Ambientazione storica

Contenuto

Cripta della Cattedrale - Ambientazione storica


Premessa

Gli stralci testuali che seguono intendono ambientare storicamente il momento nel quale si ipotizza, con ragionevoli deduzioni, che la chiesetta di San Pietro possa essere stata ridotta a cripta della costruenda Cattedrale ad opera dei Normanni.
Parte più antica di Porta Sant’Andrea, edificata (quasi certamente non nelle attuali fattezze) intorno al 1050-1060 (?)
Questi ultimi, condotti probabilmente da Pietro della famiglia Amico al seguito di Guglielmo Braccio di Ferro (figlio, questi, di Tancredi di Altavilla), tra il 1043 e il 1046 presero ed elessero Andria al rango di civitas-castrum, per piegare la resistenza di Trani, saldo baluardo bizantino del Nord-Barese.
È questo il momento in cui si erigono opere di fortificazione, le mura; si rende la villa degna di ospitare un conte normanno, costruendo il suo palazzo-fortezza nella parte alta, ai margini dell’abitato e contro le mura di Nord-Est, (prassi normanna); si edifica inoltre la prima Cattedrale, ad onore del Signore normanno e per ingraziarsi il Papato, il potente clero secolare e monastico e la maggioranza della popolazione, cristiana.
In tal modo le opere presso la chiesetta fanno sì che essa venga ridotta a cripta per il materiale di riporto, ma conservata comunque con qualche rimaneggiamento, anche importante, come la ristrutturazione delle volte. Essa era tenuta in grande considerazione, se si pensa che fu poco dopo sepolcro di ben due imperatrici sveve, col tempo fu poi ridotta quasi a fossa sepolcrale, e solo nel ‘900 riabilitata con i vari restauri.

Le origini storiche di Andria

Alcuni storici sostengono che Andria fu fondata da Pietro il Normanno, figlio di Amico, dopo che nel congresso di Melfi (1043) i Normanni gli ebbero assegnato la contea di Trani, da conquistare.
A tal proposito riferiscono i versi di Guglielmo Apulo:
"Edidit hic Andrum, fabricavit et inde Coretum
Buxilias, Barolum maris aedificavit in oris".
Guglielmi Apuliensis, Gesta Roberti Wiscardi, L.II
In verità non si trattò di vera e propria fondazione, ma di elevazione al rango di "civitas" fortificata della "villa" preesistente, dopo avervi concentrati i "loci" o i "casali" dei dintorni.
Dell'esistenza di Andria prima che i Normanni conquistassero la Puglia non v'è alcuna ragione di dubitare, anche se bisogna convincersi ch'è vano ricercarne le origini in età remotissime.
……………………….
Nella pianta (del 1600 circa) di Andria si osserva la Cattedrale (adiacente al Palazzo del Signore) costruita, prima del 1100,  sulla chiesetta di San Pietro
Benché non possediamo alcun documento storicamente affidabile, che ci illumini almeno sull'epoca in cui ebbe origine il "locus" Andre; tuttavia da una "carta" del Prologo, datata "quarto anno principato domini nostri Siconolfi mense iunios sexta indictione", quindi del giugno dell'843, sappiamo che nei dintorni della città, entro il raggio di circa un miglio, esistevano altri due "loci": Tremodie e Cicalio.
…………………………….
A mio modesto avviso, perciò, Andre - così come Tremodie, Cicalio e Tretaso - esisteva come comunità rurale prima che i monaci basiliani istituissero le "laure" nel nostro territorio. Il fatto, poi, che Andre, Tremodie e Cicalio sorsero nei pressi di grotte naturali o artificiali o di "grave" trova la sua logica spiegazione nella frequente necessità della popolazione rurale di avere per così dire "a portata di mano" un rifugio provvisorio, ma pronto e sicuro, in quei tempi calamitosi. Infatti frequenti erano le guerre tra Goti e Bizantini durante il VI secolo e tra questi e i Longobardi durante quasi tutto il VII secolo; alle quali bisognerebbe aggiungere il trattamento ostile e persecutorio dei Longobardi ed ariani nei confronti delle nostre genti romane e cattoliche, almeno fin verso la metà del VII secolo.
(“ANDRIA NEL MEDIOEVO, da locus romano-longobardo a contea normanna”,
Pasquale Barbangelo, Tip. Guglielmi, Andria, 1985, pp.18-22.)

