Visita Pastorale di mons.Ariano del Giugno 1697

Contenuto

Frontespizio delle visite pastorali di mons. Ariani nel 1697

Premessa

Si trascrive anche la seguente Visita Pastorale di mons. Andrea Ariano condotta nel giugno 1697 alla Chiesa Cattedrale. La descrizione dei luoghi, quando vi si sofferma risulta prevalentemente molto sommaria, fornisce comunque nuove informazioni, sui riti e gli usi del tempo, anche se il manoscritto risulta in diverse parti molto deteriorato e di non facile interpretazione.


(stralcio da "Acta Sanctæ Visitationis Episcoporum Andriensium")

“ Visita Pastorale”
effettuata alla Chiesa Cattedrale
dal 15 giugno al 2 luglio 1697[1]

di Andrea Ariano (vescovo di Andria dal 1697 al 1706)


[trascrizione del testo originale in latino] [2]

Acta Sanctæ Visitationis
Andrien[sis] Eccl[esi]æ
1697

Sub Præsulatu Ill.mi, et R.mi Dni
D. Andreæ Ariani E[piscop]i dictæ Civitatis

—————

In nomine Sanctæ, et individuæ Trinitatis &.

Universis, et singulis hoc præsens Visitationis instrumentum … facimus, et attestamus q. Nos Andreas Arianus Episcopus Andrien cupientes quantum pro viribus in Domino possumus Visitationem in prædicta nostra Civitate, et diœcesis perficere … [parole mancanti sul bordo del manoscritto molto slabbrato] …

Initiabitur … dicta Sancta Visitatio / Divina dirigente gratia / per Nos, comitatibus officialibus eligendis, die decima quinta proximi mensis Iunij et continuabitur incessanter, et successive.

… [segue il testo dell’editto della Santa Visita] …

… … …

Datum Andriæ ex Episcopali Palatio apud Cath[edra]lem hac die vig[esi]ma nona m.[ensi]s Maij 1697.
Andreas Episcopus Andrien
=Locus Sigilli=
edictum S. Visitationis ut supra
D. Cesar Tesse Cancellarius

Die decima tertia m. Iunij 1697. Andriæ & Thomas Magno ordinarius Curator Episcopalis Curiæ cum iuram[en]to retulit, mihi subscripto cancellario … præsens edictum, eiusque copias benè collachonatas(?) affixit in Ecclesijs Cath[edra]li, et Collegiatis S. Nicolai, et SS. Annunciationis huius Civitatis sub die vig[esi]mo nono proximi decursi mensis Maij ibique continuo sic affixum permansisse usque ad præsentem diem qua ipsu, et ipsas defixit,

et in fidem   
D. C.[æsar] Tesse Cancellarius.

Pro cuius edicti executione processimus ad electionem officialium pro Sancta Visitatione, et die decima quarta Iunij elegimus infrascriptos:

-V.I.D.Dominũ Dominicum Antonium Menafra Protonotarium Ap[osto]licum Nostrum Vicarium Generalem in Convisitatorem.
-Admodum Rev. V.I.D.um D. Iosephum Ceri Archidiaconum in Assistentem.
-Admodũ Rev. V.I.D. Nicolaum Antonium Palombella Archipresbyterũ in Assistentem.
-Admodũ Rev. D. Carolum Antonium Tesse Cant[o]rem Cath[edra]lis in Assistentem.
-Admodũ Rev. V.I.D.D. Iosephũ Damiani Præpositũ Collegg[ia] S. Nicolai in Assistentem.
-Admodũ Rev. D. Hiacyntum Cirece Priorem Collegg[ia] SS. Annunt[iatio]ins in Assiostentem.
-Rev. D. Franciscum Aiello in Promotorem fiscalem.
-Rev. D. Cesarem Tesse in Secretarium, et Cancellariũ Sanctæ Visitationis.

Post quæ destinavimus horam decimam tertiam sequentis diei sabbati, qua omnes RR. Dignitates, et Ecclesiastici teneantur convenire pro incohanda, et prosequenda Sancta Visitatione ad maiorem Die gloriam.

Die decima quinta mensis Iunij 1697 Andriæ & hora circa decimam tertiam, prævia convocatione ad sonum campanæ dictæ “Maria” convenit totum Capitulum, et Clerum dictæ Civitatis ad Palatium Episcopale, apud Cath[edra]lem, quisque in suo habitu, insignibus, et coctis, ordinatè, et quolibet in suo loco procedente processionaliter,
Ill.mus, et Rev.mus Dnus Episcopus, assistentibus sibi &, indutus cappa magna cum pileo Ep[iscopa]li a cubiculo exceptus, et comitatus ut supra, dum cantaretur hymnus “Veni Creator Spiritus” sub baldacchino, processit a palatio ad Cathedralem Ecclesiam, dextera Populum in via benedicens,
in ianua eiusdem crucem sibi a prima dignitate oblatam, postquam adoravit deosculatus est, genuflexus supra pulvinar supra stratum ad hunc effectum accomodatum; inde aspergillo sibi ab eadem dignitate osculo manus delato, se Capitulm, Clerum, et adstantes aqua lustrali asperxit, fuitque tripli ductu incensatus ab eadem dignitate, postquam Dominatio sua incensum benedixit;
indutus, post crucis deosculationem Pluviali, et vesibus Pontificalibus cum mitra pretiosa, sicque præcedente Clero, Populo benedicens, perrexit ad Altare maius sub titulo Assumptionis B. M.[ariæ] V.[irgin]is, ibique intra presbyterium in faldistorio, ad id parato genuflexus oravit, se commendat Deo, qui dedit incipere, ut det bene perficere, et interim a Rev. Archidiacono fuerunt dictæ præces, et oratio prout in Pontificali;
quibus peractis ascendit Altare, quod in medio deosculatus statim solemniter omnibus benedixit, unde descendens ascendit Sedem Episcopalem supra gradus subque baldacchino collocatam in cornu Evangelij in dicto presbyterio, ubi sedens omnes nominatim, et gradatim vocante Cancellario Visitationis, tam Dignitates, quam cœteros Ecclesiasticos ad obedientiam recepit, quam præstiterunt, ut præstare debuerunt infrascripti.

