il Castello: la Storia

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Il Castello - La Storia

Castel del Monte in una foto dello studio Malgherini-Attimonelli del 1948
In queste pagine, anche attraverso l'analisi storico-artistica di alcuni elementi archtettonici, scorreremo alcune delle più importanti vicende vissute dal Castello nel corso dei secoli.
Introduciamo la narrazione  dei ricordi storici con uno scritto di un raffinato autore cittadino, Pasquale Cafaro (1/07/1876 - 18/08/1970), poeta e storico di grande acume (e a quel tempo ispettore onorario dei monumenti), tratto dal suo opuscoletto "Castel del Monte" del 1949; l'immagine del castello riprodotta qui a fianco, dello studio Malgherini-Attimonelli è tratta da tale opuscolo.

La corona di Puglia

(stralcio)
"... Il solitario maniero fu a volta a volta denominato Torre dei venti, Belvedere delle Murge, Colosseo della Puglia, o, più semplicemente e più efficacemente, il Castello di Federico
Quanto alle origini della costruzione, mettendo ormai da parte le diverse fantasticherie cadute nel tempo (taluni la dissero monumento sepolcrale pagano, altri la credettero villa romana, altri ancora fortezza longobarda), possiamo ritenere per certo che l'edificio fu opera di getto fatta costruire da Federico II di Svevia, imperatore d'Allemagna, re di Puglia e Sicilia.
Non si può comprendere un'opera d'arte antica se non si rapporta alle condizioni generali del tempo ed al carattere personale dell'autore. Rievochiamo rapidamente la figura del grande Svevo.
Federico di Hohenstaufen, nato in Italia (Jesi, 1194) da Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, e dalla gran Costanza Normanna di Sicilia, ereditò dalla stirpe paterna la forza, la volontà, la durezza, e dalla materna impronta italica lo spirito, il talento, la generosità. Ne uscì in tal modo un uomo straordinario per carattere e per cultura, che fu chiamato ai suoi tempi stupor [mundi] del mondo. Fu forse l'uomo più amato e più odiato durante la vita e dopo la morte; a volte protetto, a volte scomunicato dalla Chiesa Cattolica, sostenne titaniche lotte contro grandi Papi e potenti d'ogni genere. Pervaso di spirito latino e di ardimento tedesco, vagheggiò la ricostituzione dell' impero romano e in certo modo l'unificazione degli stati italiani.
Federico II fu certo la più grande figura politica del medio evo, dopo Carlo Magno. Ma lo Svevo fu anche uomo moderno; egli che coltivava e divulgava la scienza sperimentale; che fondava lo studio del diritto con la Università di Napoli e favoriva lo studio della medicina nella Scuola di Salerno; che, poeta egli stesso, istituiva nella sua corte il primo centro poetico della nuova lingua italica con la Scuola siciliana. Ideatore possente dello stato laico prima di Dante, annunciatore geniale del Rinascimento prima assai di Bramante, Federico 1I di Svevia resta alto fra due epoche, sebbene vinto dall'avverso destino comune ai precursori di ogni grande idea.
Bene dunque meritò di nascere in Italia codesto uomo che aveva sangue straniero ma che, per il suggello battesimale che ebbe dal nostro sole, fu forse più degno del suo reame meridionale che non del suo vasto impero nordico. E nel reame predilesse la Puglia (quand'era giovinetto lo chiamavano per dileggio puer Apuliae), dove trovava piaghe fertili, popolazioni operose, porti tesi all' Oriente, boschi adatti alla caccia; la caccia al falcone era fra i diletti più cari all' imperatore, che sull'argomento scrisse un trattato De arte venandi cum avibus. Nella Puglia costruì o restaurò molti castelli: Andria, Trani, Bisceglie, Lucera, Apricena, l' Incoronata, Guaragnone, Lagopesole. Ma Federico vagheggiò un posto solitario sull'alta Murgia ove posare un saldo nido d'aquila per la caccia nelle fitte boscaglie che dalle circostanti vallate salivano sino al colle designato.
Sorgeva sulla Murgia andriese, non sappiamo precisamente dove, un'antica Badia Benedettina chiamata Santa Maria del Monte, scomparsa poi nei secoli, nè sappiamo precisamente quando; frammenti scultorei di quella chiesa furono rinvenuti nella sistemazione della nuova strada presso Castel del Monte, e sono conservati in una sala del maniero.
A quella Badìa si riferiva la lettera di Federico — datata da Gubbio il 28 gennaio 1240 —, con la quale dava mandato a Riccardo di Montefuscolo Giustiziere di Capitanata di provvedere urgentemente all'actractum (lastrico) del castello apud Sanctam Mariam de Monte (presso S. M. del Monte). Da questo documento federiciano, unico relativo alla costruzione del castello, rileviamo che ai primi del 1240 l'edificio doveva essere quasi terminato, e possiamo dedurre che fosse stato iniziato parecchi o molti anni prima, quanti ne occorrevano a quei tempi per un'opera d'arte così grandiosa in luogo impervio lontano dall'abitato.
Sino al secolo XV troviamo costantemente la denominazione di Castello di Santa Maria del Monte; poi in un decreto di re Ferdinando d'Aragona (Altamura, 1° dicembre 1463) compare la più semplice denominazione di Castel del Monte, mantenuta ininterrottamente sino ad oggi.
Il castello svevo, quando non fece più parte del demanio regio, fece parte integrale del ducato di Andria, i cui feudatari portarono sempre il titolo di Andria e Castel del Monte. Il castello è tuttora in territorio andriese, distante dalla città circa 17 Km., alto sul livello del mare 540 m."

[dalla guida a "Castel del Monte" di Pasquale Cafaro, Arti grafiche Leoncavallo, Trani, 1949, pagg.3-5]