Lib. III, Cap. I

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copertina del libro

Di Santa Maria de’ Miracoli d’Andria

del M.R.S. Don Giovanni di Franco da Catania
Dottor, Theologo, Canonico, Primario Capitolare della Chiesa Metropolitana di detta Città, & protonotario Apostolico

LIBRO TERZO

Della fondatione, del dominio, & del governo della Città d’Andria,
nel cui Territorio stà fondata la Chiesa, & il Monasterio
di Santa Maria de’ miracoli;
& del grande, & particolar amore, c’ha mostrato Iddio
verso i suoi popoli d’Andria.


CAPITOLO I.


Fundamenta eius in montibus sanctis: diligit Dominus portas Sion super omnia tabernacula Iacob. [1] Fè manifesto al mondo il Santo Profeta Davide l’amore estremo, che portò Iddio verbo la sua Città di Sion, la quale è interpretata Specchio, che per sua magione, & per sua stanza se la elesse.
Si fà chiaro hora parimente per figura quanto amato habbia il Signore quella sua fedel Città d’Andria à Sion assomigliata, havẽdola scielta come uno specchio, in cui fà vedere l’immaculata effigie di questa sua Beatissima Madre, & quel che è più di maraviglia, nella oscura grotta priva di terrena luce: ma risplendente, & piena de’ rai del Sole di giustitia, il quale è Christo nel gratiosissimo seno tra le braccia della sua Sãtissima Madre accolto.
E come Sion (secondo il dotto Agostino Santo) significa la universal Chiesa militante, come che da questa alla trionfante Sion, [2] ch’è la celeste patria s’aspira: così parimente questa special militante Chiesa Andriese, è come un Seminario della trionfante Andria in Cielo. Et ben certo raro amore mostrò Iddio verso Andria sopra tutti gli altri tabernacoli di Giacobbe, & di tutte le sue Tribù, & cioè sopra tutti gli altri popoli del Christianesimo: Impercioche di tanti doni, & di tante gratie la dotò, che ti potria à punto di lei dire quel che à dir di Gierusalemme, soggiunge il Profeta: Gloriosa dicta sunt de te Civitas Dei. [3] Città di Dio è veramente è questa d’Andria; poiche la scelse tra le altre, à darle cotante grazie de’ miracoli in questa sua valle, & grotta.
Fù ne’ primi tempi Andria sempre grata à Dio, & à gli huomini, & però gli huomini, & Iddio grati à farle beneficij se le mostrano: fù grata à Dio, perche (com’è detto di sopra) la divina providenza, non solo la chiamò alla fede per S. Pietro Apostolo, ma dalla fede in tempo divenuta meno, la richiamò per S. Riccardo di lei il primo Vescovo. Oltra à ciò per farle più special gratia, la volle à più inalzare cõ la propria sua Beatissima Madre; operando à sua instanza sì copioso numero de’ miracoli, dandole inesplicabil colmo di celesti gratie: furono anco grati, & cari à gli Uomini gli Andriesi; imperciò che mostrarono sempre segno di fedeltà verso i lor Padroni, & Signori, così temporali, come spirituali: il che per le antiche, & moderne historie si fa chiaro.
Già che (come racconta un Religioso historico) [4] quella Città fù fabricata da’ Greci à tempo, che Diomede regnava nella Puglia; & fù chiamata per nome Andria, [5] d’Andro Isola della Grecia nõ guari da Samo, come fù l’istessa Provintia della Puglia detta per nome Etolia, tolto il titolo d’una regione della Grecia detta parimente Etolia, & sì come s’ha per antica tradizione, essa Città d’Andria, ancorche con tutta la Puglia rinchiusa nel Regno di Napoli fosse patrimonio della Chiesa, però per humana potenza, ò per alcun sinistro avenimento, venne poscia ad esser signoreggiata da’ Rè, & da gl’imperatori, & da loro con grandissima prudenza,& benevolenza governata; & come narrano le antiche historie, [6] poscia che le Provintie di Calabria, & la della Puglia con tutto il Regno furono per le guerre da diversi Rè, & altri Signori debellate; dodici valorosissimi Cavalieri figliuoli d’un Signor