Ex Cath[edra]li Ecclesia

Rev. D. Ioseph Ceri Archidiaconus.
Rev. D. Nicolaus Ant. Palombella Archipresbyter.
Rev. D. Carolus Ant. Tesse Cantor.
Rev. D. Ioannes Baptista De Robertis Prim.[icerius].
Rev. D. Richardus Gurgo Prior S. Richardi.
… … …

… [prosegue l'elenco del clero della Cattedrale e delle due Collegiate presenti in cattedrale al rito dell'obbedienza al vescovo] …

Et quia plures non fuerunt prompti ad præstandam obedientiam, Ill.mus Dominus decrevit contra Ipsos exequi pœnam contumalialem in ædicto expressam, applicandam pijs usibus.

 

[traduzione]

Atti della Santa Visita
alla Chiesa Andriese
1697

Durante l'episcopato dell'Ill.mo, e R.mo Signore
D. Andrea Ariano vescovo di detta Città

—————

In nome della Santa indivisa Trinità, Amen.

Universalmente e singolarmente questo documento di Santa visita … facciamo, e attestiamo che noi, Andrea Ariano vescovo di Andria, desiderosi, con le forze concesseci dal Signore, di compiere la Visita nella predetta nostra Città … [parole mancanti sul bordo del manoscritto molto slabbrato] …

Inizierà detta Santa Visita (guidati dalla grazia di Dio) per mezzo Nostro insieme ai con-visitatori ed ufficiali da eleggere, il quindici del prossimo mese di giugno e continuerà incessantemente, e successivamente.

… [segue il testo dell’editto della Santa Visita] …

… … …

Dato in Andria dal Palazzo Episcopale presso la Cattedrale il 29 maggio 1697.
Andrea vescovo di Andria
=Sigillo=
Editto della S. Visita, come sopra
D. Cesare Tesse Cancelliere

Il tredici giugno 1697, in Andria, Tommaso Magno, curatore ordinario della Curia Episcopale con giuramento restituì a me sottoscritto cancelliere il presente editto, le cui copie affisse in buona evidenza nella Chiesa Cattedrale e nelle Collegiate di S. Nicola e dell’Annunziata di questa Città il 29 del mese appena scorso, Maggio, e ivi e ininterrottamente così affisse rimasero fino ad oggi che sono state rimosse;

in fede   
D. Cesare Tesse Cancelliere.

In base a tale editto passammo ad eleggere gli ufficiali della Santa Visita, ed il 14 giugno eleggemmo i seguenti:

- D. Domenico Antonio Menafra, Protonotario Apostolico, nostro Vicario generale, come Con-visitatore.
- D. Giuseppe Ceri, Arcidiacono, come Assistente.
- D. Nicola Antonio Palombella, Arciprete, come Assistente.
- D. Carlo Antonio Tesse, Cantore della Cattedrale, come Assistente.
- D. Giuseppe Damiani, Prevosto della Collegiata di S. Nicola, come Assistente.
- D. Giacinto Cirece, Priore della Collegiata della SS.ma Annunziata, come Assistente.
- D. Francesco Aiello, come Promotore fiscale.
- D. Cesare Tesse come Segretario e Cancelliere della Santa Visita.

Dopo ciò programmammo che alle ore tredici del seguente giorno, sabato, tutte le Dignità e gli Ecclesiastici sarebbero stati obbligati a convenire per iniziare e proseguire la Santa Visita a maggior gloria di Dio.

Il giorno 15 giugno 1697, in Andria, intorno alle ore 13, su convocazione col suono della campana detta di “Maria” l’intero Capitolo e il Clero della Città convenne al Palazzo vescovile presso la Cattedrale, ciascuno col proprio abito, con la cotta e le insegne, ordinatamente e d’ogni dove procedendo processionalmente;
l’Ill.mo e Rev.mo Signor Vescovo con i suoi assistenti, vestito di cappa col pileo vescovile, uscito dalle sue stanze, mentre il suddetto comitato cantava l’inno “Veni Creator Spiritus”, egli sotto il baldacchino procedé dal palazzo alla Chiesa Cattedrale, benedicendo per strada con la destra il popolo;
adorò e poi baciò sulla porta la croce portagli dalla prima dignità, genuflesso sul pulvinare a tale scopo approntato sulla strada; quindi, ricevuto l’aspersorio dalla stessa dignità, col bacio della mano, asperse con l’acqua lustrale sé stesso, il Capitolo, il Clero e gli astanti e poi fu incensato tre volte dalla stessa dignità, dopo che il Signore ebbe benedetto l’incenso;
dopo aver baciato la croce, indossato il piviale e le vesti pontificali con la mitra preziosa, preceduto dal Clero, benedicendo il Popolo, raggiunse l’Altare maggiore intitolato all’Assunzione della B. Maria Vergine; quivi pregò genuflesso sul faldistorio preparato nel presbiterio, si raccomandò a Dio che avendogli concesso d’iniziare (la Santa visita) gli permettesse di ben completarla; intanto dall’Arcidiacono furono dette preghiere e orazioni come nelle cerimonie pontificali.
Ciò fatto salì l’Altare e baciatolo al centro benedisse solennemente tutti; indi scese e risalì al trono episcopale posto sul lato evangelo del presbiterio sopra dei gradini e sotto un baldacchino; sedendo ricevette, per l’obbedienza dovuta ed espressa, sia le Dignità che tuti gli altri sottoscritti ecclesiastici, chiamati singolarmente e gradualmente dal Cancelliere della Visita.

[Clero] della Chiesa Cattedrale

Rev. D. Giuseppe Ceri, arcidiacono.
Rev. D. Nicola Antonio Palombella, arciprete.
Rev. D. Carlo Antonio Tesse, cantore.
Rev. D. Giovanni Battista De Robertis, primicerio.
Rev. D. Riccardo Gurgo, priore [della cappella] di S. Riccardo.
… … …

… [prosegue l'elenco del clero della Cattedrale e delle due Collegiate presenti in cattedrale al rito dell'obbedienza al vescovo] …

Poiché molti non furono presenti a prestare obbedienza, l’Ill.mo Signore decretò che contro di essi di applicasse la pena per contumacia scritta nell’editto e da applicare nei riti sacri.


