Zodiaco di Maria - S.Montorio

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STELLA VIII del Segno dello Scorpione
Santa Maria di Altomare fuori le mura della città di Andria.

di F. Serafino Montorio dell’Ordine de’ Predicatori

Di Proteo favoleggiarono gli antichi Poeti, che à suo arbitrio trasformavasi in quante forme diverse à lui veniva à capriccio, e che adorato qual Dio dalla cieca Gentilità, non dasse gli oracoli, se non per forza. Così chimerizò la Greca fantasia, mà non senza mistero; ed io senza favoleggiare ardisco affermare, che MARIA veramente sia un Proteo, mentre se stessa trasforma in mille guise nelle sue Immagini, e di continuo acquista per mezo delle sue grazie nuovi titoli, e prerogative; ma al contrario del favoloso, senza essere pregata, liberalissima à suoi divoti dispensa i suoi favori, conforme cantò la Musa del Mantoano (pr. lib. Parthen. MARIANÆ).

Jpsa est adversis commune in rebus Asvlum,
Ante preces etiam, nec dum obsecrata, favorem
Donat, & ad miseros maternas explicat ulnas.

Tanto appunto vedremo verificato nella Immagine, della quale qui discorriamo, perché in quella MARIA prende (molto diverso dalle altre) il nome dal Mare, quasi che ella essendo un Mare inesausto di grazie divine, compartir voglia à noi, come in tanti fiumi, l’acque de’ suoi celesti favori, e senza esserne supplicata, soccorre per maggior gloria di Dio, e sua alli bisogni di chi si trova in travaglio.

Molti anni prima, che la divina Giustizia, per gastigare le colpe di questo Regno, ponesse mano alla spada del suo giusto rigore, e col morbo Epidemico spopolasse le sue Provincie, circa cento passi dalla Città d’Andria distante, cadde inavvedutamente in una cisterna, allora piena d’acqua, una tal fanciulla, senza che da altri fosse veduta, e soccorsa. I suoi Genitori non vedendola tornare a casa, nè sapendo la disgrazia accadutale, la cercarono tre giorni continui, nè trovarono chi loro ne dasse novella alcuna. Finalmente passando à caso per di là vicino alcuni del paese, udirono con loro meraviglia una voce languēte, che uscendo dalla detta cisterna, lor fè dubbitare, che ivi fosse per sua disgrazia caduta qualche persona, e stasse in pericolo di affogarsi. Avvicinatisi dunque per osservare chi fosse, viddero con loro stupore la detta fanciulla andare à galla sù l’acqua, e conosciutala per quella che era, presto avvisarono i suoi Genitori, li quali accorsi piagnenti al soccorso della pericolante figliuola, proccurarono con scale, e funi cavarla da quella cisterna.

Uscita fuora di pericolo la fanciullina, fù interrogata come avesse potuto stare tre giorni nell’acqua, e non affogarsi? e non sommersa, vivere senza cibo? Rispose ella, che la Madre di Dio di Altomare, la di cui Immagine era dipinta nel muro di quella cisterna, l’aveva per sua pietà liberata da quel pericolo. Sparsa la fama di un tal prodigio per tutta la Città, e luoghi convicini, non è esplicabile qual fosse il concorso di quei Popoli per vedere sì belle meraviglie, ed in particolare la miracolosa Effigie di MARIA. Fù in breve cavata l’acqua, ed acciocche ogni uno agiatamente potesse riverire la Madre delle Misericordie, da un canto di detta cisterna fabbricossi una comoda scalinata, per la quale calando abbasso la gente, adorarono in quella pittura la Regina degli Angioli, che avea aperto à loro beneficio in una cisterna un nuovo fonte di grazie.

