Riapertura al culto del 29 Set 2016: Intervento arch. Mario Loconte

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Solenne riapertura al culto della Chiesa - 29 Settembre 2016
Intervento dell'arch. Mario Loconte



Buonasera e benvenuti.

Porgo un cordiale saluto al Vescovo Mons. Luigi Mansi, a tutto il clero, al Sindaco avv. Nicola Giorgino, alle autorità presenti, alle maestranze, alla comunità parrocchiale qui riunita e rappresentata dai carissimi don Francesco Di Corato e don Franco Santovito a cui rivolgo sin da ora i miei ringraziamenti per l’opportunità concessami per la redazione di un progetto di restauro che ha coinvolto non solo la mia mente, ma soprattutto il mio cuore verso un monumento che oggi insieme riconsegniamo alla storia della città di Andria.

Il primo gennaio dei 1883 con una celebrazione come questa veniva inaugurata l’attuale chiesa di S. Michele Arcangelo e S. Giuseppe costruita nello stesso luogo dove si ergeva una chiesa particolarmente umida e più piccola nota come S. Michele a Lago. Dopo quasi un secolo e mezzo viviamo una celebrazione memorabile con la quale riconsegniamo questo monumento al nostro presente, ma soprattutto al nostro futuro.

Il restauro costituisce per definizione “il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro”.

Quando quindi parliamo di un monumento riconosciamo implicitamente un doppio valore, quello storico e quello artistico. Questa duplice polarità ci impone una attenzione particolare ed un metodo di intervento che non possono essere quelli di una comune ristrutturazione. La materia ovvero la consistenza fisica, acquista un’importanza primaria in quanto rappresenta il luogo stesso della manifestazione dell’immagine che trasmettiamo al futuro. Detta trasmissione deve “mirare al ristabilimento dell’unità potenziale dell’opera d’arte, senza commettere un falso artistico o un falso storico, e senza cancellare ogni traccia del passaggio dell’opera d’arte nel tempo.”

Il momento conoscitivo dell’opera è fondamentale nel restauro. Esso non può prescindere dalla conoscenza della consistenza materica, dell’istanza storica ed estetica. Tale approccio conoscitivo è diretto sul manufatto, inteso quale libro di pietra, e indiretto attraverso lo studio delle fonti.

In questa direzione è stato svolto il progetto di Restauro e Risanamento Conservativo della Chiesa S. Michele Arcangelo e S. Giuseppe di Andria, cercando attraverso lo studio diretto del manufatto, del sito e della relazione con il luogo, indiretto, attraverso l’analisi della storia, di elaborare un progetto per il quale si è posto l’imperativo morale della conservazione.

Mi piace ricordare una dichiarazione fatta da Henry Grègoire Vescovo costituzionalista del XVIII secolo il quale diceva: “I barbari e gli schiavi detestano le scienze e distruggono i monumenti delle arti, gli uomini liberi li amano e li conservano”.

Per noi cristiani, il valore della conservazione è ancora più elevato in quanto attraverso essa assicuriamo la “casa” nella quale ogni comunità cristiana cresce nella fede in Cristo.

     

Vengo agli aspetti più tecnici dell’opera di Restauro e risanamento conservativo.

Il progetto di restauro è stato elaborato considerando tre blocchi di intervento.
Il primo, è stato quello relativo al restauro dell’aula liturgica e degli ambienti laterali al piano terra. La problematica riscontrata sin dalle prime fasi di rilievo è stata quella dell’umidità di risalita capillare che oltre a produrre un’aria malsana, aveva provocato un diffuso e significativo processo di esfoliazione degli strati superficiali oltre al distacco degli intonaci. Il pavimento era letteralmente imbevuto, consumato e carico di macchie scure dovute al contatto diretto con il terreno. È stato quindi rimosso il vecchio pavimento, eliminato lo strato di terreno superficiale e successivamente si è proceduti alla realizzazione di un nuovo piano di calpestio, isolato e tecnologicamente efficiente. L’impianto di riscaldamento è a pavimento.

Il disegno della pavimentazione riprende tutta la struttura geometrica delle paraste e delle cornici in elevato secondo un disegno che valorizza la geometria dell’esistente con un materiale, il botticino crema antichizzato che ben si equilibra con il basamento lapideo perimetrale e con gli stucchi delle colonne in finto marmo.

Durante le operazione di scavo e stonacatura è riemersa una apertura che abbiamo recuperato nel piccolo fornice laterale destro. Attraverso essa si è recuperato l’asse trasversale della navata accentuato dal rosone centrale del pavimento riproposto secondo il disegno originario.

