Le tombe delle Imperatrici Sveve

Contenuto

Andria

Escursione nella città dall’anno Mille al Milleseicento


Le tombe delle Imperatrici Sveve tra storia e leggenda

[La loro ricognizione nel 1994]

Ing. Riccardo Ruotolo


Nell’anno 1994 cadeva l’ottocentesimo anniversario della nascita dell’Imperatore Federico II di Svevia.

Andria, che si onora dell’appellativo di fidelis attribuitole secondo la tradizione dallo stesso Imperatore al ritorno dalla sua crociata in Terra Santa e che anche si vanta di custodire nella Cripta della sua Cattedrale le tombe delle due Imperatrici Jolanda e Isabella mogli di Federico, per tale ricorrenza già nel 1992 programmò degli eventi. Tra questi, un evento di grande valenza internazionale aveva l’obiettivo di dare dimostrazione certa della presenza dei resti mortali delle due Imperatrici sveve nella Cripta della Cattedrale di Andria.

Questo grande evento fu organizzato da vari soggetti su iniziativa del Rotary Club di Trani e del prof Pasquale Massaro (66). I soggetti promotori attivarono la Soprintendenza ai Beni Culturali della Regione Puglia e, ottenuto l’assenso, la stessa Soprintendenza informò dell’operazione il Vescovo della Diocesi di Andria Mons. Raffaele Calabro che acconsentì. Lo stesso anno fu messa in moto la macchina organizzatrice.

La Cripta è un luogo non molto grande, è formato da un’antica Chiesa a due navate chiamata di San Pietro, e anche del Redentore, di lunghezza di circa 20 metri e con larghezza massima di poco più di 7 metri; l’abside è semicircolare mentre il pronao, quasi quadrato, è esteso 24 mq. circa. Addossato all’ultimo pilastro dell’antica Chiesa c’è l’altare e sul pilastro ci sono i resti di un affresco che raffigura il Salvatore in piedi con in mano un libro aperto su cui si legge: EGO SUM LUX MUNDI ET REDEMPTOR (Figura -54-). Tutta la struttura della Cripta è in pietra grezza a vista, senza intonaci, con colonne di diversa fattura come pure lo sono i capitelli. Il Bernich, quando nel 1904 insieme al medievalista Haseloff entrò nella Cripta, dopo che era stata svuotata dall’enorme cumulo di ossa, ceneri e terriccio, rimase quasi esterrefatto di quello che vide, e scrisse sulla prestigiosa rivista “Napoli Nobilissima” che la Cripta della Cattedrale di Andria era realizzata con muraglie e volte brutte, rustiche, disadorne, sostenute da colonne informi, tanto che si pose questo interrogativo: come mai un imperatore così magnificente come Federico II, un artista, un esteta come lui, poteva far seppellire due donne belle e giovani, e, quel che è di più, mogli di un sacro romano imperatore, in un luogo così umile?

Fig. -54- Immagine di Cristo Salvatore.
Fig. -54- Immagine di Cristo Salvatore che regge sulla mano sinistra un libro su cui si poteva leggere la frase EGO SUM LUX MUNDI ET REDEMPTOR.
Dal sito Andriarte di Sabino Di Tommaso.

Alla Cripta si accede tramite una scala ad elle posta sul lato destro del presbiterio della Cattedrale; a sinistra dello smonto della scala vi è una tomba scavata nel terreno, mentre una seconda tomba, simile alla prima, si trova sulla parete di fondo del pronao: sono queste le tombe delle due Imperatrici sveve.
Le Figure -55-, -56-, -57-, -58-, -59- mostrano la cripta com’era prima del 2022.

Fig. -55- Cripta, lato sinistro con il pronao in fondo       Fig. -56- Cripta, lato destro con l’altare in fondo
Fig. -55- Cripta, lato sinistro con il pronao in fondo;      Fig. -56- Cripta, lato destro con l’altare in fondo

Fig. -57- Cripta, pronao, parte fuori terra della prima tomba       Fig. -58- Cripta, pronao, parte fuori terra della seconda tomba
Fig. -57- Cripta, pronao, parte fuori terra della prima tomba      Fig. -58- Cripta, pronao, parte fuori terra della seconda tomba

Fig. -59- Immagine di Cristo Salvatore.
Fig. -59- Cripta, lapide fatta affiggere dal Podestà Pasquale Cafaro nel 1938.

