G.Ruotolo - Vie Romane

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da "Il volto antico di Andria Fidelis"

di Giuseppe Ruotolo (1889-1970)
(stralcio)

Vie Romane


I romani, popolo guerriero, avevano bisogno di vie spaziose per l’impiego celere dell’esercito. Non appena conquistavano una contrada, avevano cura di allacciarla con l’Urbe. Coi mezzi, di cui allora potevano disporre, costruirono strade spaziose e lunghe, che attraversavano l’Italia nei punti più idonei ai movimenti strategici delle truppe e al commercio coi popoli soggetti. Così più facilmente potettero conservare ed allargare le conquiste, difendersi dai numerosi nemici interni ed esterni. E, poichè da brindisi essi si spinsero verso l’Oriente, quel porto acquistò importanza notevole e divenne l’indispensabile collegamento tra la terra italica e i barbari orientali.
La via principale e più antica si chiamava Appia, perchè iniziata da Appio Claudio il Cieco nel 312 a. C. Essa giungeva fino a Capua, ma fu poi prolungala fino a Brindisi: toccava Benevento, Aquilonia, Venosa, Matera, Taranto e di qui procedeva a Brindisi, passando per Oria. Da Stazio, poeta napoletano dei I° secolo d. C. fu così celebrata:
«Appia longarum teritur Regina viarum».
Questa via attraversava un breve tratto occidentale dell’Apulia, toccando Equotuzio (Ariano di Puglia).
Il geografo Strabone, nato in Amasia nel Ponto (Asia Minore) verso il 54 a. C. percorse diverse volte le vie tra l’Oriente e Roma, forse nell’interesse commerciale dei suoi connazionali. Egli descrisse la via Appia e un’altra, che poi fu chiamata straboniana. Ecco le sue parole: «Dalla Grecia e dall’Asia il tragitto più breve e diritto è per Brindisi, e qui infatti si dirigono tutti coloro che devono proseguire per Roma. Per recarsi in quella città vi sono due vie, una mulattiera che, attraversando la regione dei Peuceti, detti Pedicoli, dei Dauni e dei Sanniti si dirige a Benevento. In questa via si incontrano le città di Gnathia, Netium, Canusium e Erdonia. L’altra, volgendo un po’ a sinistra, mena verso Taranto e ad una giornata di cammino, si incontra con l’Appia carrozzabile. Vi si incontrano le città di Uria e Venosa, la prima tra Brindisi e Taranto, l’altra fra Sanniti e Lucani. Ambedue queste strade si congiungono presso Benevento nella Campania, donde per l’Appia si perviene a Roma passando per Caudio, Galazia e Casilino. Tutta la via da Brindisi a Roma è lunga trecento sessanta stadi».
La via straboniana era dunque meno larga e meno comoda dell’Appia e perciò poteva essere percorsa solo da cavalcature e non da carri. Se Netium, come pensiamo, era la città, sulle cui rovine sorse Andria, bisognerà, identificare l’iter nimis molestum di S. Placido con la strada straboniana.
Una terza via fu costruita poco più tardi da Traiano. Questo imperatore, nato in Ispagna, governò Roma dal 98 d. C. per circa vent’anni, favorì molto il commercio e l’industria ed altre opere, che lo resero celebre nella storia dell’impero. Non solo egli prolungò la via Appia, ma costruì altre strade, che presero da lui il nome.
Per raggiungere più facilmente il porto brindisino fece costruire il tronco Equotuzio (Ariano) Egnazia - Brindisi, attraversando Elcana (Troia), Erdonia (Ortanova), Canosa, Ruvo, Bitonto e Bari. Un tratto di questa via, tornato alla luce il 1919 presso Brindisi, così è descritto dallo storico locale [Pasquale] Camassa: «La via è larga quindici piedi romani, cioè metri 4,20 circa; è lastricata a grosse e informi pietre sbozzate semplicemente nella parte superiore, incastrate maestrevolmente le une nelle altre senza cemento e irregolarmente apparigliate come nelle costruzioni ciclopiche, ed è rasentata da cigli o paracarri».
Allo stesso imperatore si deve una via che, partendo da Taranto, attraversava i paesi costieri della Calabria (penisola salentina) e raggiungeva Brindisi.
A questo tempo rimonta anche la via costiera, che congiungeva Bari a Siponto, toccando le città vicine di Trani e Barletta.
Finalmente accenniamo alla Tavola Peutingeriana, cioè ad un’antica pergamena geografica, lunga sei metri, che descrive il dominio romano. Si chiama peutingeriana, perchè scoperta dall’archeologo tedesco Corrado Peutinger (1465-1547). In questa Tavola, che pare rimonti al quarto secolo d. C. è descritta una strada che, partendo da Benevento, attraversava, fra l’altro, le seguenti località: Furfane (Cerignola), Rudae, Ruvo e Bitonto, terminando a Brindisi. Dalle Murge ha inizio in questa Tavola il tracciato del fiume Aveldium, che sbocca, sull’Adriatico a sud di Barletta. Evidentemente questo fiume è il Rivo delle pergamene del Trinchera e cioè quello che oggi con nome dialettale chiamiamo Canalone e che si trasforma in torrente durante le alluvioni invernali. La località Rudae, segnata accanto alla sorgente del fiume, non è stata bene individuata. Il nome deriva, pare, dalla radice indo-europea rud = generare, ed è simile a quello di Rudiae messapica, patria di Ennio.
Queste le principali notizie pervenute fino a noi sulle vie romane. Potremmo aggiungere i Tratturi, che sono antichissimi, esistenti certamente all’epoca romana, e che servivano al transito delle gregge per i pascoli. Queste vaste strade, simili per la ruvidezza alle mulattiere, si estendevano dagli Abruzzi sino alla Terra d’Otranto.
Le città elencate nei diversi itinerari nulla ci dicono della loro importanza, perchè l’indicazione serviva solo ad avvertire i viaggiatori delle fermate, dove potevano prendere riposo e provvedersi del necessario per il proseguimento del viaggio. Una dimostrazione di ciò viene fornita dalla Mutatio ad XV, segnata nell’itinerario gerosolimitano. In questo documento, dopo la città di Ruvo, è scritto Mutatio ad XV, punto centrale prima di giungere a Canosa. Lì evidentemente esisteva una Taverna per i viaggiatori e, secondo alcuni, è proprio questa stazione il punto dove sorse Andria. A nostro parere, la mutatio coincideva con la località oggi denominata Tavernola, posta sulla via Traiana e punto intermedio tra Canosa e Ruvo, mentre Netium sorgeva approssimativamente ove oggi è Andria.
[da “Il volto antico di Andria Fidelis”, di G. Ruotolo, tip. G.Martano-Negri, Chieri, 1945, pagg.36-39]