In secondo luogo abbiamo proceduto al risanamento delle murature in elevato attraverso il rifacimento degli intonaci compresi gli interventi specifici di restauro delle opere e degli elementi ornamentali in materiale lapideo, nonché delle opere pittoriche e di decorazione (stucchi e cornici).

Fondamentale lo studio cromatico di tutto l’involucro interno attraverso il quale si è voluto valorizzare la leggibilità dei prospetti interni con il giusto rapporto tra nodi strutturali, ovvero paraste, cornici, capitelli e pareti di fondo. Il bianco valorizza e individua i nodi strutturali, l’importante cornicione perimetrale, sul quale alloggia tutto l’impianto di illuminazione. II fondo delle pareti, la volta, i fusi di volta riprendono in secondo piano un fondo più scuro, ma delicato per creare il giusto equilibrio rispetto a tutto l’apparato artistico-decorativo.

Le tele (quelle di S. Michele, sull’altare maggiore, quella del transito di S. Giuseppe sull’altare laterale a destra, quella di S. Nicola da Tolentino, sull’altare laterale a sinistra e quella della Madonna delle Grazie, nel primo fornice a sinistra) hanno ritrovato la loro originaria collocazione.

Lodevole il risultato raggiunto nel recupero delle opere in legno, le porte del presbiterio, il bussolone e la struttura dell’organo.

Relativamente al presbiterio, importante evidenziare il nuovo posizionamento dell’altare, che oltre ad essere posto in continuità con l’asse longitudinale accentrante della navata, è posto in asse verticale, con il centro della cupola celeste che sormonta l’intero presbiterio.

Prima del completamento dei lavori interni si è inoltre proceduto alla messa in protezione delle coperture, già interessate da fenomeni di infiltrazione, attraverso la posa di un nuovo strato di guaina bituminosa. Sono inoltre stati messi in protezione i muri d’attico, attraverso la posa della pietra cursi sull’intero perimetro murario.

Il secondo blocco dei lavori ha riguardato il restauro delle facciate esterne, del sagrato e del campanile ponendo particolare attenzione alla valorizzazione della materia, attraverso il rispetto della leggibilità del tufo e della pietra. Dopo una accurata pulitura del tufo, fortemente colpito dai segni del tempo, si è proceduto previo consolidamento, alla scialbatura a calce secondo un rapporto cromatico, che, come l’interno rende ben visibili i punti nodali della facciata, ovvero paraste, cornici, cornicione, capitelli, timpano, differenziati cromaticamente rispetto alla muratura di fondo sulla quale è ben visibile la trama del tufo con il suo colore naturale e i suoi ricorsi secondo l’intenzione dell’epoca originaria.

Il terzo blocco di lavori, ha riguardato infine tutta la sistemazione degli ambienti di servizio (uffici, archivi, aule, ecc. ...) presenti nei due corpi di fabbrica laterali alla chiesa.

     

       Sento il dovere di esprimere la mia gratitudine a tutte le maestranze che hanno collaborato a questo grande progetto:
- l’impresa IEVA MICHELE di Cagnetti Riccardo e Ieva Federico, grazie Pasquale, grazie Riccardo per la competenza, l’attenzione, la sensibilità, la pazienza riposta in tutte le fasi lavorative;
- Pasquale Cristiani per il lodevole lavoro di restauro delle opere lignee;
- la ditta Ruta-Alicino per le opere di pitturazione-decorazione interna;
- Pasquale e Giuseppe di Teo per le opere nuove di falegnameria;
- la ditta Tondolo-Sgaramella per l’impianto idro-termico;
- Miani Vincenzo e Nicola per il recupero e restauro dei banchi;
- la ditta Germinario Marmi per le opere in pietra, Giuseppe Antonella, Luigi e Vincenzo.

Grazie all’ing. Sabino Mansi che sempre mi supporta per la progettazione dell’impianto termico, idrico ed elettrico. Grazie per la tua sempre elevata competenza.

Grazie all’ing. Pasquale Losito che sin da subito a mostrato particolare attenzione a questo progetto e, in qualità di Presidente della commissione Diocesana per l’arte sacra e i beni Culturali, ha sempre monitorato il proseguo di tutto il percorso dei lavori.

Ringrazio nuovamente don Franco Santovito e tutta la comunità di S. Angelo, per avermi accolto con fiducia in un percorso lavorativo che ci legherà per sempre. Grazie don Franco per la pazienza, il coraggio e la costante collaborazione. Ci sono stati momenti difficili, ma mai abbiamo abbandonato la speranza. Ci abbiamo creduto e questo giorno è arrivato, ripagando ogni ansia e sacrificio.

Grazie!