Questa lapide commemorativa, voluta e composta dal Podestà P. Cafaro, fu affissa nel 1934-1935, sulla parete del pronao cui è addossata la prima tomba, al termine degli ultimi lavori di restauro della Cripta e in essa il Cafaro ribadisce che è l’antica tradizione che vuole che la Cripta della Cattedrale di Andria amorevolmente custodisce le spoglie delle due Imperatrici.

Penso che si possa considerare la tradizione quel complesso di condizioni e circostanze che fanno nascere una congettura (per dirla alla Pastore) che si integra poi nel tessuto culturale di una città e finisce per essere scambiata come storia.

La storia, quella vera perché documentata, narra che le due Imperatrici sveve sono state sepolte in Andria, ma per gli storici, o presunti tali, questo non bastava perché non era stato trovato alcun segno delle loro tombe; ci voleva la presenza materiale o delle tombe o dei corpi per dare forza e tangibile significato allo status di fidelis per la città di Andria. Solo con la presenza di questi corpi la città poteva vantarsi di una unicità che le avrebbe procurato grande prestigio internazionale.

Quella congettura della fine del Settecento ha alimentato la fantasia degli storici che ha fortemente inciso sulla cultura popolare.

Il grande intellettuale e storico del Novecento Eric J. Hobsbawm (67), asseriva che a volte le tradizioni sono vere, a volte sono inventate, e queste ultime sono quelle che sono emerse in modo facilmente ricostruibile e ben identificabile. Le tradizioni inventate sono dotate, generalmente, di una natura rituale o simbolica e ciò, asseriva Hobsbawm, per inculcare determinati valori con la continuità del passato … … con un passato storico opportunamente selezionato per essere più efficace e più credibile.

La credibilità di una tradizione inventata diventa più forte quanto più lontano è l’evento, soprattutto se non ci sono elementi certi e documentati, e per questo diventa immutabile. Concludeva Hobsbawm nel suo saggio del 1993 che l’invenzione di una tradizione è essenzialmente un processo di ritualizzazione e formalizzazione caratterizzato dal riferimento al passato.

Nell’anno 1992, e precisamente il 15 settembre, fu effettuata la ricognizione nella Cripta della nostra Cattedrale con l’intento di riesumare le spoglie di quelle che la tradizione riteneva ed ancora ritiene siano le due Imperatrici mogli di Federico II, Jolanda di Brienne deceduta apud Andriam nel 1228 all’età di 16 anni, e Isabella d’Inghilterra deceduta nel dicembre 1241 all’età di 27 anni e sepolta in Andria accanto ad Isabella.

L’incarico di analizzare i resti umani contenuti nelle due tombe fu affidato al prof. Gino Fornaciari (68), massimo specialista italiano di Paleopatologia presso l’Università di Pisa. Tutta l’operazione relativa alla ricognizione fu filmata sia da RAI 3 sia dall’emittente locale TELESVEVA, e i due servizi furono uniti e caricati su YOUTUBE da Marcello Gambini con il titolo “Esumazione della seconda e terza moglie di Federico II di Svevia”.

Il documentario di RAI 3, unito a quello di Telesveva, ha la durata di 19.03 minuti; le riprese girate dalla RAI sono di Sergio Gallo, mentre quelle di Telesveva sono di Pino Verroca e Franco Scarcelli.

Qui di seguito si riportano, come contenuti nel documentario, gli interventi e i commenti del giornalista e scrittore di RAI 3 Raffaele Nigro, del Vescovo della Diocesi di Andria Mons. Raffaele Calabro e del giornalista di Telesveva. Le immagini a colori del documentario girato nel 1992 non sono nitide ma, data l’eccezionalità dell’evento storico, alcune di esse sono qui di seguito riportate. Erano presenti all’esumazione il Vescovo Mons. R. Calabro, il Notaio Nicola Lombardi, il prof. Pietro Petrarolo, il prof. Vincenzo Schiavone, il prof. Pasquale Massaro con suo figlio Vittorio attuale Presidente del Rotary Club “Castelli Svevi” del Rotary Distretto 2120, entrambi giornalisti rispettivamente della Gazzetta del Mezzogiorno e di Telesveva, i testimoni sacerdoti don Giuseppe Ruotolo e don Nicola De Ruvo, il prof. Gino Fornaciari dell’Istituto di Paleopatologia dell’Università di Pisa, la dottoressa Marisa Vilella ed il dott. Lavermicocca dirigenti delle Soprintendenza dei Beni Culturali della Puglia e Archeologici di Taranto, oltre ai tecnici del laboratorio di Paleopatologia dell’Istituto di Anatomia e Istologia dell’Università di Pisa.