Seguitò quel Popolo divoto l’umile ossequio alla Vergine, e questa à compartire loro liberalissima i suoi favori fino all’anno del Signore 1656, quando dilatatosi per tutto il Regno, e per conseguenza in Andria, il mal contagioso, attento ciascheduno à salvarsi, ò à prepararsi alla morte, non fù pur uno, che si ricordasse di ricorrere à quel pozzo, non d’acque piovane, ma d’acque vive, qual’era la Vergine colà pochi anni prima comparsa: anzi essendo loro più comodo, elessero quella cisterna per sepoltura degli appestati cadaveri, in modocchè quasi piena, non più pensossi alla Immagine miracolosa: così presto fuggono dalla mente umana le cose celesti, ed i benefici di Dio. E benche poi fosse cessato il pericolo, e si ripopolasse la Città, per molto tempo niuno applicò il pensiero, nè alcuno concorreva à venerarla secondo il dovere. Sola frà tutti frequentò quel sagro luogo una vecchia per nome Angiola (sempre gli Angioli son familiari alla Vergine) e per fare qualche onore ad una tanta Signora, vi accendeva una lampada.

Ammalossi frattanto una Ragazza sua vicina, ed ella spinta dalla carità verso la povera inferma, e così disponendo la divina Provvidenza à gloria di MARIA, preso un poco di quell’olio, con fede viva ne unse l’ammalata, e tanto bastò per far conoscere, ch’era un balsamo à suo beneficio. Appena pubblicossi questo fatto, non vi restò ammalato nella Città, che non corresse, ò si facesse portare à quella non più cisterna, ma vera officina di sanità, ò Piscina Probatica di prodigi: e ben ne sperimentarono la efficacia, perché à tutti fù restituita la pristina salute. Ravvivata in questo modo in quel Popolo negligente la memoria antica d’una tanta Benefattrice, fu subito nettata la cisterna da ogni minima lordura, e furono dal Capitolo della Cattedrale assegnati Sacerdoti, acciocchè non solo vi celebbrassero la Santa Messa (già accomodata à modo di Cappella); ma anche avessero cura di raccogliere, e conservare tutte le limosine offerte dal Popolo beneficato.

E perché la miracolosa Effigie stava di rimpetto alla porta, per la quale entravasi nella cisterna, per maggior comodo fù diligentemente segato il muro, e trasportata la sagra Pittura ad un’Altare, ò Cappellina accomodata nella parte sinistra. Da chi fosse stata dipinta in quel luogo sotterraneo, non si sà, solamente può dirsi, ch’ella rappresenta la Vergine di mezo busto, senza tenere, come l’altre, frà le sue braccia il Bambino Giesù, ma in vece di quello tiene colla sinistra un libro appoggiato al suo purissimo seno, e nella destra, come Regina dell’Universo, tiene un bastone à guisa di scettro, fregiato nella sommità d’una Croce. Ebbe per qualche tempo la cura di quel luogo il Clero della Cattedrale; ma da alcuni anni à questa parte, dovendo i Reverendi Padri Carmelitani fondare ivi vicino un loro Convento, colla permissione dell’Illustrissimo Vescovo di quel tempo, fù loro da Signori Canonici consegnata la chiave di detta Cappella, e sino da quell’ora ne hanno tenuta con gran decoro la cura, facendovi giornalmente celebrare la Messa. Mancano ancora qui particolari miracoli per non averne cognizione. Resta solamente, che noi ricorriamo à quella cisterna, dove MARIA aspetta tutti per farci partecipi delle acque delle sue grazie, onde Riccardo di S. Lorenzo, esplicando le parole del secondo libro de’ Regi al 23. dove dicesi:

Haec est cisterna Bethleem soggiunge, e parla della Vergine: Juxta portam, quia omnes transeuntes vult, quantum in se est, satiare, conforme ella stessa appresso l’Ecclesiastico (24.) c’invita dicendo: Transite ad Me omnes, qui concupiscitis Me.

Estratta da Relazione del Vescovo come sopra [cioè come per Santa Maria della Pietà, il 6. Giugno 1711, quindi durante il vescovato di mons. Nicola Adinolfi].

[dal “Zodiaco di Maria” – di S. Montorio, per Paolo Severini, Napoli, 1715, pagg. 570-572]