[ Altare Sant.mi Sacramenti ]

His peractis explevit sollemnem absolutionem defunctorum, prout in Pontificali deinde accessit ad Altare SS.mi Sacram[en]ti in propria Cappella a parte sinistra Altaris maioris ubi intus tabernaculũ deauratum coopertum conopeo rubri coloris visitavit duas pixides, seu ciboria in quibus asservatur SS. Sacramentũ, mandavit renovari pixidam magnam infra spatiũ duorũ mensium, et successive renovari etiam parvam, eo quia ambæ egent deauratione, non bene clauduntur pedes vacillant, aliosque patiuntur defectus.

Adest etiam ostensorium argenteum ad exponendum SS. Sacramentum cum cristallo diaphano affabrè elaborato summi valoris. Idem alia pixis magna, quæ adhibetur in publicis communionibus, quæ optimè constructa est.

In eodem altari adest Confraternitas SS.mi Sacram[en]ti cuius sodales utuntur saccis albis, et mozzettio rubro cum figura calicis, utuntur vexillo ex serico damasceno rubro in processionibus.

Mandavit Ill.mus Dnus Visitator trahi altare lapideum foras tribus digitis versus pradellam, ut benè capiat sacra; nec non infra spatium sex mensiũ provideri de candelabris deauratis et consimilibus vasis ligneis cum floribus, tabella secretorũ et ultimi evangelij [3] quibus caret, et in eodem termino provideri de conopeo albo, quò operiatur tabernaculum, nec non intus dictum tabernaculum integrè cooperiri velo serico ita ut tabula non appareat. Item mandavit abradi ceram circa altare et dealbari non tantũ altare sed totam cappellam infra bimestrẽ sub pœna arbitraria omnia supradicta mandavit.

Adsunt in dicta Cappella onera missarum tres centum circiter prout in tabella, p[er] totum p[resen]tem diem producatur satisfari tàm missarum

… [segue la rilevazione di alcune carenze comportamentali] …

 

[ Altare del SS.mo Sacramento ]

Svolti questi riti eseguì la solenne assoluzione dei defunti come nei pontificali; poi si recò all’altare del SS.mo Sacramento, nella sua cappella sul lato sinistro [dell’epistola] dell’altare maggiore; ivi entro un tabernacolo indorato coperto da un conopeo rosso esaminò due pissidi o cibori nei quali si conserva il SS.mo Sacramento; ordinò di restaurare la pisside grande entro due mesi e, successivamente restaurare anche la piccola, in quanto ambedue necessitano di indoratura, non si chiudono bene, dondolano i piedi h anno altri difetti.

C’è anche un ostensorio d’argento per l’esposizione del SS.mo Sacramento col cristallo diafano artisticamente lavorato di sommo valore. C’è anche un’altra grande pisside ottimamente costruita, che si usa nelle pubbliche comunioni.

Nello stesso altare c’è la Confraternita del SS.mo Sacramento, i cui confratelli indossano un saio bianco, la mozzetta rossa con l’emblema del calice; nelle processioni portano un vessillo di seta damascata rossa.

L’Ill.mo Signor Visitatore ordinò di trarre di tre dita in fuori verso la predella il piano di pietra dell’altare, affinché contenga agevolmente gli oggetti sacri; inoltre entro sei mesi procurare i candelieri dorati e i coordinati vasi lignei di fiori, le mancanti tabelle delle ”segrete” e dell’ultimo vangelo; nello stesso tempo procurare un conopeo bianco per coprire il tabernacolo, nonché coprire completamente l’interno dello stesso con un velo di seta perché non si veda la tavola. Inoltre ordinò di abradere la cera intorno all’altare e imbiancare non solo l’altare ma tutta la cappella entro due mesi. Tutto comandò su pena arbitraria.

Esistono in detta cappella oneri di circa trecento messe come da tabella; ordinò di dimostrare a tutt’oggi la soddisfazione sia delle messe che dei quattro anniversari.

… [segue la rilevazione di alcune carenze comportamentali] …


[ Fontis baptismalis et Sacrarium ]

Visitavit fontem baptismalem situm a parte sinistra ianuæ maioris, et librũ baptismatorũ, mandavit in eo adhiberi formam descriptam in Rituali Romano dietim(?), quoties describendi sunt baptizati sub pœna arbitraria.

In eodem visitavit oleum cathecumenorũ, et crismatis, invenit benè consarvari, et commendavit diligentiam.
Mandavit aptari seram ferream qua claudatur conopeum ligneum supra dictũ fontem infra decem dies.

Visitavit sacrarium prope dictũ baptisteriũ, mandavit sepè aqua purgari, coopertulo claudi, eo quod est apertum, et seram ferream apponi, cuius clavis sit apud sacristam, infra quindecim dies sub pœna arbitraria.

Visitavit armarium existens in cornu evangelij intus Cappellam SS.mi Sacramenti, mandavit purgari vasculum olei sancti, quod in ipso conservatur, et aptari ostiolum fabrica aperte inferiori, et velo cooperiri vasa, ac etiam conepeu interius, imò provideri de vasculo argenteo pro delatione ad infirmos.

 

[ Fonte battesimale e suo sacrario ]

Visitò il fonte battesimale, eretto a sinistra della porta maggiore, e il registro dei battezzati; ordinò di utilizzare nel registro le formule descritte nel Rituale Romano ogni volta che sono da annotare i battezzati, su pena arbitraria.

Ivi visitò l’olio dei catecumeni e del crisma; li trovò ben conservati e raccomandò cura.
Ordinò disporre un chiavistello di ferro per chiudere il conopeo ligneo posto sopra detto fonte, entro dieci giorni.

Visitò il sacrario presso detto battistero; ordinò di pulirlo spesso con l’acqua, e poiché è aperto, chiuderlo con un coperchietto, porre un chiavistello di ferro, la cui chiave l’abbia il sacrista; eseguire entro quindici giorni su pena arbitraria.