Normanno, detto per nome Tancredo, che fù Conte d’Altavilla, huomo di valor singolare, & d’ammirabil fortezza, otto de’ quali furono da esso lui generati, con la prima sua moglie detta Moriella; & quattro con la seconda chiamata Frascenda, i nomi de’ quali otto sono [7] Sarno, Goffredo, Drogone, Tancredo, Malogrisio, Alberedo, un altro Goffredo, & Frumentino, & de’ quattro sezzai fù Roberto, il qual per la natura astuta c’havea, fù detto nella lor lingua Guiscardo, Guglielmo detto Betto per sopra nome Braccio di ferro, Unfredo, & Rogerio, tutti essendo già pervenuti all’età adulta, nella quale potessero far chiaro al mondo il valor loro insieme co’l detto Tancredo lor Padre, & Duce, venne in Calabria, & nelle parti del Ducato di Puglia, & del Principato di Capua, dove haveano inteso esser tante guerre tra quei Prencipi; & da essi ricevettero il soldo, & stipendij, che à soldati convengono, acciò servissero loro nella profession soldatesca, & eglino delle loro fatiche, ò per gli bisogni del vivere la dovuta mercede, & principalmente honorata, & gloriosa fama ne riportassero.
I quali tutti col divin aiuto sendosi fatti Illustri, con le loro animose, & valorose forze ne’ fatti delle armi, che’n quei tempi occorsero, spargendosi d’essi per tutto chiaro il nome; & egli crescendo tuttavia così nelle vicine, come nelle lontane parti dell’Italia: havendo prima soggiogato quasi tutto il Regno di Napoli a’ lor Prencipi, & Signori a’ quali servito havevano.
Nell’anno di Nostro Signore 1004. morto che fù il lor padre Tancredo, Guglielmo detto Braccio di ferro, che de gli altri era il primogenito con gli undeci fratelli (à guisa di Giuda Macabeo co’ suoi fratelli parimente) tentarono con destrezza, & prudenza di ricuperare il Regno di Sicilia, dalle Barbaresche, & fiere mani de’ Mori, i quali per molti anni à dietro da Greci usurpato 1’haveano, & per ducento, & diece anni, cioè dal 822. di nostra salute fino al 1032. l’haveano occupata ad onta, & disaggio del Christiano nome, acciò così puro, & mondo del falso culto dell’Idolatria lo rendessero, & introducessero un’altra volta la vera, & christiana religione, già da que’ Barbari malvaggiamente per avanti oppressa; & così in fatti avvenne, che aiutati dalla mano di Dio, scacciando dall’Isola à tutto potere quella gente Idolatra, di nuovo alla Santa Sede Apostolica la ridussero sotto’l cui dominio ella era stata prima.
Le cui degne, & honorate imprese, in haverlo conquistato, volendo rimunerare Vrbano II. il Papa, diede la detta Isola, & Regno di Sicilia (la qual era per legitimo patrimonio di Santa Chiesa) all’ultimo genito di detti fratelli, chiamato Rugiero creandolo Conte di Sicilia, benche per l’avenire dovesse sempre esser vassallo della sua Santa Sede, & de’ suoi successori.
Il qual pijssimo, & Prudentissimo Prencipe non solo cresceva di giorno in giorno nelle grandezze del mondo: ma di più dava di se glorioso saggio nelle cose dedicate al culto divino, fondando monasterij, edificando Chiese, ergendo spedali, fabricando case de’ religiosi, & luoghi pij, con dotargli de’ proprij suoi beni sì gloriosamente conquistati: concessegli inoltre tanto in detto Regno di Sicilia, quanto ancora nelle Provintie di Calabria, & della Puglia, & in tutto il Regno di Napoli, i quali (come è detto) pacificamente possedea.
