Vitaliano - De Excelsis - Conservatorio

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palazzo De Excelsis, poi del Conservatorio
[elaborazione elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso - 23/06/2015]

Palazzo Vitaliano, poi De Excelsis, infine Conservatorio

Scendendo da Via La Corte per Via Flavio De Excelsis (già via che dalla Chiancata va a S.Agostino), al numero 23 e ad angolo con l'inizio di Via Ponte Giulio, si erge monumentale il Palazzo, detto usualmente "De Excelsis", per la famiglia che lo abitò nel Seicento dopo averlo acquistato dai Vitaliano, famiglia che forse lo costruì nel 1554, data incisa in uno scudo tra nastri, sull'architrave dell'ingresso principale, internamente all'androne (dato rilevato dalla scheda della Sovrintendenza di seguito richiamata).
Un Vitaliani, Giovanni Domenico, nel 1601 era sindaco di Andria, come si legge in calce ad una grande tela della Madonna del suffragio, un tempo in San Sebastiano, oggi in Cattedrale.

quadro della Madonna del suffragio - committente l'Università di Andria
[quadro della Madonna del suffragio - committente l'Università di Andria]

La scheda n.34229 della Soprintendenza ai Beni Culturali (compilata nel 1989 e ultimamente aggiornata nel 2020) schematicamente dichiara:
Il "Palazzo De Excelsis" fu costruito da maestranze dell'Italia meridionale nel 1554, secolo XVI, passò di proprietà nel 1681 e nel 1697, fu strutturalmente ristrutturato dapprima nel 1700 e poi nel 1765.
Il maestoso edificio, angolare e di forma rettangolare, si compone di 3 piani orizzontali, compreso il piano terra, una angusta corte interna ed alcuni sotterranei in cattive condizioni.
Il piano terra, realizzato sul prospetto in bugnato liscio a rilievo di pietra calcarea, presenta locali di servizio con volta a botte e controsoffittatura incannicciata; gli altri due piani sono in tufi esternamente sbalzati a diamante; la copertrura è a terrazza rivestita di basole.
Sulla facciata, in asse e sopra il portale principale, è incastonato uno stemma tra volute e cartigli, scudo ovale, bombato, a bande oblique di trecce alternate a lambelli.
Sull'architrave dell'ingresso principale, del lungo androne che immette nella corte, c'è una lastra di pietra composta da cornice con scudo centrale, senza raffigurazioni e sovrapposto a nastri, datato 1554; nel cortile, sull'ingresso del laboratorio c'è poi un'altra iscrizione dataria: 1949.

palazzo De Excelsis, poi del Conservatorio
[foto della piccola corte, estratta dalla scheda della Soprintendenza, n.SBAAASBA28795D del 1989]

Il palazzo quindi nella seconda metà del Seicento era di proprietà dei De Excelsis; l'ultimo della famiglia, Flavio De Excelsis, alla sua morte nel 1681, lasciò eredi della sua dimora l'Ordine dei Padri Carmelitani e la Cattedrale.
Scrive lo storico locale Riccardo Loconte:

"Flavio De Excelsis morì il 10 ottobre 1681 ... . Non avendo figli, lasciò quale erede  ... parte all'ordine Carmelitano e parte alla Cattedrale di Andria"
[così R.Loconte in Andria, la mia città, tip. Del Zio, Andria, 1992, pagg. 284-285] 

"anni 1707 ... Tra le opere della sua (del vescovo Nicola Adinolfi) beneficenza merita un luogo distinto il riaprimento del Conservatorio a scampo delle civili donzelle bersagliate dalla fortuna. Essendosi dimesso quell'altro, di cui ho fatto parola, eretto sul Pendio, per mancanza di mezzi; egli comprò col danaro ritratto dal suo ricco patrimonio il palazzo della nobile famiglia De Excelsis, e lo destinò a quest'uso. Per tale acquisto versò nelle mani de' Padri Carmeliti eredi di Flavio, la somma di ducati duemila. ... costituì erede universale de' suoi beni patrimoniali il Monte dei Poveri vergognosi di Napoli coll'obbligo di pagare tra gli altri legati le annue derrate sul capitale di ducati cinquemila lasciato a favore del Conservatorio delle Orfane povere di Andria, qui da lui riaperto nel 1713, sotto il titolo dell'Immacolata Concezione."

