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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 20-23

Libro Secondo

Capitolo IV.

Della nascita, venuta, e morte del nostro glorioso S. Riccardo Primo Vescovo, e Patrono della Città d’Andria.

Morto appena Costantino, si ecclissò pel Cielo d’Italia l’iride di pace. Quella, che sotto l’egida dell’Impero Romano formava il terrore e lo spavento de’ popoli stranieri, si vide poi, verso il declinare del V. secolo, da divisioni affievolita, da guerre desolata giacere vittima miseranda dell’altrui barbarie. Eruli, Turcilingi, Rugi, Sciti, Gepidi, Alani, Unni, Vandali, e quante fiere racchiudeva il Settentrione, si scagliarono come lupi famelici a contrastarsi la preda, ed a gavazzare nel suo sangue. Quali tracce di lutto non lasciò un Genserico Re de’ Vandali, e degli Eruli, il quale sempre di sangue digiuno, scorrendo da furibondo per le Italiche spiagge, desolò la Campania e la Puglia intera [1]?
Or sotto le vicendevoli dilaniazioni di questi abbrutiti Tiranni, chi non vede l’aspetto lagrimevole della Cristiana Religione in queste parti? Ma grazie senza numero alla Divina Provvidenza, la quale volendo liberarci dall’infortunio, intimò la ritirata alle tenebre, chiamando sul campo della Gloria Cristiana un Celeste Campione. Se la breve dimora del Principe degli Apostoli fu la felice Aurora pel ravvedimento de’ Pagani Andriesi; era riserbato poi all’Eroe Anglicano portare su di essi la pienezza della luce. Riccardo non saluta appena il giorno [2], che i suoi cristiani genitori furono solleciti a rigenerarlo nel lavacro del santo Battesimo, essendo Imperatore Valentiniano terzo nell’Occidente, e Pontefice S. Leone I.
Mi astengo far l’apologia de’ suoi primi anni poiché ne parlano le antiche sue lezioni nel Breviario, ed a sufficienza ne scrisse Francesco II. del Balzo. Bastami semplicemente accennarvi, che sin dall'età prima diede segni palpabili di aver sortita un’anima grande, e di dover essere un giorno nella Cristiana Milizia l’Eroe de’ prodigii. Le prime sue mosse, perché dirette dal Cielo, venivano a concentrarsi tutte nel suo Celeste Principio. La carità animò i primi suoi pensieri, e nella carità furono temperati tutt’i suoi desiderii. Attesa la vastità de’ suoi talenti, fu lieve fatica per lui munirsi a ridondanza di tutte le più sublimi cognizioni; e principalmente della Sagra Teologia. Ascritto al canone degli unti dell’Altare, credé essere il recinto della sua Patria quel campo, alla coltura del quale lo chiamasse il suo sagro Ministero. Quindi mal reggendo a poter di vantaggio comprimere gli estuanti divampamenti della Celeste carità, che ne violentavano l’uscita; fu costretto colla sua predicazione a spargere in quel dintorno i primi semi della divina scienza.
Ma non ancora aveva letta nei superni decreti la sua Apostolica Missione! Il Cielo, che lo avea tanto largamente doviziato di virtù, lo attendeva in altro Emisfero a battagliare a pro della sua fede. Quand’ecco in una delle notti [3], mentr’egli dormiva placidi i sonni suoi, una voce dall’orecchio gli scese al cuore, invitandolo nell’Italia. A quell’annunzio celeste si desta, e tutto raccapricciato, mal cerca da sé stesso le tracce fuggenti di quella voce; e così tra la incertezza del presagio, non sapendo a qual partito attenersi fluttua, ed ondeggia la sua risoluzione. Intanto raddoppia le astinenze, ed i digiuni, e spera così esserne in un modo più chiaro sulla sua sorte illuminato. Ma non fu a lungo protratta la sua perplessità. Ritornò di bel nuovo la visione, ed a lui quasi in aperta veglia l’Apostolo S. Pietro fuor di ogni velo questi accenti diresse: Riccardo, non a caso la Divina Sapienza in te versò la pienezza delle sue grazie: essa si aspetta, che per opera del tuo valore risorga in altro Emisfero la sua Religione vilipesa. L’Italia, per la conquista della quale io un tempo non iscarsi sudori versai, or sotto i ferali vessilli dell’errore riprostrata, mi fa pietà. Là dunque di metter piede ti affretta, ed Andria sia la meta delle tue Apostoliche cure.