Stando adunque detti Signori Normanni nella loro pacifica possessione di quelli due Regni, molti d’essi restarono al dominio di Sicilia, & gli altri si fecero Signori della Calabria e di Puglia, & quasi di tutto il Regno Napolitano. Imperoche il detto Guglielmo con gli altri fratelli, poiche cacciò i Mori dalla Puglia, molte Città, & Terre, che stavano à devotione dello’mperadore, ascrisse à se stesso, tenendole in suo proprio dominio: & benche per diverti messaggieri gl’Imperiali se ne havessero di ciò mostrato disgustati: tuttavia i detti Normanni, niente curandosi di tali disgusti, maltrattando li messi, i quali gli eran venuti da parte dell’Imperadore se ne impadronirono à fatto. Et così restò tutta la Puglia (tra le altre Provintie conquistate) sotto’l dominio d’essi Normanni; & così parimente restarono eglino Padroni del Regno di Sicilia, fino all’anno del Signore 1129. nel qual tempo cominciò ad esserne herede.
Il primogenito del detto Conte Rugiero chiamato (pur del proprio nome) Rugiero intitolato primo Rè di Sicilia, [8] à cui poi successe à gli stati il primo suo figliuolo nomato Guglielmo nel 1154. per le cui cattive opere così ne’ governi, come anco nella vita, n’acquistò nome di mal Guglielmo, & da esso nacque un altro Guglielmo, il qual fù il rovescio della medaglia del Padre, per lo che fù da’ popoli il buon Guglielmo chiamato, & cominciò à regnare in Sicilia nel 1166. & egli morendo senza legitinto herede, successe a’ Regni un suo fratello detto Tancredo figliuolo naturale, & illegitimo del sopradetto Guglielmo il malo, nell’anno 1189. Et perche non succedesse a’ stati la linea feminile, benche legitima; Costanza, la qual era figliuola pur legitima del detto mal Guglielmo: fù da Tancredo suo fratello rinchiusa dentro un monasterio di monache nella Città di Palermo, sotto’l titolo del Salvatore, la quale (morto che fù esso Tancredo suo fratello) fù cavata dal detto monasterìo, & data per moglie ad Henrico di parentela de’ Svevi, il qual fù di questo nome Quinto Imperatore, nel 1195. & questo con la benedittione, & dispensa del Papa, allhora detto Celestino III. Il qual matrimonio fù confirmato acció da questi si ottenesse herede nella successione de Regni, essendo estinta la linea mascolina di si grãdi Prẽcipi Normanni.
Da’ quali Henrico, & Costanza, nacque Federigo II. il qual successe non solo a’ Regni sudetti nell’anno di nostra salute 1199. ma inoltre (come scrive Pietro Messia nella sua historia delle vite de’ Imperatori) [9] fù creato Imperatore da gli Elettori dello’mperio, l’anno di Nostro Signore 1212. & così fù ad un tratto Rè di Sicilia, di & Napoli, & Imperatore de’ Romani.
Et tra le altre Città della Puglia, Provintia del Regno di Napoli, hebbe l’imperatore Andria tanto à cuore, che nell’anno 1229. venendo dall’impresa di Gierusalemme, vedendo in ver di se la fedeltà di detti Andriesi: l’honorò, & la dotò di gratie à tutta sua possanza, & questo fú perche vedendo Papa Gregario IX. non essere stata conseguita la determinatione fatta dal suo Predecessore Papa Innocentio III. nel Consilio Lateranense in Roma di haver l’intento del desiato conquisto di Terra Santa, procurò che’ suoi Vassalli della Puglia negassero l’ubedienza allo’mperatore: anzi ricuperò alcuni de’ suoi luoghi, che da quello erano stati tolti; tra’ quali era Andria, la quale per quel tempo stette sotto la protettione del Pontefi-ce; il che havendo inteso Federigo, partitosi da Palestina con prosperi venti, venne nelle marine di Puglia, & ivi, benche havesse più volte andato, & ritornato da diverse parti d’Italia guerregiando, & facendo grandissime straggi alle Terre della Chiesa, & scrivesse à tutte le Città famose del Regno che lo devessero ricevere per Imperatore, nessuna di quelle però lo ricevette volontariamẽte: ma la Città sola, che gli rese ubedienza, fù Andria con mandargli per ostaggi cinque figliuoli de Nobili con questi versi.
Rex felix Federice veni, Dux noster Amatus,
Nam tuus Adventus est super omnia gratus:
Obsides quinque tene nostri signamine Amoris
Esse tecum volumus omnibus diebus, & horis
.