Dai Casali alla Civitas

Resti delle antiche mura della città, a sinistra entrando da Porta Sant’Andrea (ex villa Porro)
"Andria, eretta sopra un basso, ma ameniss.o Colle, sull'erto del quale si ergeva una ben forte, altiss.a Torre, fabricata da Longobardi alla gotica, pel medesimo uso di quelle quattro di Corato, accanto della qual Torre si ergeva un Tempio proporzionato al numero degli abitanti di esso Villaggio, che andava dedicato all'Apostolo S.Andrea, e che conteneva in se un tumulo, chiamato confessione di S. Riccardo, per esservi depositato in esso il glorioso corpo di questo santo, che fu suo Vescovo sin  dall'anno del Sig.re
492. ...
Postosi Pietro in possesso della Contea di Trani, poiche egli strabocchevolmēte erasi arricchito delle tante dovizie raccolte dall'esterminio di tanti luoghi fatto in Puglia con Dragone Conte di Venosa, e Fratello di Guglielmo p.° Conte di tutta la Puglia, li surse in capo il disegno di render la sua contea distinta, e cospicua piu che ognaltra de' rimanenti conti; quindi pose mano ad ampliare l'estensione de' quattro principali Villaggi, e renderli in forma, e grandezza di città grandi.
Il primo disegno cominciò a pratticarlo nel Villaggio di Andria. Circondò questo luogo di mura, e d'antemurali nell'estensione d'un miglio in forma circolare; racchiuse in esse abitazioni, che lo formavano colla Torre, e coll'antico Tempio, che l'era a canto. Dispose le strade per ricettarvi li popoli raunati da quei borghi, vichi, e piccioli casali, che ivan sparsi nello spazio del territorio intorno.  Aprì quattro Porte d'intorno a queste nuove mura per l'ingresso in città. E fabricò un Castello nella parte più alta del colle, attaccato alle predette mura per custodia ed abitaz.e de' suoi militari.
Terminata in tal forma l'ampiezza di Andria, cominciò parimenti a popolarsi dal concorso delle Genti, che lasciando in abbandono li Borghi, e Vichi, tutti a collocarsi, e ricettarsi vennero in essa: ed ognuno fabricossi la propria abitazione, ordinata, e disposta nelle disegnate strade, che Rue l'appellarono, edificando in capo, o nel mezzo di esse alcuni piccioli Tempi, dedicati a quelli Santi, di cui portavano il nome li predetti abbandonati Borghi, e casali. Terminata dal Conte Petrone: (così comuneme chiamato veniva, a distinzione di Petrillo suo Figlio, che li fu successore) terminata dissi Andria in tale cospicua forma, cominciò ella a far'altra comparsa, ed acquistò un nome rispettabile in Puglia, sì che pareva emular la grandezza di Trani.
"

[dal manoscritto del prevosto G. Pastore sulle origini, (fine 1700), fogli 1r, 1v]


La committenza delle opere

I cavalieri normanni che riuscirono a insignorirsi di città o di domini rurali nell'Italia meridionale, cercarono presto di far dimenticare l'origine illegittima del loro potere e di stabilire intese e solidarietà con i dominati. Uno degli strumenti di cui si servirono a questo fine fu il patrocinio della costruzione o ricostruzione delle chiese. Investendovi parte delle loro nuove ricchezze, essi ottenevano l'accordo del clero, si conciliavano le comunità locali e non da ultimo speravano di ottenere protezione dai santi del paese. Le loro intenzioni sono spesso espresse nelle iscrizioni dedicatorie apposte nei nuovi edifici e nelle formule dei diplomi di fondazione e dotazione
(Paolo Delogu, La committenza degli Altavilla: produzione monumentale e propaganda politica,
 in “I Normanni popolo d’Europa 1030-1200”, Marsilio Editori, Venezia, 1994, pag. 188)