Visitò l’armadio esistente nella cappella del SS. Sacramento, sulla parete lato evangelo; ordinò di pulire il vasetto in cui si conserva l’olio santo, porre una porticina davanti all’apertura, coprire i vasetti con un velo e porre un conopeo più internamente, infine procurarsi un vasetto argenteo per il trasporto ai malati.


[ Altare Maior ]

Die decima septima eiusdem mensis Ill.mus, et Rev.mus Dnus Episcopus, et Visitator, persolutis horis canonicis, ac celebrata missa de S. Antonio in sacello Ep[iscopa]lis Palatij, factoque gratiarum altare, circa horam duodecimam, comitantibus & accessit ad Cath[edra]lem prosequens Sanctam Visitationem, ibique in ingressu aspersorio sibi porrecto osculis se ipsum, et alios asperxit, postea facta prius oratione in genuflexorio ante altare SS.mi Sacramenti,
visitavit Altare maius sub titulo Assumptionis Beatæ Mariæ Virginis in quo invenit quæ necessaria sunt, verum eget ornamentis pro diebus solemnioribus, et ideo mandavit de ipsis provideri, precipuè de ornatu sculpto deaurato candelabrorum, vasculorum pro floribus, tabellis secretorum, ultimi evangelij. &

In eo quotidiana cantatur missa conventualis, nec non in diebus non duplicibus debet cantari alia quotidiana pro animarum defunctorum sic reductis antiquis oneribus p[er] prædecessores Episcopos cum facultate Ep[iscopa]li, quæ in diebus duplicibus cælebratur simpliciter in altari S. Richardi. Item cantantur plura anniversaria et cælebrantur quamplures missæ prout denotantur in quondam libro exhibito in Sancta Vositatione, qui asservatur in Archivium eiusdem Cath[edra]lis;
Mandavit fieri tres tabellas, unam anniversariorum, alteram missarum planarum, et tertiam missarum cantatarum, quæ in publica sacristia maneant appensæ et iuxta earum correspondentiam detinetur liber, ut iam detinetur in quo describatur dietim(?) satisfatio missarum. Verum quod quisque sacerdos propria manu statim describat missam ubi, pro quo, et quando celebravit.

In eodem Altari adest beneficiũ iuris patronatus familiæ de Vitagliano, beneficiatus est Rev. D. Michael Morselli, nõ agenti, et audienti, mandavit … [rigo illegibile].

 

[ Altare maggiore ]

Il giorno 17 dello stesso mese l’Ill.mo e Rev.mo Signor Vescovo visitatore, adempiute le ore canoniche, celebrata la messa di S. Antonio all’altare del palazzo vescovile e rese grazie, intorno alle ore dodici con gli accompagnatori si recò alla Cattedrale per proseguire la Santa Visita; sull’ingresso portogli coi baci l’aspersorio, benedisse sé stesso e gli altri, indi, dopo aver dapprima pregato sul genuflessorio davanti all’altare del SS. Sacramento,
visitò l’altare maggiore, intitolato all’Assunzione della Beata Maria Vergine, dove trovò quanto è necessario, ma manca degli ornamenti per le festività più solenni; pertanto ordinò di provvedervi, specialmente dei candelieri scolpiti e dorati, dei vasi per i fiori, delle tabelle delle “segrete” e dell’ultimo vangelo.

Su questo altare ogni giorno si canta la messa conventuale, anche nei giorni di rito non doppio si deve cantare un’altra messa quotidiana per le anime dei defunti, così ridotti gli antichi obblighi dai vescovi precedenti per loro facoltà, (cioè) che nei giorni di rito doppio si celebri semplicemente nell’altare di S. Riccardo. Inoltre si cantano molti anniversari e si celebrano moltissime messe, che è annotato in un certo registro mostrato nella Santa Visita e che si conserva nell’archivio della stessa Cattedrale.
Ordinò di procurare tre tovaglie, una per gli anniversari, la seconda per le messe piane e la terza per le messe cantate, le quali restino disponibili in sacrestia e se ne registri in apposito libro il corrispondente uso, come già si fa per la registrazione delle messe. Comunque ogni sacerdote di sua mano subito annoti dove, per chi e quando celebrò la messa.

Nello stesso altare esiste un beneficio di giuspatronato della famiglia Vitagliano, il beneficiato è il Rev. D. Michele Morselli, invalido e sordo, … [rigo illeggibile].


[ Altare S.ti Richardi ]

Ibidemque continuans visitationem Altarium à latere dextro, seu Evangelij, visitavit Cappellam cancellis ferreis clausam, in qua asservatur Corpus S. Richardi primi Episcopi, et Patroni dictæ Civitatis, subtus Altare lapideum ad quod descenditur tres gradus, super quo tria magna et bené elaborata reliquiaria plurium reliquiarũ in tribus armarijs bené conservantur. Unum contra, et duo lateraliter invicem apposita; in eisdem plures sunt mansiunculæ, et in eis ostensoria sculpta deaurata, et imagines sanctorum deauratæ, verum nimia pulvere contecta sunt, proinde espurgẽtur infra mensem sub pœna arbitraria.

Catalogus dictarum reliquiarium, typis mandatus, est unitus officio proprio cum propria missa Sancti Richardi penes quemlibet, et in archivio.

Fuit facta incensatio dictarũ reliquiarum cum hymno “Christo profusum sanguinẽ[4] cum oratione plurimorũ martyrũ, et deinde eorũ visitatio sigillatim, una Spina coronæ Christi et duo sacri ligni Sanctæ Crucis, deinde caput et cor Sancti Richardi, caput S.æ Columbæ, et alia quam plura. Insuper adsunt aliæ reliquiæ insignes de quibus celebratur officium v[idelicet] S. Prosperi martyris, S. Vincentij m., S. Gisberti m., S. Positi m., Sanctæ Iustinæ m., S. Mauritij, S. Antonini m., et Sancti Liberati m.
Mandavit aptari in ostensorijs deauratis, et publicè exponi in eorum sollemnitatibus.