Prima di iniziare la ricognizione, le due tombe contenenti le spoglie delle due presunte Imperatrici, mogli di Federico II di Svevia, furono così denominate:

- Tomba vicino alle scale di accesso alla Cripta, scavata nella terra, denominata TOMBA “A”, delle dimensioni riportate nella Figura -60-; in detta fossa è presente una cassetta in legno rivestita interamente con lamina di piombo, delle dimensioni di circa cm. (60x35x40).

- Tomba vicino alla parete di fondo del pronao, denominata TOMBA “B”, delle dimensioni riportate nel disegno di Figura -60-; in detta fossa è presente una cassetta in legno rivestita interamente con lamina di piombo, delle dimensioni uguali alla cassetta della prima tomba.

Nella Figura -60- sono disegnate a schizzo nella scala di 1:20 le parti fuori terra, di circa 20-22 cm, delle due tombe; sul davanti è posto un vetro alto circa 15 cm. che permette di notare la presenza all’interno delle cassette contenente i resti ossei.

Fig. -60- Schizzi della parte fuori terra delle due tombe.
Fig. -60- Schizzi della parte fuori terra delle due tombe.

Tornando al documentario, il primo a parlare è lo scrittore Raffaele Nigro di RAI 3 che racconta dell’iniziativa assunta dal Vescovo Mons. Calabro in occasione dell’ottocentesimo anniversario della nascita dell’Imperatore Federico II di Svevia, accettando che i tecnici della Soprintendenza ai Beni Culturali e Archeologici della Puglia, guidati dal prof. Gino Fornaciari, riesumassero le spoglie mortali contenute nelle due tombe presenti nella Cripta per verificarne l’appartenenza a due donne di età medievale, decedute all’età di 16 e 27 anni, e per ricavare dati ulteriori sull’epoca federiciana.

Successivamente prende la parola Mons. Raffaele Calabro che così precisa: Si avvicina l’anno dell’anniversario federiciano e quindi dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali di Bari e Taranto ci è venuta la richiesta di poter procedere alla ricognizione delle spoglie (che dovrebbero) essere delle due mogli di Federico: Iolanda ed Isabella che sono sepolte nella Cripta della Cattedrale, per conoscere esattamente l’autenticità dei resti ossei attraverso analisi di laboratorio e per poter conoscere qualcosa della vita di questi personaggi. Ho ritenuto opportuno che era conveniente favorire questa ricerca proprio per appurare la verità. Penso che ritornerà anche la conferma dell’importanza che Andria ha avuto soprattutto nel 1200 ed anche in seguito, per la posizione di assoluto rilievo nel Meridione e per la fedeltà mostrata nei confronti dell’Imperatore Federico II che ha lasciato poi traccia sulla lapide che ricorda la fedeltà di Andria (in questo passaggio è evidente il riferimento del Vescovo agli esametri incisi sulla Porta detta di Sant’Andrea).

In questo discorso il Vescovo Mons. Calabro precisa che l’idea della ricognizione è stata della Soprintendenza e che lui aveva solo dato l’assenso, tante erano le autorità che volevano che si facesse tale operazione.

Nella prima parte del documentario, della durata di circa 13 minuti primi, l’equipe del prof. Fornaciari, assistita dai due rappresentanti della Soprintendenza, dal Notaio e dai testimoni, ha proceduto all’apertura delle cassette contenute nelle due tombe (nel video è inquadrata per pochi secondi la cassetta “A” quando ancora era nella tomba).

La prima operazione è stata quella di realizzare un foro nella protezione di piombo della cassetta e poi nel legno sottostante; successivamente, con apposito strumento ottico, sia il prof. Fornaciari, sia il Vescovo, sia il Notaio e i rappresentanti della Soprintendenza, ed anche tutti gli altri, hanno cercato di osservare il contenuto della cassetta. Subito dopo sono stati rimossi con l’ausilio di specifici strumenti sia il rivestimento in piombo sia l’involucro in legno della cassetta mettendo in luce, in questo modo, tutto il contenuto (Figure -61- -62-, -63-, -64-, -65-, -66-).

Fig. -61- Titolo del documentario con gli errori di una data, 1241 e non 1235, e Federico e non Federici       Fig. -62- Interno della tomba “A”
Fig. -61- Titolo del documentario con gli errori: della data di decesso di Isabella 1235 al posto di 1241, Federici al posto di Federico e Adria al posto di Andria.
Fig. -62- Interno della tomba “A”

La Figura -61- è la prima immagine del documentario e sono evidenti tre errori: la città non è Adria ma Andria, la data di morte della Imperatrice Isabella d’Inghilterra che è segnata 1235 mentre sappiamo che l’Imperatrice morì nel dicembre del 1241 e fu sepolta in Andria all’inizio dell’anno successivo, il nome Federici al posto di Federico.