I Castelli

La tradizione attribuisce ai Normanni molte torri o castelli, ma il più delle volte si tratta di pura fantasia, suscitata dal fascino che quel popolo ha destato nei contemporanei e nei posteri.
Al momento dell'unificazione normanna delle terre del Mezzogiorno, che erano state dominio dei Bizantini e dei Longobardi, il territorio era punteggiato da numerosi presìdi difensivi (urbes et oppida già ricordati da Erchemperto alla fine del IX secolo) che, però, non rappresentavano una costante sul territorio bensì episodi sporadici.
Fantasiosa ricostruzione del castello normanno, dove attualmente sorge il Palazzo Ducale Fantasiosa ricostruzione del castello normanno, dove attualmente sorge il Palazzo Ducale ……………………….
Nel Catalogus baronum (che riporta le terre assegnate in feudo dai sovrani normanni nella parte continentale del regno, esclusa la Calabria meridionale) sono elencati numerosi luoghi che ebbero quasi sempre un castello o un semplice presidio difensivo, determinando la ricostruzione (se non sovrapponendosi) della maglia costituita dai castelli longobardi, particolarmente nelle località che furono sede (caput) delle contee ed è proprio con l'organizzazione delle contee nello stato normanno che si determinò quella configurazione spaziale delle alte torri su base quadrata, prive di scarpa e del coronamento con apparecchio a sporgere (che troveremo in costruzioni di epoca successiva), presenti ancor oggi, pur se spesso manomesse e alterate nel loro aspetto originario. Questi castelli, però, intesi come conformazioni spaziali nelle quali si riscontra anche una ricerca artistica basata su fattori culturali, ebbero i loro più significativi esempi solo dopo un certo tempo, perché i Normanni allorquando vennero in Italia erano essenzialmente professionisti delle armi. ……………..
(Lucio Santoro, Castelli nell’Italia meridionale,
 in “I Normanni popolo d’Europa 1030-1200”, Marsilio Editori, Venezia, 1994, pag. 209)

L’impronta normanna sul territorio

Dei castelli normanni restano pochi avanzi, perché quasi tutti sono stati rimaneggiati in epoca sveva o più tardi. Solo il loro posizionamento rispetto all'habitat è rimasto lo stesso: il castello non è ubicato proprio nella città, bensì al suo margine, fiancheggiando la cinta muraria. In linea di massima, tutte le città vanno munite di un castello, come pure molti castra (piccoli insediamenti fortificati) e qualche casale.
L'attività dei Normanni nel campo delle fortificazioni non si limita ai castelli. Nel centro della Puglia importanti insediamenti di età bizantina, fino allora rimasti aperti, vengono circondati da mura. Inoltre, nell'età normanna, le regioni ancora poco popolate sono munite di insediamenti accentrati che si ricollegano a due tipi. Il primo è il castrum, quale si trova nel resto dell'Italia centro meridionale. Si tratta di un villaggio circondato da un muro (o probabilmente talvolta da case affiancate che formano una cinta). Tali insediamenti compaiono un poco ovunque, ma con particolare densità nella prima zona passata sotto controllo normanno, vicino a Melfi, più precisamente lungo il confine bizantino-longobardo, zona poco popolata che si estende, a nord, fino alla Capitanata e, a sud, fino all'area tarantina e quindi pure alla Calabria settentrionale (invece, l'altra zona di insediamento normanno, quella di Aversa, era tutt'altro che sottopopolata). Presso Troia, ad esempio, in un documento vergato nel 1065, i due fratelli normanni Nigello e Rainulfo ricordano che hanno ricevuto i due castra già esistenti di Montaguto e Aqua Torta e che hanno intrapreso la costruzione di un Castellum Novum in località Ripalunga. Questi nuovi castra sono, secondo gli atti privati, particolarmente numerosi fra Spinazzola e Troia, con un fortissimo concentramento vicino a Sant'Agata di Puglia. Si può accennare, fra l'altro, a Spinazzola, Candela, Deliceto. Roberto il Guiscardo ne fonda altri in Calabria. Tale impulso non si ferma subito: ancora nel 1116 si tenta (invano) di fondare in Capitanata, presso Fiorentino, un nuovo castrum circondato da un fossato e da una palizzata. Nelle Murge, come nel Gargano, alcuni castra compaiono nella documentazione sino al XII secolo.
(Jean-Marie Martin, L’impronta normanna sul territorio,
 in “I Normanni popolo d’Europa 1030-1200”, Marsilio Editori, Venezia, 1994, pag. 215)