Dalla qual proferta di parole, & de gl’ostaggi assicurato lo’mperatore venne alla Città, & dal Senato, & popoli Andriesi fù con la corte con gloria, & fausto ricevuto, dove per molti giorni con grandissimo suo contento se ne stette; finalmente partendosi d’indi per soggiogare gli altri luoghi à lui rubelli, nell’uscire la porta della Città, gli Andriesi chiedendogli molte grazie, concede loro liberalissimamente, & perche più paghi, & gloriosi restati si fossero, lasciò una patente su la porta scritta, che dice.
Andria fidelis nostris affixa medullis:
absit, Federicus, ut sit tui muneris iners.
Andria vale felix, omnisq; gravaminis expers
.
Partitosi adunque lo’mperatore tutto gioioso, lasciando loro pieni di gratie, & privileggi, [10] andava rinfacciando alle altre Città, ch’al suo Imperio si mostravano ritrose, & commendando la gratitudine de gli Andriesi; & così diede volta a Benevento Città di Terra di lavoro, & per inganni, & per forza la prese, & sacheggiandola fè disfare tutte le muraglie, che la circondavano, & ivi nomava à lode la volontaria offerta de gli Andriesi con questi due Distichi, dicendo.
Andria tua Soror multo te prudentius egit
Quæ venit ad nos cum nostra Poemata legit:
Propterea incolumis permansit, inultaque Nobis
Quod ubi non erit multis implicita globis
.
Et così di passo in passo andava facendo, & dicẽdo per tutta la Puglia, & per le altre Provintie del Regno, anzi per molte Città d’Italia, fin tanto che tornato à Roma si riconciliò con la Sede Apostolica, ben che egli sia stato poi più volte relasso, & perciò dall’istesso Papa Gregorio IX. scommunicato, & per nuova reconciliatione assoluto: ma dal successore, il qual fù Celestino Papa IIII. per nuove colpe fù di nuovo scommunicato; & così perseverò infino à tanto che Innocentio Papa IIII. che successe alla fede immediatamente (benche gli fosse stato affettionato, quando era Cardinale) vedendolo così alla scoverta nemico della Chiesa, andò in Leone di Francia, & ivi raunato il Conseglio, citandolo tra certo termine d’haversi à presentare, stando egli ostinato, finalmente dall’Imperio à fatto lo depose, assolvendo i Vassalli dal giuramento dell’ubidienza. La onde con tutto, che gli Elettori dello’mperio in Alemagna, ad instanza d’esso Federigo havessero eletto per avanti, Corrado suo figliuolo Rè di Romani, pure facendo eglino tanta stima della sentenza data dal Sommo Pontefice approvata anco per lo Concilio, raunati in Iper-boli Città d’Alemagna: nomarono Imperadore Henrico Lanzgravio di Turingia, il qual (secondo il costume loro, di commune sentimento di tutti gli elettori) andò in Aquisgrana, & ivi fù incoronato. Il quale morto nel fatto d’armi, havuto con Federico, & Corrado, l’un padre, & l’altro figliuolo per esser privi dello’mperio: gli elettori insieme col Cardinal San Giorgio mandato dal Papa da Francia in Vuaringe, elessero per Imperatore Guglielmo Conte d’Olanda, il quale, accompagnato da loro, & da altri Prencipi, andò in Franfordia, & ivi fù coronato. Talmente, che sotto’l suo dominio, come legitimamente eletto Imperatore, & d’l atri predetti d’Henrico, poi di Federico predecessore, così per legitima elettione creati, fù la Città d’Andria.
Per lo che s’è fatta la sopradetta digressione di questa Genealogia d’Imperatori cioè per far palese al mondo, che fù sogetta fin d’allhora sotto la protettione, & dominio dello’mperio di que’, che n’erano legitimi successori, tralasciando da parte que’, che per forza d’armi indebbitamente se ne siano impadroniti, come tra gli altri fecero Coradino Duca di Svevia, figliuolo di Federico II. Imperadore, il qual lo fece chiamare Rè di Napoli, & di Sicilia, benche Manfredo suo figliuolo bastardo se ne havesse fatto Signore dapoi, & scacciasse (come s’è detto) Coradino suo fratello, figliuolo legitimo del detto Imperadore.