La Figura -62- mostra ancora la cassetta “A” nella tomba incassata nel terreno, il cui interno è tutto informe, grezzo, e nulla fa pensare alla tomba di una Imperatrice.

Fig. -63- Prelievo della cassetta “A” con il suo rivestimento in piombo       Fig. -64- Il prof. Pietro Petrarolo osserva il contenuto della cassetta
Fig. -63- Prelievo della cassetta “A” con il suo rivestimento in piombo;     Fig. -64- Il prof. Pietro Petrarolo osserva il contenuto della cassetta [prima di aprirla]

Il contenuto della cassetta (Fig. -65-), considerata l’estrema cautela con cui è stata prelevata, mostra un insieme disordinato di ossa, con un pezzo di calotta cranica in evidenza. Le congetture degli storici sono state smentite: non ci sono né imbalsamazioni, né scheletri, né esalazioni orientali profumate. La cassetta aperta è quella individuata come “A”, relativa alla tomba in fondo al pronao.

La Figura -66- invece, si riferisce alla tomba denominata “B”, quella sotto la parete di sinistra del pronao, subito dopo la scala di accesso.

Anche il contenuto di questa cassetta, quasi uguale a quello della cassetta “A”, è costituito soltanto da un cumulo di ossa: non sono state trovate iscrizioni, né oggetti.

Fig. -65- Contenuto della cassetta della tomba “A”       Fig. -66- Cassetta della tomba “B” con il suo corredo osseo
Fig. -65- Contenuto della cassetta della tomba “A”;     Fig. -66- Cassetta della tomba “B” con il suo corredo osseo.

A circa tre minuti e mezzo dalla fine del documentario appare sullo schermo la scritta TELESVEVA NOTIZIE con il simbolo dell’emittente e la data 15/9/92. Da questo momento parte il servizio di TELESVEVA con le riprese di Pino Verroca e Franco Scarcelli, servizio che si avvale delle immagini del documentario di RAI 3.

Il commentatore di TELESVEVA racconta tutta la procedura seguita dai tecnici del laboratorio di Pisa, e così si esprime: (Di) Iolanda di Brienne ed Elisabetta d’Inghilterra, rispettivamente seconda e terza moglie dell’Imperatore svevo Federico II, le cui spoglie mortali sono custodite nella Cripta della Cattedrale di Andria, gli andriesi ed in generale tutti gli studiosi e storiografi potranno sapere le risposte entro alcuni mesi.

Fig. -67- il Vescovo Mons. Calabro       Fig. -68- il prof. Gino Fornaciari
Le Figure -67-, -68- del documentario ritraggono i due principali personaggi dell’operazione: il Vescovo Mons. Calabro e il prof. Gino Fornaciari.

L’equipe coordinata dal prof. Fornaciari ha proceduto a descrivere e catalogare ogni singolo frammento osseo contenuto nelle due cassette; è stata questa un’operazione molto delicata e, con un endoscopio è stato verificato che le ossa non fossero deteriorate. Tutte queste operazioni sono state eseguite direttamente nella Cripta.

Venne detto che le analisi stabiliranno il sesso per ogni singolo reperto, la presumibile epoca in cui vissero gli individui a cui resti appartengono, gli anni del soggetto al momento della morte e le eventuali malattie, la statura, i caratteri razziali ed il tipo di alimentazione.
Viene anche annunciato che saranno eseguiti esami istologici, immunologici e ricavato il DNA.

Tutte le fasi della riesumazione sono state verbalizzate dal Notaio Nicola Lombardi.

Il primo verbale, chiamato VERBALE DI CONSEGNA, riporta le operazioni effettuate il 15 settembre 1992, ha il n. 39.597 di Repertorio e il n. 10.840 di Raccolta, ed è stato registrato a Barletta il 5 ottobre 1992 al numero 1419 – Mod. I; esso è redatto su quattro facciate ed è sottoscritto da: + Calabro, da Gino Fornaciari, dal Sac. Giuseppe Ruotolo come teste, da Tommaso Sinisi come teste e dal Lombardi Nicola Notaio in Andria che di suo pugno data la copia autentica del verbale al 27 ottobre 1992.
Nel VERBALE DI CONSEGNA il Vescovo Calabro fa obbligo al prof Fornaciari di restituire il tutto alla Cattedrale di Andria entro un anno e comunque non appena ultimate le ricerche e gli studi.