Non sì tosto la chiarezza di questi accenti precisò al nostro Campione la Divina volontà, ch’egli colla medesima prontezza di Abramo abbandonò quanto di più caro avea nel patrio suolo; ed immantinente prese la volta di Roma. Al Supremo Gerarca Gelasio primo [4] presentossi, ed a lui con minuto dettaglio disvela la sua visione. Il Santo Pontefice, come anch’egli anticipatamente era stato da Dio prevenuto, nel vedere questo novello Apostolo, l’onorò della sua confidenza, e confermando esser questa la Divina disposizione, lo consagrò Vescovo di Andria, accordandogli le più ampie facoltà nella sua Missione. Partì Riccardo da Roma, ed a questo Ciclo si diresse come l’Angelo delle consolazioni. Costeggiando l’Illirico, giunse tra le ali de’ Zeffiri, e tra le celesti benedizioni alle spiagge della Puglia. Correvano allora l’anno della nostra comune riparazione 492. del nostro Prelato 45. ed il primo anno della promozione di Gelasio al Pontificato. Eccolo intanto tra queste mura. Grande fu la sorpresa degli Andriesi, nel vedersi onorati da questo celeste Messaggiero, offrendosi loro per Padre e Pastore. A lui come ad insolita face si rivolsero le menti, e le pupille di tutti. Né poteva altrimenti avvenire, avendolo Iddio arricchito del dono de’ miracoli.
Questi incominciarono sin da che pose piede in Città, entrando per quella porta, la quale era stata onorata dal Principe degli Apostoli [5]. Ivi per Divina disposizione giaceva un’infelice privo di lumi dalla sua natività; ma non appena discese su di lui la sua Pastorale benedizione, che gli aperse alla luce; e con voce di gioja percorse tutta la Città. Avanzandosi nell’abitato, incontrò una donna Paralitica, la quale a lui dirigendo i suoi lamenti, all’istante n’esperimentò il miracolo, ritornando le membra ad un fermo rassodamento. A tali prove incontrastabili del suo braccio portentoso, è facile il comprendere, come siasi veduto in un subito venerato per un Messo plenipotenziario del Cielo, e circondato dall’intero popolo di Andria. Egli intanto sulle orme dell’Apostolo, si rende tutto a tutti, per cosi tutti guadagnare a Dio. La sua predicazione, come benefica pioggia su arido terreno così prodigiosa scendeva su quei cuori venduti all’errore. Restavano a segno penetrati dalle Divine verità inculcate, che quasi da tristo sonno destandosi, le loro superstizioni contumeliavano, e ritornavano con giubilo al seno di quella Religione che da loro, dietro la partenza di S. Pietro, era stata obbliata.
Riccardo tra le vampe del suo apostolico zelo, attaccando semprepiù di fronte l’Idolatria, corre qual’altro Geremia a vendicare i torti e gli oltraggi della profanata casa di Dio. Entra nel tempio, e con grido di spavento urta, e demolisce tutti quegl’Idoli all’infame adorazione esposti: Mundavit Ecclesiam, scrisse Francesco II. del Balzo, Idolis pollutam [6], e sulle loro rovine fa sorgere nuovi altari, consagrandoli al vero Dio. Ma siccome non si può entrare nella Religione di Cristo se non per mezzo del Battesimo; cosi a destra dell’ingresso di questo Tempio piantò il prodigioso Fonte della vita, in cui venivano rigenerati i nuovi credenti: in quo plurimos Christo conciliatos baptizavit [7]. Fu sua cura speciale l’istallamento del Clero, essendo i Ministri la base della Religione; e siccome dalla dottrina e santità di questi dipende la difesa delle sue massime, e la stretta osservanza de’ suoi spirituali esercizii; così fece scelta di ottimi, e cristiani Operarii [8], rianimati continuamente dal suo zelo, e carità.
