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Storia della Cittą di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 40-41

Libro Secondo

Capitolo XI.

Desidio Vescovo di Andria nel 1102.
Passaggio della Chiesa di Trimoggia nella Cittą di Andria.

Sebbene dal fin qui detto pare, che la veritą non abbisogni di prove ulteriori per sostenere la sua genuinitą, e chiarezza; pur tutta volta per isviluppo di notizie passo ad indicare un’altro nostro Vescovo, che precedette l’epoca di Gelasio II. Esiste tutt’ora nell’Archivio di questo nobile collegio de’ Niccolini un pubblico documento in carta pergamena, nel quale comparisce Vescovo di Andria Monsignor Desidio nell’anno 1104. anzi 1103. principiando qui l’anno dal Settembre all’uso greco. Ebbe luogo questo pubblico Istrumento in occasione del passaggio de’ Trimodiesi in questa Cittą; dappoichč tra gli altri villaggi, che conteneva il nostro dintorno, eravi quello di Trimoggia, lungi da noi non pił di un miglio. Questo, perchč alquanto popoloso, andava fornito di un certo numero di Ecclesiastici per la cura delle anime; dipendendo perņ in tutto dalla giurisdizione del Vescovo di Andria: riconoscendo semplicemente per loro capo un sacerdote detto Preposto. Or i naturali di questo luogo stanchi di pił soffrire tante scorrerie, ed incursioni, affacciarono la domanda agli Andriesi di essere ammessi nella cittadinanza, ossia essere trattati indistintamente ne’ patrii dritti. Ma degli Andriesi per quanto si mostrarono beni-gni i secolari, altrettanto erano restii gli ecclesiastici, prevedendo che un giorno sarebbero insorti tra loro de’ contrasti, e delle discordie: come dopo lo ha dimostrato il fatto [1].
I Trimodiesi intanto presentarono supplica al Vescovo di allora, chiamato, come ho detto, Desidio. Questo buon Pastore, a togliere le dissensioni, convoca una Dieta di tutt’i Sacerdoti componenti il Capitolo Cattedrale, e de’ primi rappresentanti della Cittą, e fa sentire loro quanto si conteneva nell’esposto. Dopo qualche discussione finalmente il Consesso deliberņ a favore della domanda, ed il Capitolo Cattedrale volentieri accordņ ai Trimodiesi Sacerdoti l’esercizio della cura delle anime sussidiariamente, in considerazione di essersi molto accresciuta la popolazione, anche senza di questo nuovo aggiungimento. Ma se sentģ il dovere per questa concessione, non potč non mostrarsi geloso intorno al dritto della sua primazia, ed alle prescritte prestazioni da praticarsi dalle Chiese inferiori. Ponderate con maturitą dalle parti rispettive le condizioni, si venne in fine all’accettazione, effettuandosi dal Villaggio di Trimogia il loro trasferimento in questa Cittą. Siccome poi in quell’epoca con entusiasmo dei Fedeli si ergevano in molti punti d’Italia templi ed altari al Santo de’ prodigii, al taumaturgo S. Nicola Arcivescovo di Mira, del quale il sacro Deposito era stato condotto in Bari; cosi allora fu qui fabbricata una Chiesa a Lui intitolata, ed ivi venne istallato il Clero di questi Sacerdoti Trimodiesi, i quali dappoi hanno di molto contribuito al lustro di questa patria. Or premesso tutto questo, veniamo a quel pubblico istrumento, il quale ebbe luogo tra il Vescovo, l’Arcidiacono, l’Arciprete, e Sacerdoti di questa Cattedrale Chiesa; e tra il Preposito, e Sacerdoti di S. Maria di Trimogia. L’istrumento č del tenore seguente:
«Ego Desidius Episcopus Civitatis Andrię: Anno 2. nostri Episcopatus: Admisi supplicationes vestrum Tarquinii Prępositi, Raphaelis, Ioannis, Pauli, aliorumque Pręsbyterorum, et Diaconorum nostrę ecclesię suburbanę de Trimodia, quibus animum aperitis: vestrum populum ęgre substinere habitationem in Villa Trimodia ob pericula, damna, Castratura, passa belli, et caritatis, occasione, latronumque incursione, qua de causa multos dictos habitantes Patriam relinquentes, ad vicinas Civitates, et ad hanc nostram Civitatem confugisse, et satis constat etc. etc. Convocatis interim Antonio Archidiacono, et Desiderio Archipręsbytero, cęterisque Pręsbyteris, et Diaconis nostrę sedis, de consensu totius nostri cathedralis Pręsbyrerii concessi vobis Tarquinio Pręposito, Raphaeli, Joanni, Paulo, Ladislao, cęterisque de numero Sanctę Marię de Trimodia, ut libere deducatis, et transferatis vestram Ecclesiam a suburbio de Trimodia, quo supra, in quo degitis etc.»
Seguono le condizioni, le prestazioni da praticarsi, e le penalitą in caso di contravvenzione. Ci sono le firme, e sottoscrizioni delle parti rispettive, ed in fine il segno del Notajo — S. A. Tabularii. Questo istrumento, come dinanzi ho detto, conservasi nell’archivio del nobile Collegio de’ Niccolini. A dimostrare la sua genuinitą, basta dir solo, che questa Cattedrale Chiesa ha cercato pił volte attaccarlo come apocrifo tra la lunga, e non mai interrotta serie delle liti avvenute a causa della cura delle anime; ed i Niccolini in virtł della sua autenticitą si sono sempre sostenuti presso tutte le supreme Corti perché dichiarati da essa Cattedrale coadiuvanti nella cura sin dal loro trasferimento in Andria.
Ora in vista di queste irrefragabili testimonianze, e dimostrazioni, potrą pił dai Bollandisti opinarsi, e congetturarsi «Fortassis Andria Dignitate Episcopali donata fuit a Gelasio Papa II?» Avrebbero dovuto riflettere che non era loro concesso sconvolgere a capriccio l’ordine de’ tempi; e che finalmente non ad essi solo era affidato il deposito delle Istorie.
NOTE    (Nell'originale la numerazione č di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1] Ho attinto queste notizie dalle patrie memorie del signor Prevosto Pastore.