Forte è stata l’ansia nell’attesa dei risultati, erano in ballo secoli di studi, bisognava che si dessero conferme alle ipotesi, alle congetture ed alle certezze espresse dagli storici: era in gioco la credibilità della tradizione.

Il primo impatto alla vista delle due ammucchiate di ossa fu fortemente negativo, però, quello che più contava di tutta l’operazione erano le risposte che il prof. Fornaciari avrebbe dato ai quesiti a lui posti, soprattutto stabilire il sesso, l’epoca in cui erano vissuti i defunti cui appartenevano le ossa e l’età che avevano al momento della morte; conoscere eventuali malattie, la statura, il DNA, i caratteri razziali ed il tipo di alimentazione, erano quesiti secondari.

Le Figure -69-, -70-, -71-, -72- fotografano il VERBALE DI CONSEGNA.
Le Figure -69-, -70-, -71-, -72- fotografano il VERBALE DI CONSEGNA.

In data 3 agosto 1993 fu redatto il VERBALE DI RICONSEGNA a Mons. R. Calabro di tutto il materiale che il prof. Gino Fornaciari aveva prelevato dalla Cripta della Cattedrale il 15 settembre del 1992. Questo materiale fu consegnato al Vescovo dal dott. Antonio Giuseppe Naccarato collaboratore scientifico del prof. Gino Fornaciari, alla presenza dei testi Sac. Giuseppe Ruotolo e don Nicola de Ruvo.
Il Verbale è redatto su tre facciate ed ha il numero di Repertorio 41.838 ed il numero di Raccolta 11.393.

I reperti ossei riconsegnati erano contenuti in due scatole di cartone e per essi era stato eseguito anche il raggruppamento per singoli individui; sarebbe stato poi cura dell’episcopato la realizzazione di due nuovi contenitori in legno, avvolti in involucri di piombo, e il ricollocamento delle urne nelle rispettive tombe.

Le Figure -73-, -74-, -75- fotografano il VERBALE DI RICONSEGNA.
Le Figure -73-, -74-, -75- fotografano il VERBALE DI RICONSEGNA.

Nel VERBALE DI RICONSEGNA si precisa che le due scatole contenenti i resti ossei umani delle due tombe “A” e “B” sono accompagnate da una relazione di tre facciate, redatta e sottoscritta dal prof. Fornaciari, riportante la data 30 luglio 1993 e che il Notaio allega al verbale sotto la lettera A.
Il titolo di questa relazione è: ELENCO DEGLI INDIVIDUI NELLE DUE TOMBE DELLA CATTEDRALE DI ANDRIA.

Le 4 facciate della RELAZIONE del prof. Gino Fornaciari.
Le Figure -76-, -77-, -7(5-, -79- Le 4 facciate della RELAZIONE del prof. Gino Fornaciari riportanti l’autentica del Notaio N. Lombardi.

La RELAZIONE del prof. Fornaciari, riportante l’ELENCO DEGLI INDIVIDUI NELLE DUE TOMBE DELLA CATTEDRALE DI ANDRIA, è il documento più impor- tante di tutta l’operazione.

Le risultanze accertate dall’anatomopatologo sono a dir poco sconcertanti.
Le analisi effettuate sui reperti ossei della cassetta della tomba “A” hanno permesso di classificare la loro appartenenza a 5 individui, e precisamente:

- Individuo A1, 7 reperti attribuiti a l’individuo di sesso maschile di età adulto-matura.
- Individuo A2, 1 reperto attribuito a individuo di sesso incerto di età matura-senile.
- Individuo A3, 1 reperto attribuito a individuo di sesso maschile di 15-16 anni.
- Individuo A4, 7 reperti attribuiti a individuo di sesso femminile sui 30-35 anni.
- Individuo A5, 2 reperti attribuiti a individuo di sesso incerto sui 10 anni.
- Oltre 16 reperti di ossa non attribuibili.

Per la tomba “B” i risultati delle analisi effettuate hanno permesso di classificare la loro appartenenza a 4 individui, e precisamente:

- Individuo B1, oltre 3 reperti attribuiti a individuo di sesso femminile sui 12 - 18 anni.
- Individuo B2, oltre 12 reperti di individuo di sesso maschile sui 50 anni.
- Individuo B3, 1 reperto di individuo di sesso femminile di età adulta.
- Individuo B4, 6 reperti di individuo di sesso maschile di età adulta.
- Oltre 7 reperti di ossa non attribuibili.

