Attesa - P.Cafaro

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Attesa

O saldo nido d'aquila, io solo devoto risalgo
a l'alto rifugio regale.
Un vasto regno ascondi ne' blandi misteri e ne l'ombre:
io vivere so nel tuo regno.

Nel mondo tuo mi chiudo, fra i tuoi tricolunni ellenici;
mi sùscita intorno fantàsime
da le tue porte rosee moventi con passo leggero;
parlare con esse saprò.

Forse verranno pavide figure di vergini bianche
d'amore eternate nel sogno?
Forse verrà la corte in àgil costume leggiadro
già pronta a la caccia al falcone?

O forse paggi pallidi dal trepido cor sospiranti,
o pur cavalieri perduti
in un sogno di gloria, di lor sirventesi al richiamo
verranno in carrozze d'argento?

Ma venga il grande Svevo, ei venga che il passo sonante
diffonda nell'eco ridesta.
Ch'egli appaia, magnifico possente pensoso paterno:
lo invoco, lo attendo fedele.

Ch'io lo veda e non tremi:ch'io loda e non tremi:che io parli
con voce secura serena.
Ho per l'imperadore un grande saluto da dire,
da dire nel verso d'Italia.

Pasquale Cafaro

[pubblicata in appendice al volumetto di V. Capruzzi
"Il mondo poetico-cavalleresco di Pasquale Cafaro",
Arte Grafica Andriola, Palo del Colle, 1957]
disegno di Petrucci, 1929 (elaborazione elettronica del colore)