[traduzione libera in lingua italiana]

… … …

Merita grandissima attenzione il fenomeno che questo veleno della Taranta, per una certa analogia naturale, mostra nell’uomo lo stesso effetto che in essa; come il veleno eccitato dalla musica incita l’uomo alla danza con una continua stimolazione dei muscoli, così anche per le stesse Tarante; non avrei mai creduto a tale comportamento se non l’avessi appreso dalla testimonianza dei suddetti Padri degnissimi di fede.

Essi infatti scrivono che fu attuato un esperimento del genere nel Palazzo Ducale di Andria, davanti a uno dei nostri Padri, ed anche di tutta la Corte.

Infatti la Duchessa della Città, per mostrare nel modo più eclatante questo ammirabile prodigio della natura, ordinò che, cercata allo scopo una Taranta, e posta su una leggera pagliuzza galleggiante in una bacinella colma d’acqua, fossero indi chiamati i citaredi.

Al suono della cetra inizialmente la Taranta non diede alcun segno di movimento, tuttavia, appena la musica iniziò a sintonizzarsi col suo corrispondente umore, (la bestiola) non soltanto prese a saltare con frequenti vibrazioni delle zampe e agitazione del corpo, ma addirittura fu vista danzare veramente saltando con ritmo; se il citaredo cessava di suonare anche la bestiola smetteva di saltellare; in verità ciò che gli spettatori in Andria allora ammiravano come stravagante, in seguito seppero che a Taranto era un avvenimento comune.

Infatti i suonatori di Taranto, che anche in qualità di pubblici Magistrati stipendiati, solitamente si recavano a curare questo male con la loro musica come rimedio e sollievo per i poveri, per accelerare la cura dei pazienti in modo più certo e più facile, dapprima solitamente chiedono agli avvelenati in quale luogo o campo fosse la Taranta che li ha morsi, ed il suo colore.

Fatto ciò i medici citaredi si recano subito nel luogo indicato, dove diverse specie di Tarante e in gran numero tessono le loro tele; ivi tentano vari generi di melodie, alle quali, incredibile a dirsi, or queste or quelle saltano, e non altrimenti di come si riconoscono le corde della stessa tonalità e tensione di due strumenti policordi dal loro vibrare assieme, mentre le altre restano ferme, così scoprono quali tarante saltano con un particolare sonata, quali con un’altra; e appena vedono saltare una Taranta del colore indicato dal paziente, è segno certissimo di aver individuato così il modulo melodico esattamente sintonizzato con l’umore velenoso del tarantato e adattissimo a curarlo, suonando il quale essi asseriscono di conseguire un sicuro effetto benefico.

… … …


Considerazioni

È ipotizzabile che il Kircher venne a conoscenza dell'esperimento avvenuto nel Palazzo Ducale di Andria dopo il 1633, anno in cui si trasferì definitivamente in Italia, a Roma, come docente (dal 1638) di matematica, fisica e lingue orientali, dove poté facilmente incontrare i Padri che avevano asssistito a tale esperimento, e dove nel 1640 scrisse la qui citata opera “Magnes, sive De Arte Magnetica opus tripartitum”.

Nel testo si afferma che fu la Duchessa di Andria a organizzare nel suo Palazzo l'esperimento descritto dal Kircher.
Probabilmente la straordinaria osservazione scientifica avvenne mentre era duchessa Donna Emilia Carafa, dal 1619 sposa del 4° Duca di Andria (tale dal 1621) Don Fabrizio Carafa (1599-1626); la stessa viveva ancora, col titolo di Duchessa, durante il governo del figlio Antonio (5° duca dal 1621), rimasto nubile fino alla morte, nel 1644.
Tuttavia, poiché il Kircher dice di aver appreso l'avvenimento di Andria non dalla viva voce dei Padri, ma dai loro scritti ("scribunt"), ciò può anticipare la data dell'accaduto al periodo in cui era 3° Duca di Andria dal 1590 Don Antonio Carafa (1583-1621) e Duchessa dal 1598 Donna Francesca di Lannoy, morta nel 1656.

Quasi certamente l'avvenimento ebbe una grande valenza folkloristica e ricreativa, in quanto alla straordinareità dell'evento si combinava l'esecuzione di varie musiche "Antidotum Tarantulæ", che invitavano gli astanti a muoversi anch'essi al loro ritmo e a gioiosamente danzare, a passare insomma una giornata di festa con gli amici e i nobili di Corte, in festini che frequentemente in questo sontuoso Palazzo i Carafa organizzavano.

da "Magnes, sive De Arte Magnetica", fol. 872-874