Et così parimente fè poi Carlo d’Angiò Conte di Provenza, fratel Cugino di Luigi Rè di Francia, che venne all’impresa di detti Regni di Napoli, & di Sicilia. Il qual (benche più volte debattuto stato ne fosse) finalmẽte ne restò vincitore, & se ne impadronì à fatto, & fù Carlo I. Rè di Napoli, & di Sicilia chiamato: & particolarmente di Puglia, & di Calabria; & così vittorioso, con la volontà di Papa Clemente IIII. se ne andò à Roma ad essercitar l’ufficio di Senatore.
Tornando adunque à gl’Imperatori à quai con più legitima successione i predetti Regni di Napoli; & di Sicilia toccavano, poi da Henrico Langravio fù creato Imperadore Ridolfo Conte d’Asburgo nel 1270. eletto, [11] & coronato in Aquilea, confermato da Papa Gregorio X. con promessa, che venendo in Italia, l’harebbe coronato secondo il costume di Santa Chiesa: & così durò nello’mperio Ridolfo fino all’anno 1290. & allhora gli avvenne per successione ad esser Duca, & Signor di Casa d’Austria, mancando in quella la linea legitima, alla quale stirpe è rimaso lo’mperio infino à nostri tempi, già che fino à Carlo V. d’Austria sono stati sei Imperadori, [12] & un gran numero di Duchi. Ridolfo adunque Imperadore sudetto, hebbe la settima figliuola chiamata Clementia, & la diede per moglie à Carlo II. figliuolo di Carlo I. detto di sopra, dandogli in dote i Regni di Sicilia, & di Napoli, il quale le succedea per heredità ancora di Carlo I. suo Padre.
E nell’anno 1313. il detto Carlo II. Rè di Napoli, con detta sua moglie hebbero una figliuola chiamata Beatrice, & la diede per sposa à Beltrando Baucio, [13] dandole per ispecial dote la sopradetta Città d’Andria, la qual per successione del suo Avolo Ridolfo Imperadore (come è detto) possedea, ponẽdo nel trono sotto nome di Duca; il qual Ducale titolo (secondo il predetto Historiografo) non era stato mai per avante dato à fameglia d’Italia veruna.
Et così stette sotto i descendenti della fameglia Bauda la Città, fin tanto che il Rè, & la Reina di Napoli, Federico d’Aragona, & Isabella Baucia, marito, & moglie furono posti in fuga, & presi prigione da Ernando di Guevara, Cordubese, detto il Gran Capitan Consalvo, ad instanza, & commissione di Ferdinando, detto il Rè Catolico. Il qual come ch’era liberalissimo in remuneration di questo, & d’altri serviggi dal detto Gran Capitano ricevuti (specialmente nelle guerre, che in suo serviggio qui in Italia fatto havea, soggiogandola quasi tutta in suo nome, & particolarmente la Puglia, la quale se gli era ribellata) gli fè tra le altre Città, d’Andria prontissimo dono: & esso Gran Capitano poi come donatario di detti stati, la diede per dote di una sua figliuola ad Aloisio di Corduba suo parente in largo grado di consanguinità. [14]
Et così stette soggetta la Città d’Andria alla fameglia Cordubese, fino all’anno del Signore 1553, quando che Ferdinando di Corduba figliuolo della detta figliuola del Gran Capitano, la vendette per prezzo di cento mila scudi d’oro all’Illustrissimo Fabritio Carafa [15] Conte di Ruvo, & chiamato poscia Duca d’Andria.
[1]Psal.6 8.




[2]S.Aug. nel Sal.86.


[3]Psal. 86.




[4]Dell'Ordine de' Cruciferi in una sua cronica.
[5]Nome d'Andria, dõde sia tolto.

[6]Lib.7Cap.13 de fastis sicul.

[7]Nomi de'12 Principi Normanni fratelli.




















[8]Successione dei Rè di Sicilia.






[9]nelle vite degl'Imperatori.


















[10]Honor degli Andriesi per man di Federigo Imper.


























[11]Ma il Vitignano vuol nell'an.1273 nel suo lib. intit. Geneal. di Casa d'Austria.

[12]L'istesso altramente sente, & cioè esser i stati n. due.

[13]Andria fù de'Baucij, ò de'Balzi.


[14]Andria de'Cordubesi fù etiandio.

[15]Andria venduta à Carafi.

[dall’opera di
G. di Franco, “Di Santa Maria de’ Miracoli libri tre”, stamperia Tarquinio Longo, Napoli, 1606, pp. 380-390]