[così R. D'Urso in Storia di Andria, tip. Varana, Napoli, 1842, pagg. 158-159]

Una descrizione sintetica del palazzo è qui trascritta dallo studio di Carmela Centrone "Palazzi Storici di Andria ...":

«Di considerevoli proporzioni, palazzo Vitaliano presenta anch’esso un bugnato rustico in pietra calcarea al piano terra. Al di sopra di questo, separato da una cornice marcapiano modanata, un elegante bugnato a punta di diamante impreziosisce la facciata. A livello del pianoterra, in posizione centrale, si apre un portale durazzesco al di sopra del quale è inserito uno stemma in pietra, recante uno scudo attraversato da un bandato ondato, in diagonale, alternato a tre fasce sulle quali si distendono altrettante trecce. Non essendo questo lo stemma della famiglia Vitaliano, costituito da uno scudo d’azzurro, accantonato da quattro crescenti d’argento, montanti, probabilmente deve trattarsi dell’arma degli Excelsis, purtroppo non nota, che acquisirono il palazzo nel XVII secolo. Due piccole finestre, in posizione simmetrica, si aprono nella trama compatta del basamento, ai lati del portale. ...
Il coronamento finale e il paramento a punta di diamante rivestono solo parzialmente i fianchi laterali. Questa soluzione, adottata fin dall’inizio, potrebbe essere stata preferita per motivi esclusivamente economici. ...
Nello spigolo smussato del palazzo vi è una sagoma in pietra, simile ad un’arma nobiliare.
stemma del palazzo De Excelsis
[stemma del palazzo De Excelsis]
Varcando l’ingresso del palazzo, un lungo vestibolo immette in una stretta corte interna. A pianoterra si aprono i locali di servizio, coperti da volta a botte ed intercomunicanti. Una loggia scoperta al primo piano poggia su un arco ribassato, affiancato da un arco a tutto sesto che individua l'accesso alle scale a doppia rampa parallela.
Al piano nobile si aprono una serie di ampi saloni contigui la cui distribuzione è replicata nella dislocazione dei locali del mezzanino. ...

Il palazzo con il suo rivestimento a punta di diamante segue una tipologia molto diffusa in Puglia tra Quattro e Settecento. ...
Grande in isola, palazzo Vitaliano è caratterizzato da una volumetria massiccia e compatta. Un tempo svincolato dai corpi di fabbrica addossati al suo fianco sinistro, doveva apparire un gigante isolato ed imperante sulla Chiancata, uno dei principali nodi viari della città, in posizione chiave tra il convento di S. Agostino e il centro politico religioso della città. L’edificio con queste sue caratteristiche esprime, così la volontà del suo proprietario di confrontarsi col vicinissimo palazzo ducale.»

[testo tratto da "Palazzi storici di Andria tra il XVI e il XVIII secolo" di Carmela Centrone, a cura della Regione Puglia, Grafiche Guglielmi, Andria, 2004, pagg. 111-115]

Una nota sulle caratteristiche dello stemma è tratta dal sotto citato testo della Cestari:
«Due mascheroni e una conchiglia ornano lo stemma nobiliare.
Le figure apotropaiche furono affisse per proteggere il palazzo del Conservatorio, già orfanotrofio, costruito per dare degna ospitalità alle fanciulle orfane e bisognose  della città.
Oggi, dismessa questa funzione il palazzo versa in un completo abbandono, ma i mascheroni continuano a testimoniare, con la loro carica di magia, mentalità e comportamenti della gente del passato.»

[tratto da "Le maschere apotropaiche di Andria" di Beatrice Andriano Cestari, Regione Puglia, 2002, pag.35]

I sottostanti disegni, rilevati dal progetto di restauro redatto dall'arch. Antonio Quagliarella e dall'ing. Riccardo Ruotolo, in questo contesto elettronicamente modificati ed adattati, mostrano uno spaccato del palazzo da due punti differenti, evidenziando alcune caratteristiche non diversamente coglibili.

abside      abside
[due disegni del progetto di restauro dell'arch. Antonio Quagliarella e dell'ing. Riccardo Ruotolo, qui elettronicamente elaborati e adattati]

Una breve storia del Conservatorio in Andria dal Cinquecento all'Ottocento è leggibile nella sezione Documenti.

Collegata al palazzo, e costruita quando vi fu collocato il Conservatorio, è la chiesa di Sant'Anna, con ingresso da Via Flavio Giugno; in essa le suore che gestivano l'orfanotrofio partecipavano alle funzioni religiose entrando nella cantoria attraverso una porta interna.

Un foglietto di giaculatorie e fioretti da effettuare nel mese mariano, trovato negli ambienti di servizio della Chiesa
[Un foglietto (fronte-retro) di giaculatorie e fioretti da effettuare nel mese mariano, trovato negli ambienti di servizio della Chiesa - foto di Sabino Di Tommaso - 15/10/2020]