NOTE
[1] Gensericus Vandalorum, et Herulorum Rex, cum ingenti esercitu Campaniam, et Apuliam devastavit, Civitatesque diripuit, et ruinis involvit. Henniges nella vita di Genserico. Costui incomincia a tormentare l’Italia dal 456. in poi. Muratori , Annali d’Italia.
[2] Egli nacque nella Brettagna, nell’anno 447. Dell’era cristiana.
[3] Come da lui ci è stato trasmesso per viva tradizione.
[4] Coronelli sotto la voce Andri «Il primo Vescovo di Andria fu S. Riccardo spedito e consagrato da Gelasio I. Questo S. Riccardo fu d’Inghilterra correndo l’anno 492
[5] O sia per la porta Santa; poiché venne anche per la via Appia.
[6] Ma quale propriamente sia stata questa chiesa? Alcuni hanno preteso, essere quella cappella, dove celebrò S. Pietro nel suo passaggio da qui, la quale, come dissi, va compresa presentemente nella chiesa Cattedrale. Ma tale opinione affatto non regge; poiché siamo assicurati dalla tradizione, che questa miracolosamente non sia stata mai polluta dai falsi numi. Dietro la partenza dell’Apostolo, sebbene fossero ricaduti gli Andriesi nell’idolatria; tuttavolta non ebbero il coraggio di profanarla: rimase solo negletta ed obbliata. Nè poteva in essa il Santo Pastore esercitare le sue sacre funzioni, essendo troppo piccola ed angusta.
Dobbiamo dunque dire piuttosto essere stato il tempio di S. Andrea, il quale, come osservammo, venne edificato, quando S. Pietro era ancora in vita. Non dispiaccia poi su quelle parole — Mundavit Ecclesiam Idolis pollutam — riflettere che lo scrittore non pose Fanum, Delubrum, ma Ecclesiam, ciò che dinota propriamente il tempio de’ cristiani. Dunque questa prima era stata consagrata al culto divino, e poi venne profanata dal ricadimento degli Andriesi nell’Idolatria, come si rileva anche da quelle parole: ut Italiam ad Andrienses Populos, qui ab antiqua fide desciverant, adjuvandos se conferret: sotto quella voce populos, s’intendono tutt’i casali, che allora esistevano nel nostro dintorno.
Che sia stato il tempio di S. Andrea quella chiesa che S. Riccardo trovò Idolis pollutam, lo dimostra apertamente la casa, o sia l’Episcopio del medesimo S. Pastore, sito nella lontananza di pochi passi da essa chiesa: la qual casa venne poi in molti punti rifatta, e che palesa per altro la povertà de’ primi Pastori, poggiati sulla pietà de’ fedeli. E quando tutt’altro mancasse su questo articolo, siamo convinti della osservanza da tempo immemorabile del nostro capitolo cattedrale, il quale sempre ha venerata questa chiesa coma la prima sua sede. Di fatto ne’ semidoppii, nelle commemorazioni de’ nostri Santi Protettori, prima si recita quella dell’Apostolo S. Andrea a cui è intitolata l’antica, e nuova cattedra, e poi si passa a S. Riccardo nostro primo Vescovo e patrono. E quando venne traslatata la cattedrale nel luogo, dove al presente trovasi, sotto il titolo dell'Assunta, non lasciò mai quello di S. Andrea. In effetti quel quadro che trovasi affisso sotto la volta del presbiterio che ne forma l'emblema, fu dedicato all’Assunzione della Vergine ed a S. Andrea.
[7] Notate non leggesi, - omnes, ma plurimos - perché gli altri avevano già ricevuto il Santo Battesimo, e questi o vivevano da occulti cristiani, o si erano di fresco apostatati.
[8] L’arciprete Pincerna nella sua opera dice, che i primi ad essere promossi all'ordine sacerdotale dal nostro S. Pastore per suo sussidio nella cura delle anime, furono presi da quelle famiglie cristiane, che fuggendo da questa città Idolatra, si erano ritirate nella valle di S. Margherita in Lamis.