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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 55-57

Libro TERZO

Capitolo IV.

Continuazione del Dominio Normanno nella Città di Andria.
Si fa menzione della Campana della di Maria.
Anni 1094.

Da notizia pervenutaci dall’Archivio della Cattedrale Chiesa di Melfi si rileva, essere in quest’anno Conte di Andria un’ Riccardo Normanno. Non saprei dire se fosse quell’istesso Riccardo, di cui pocanzi tenni parola fratello di Pietro II. Conte di Trani, o pure figlio, o nipote. Solo leggesi in uno istrumento in carta pergamena [1], che Ruggiero Duca di Puglia, residente in Melfi, dona a favore di quella Chiesa un podere suburbano arbustato; e quivi si trovano testimoni del contratto Goffredo Conte di Conversano, Riccardo Conte di Andria, e Rodolfo di Lauritella, coll’indicazione dell’anno dell’Signore 1094.

Campana di Maria.

Un attestato della numerosa popolazione, dell’opulenza, e del lusso degli Andriesi in questi tempi ci viene da un Patrio monumento. Esso consiste in una Campana, che venne qui fusa, dietro un calamitoso avvenimento, il quale si dileguò da queste regioni, mediante l’invocazione della Beata Vergine Maria. Essendo terribilmente flagellati gli Andriesi, per giusta vendetta di Dio, da un maligno aereo influsso, il quale faceva strage alla rinfusa su di ogni ceto di persone, e specialmente sulle donne incinte; in tali opprimenti circostanze la popolazione non avendo da chi sperare salvezza, fece ricorso al Cielo, ed in modo particolare al comune confugio degli afflitti. Furono intanto ordinati sette giorni di rigorosi digiuni, e penitenze, per cosi calmare l’ira di Dio. In questo frattempo tutti coloro, che si portavano in Chiesa, e soprattutto le donne, offrivano alla santissima Vergine tanti ricchi doni in oggetti di oro, e di argento. Non erano ancora passati i sette giorni, e la pietosa nostra Madre, accorrendo sollecita al gemito della desolazione, ottenne da Dio la comune liberazione da ogni miasmo pestilenziale. Allora gli Andriesi, desiderando autenticare il miracolo, e pubblicarne perennemente la memoria, raccolsero tutte quelle spontanee obblazioni di oro e di argento, e mescendole col bronzo fecero fondere una Campana di molta mole, la quale tuttafiata appellasi di Maria. Essa portò questa iscrizione intorno alla sua Corona = Mentem Sanctam, spontaneam, honorem Deo, ac Virgini, et patriæ liberationem = Pantaleon fecit. Anno Domini MCXI. Ma la medesima essendo stata rifusa nell’1400. a tempo di Francesco I. del Balso Duca di Andria, ebbe quest’altra indicazione: nella Corona di sopra leggesi l’Angelica Salutazione — Ave Maria, etc. in quella di sotto = D. Jacobus Bardanelli fecit. A. D. MCCCC.
Mi astengo dal descrivere i prodigiosi effetti di un sì miracoloso metallo, essendo appieno noti ad ogni cittadino. Non voglio solamente tacere che ha formato in tutt’ i tempi, e forma tutt’ora il nostro sicuro presidio, il conforto nelle affligenti calamità. Nei parti difficoltosi, é soprattutto negli aerei infortunii, quando desolanti bufere minacciano alle nostre campagne la devastazione, non appena si ascolta la sua fidanzante detonazione, che tosto il cuore di ogni Andriese passa dai palpiti del timore a quelli della tenerezza, sicuro di trovare nella pia Madre degli oppressi un sollecito riparo. Siamo convinti dall’esperienza, che la Divina collera, come alla vista di quell’arco settemplice, così al suono di questo prezioso metallo, raffrena i ministri dell’esterminio.
È assai rincrescevole ch’esso non venga da noi custodito con quella diligenza ed accuratezza, come dai nostri maggiori. Questo Capitolo Cattedrale riscuoteva ducati sei in ogni anno dal Comune, che servivano per l’uso di una veste di grosso sajo che ad essa campana si adattava in tempo di verno e per difenderla dalle nevi, e da’ geli, e per significarle un rispetto. Il Sagrestano aveva l’obbligo di suonarla e di osservarne spesso il punto, dove tuona il battaglio. Era vietato di toccarsi a disteso in qualunque profano avvenimento, eccetto nel segnarsi la morte de’ sacri ministri o di taluno notabile, e qualificato secolare, come tuttodì questo costume osservasi. Voglia il Cielo a lungo conservarci questo sacro monumento.
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1] Il Prevosto Pastore nelle sue manoscritte memorie.