Prior dicti altaris, et beneficij est R.V.I. Dnus Richardus Gurgo, cui Ill.mus Dnus mandavit refectionem tecti, ne picturæ in fornice superiori magis quam passæ … patiantur; et hoc infra duos menses sub pœna arbitraria, sub qua in eodem termino parietes dealbentur. Item infra biduum operiatur locus apertus in secundo gradu ascensus ad altare, né sub eo desineantur immunditiæ. Præcepit etiam né candelæ extinguantur in gradibus suppedanei, nec in columnis altaris sub pœna carceris p[er] biduum contra clericos pro qualibet vice.

Dictũ altare est privilegiatum quotidianum, et perpetuum ex amplissimo brevi Gregorij XIII ut indicat descriptio marmorea a cornu epistolæ, subtus quam in pariete fabricata est capsa intus quam corpus Sancti Richardi pluribus seculis fuit conservatum.

Plura beneficia sunt in d.[ict]° altari.
Primum possidetur a Rev. Dno Iosepho Damiani præposito S. Nicolai cum onere annuarum missarum quindecim.
2.m secundum A. D. Blasio Sinisi de iure patronatus familiæ de Colucijs cũ onere annuo missarum quinquaginta duarum.
3.m tertium a clerico Leonardo Antonio Micale familiæ de Micalis cum annuo onere missarum quadraginta octo, ut dicunt, et exhibuit bullas.
4.m familiæ Longo vacans p[er] mortem D. Richardi Longo cum onere annuo missarum triginta.
5.m a clerico Antonio Carbutti familiæ Carbutti cum onere annuo missarũ bis centum, seu iuxta redditus.
6.m a D. Richardo Gurgo priore ut supra.
7.m familiæ de Stellatellis, de quo dicitur provisus D. Ioseph Lupardus Romæ degens eius procurator institit pro possessione, fuit mandatum quod bullas collactionis exhibeat; deinde fuit p[er] eundem renunciatum, et prævia præsentatione, fuit de eo investitus Rdo prior Gurgo.

 

[ Altare di San Riccardo ]

Da lì continuando la visita degli altari posti sul lato destro, cioè dell’evangelo, visitò la Cappella chiusa da balaustra ferrea, nella quale si conserva il corpo di San Riccardo, primo vescovo e patrono di detta Città, sotto l’altare di pietra, dal quale si scende per tre gradini, e sul quale tre grandi e pregevoli reliquiari con molte reliquie ben si conservano in tre armadi. Un armadio è nel dossale e due laterali simmetricamente posti; in essi stanno numerose nicchiette con dentro ostensori scolpiti e dorati, immagini di santi dorate, ma coperti di molta polvere, da pulire entro un mese su pena arbitraria.

Il catalogo di dette reliquie, mandato in stampa, è unito all’ufficio proprio con la messa di S. Riccardo, posseduto da tutti ed in archivio.

Furono incensate dette reliquie col canto dell’inno “Christo profusum sanguinem” e la preghiera per tutti i martiri; poi furono singolarmente visitate: una Spina della corona di Cristo, due sacri legni della Santa Croce, il capo ed il cuore di S. Riccardo, il capo di Santa Colomba, e molte altre. Inoltre stanno altre reliquie insigni, delle quali si celebra l’ufficio, cioè, di S. Prospero martire, S. Vincenzo m., S. Gilberto m., S. Posito m., Santa Giustina m., S. Maurizio m., S. Antonino m., e S. Liberato m.
Ordinò di porre queste reliquie in ostensori dorati ed esporle pubblicamente nelle loro solennità.

Il priore di questo altare e dei benefici è D. Riccardo Gurgo, al quale l’Ill.mo Signore ordinò di riparare il tetto, perché i dipinti della volta non si deteriorino ulteriormente, e ciò entro due mesi su pena arbitraria; sotto identica pena e pari tempo imbiancare le pareti. Inoltre entro due giorni chiudere l’apertura sotto il secondo gradino dell’altare, affinché ivi non si ammucchi immondizia. Ordinò anche che non giungessero ad estinguersi sia le candele poste sulla predella sia quelle sulle colonne dell’altare, su pena di due giorni di carcere per i chierici in ogni caso.

Questo altare è quotidianamente privilegiato in perpetuo grazie all’importantissimo breve di Gregorio XIII, come recita la lapide sul lato dell’epistola, sotto la quale nella parete è murata la cassa entro la quale per molti secoli fu conservato il corpo di San Riccardo.

In questo altare stanno molti benefici.
Il primo è posseduto dal Rev. D. Giuseppe Damiani, prevosto di S. Nicola, con l’onere di quindici messe annue.
Il 2.° è posseduto da A. D. Biagio Sinisi, di giuspatronato della famiglia dei Colucci, con l’onere di cinquantadue messe l’anno.
Il 3.° è posseduto da chierico Leonardo Antonio Micale, (beneficio) della famiglia dei Micali, con l’onere di quarantotto messe annue, come affermano, ed esibì i documenti.
Il 4.° beneficio della famiglia Longo, è libero per la morte di D. Riccardo Longo, con l’onere annuo di trenta messe.
Il 5.° è posseduto dal chierico Antonio Carbutti, della famiglia Carbutti, con l’onere annuo di duecento messe, o in base al reddito.
Il 6.° è posseduto da D. Riccardo Gurgo, il priore su detto.
Del 7.° beneficio, della famiglia dei Stellatellli, si dice provvisto D. Giuseppe Lupardi residente a Roma il cui procuratore insistette per il possesso; fu ordinato che esibisse i relativi documenti; allora fu da lui rinunciato e, su richiesta, fu di esso investito il Rev. priore Gurgo.


[ Altare Nativitatis D. N. Iesu Christi
dicti S. Mariæ de Capitulo ]

Post prandiũ, hora circa vig.[esi]ma, convocatis convisitatoribus &, prosequens Ill.mus Dnus Sanctam Visitationem visitavit deinde Altare Nativitatis Dni Nostri Iesu Christi, vulgo dictũ “Santa Maria del Capitolo”. In quo adest onus missarum bis centi & quadraginta quinque, duorum anniversariorũ pro confratribus in singulis annis.

Adest erecta Confraternitas, cuius sodales in publicis processionibus sub vexillo serico cœrulei coloris, procedebãt induti saccis albis.

