rione Cattedrale→ Via "Arco Di Monsignore" oggi Via R. D'Urso

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Via Riccardo D'Urso    Via Riccardo D'Urso - Arco di Monsignore

Via "Arco Di Monsignore" oggi Via Riccardo D'Urso

La strada, serpeggiante, conduce da via Carlo Troya a Via De Anellis e, col nome di Mons. Di Donna (già Via del Campanile), perviene dianzi al Campanile della Cattedrale.

Perché la strada, un tempo si chiamava "Arco di Monsignore"?  Non ho trovato riscontri, per cui mi piace pensare alla seguente storia, narrata da G. Ceci nel suo opuscolo "Un monastero di Benedettine in Andria", ripresa dai testi di altri autori di storia locale.
"Monsignor Andrea Ariani, eletto vescovo di Andria nel 1697, aveva intrapreso non appena entrato in residenza, il restauro e l'ampliamento dell'episcopio con rinforzare fra l'altro l'angolo tra settentrione e ponente, dove si legge tuttora la data 1698, e prolungare per breve tratto il lato prospiciente al monastero della Trinità. Le Benedettine ricorsero il 9 luglio 1700 alla Congregazione dei Vescovi contro la nuova opera, asserendo che da una delle finestre di essa si poteva guardare in quella di una delle loro celle e fino penetrarvi, mettendo tra l'una e l'altra una tavola su la via larga soltanto nove palmi. Fu delegato ad istruire monsignor Fabrizio Susanna, vescovo di Montepeloso, il quale su piante da lui fatte rilevare diede ragione alle Benedettine.
Ma dimostrati i gravi errori di quelle piante con attestati del Clero e dell'Università di Andria, compilati su perizia di provetti maestri muratori, mons. Ariani ottenne, che fosse disposta una nuova istruzione. ... Fece eseguire i rilievi da due architetti «dei migliori della provincia», fra Filippo da Molfetta, laico cappuccino, e fra Agostino da Andria, agostiniano, coadiuvati da un esperto e da tre maestri muratori andriesi. Ne risultò il buon dritto del vescovo a completare la costruzione di questo lato del palazzo, facendovi le finestre che volesse, giacchè quelle del monastero erano state aperte abusivamente circa venti anni addietro, e potevano chiudersi senza togliere luce ai dormitori.
"