Complessivamente:

- I reperti ossei contenuti nelle due tombe sono oltre 63.
- Gli individui classificati sono 9.
- Gli individui di sesso maschile sono 4.
- Gli individui di sesso femminile sono 3.
- Gli individui di sesso incerto sono 2.
- I reperti non attribuibili sono oltre 23.

Le conclusioni del prof. Gino Fornaciari sono state:

- L’individuo A4, donna adulta deceduta intorno ai 30-35 anni potrebbe essere Isabella d’Inghilterra (Sappiamo, invece, che l’Imperatrice Isabella morì all’età di 27 anni).
- L’individuo B1, adolescente deceduta fra i 12 e i 18 anni potrebbe essere Iolanda di Brienne (L’Imperatrice Iolanda morì all’età di 16 anni).

Come si può constatare, la Relazione del prof. Fornaciari sembra riferita a due sepolture collettive, in cui sono presenti reperti ossei appartenenti a più di 9 individui, per i quali si fornisce soltanto il sesso e l’età al momento della morte, senza però dare una risposta al quesito più significativo: stabilire l’epoca in cui è avvenuto il decesso. Era questa la prima informazione che fu chiesta al prof. Fornaciari, ma, da parte sua non c’è stata alcuna risposta.

Le considerazioni che fecero gli studiosi andriesi, confidate solo agli amici ma mai rese pubbliche, furono: di che epoca sono le ossa che si vorrebbero attribuite alle due mogli dell’Imperatore Federico II? E le ossa degli altri individui sono della stessa epoca o appartengono a persone vissute in secoli diversi?

Ed inoltre: come mai nella cassetta della tomba “A” dove dovrebbero esserci i resti dell’Imperatrice Isabella d’Inghilterra (individuo classificato A4 nella relazione del prof. Fornaciari) si trovano ossa di altre quattro persone, tre femmine ed un maschio, e tanti altri reperti ossei non classificabili? Ed anche, nella cassetta della tomba “B” dove dovrebbero esserci i resti di Iolanda di Brienne, come mai si trovano anche reperti ossei appartenenti ad altre tre persone ed anche oltre sette reperti non classificabili?

Chi ha lavorato nell’ultimo restauro della Cripta nel periodo 1934-1937 conferma la mia ipotesi che il pasticcio è avvenuto in quel periodo: poiché era importante avere dei reperti ossei delle due Imperatrici, fu fatta una raccolta di quanto ancora era reperibile nella Cripta ed i reperti, conservati in apposite urne protette da involucro di piombo, furono collocati nelle due tombe.

In questo modo la tradizione che voleva che le due mogli dell’Imperatore fossero state sepolte nella Cripta della Cattedrale, era salva, e l’importanza di Andria nel nome di Federico II di Svevia era riaffermata.

I resti dello scheletro, anche se deteriorato, che l’Haseloff dice essere in una tomba, come mai non erano presenti da soli in una delle due urne?

È probabile, però, che l’Haseloff questo scheletro non l’abbia visto; perché fu il Sindaco Vito Sgarra che riferì all’Haseloff che quei resti erano di un corpo femminile e l’Haseloff non obiettò nulla, sia perché non si vedeva granché avendo la tomba ancora il coperchio e sia perché non si voleva smorzare il grande entusiasmo dei due fratelli Sgarra che esclamavano: le abbiamo trovate.

Coloro che conoscono le tombe imperiali di Palermo certamente, stupiti, si chiederanno: come mai le Imperatrici sveve sono state sepolte in modo così semplice e disadorno, quasi anonimo e, per giunta insieme ad altri ignoti individui?

Le conclusioni si commentano da sole. La domanda ovvia che subito vene in mente leggendo i risultati scientifici riportati nella Relazione del prof. G. Fornaciari è la seguente: come mai un così insigne esperto di fama internazionale e studioso di Antropologia, Paleontologia e Archeologia funeraria, di Bioarcheologia, cofondatore della moderna Paleopatologia, che ha partecipato a diverse missioni scientifiche in Messico e in Egitto studiando le mummie dell’età dei Faraoni i cui scheletri possono essere assimilati ad archivi biologici ricchi di informazioni sull’epoca in cui vissero, con il suo accurato studio paleopatologico dei resti contenuti nelle due cassette funerarie delle Cripta della Cattedrale di Andria non ha fornito alcuna indicazione sull’epoca in cui vissero gli individui a cui appartengono?

Chi gli aveva affidato l’incarico gli aveva posto il preciso quesito dell’individuazione dell’epoca in cui vissero gli individui i cui resti erano conservati nelle urne presenti nelle due tombe e, secondo la tradizione, i resti avrebbero dovuto appartenere a due donne vissute nel XIII secolo.
A questo fondamentale quesito il prof. Fornaciari non ha dato risposta. Forse per non deludere chi gli aveva commissionato l’incarico?