Mandavit infra biduum exhiberi statum, computa, satisfactionem missarum sul pœna interdicti ecclesiastici. Item provideri de saccis cum casulis, crucifixo processionali, ornamentis altaris sculptis deauratis, nempe tabella secretorum, imagine crucifixi, tabella ultimi evangelij, et candelabris. Item altare parvum extrahi tribus digitis, dealbari altare a parte anteriori subtus pallium ibique crucem depingi, pulvere, et telis araneis purgari totum altare, et Sacrosantum Antrum Nativitatis; aptari suppedaneum supremum, claudi armaria in muris lateralibus, removeri arcas laterales altaris, tamquam indecoras, dealbari parietes infra biduum et interim in eo cessetur a divinis. Lampas continuo ardens ante dictum altare expensis Cappellæ … manuteneatur.

Fuit auditum in dicta Cappella adesse beneficiũ familiæ de Morgignis; mandavit expeditionem literam edictaliũ ad finem.

 

[ Altare della Natività
detto “di S. Maria del Capitolo” ]

Dopo pranzo, intorno alle ore 20, con i con-visitatori convocati, continuando la Santa Visita l’Ill.mo Signore visitò poi l’Altare della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo, volgarmente detto di “Santa Maria del Capitolo”. In esso esiste un onere annuale di duecento quarantacinque messe e due anniversari per i confratelli.

Esiste eretta una Confraternita, i cui soci nelle pubbliche processioni procedevano sotto uno stendardo di seta celeste, vestiti di un saio bianco.

Ordinò che entro due giorni esibissero lo stato giuridico, i conti, la soddisfazione delle messe su pena dell’interdetto ecclesiastico. Inoltre ordinò di procurarsi i sai con le casule, la croce processionale, gli ornamenti dell’altare, scolpiti e dorati, nonché la tabella delle “segrete”, l’immagine del crocifisso, la tabella dell’ultimo vangelo e i candelieri. Poi ampliare avanti il piccolo altare di tre dita, imbiancarlo davanti sotto il pallio e dipingervi una croce, ripulire tutto l’altare e la grotta della Natività dalla polvere e dalle ragnatele; disporre la predella superiore, chiudere i ripostigli nei muri laterali, rimuovere le molto indecorose casse dai lati dell’altare, imbiancare le pareti entro due giorni e intanto erano sospese le funzioni sacre. Ordinò infine che a spese del beneficiato della Cappella si effettuasse la manutenzione delle lampade perennemente accese davanti all’altare.

Fu sentito che in detta Cappella esisteva un beneficio della famiglia dei Morgigni; ordinò di inviare una lettera impositiva perché fosse eseguito quanto sopra.


[ Altare S.ti Iosephi ]

Visitavit immediate Altare S. Ioseph in quo est Beneficiũ familiæ de Excelsis, quod possidet Rev. D. Nicolaus Antonius Palombella Archipræsbyter Cath[edra]lis cum onere annuarum missarũ centũ viginti, ut dixit.
Mandavit revideri tectũ, dealbari parietes, et fieri recintum ex columnis tornatilibus sicque claudi sera ferrea quanto citius.

 

[ Altare di San Giuseppe ]

Visitò subito dopo l’Altare di S. Giuseppe, nel quale esiste un Beneficio intestato alla famiglia de Excelsis, che è posseduto dal Rev. Antonio Palombella Arciprete della Cattedrale con l’onere annuale di centoventi messe, come disse.
Ordinò di riparare il tetto, imbiancare le pareti e realizzare quanto prima una balaustra di colonnine tornite da chiudere con un chiavistello.


[ Altare S.ti Lucæ ]

Visitavit successivè Altare S. Lucæ de iure patronatus Illustris familiæ de Quarti.

Mandavit sacerdoti D. Oratio Antonio D’Ognibene asserenti se Promotorem beneficiati, q. per totum præsentem mensem exhibet bullas, statum dicti beneficij, et satisfactionem missarum, et interim ei iniunxit sub pœna suspensionis ipso facto incurrendæ ne audent redditus exigere quos integros supposuit sequestro et exigi mandavit p[er] Reverendum fiscalem Sanctæ Visitationis ad finem altare prædictũ …, et providendi, eo quod caret omnibus, imò et locus sordidus est involutus cum Populi scandalo, Eccl[esi]æ dedecore;
et proinde intus dictã Cappellam Sacristæ, et alij non audeant scanna, nec alias res deponere cum non debeat locus divinis dicatus conspurcari, et ad alios usus incongruos deservire.

 

[ Altare di San Luca ]

Successivamente visitò l’Altare di S. Luca, di giuspatronato dell’illustre famiglia Quarti.

Ordinò al sacerdote [dell’Annunziata] D. Orazio Antonio D’Ognibene, dichiaratosi promotore del beneficiato, che entro questo mese esibisca i documenti, lo stato del beneficio e la soddisfazione delle messe, e nel frattempo, su pena d’immediata sospensione, gli ingiunse che non osasse riscuotere i redditi che integri sottopose a sequestro e ordinò al Reverendo fiscale di esigerli per riallestire questo altare, carente di tutto, estremamente sordido e oscuro, con ribrezzo per il popolo e disonore della Chiesa;
inoltre (ordinò che) i sacristi o altri non osino riporre in questa Cappella scanni e altre cose perché un luogo dedicato al culto non va deturpato né utilizzato per scopi incongrui.


[ Oratorium SS.mi Crucifixi ]

Visitavit etiam in eodem cornu Oratoriũ SS.mi Crucifixi nimis eleganter constructum; picturis, imaginigus, tum pijs cumque decorosis ornatum; sculpturis etiam deauratis, armonicè sitis et invicem correspondentibus ad devotionem incitantibus decoratum;
Unde non tantum sextis ferijs solemni Populi concursu frequentatur in recitatione parvi psalterij pro meditatione plagarum Christi Dni, ultra quod in eo convenient omnes Ecclesiasticis qualibet feria quarta ad recipiendum monita salutis pro augmento spiritus circa horam vigesimam secundam, qua Ill.mus et Rev.mus Dnus Episcopus habet sermonem, nimio cum fructu, et incremento spirituali tum Ecclesiasticorum, tum etiam Populi.
Imo quotidie fideles illuc pergunt quasi inhibi speciali modo ad Christi Crucifixi amorem attrahantur, et tamquã in remoto loco ad cœlestẽ contemplationẽ.

Adsunt in dicto Oratorio tria altaria.
Primum SS.mi Crucifixi. Adest beneficium noviter erectum p[er] Magistrum Sergiũ Attolinũ de quo nuper p.mo provisus est Clericus Hector eius filius cum onere missarũ in quolibet die veneris m.s Martij.

Secundum altare a latere Evangelij est sub titulo Beatis[si] Mariæ Virginis sine labe conceptæ habens omnia ornam[en]ta ad celebrationem. Dubitatur in eo adesse quondam beneficiũ erectũ mandavit expediri literas ædictales ad finem.

Tertiũ Altare a latere Epistolæ est sub invocat[io]ne B.æ Mariæ de monte Carmelo in quo est erecta Congregatio Confratruum pro Agonizantibus sive pro suffragio animarum Purgatorij. Est decenter ornatũ iuxta statum præsentatum per Rev. Dno Carolum Antoniũ Tesse Cantorem Cath[edra]lis eiusdem curam gerentem ex sua devotione, imò de proprio eaque deficiunt largis elæmosinis suppeditando.
Adsunt onera annua centum quadraginta circiter missarum planarum, nec non unius missæ cantatæ qualibet feria secunda pro ani[ma]bus Purgatorij. In eo mandavit situari in medio lapidem sacratum ipsumque extrahi tribus digitis, quanto citius.

In eodem altari adsunt tria beneficia.
Primum sub titulo Sancti Stefani cuius imago est a parte sinistra iconis possidetur à Rev. D. Ioseph Damiani Collegg.[ia] S. Nicolai Præposito cum onere annuarum missarum [spazio vuoto].
Secundum sub titulo S.æ Mariæ de monte Carmelo, quod possidetur a Rev. D. Richardo Gurgo Priore cum onere Missarum [spazio vuoto].
Tertiũ sub titulo S. Sebastiani, cuius imago est a parte dextera, possidetur a Rev. D. Francisco Cocco, habet onus annuarum missarum [spazio vuoto].

Decrevit quod omnes supra dicti beneficiati pro rata concurrant quoties providendum est altare de suppellectilibus.
Mandavit parietes non depictos dealbari præcipue ante altaria subtus pallia, ibique cruces depingi, nec non principale ostium cancellatum claudi sera ferrea sacris expletis, ut pateat ad orationem, sed non ad ingressum aditus, et sic provideri divino cultui, et occurratur conservationi tobalearum, et maleficarum astutijs atque industrijs.

 

[ Oratorio del SS.mo Crocifisso ]

Visitò anche sullo stesso lato l’Oratorio del SS. Crocifisso molto elegantemente costruito; è ornato di pitture e immagini devote e belle; decorato con rilievi dorati, armoniosamente e simmetricamente posti e stimolanti alla devozione.
Ne consegue che è frequentato non solo nei venerdì con un solenne afflusso di popolo alla recita del piccolo salterio per meditare sulle piaghe di Cristo Signore, ma anche in esso si radunano tutti gli ecclesiastici ogni mercoledì per ascoltare le esortazioni all’incremento del desiderio di salvezza, intorno alle ore ventidue [due ore prima del tramonto], quando l’Ill.mo e Rev.mo Signor Vescovo tiene un sermone, con grandi vantaggi ed incremento spirituale, sia degli ecclesiastici che del popolo.
Infine giornalmente i fedeli vi accorrono come se vi fossero attratti in modo particolare all’amore di Cristo Crocifisso, come in un luogo appartato per una celeste estasi.

In questo oratorio vi sono tre altari.
Il primo del SS. Crocifisso. Esiste un beneficio appena creato dal Maestro Sergio Attolini, del quale recentemente è stato provvisto il chierico Ettore, suo figlio, con l’onere di messe in ogni venerdì del mese di marzo.

Il secondo altare sul lato dell’evangelo è intitolato alla B. Maria Vergine concepita senza macchia, avente tutte le suppellettili per la celebrazione. Si dubita che in esso sia eretto qualche beneficio; ordinò allo scopo di inviare lettere legali.

Il terzo altare sul lato epistola è intitolato alla B. Maria del monte Carmelo; in esso è eretta la Congregazione dei confratelli per gli Agonizzanti, o per il suffragio delle anime del Purgatorio. L’altare è decorosamente ornato come per statuto esibito dal Rev. D. Carlo Antonio Tesse, cantore della Cattedrale, che ne ha cura per sua devozione, e a sue spese in quanto scarseggiano le elemosine.
Esiste l’onere annuo di circa centoquaranta messe piane e di una messa cantata ogni lunedì per le anime del Purgatorio. (Il vescovo) ordinò di sistemare al centro la pietra sacra e tirarlo avanti di tre dita quanto prima.

Nello stesso altare esistono tre benefici.
Il primo intitolato a Santo Stefano, la cui immagine è dipinta sul lato sinistro (della Madonna), è posseduto dal Rev. D. Giuseppe Damiani, prevosto della Collegiata di S. Nicola, con l’onere di messe annue [spazio vuoto].
Il secondo, intitolato a S. Maria del monte Carmelo, è posseduto dal Rev. D. Riccardo Gurgo priore, con l’onere di messe annue [spazio vuoto].
Il terzo intitolato a S. Sebastiano, la cui immagine è a destra (della Madonna), posseduto dal Rev. D. Francesco Cocco, ha l’onere di messe annue [spazio vuoto].

Decretò che tutti i suddetti beneficiati, ciascuno per la propria parte, concorrano a procurare le suppellettili dell’altare.
Ordinò di imbiancare le pareti non dipinte, soprattutto sotto il pallio degli altari e ivi dipingervi una croce; inoltre, terminati i sacri riti, chiudere con chiavistello la porta con la cancellata, in modo che sia aperto solo per la preghiera; salvaguardare così il culto divino sia preservando il tovagliato sia evitando scaltre azioni di cattivi.