La tradizione assai nota e antica di oltre due secoli tramanda che le tombe delle due Imperatrici sveve mogli di Federico II sono quelle presenti nella Cripta della Chiesa Cattedrale di Andria. Dopo le analisi scientifiche del prof. G. Fornaciari l’unica risposta sintetica che si può dare è questa: la tradizione che vuole che quei resti ossei presenti nella Cripta della Chiesa Cattedrale di Andria appartengono alle due Imperatrici sveve Iolanda di Brienne e Isabella d’Inghilterra risulta essere una tradizione ancora priva di una valida conferma scientifica che possa dare il giusto valore storico ad una verità tramandata solo dalla tradizione che, comunque, merita di essere ricordata perché rafforza assai bene il concetto di “Andria fidelis” ed avvalora la fiducia che l’Imperatore Fede- rico II aveva degli abitanti della città di Andria disponendo che due sue mogli fossero sepolte in questa città.

Tutto questo, però, non scalfisce minimamente la storia che afferma che le due Imperatrici sveve sono state sepolte apud Andriam, e certamente nella Chiesa Cattedrale, unico luogo importante che Andria aveva a quei tempi: questa è la certezza storica che oggi abbiamo.

La delusione fu grande, ma non la si doveva mostrare né far capire, per cui i due verbali del Notaio Nicola Lombardi con allegata la Relazione del prof. Gino Fornaciari furono quasi secretati; pochissimi hanno avuto la possibilità di leggerli.

Però, tutta l’operazione non poteva terminare con una delusione, bisognava dare dimostrazione di aver acquisito certezze per dare una degna conclusione all’operazione effettuata con grande visibilità; ci si aggrappò alle due possibili ipotesi fatte dal prof. Fornaciari di cui però, quella relativa a Isabella d’Inghilterra è forzata al massimo perché ad un individuo, che si stabilisce scientificamente che è morto all’età di 30-35 anni, non si può attribuire l’età di 27 anni, che è quella che aveva l’Imperatrice Isabella quando morì.

La Curia vescovile di Andria impiegò oltre nove mesi per approntare le nuove cassette funerarie, rese impermeabili con un rivestimento di piombo, e nella primavera del 1994 comunicò al Rotary Club “Castelli Svevi” che le urne erano pronte per essere ricollocate nelle loro tombe all’interno della Cripta.

Di conseguenza, il Rotary organizzò un convegno commemorativo per i giorni 10-11-12 giugno 1994 da tenersi in Andria presso l’Hotel Ottagono, con visite anche a Castel del Monte; fu anche programmato, in accordo con il Vescovo Mons. Calabro, il riposizionamento delle urne funerarie nella Cripta della Cattedrale per le ore 17,30 di sabato 11 giugno.

Fu assicurata al convegno la partecipazione del Governatore del Distretto 2100 nella sua qualità di Presidente onorario, dei Presidenti del Club rotariani del circondario, delle autorità cittadine, del Vescovo Mons. Calabro, dei rappresentanti della Soprintendenza e tante altre personalità, tra cui il l’Ispettore Onorario della Soprintendenza ai Beni Culturali prof. Pasquale Massaro.

*

Sabato 11 giugno 1994, alle ore 17,30, avvenne la cerimonia del ricolloca- mento delle urne funerarie nelle tombe della Cripta, cerimonia a cui fui invitato anch’io e che documentai con diverse foto (Figure -80-, -81-, -82-, -83-, -84-).

Fig. -80- Il prof. Pasquale Massaro spiega ai presenti le conclusioni del prof. G. Fornaciari       Fig. -81- 1 Prof P. Massaro – 2 Prof. G. Fornaciari – 3 G. Sinisi Sindaco - 4 Dr. N. Lombardi
Fig. -80- Il prof. Pasquale Massaro spiega ai presenti le conclusioni del prof. G. Fornaciari;     Fig. -81- 1 Prof P. Massaro – 2 Prof. G. Fornaciari – 3 G. Sinisi Sindaco - 4 Dr. N. Lombardi.

Fig. -80- Il prof. Pasquale Massaro spiega ai presenti le conclusioni del prof. G. Fornaciari   Fig. -80- Il prof. Pasquale Massaro spiega ai presenti le conclusioni del prof. G. Fornaciari   Fig. -81- 1 Prof P. Massaro – 2 Prof. G. Fornaciari – 3 G. Sinisi Sindaco - 4 Dr. N. Lombardi
Fig. -82- Don Giuseppe Ruotolo aiuta il responsabile della Soprintendenza a deporre l’urna nella tomba “A”        Fig. -83- Struttura della tomba “B”       Fig.-84- L’urna è collocata nella tomba

Fig. -85- Gli individui delle due tombe riposano in pace (Foto Monterisi)
Fig. -85- Gli individui delle due tombe riposano in pace (Foto Monterisi).

Come atto finale, il prof. P. Massaro compose il testo di una lapide che fu affissa nella Cripta della Cattedrale, accanto a quella fatta dal Podestà Pasquale Cafaro (Figura -86-).

Fig. -86- Lapide affissa nella Cripta composta dal prof. Pasquale Massaro.
Fig. -86- Lapide affissa nella Cripta composta dal prof. Pasquale Massaro.
A              Ω.
INTERPRETI DELLE ESIGENZE STORICO-RELIGIOSE
DELLA CITTÀ DI ANDRIA
LA SAPIENTE INIZIATIVA DEL VESCOVO DIOCESANO
MONS. RAFFAELE CALABRO
E IL CONSENSO DEI SOVRINTENDENTI DI PUGLIA
AI BENI CULTURALI-STORICI-ARCHEOLOGICI
ROBERTO DI PAOLA E GIUSEPPE ANDREASSI
VOLLERO LA RICOGNIZIONE
E LO STUDIO DEI RESTI MORTALI
DELLE IMPERATRICI SVEVE
IOLANDA DI BRIENNE E ISABELLA D’INGHILTERRA

***

IL PROFESSORE GINO FORNACIARI
DOCENTE DI ANATOMIA E ISTOLOGIA PATOLOGICA
DELLA UNIVERSITA’ DI PISA
ESAMINÒ – STUDIÒ – CONFERMÒ

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IL ROTARY CLUB “ANDRIA-CASTELLI SVEVI”
DEL 2100 DISTRETTO “ITALIA MERIDIONALE”
CELEBRANDO
L ”8” CENTENARIO DELLA NASCITA
DELL’IMPERATORE FEDERICO 2° DI SVEVIA
LE DUE AUGUSTE TOMBE RESTAURÒ
A PERENNE MEMORIA ED ONORE
IN ESSE RICOMPOSE QUEI NOBILI RESTI MORTALI
ADDÌ 11 GIUGNO 1994

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Dr Pasquale Massaro
Ispett. Onor. Beni Culturali

NOTE    _

(66) Massaro Pasquale
Massaro Pasquale fu un uomo che amava la sua città il corrispondente da Andria e le sue tradizioni. Fu Direttore Didattico della Scuola Elementare Giuseppe Verdi di Andria dal 1967 al 1995 e molto attivo nel campo della cultura e della politica. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti fu fino alla sua morte (anno 2012) il corrispondente da Andria del quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Fu Ispettore onorario dei Monumenti per nomina del Ministero dei Beni Culturali e, come Presidente della Commissione per la Toponomastica del Comune di Andria, negli anni Sessanta elaborò la grande revisione della denominazione delle strade della città. Maestro di vita e cultore delle tradizioni, curò la traduzione in italiano di alcuni verbali del processo dell’eccidio delle sorelle Porro perché molti testimoni parlavano solo in dialetto. Fu anche eletto consigliere comunale e vice capogruppo della Democrazia Cristiana. Nell’anno 1982/1983 fu Presidente del Rotary Club di Trani.

(67) Hobsbawm Eric
Eric J. Hobsbawm fu uno storico e grande intellettuale egiziano di nascita (1912) ma europeo e fondamentalmente inglese per formazione e studi. Analizzò co profondità il quadro storico della sua epoca, il Novecento, e fu molto vicino alla classe operaia inglese. Morì a Londra all’età di 95 anni e l’opera sua più significativa è intitolata, in italiano, “Il secolo breve”; insieme a Terence Ranger scrisse il saggio dal titolo “L’invenzione della tradizione” pubblicato in Italia dalla Casa Editrice Einaudi.

(68) Fornaciari Gino
Gino Fornaciari, medico specializzato in anatomia patologica e cofondatore della sezione di Paleoanatomia, è stato professore presso l’Università di Pisa nell’Istituto di Antropologia e Paleontologia umana. Dopo il suo pensionamento continua a tenere il corso di Archeologia Funeraria nella scuola di specializzazione in Beni Archeologici presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. È considerato uno dei massimi esponenti dell’antropologia biologica, disciplina che unisce i dati culturali e quelli biologici.