[ Altare omniũ Sanctorũ ]

Visitavit continuatè Altare S.æ Mariæ omnium Sanctorum quod representat desertam spelungam caret omnibus; proinde mandavit in eo cessari à divinis, usquequò altare decenter aptetur, ornetur, de necessariis provideatur parietes dealbentur, fenestra speculis vitreis claudatur, operculum sepulturæ ad planitiem pavim[entum] reducatur; et deinde congruo tempore a … picturis altare decoretur, nec non cappella claustro ligneo tornatili sera claudatur ac parvula campanula p[er] elevat[io]ne SS.mi Sacram.[en]ti provideatur.

Adsunt in eo tria beneficia.
Primum familiæ de Casella collatum Clerico Francisco Moschetto habens onus annuarũ missarũ [spazio vuoto] sub titulo S. Hieronymi.
Secundum sub titulo omnium sanctorum familiæ, ut dicitur, “de Rocci”, quod possidetur a Rev. D. Richardo Gurgo Priore cum onere annuarum missarum [spazio vuoto].
Tertium sub invocat.[io]ne S. Elisabeth quod possidetur a R. D. Francisco Cocco cum onere annuarũ missarũ [spazio vuoto].

Mandavit sequestrari, prout sub sequestro posuit omnes redditus supradictorum beneficiorum, quos mandavit dictis beneficiaties sub pœna suspensionis ipso facto incurrenda ne audeant exigere, sed ipsos exigi iunxit per fiscalem visitationis. At interim sub eadem suspensionis pœna non audeant missas dictorũ beneficiorum celebrare, aut celebrari facere in alijs altaribus inconsulto Ill.mo Dno, imo infra bidum præsentent bullam status, et satisfactionem missarũ usque ad huc. Et circa providendum de necessarijs omnes concurrant pro rata.

Expeditus Ill.mus Dnus in visitatione Cappellarũ dexteræ partis Cath[edra]lis Ecclesiæ se contulit ad visitationem illarũ in parte sinistra et invenit ut sequitur.

 

[ Altare di tutti i Santi ]

Visitò di prosieguo l’Altare di S. Maria di Tutti i Santi, che appare come una squallida e nuda spelonca; pertanto ordinò che vi si cessasse ogni celebrazione finché l’altare non fosse decorosamente allestito, fornito delle suppellettili necessarie, con le pareti imbiancate, le finestre chiuse da vetri e portato a livello pavimento il coperchio della sepoltura; poi in un tempo conveniente si decori con pitture l’altare, nonché si chiuda con chiavistello la cancellata lignea e si doti della campanella per l’elevazione del SS. Sacramento.

In questo altare esistono tre benefici.
Il primo dei Casella conferito al chierico Francesco Moschetta, con l’onere annuo di [spazio vuoto] messe intitolate a S. Girolamo.
Il secondo intitolato a Tutti i Santi, si dice, della famglia dei Rocco, è posseduto dal Rev. Riccardo Gurgo priore con l’onere annuo di [spazio vuoto] messe.
Il terzo, intitolato a S. Elisabetta, è posseduto dal R. D. Francesco Cocco con l’onere annuo di [spazio vuoto] messe.

Ordinò di sequestrare, come in effetti pose sotto sequestro tutti i redditi dei suddetti benefici e ordinò ai detti beneficiati su pena d’immediata sospensione che non osino riscuoterli, ma ingiunse la riscossione all’incaricato fiscale della Santa Visita. Nel frattempo sotto l’identica pena della sospensione non osino celebrare le messe di tali benefici, né di farle celebrare in altri altari senza l’autorizzazione dell’Ill.mo Signore; intanto entro due giorni dimostrino la bolla, lo statuto e la soddisfazione delle messe fino ad oggi. Per l’acquisto delle cose necessarie ciascuno concorra per la sua parte.

L’Ill.mo Signore, terminata la visita delle cappelle del lato destro della Cattedrale [guardando dal presbiterio verso l’ingresso], si recò alla visita di quelle sulla sinistra e trovò come di seguito scritto.


[ Altare S.ti Petri ]

Altare S. Petri prope ianuam parvam in quo asseritur fundatum esse quondam beneficium iuris patronatus de familia Scarlo Terræ Modunij vig.[ent]i instrum.[en]to rogati per manus notarij Donati Menduni sub die [spazio vuoto].

Unde mandavit fieri diligentias. Et interim quia caret omnibus in eo cessari a divinis donec provideatur, et provisum revideatur atque in specie parietes dealbentur, et claustro ligneo tornatili claudatur sera ferrea, et aptetur immobiliter in pariete campanula parvula pro elevatione SS.mi Sacram[en]ti.

In dicto Altari adest beneficiũ S. Antonini, quod possidetur a Sacerdote D. Leonardo Scarcelli cum onere unius missæ in qualibet hebdomoda, quod est de familia de Pellegrinis.

Item in dictum Altare traslatum est beneficium B.[eat]æ M.[ari]æ dicte “de Chiancula [5], quod possidetur a D. Antonio Anelli cum onere annuarum missarũ viginti.

Mandavit dictis beneficiatiss quod concurrant iuxta reddditus ad providendum altare de necessarijs, quo ut fiat quanto citius mandavit quod interim non audeant missas celebrare in alijs altaribus, et in eodem altari cessetur a divinis donec provideatur de necessarijs sub pœna suspensionis ipso facto incurrenda; mandavit produci infra biduum, status, bullas, et satisfactionem missarum.

 

[ Altare di San Pietro ]

Visitò l’altare di S. Pietro presso la porta piccola, nel quale si asserisce essere eretto un certo beneficio di giuspatronato della famiglia Scarlo del territorio di Modugno per un atto stipulato per mano del notaio Donato Menduni il giorno [spazio vuoto].

Ordinò quindi di condurre accertamenti. Intanto poiché manca di tutto, ordinò di non celebrare messe finché non si provveda e soprattutto, ciò fatto, si imbianchino le pareti, si chiuda la balaustrata lignea con un chiavistello di ferro, si fissi sulla parete la campanella per l’elevazione del SS. Sacramento.

In tale altare esiste un beneficio della famiglia dei Pellegrini intitolato a S. Antonino, posseduto dal sacerdote D. Leonardo Scarcelli, con l’onere di una messa la settimana.

Inoltre in detto altare è trasferito un beneficio intitolato alla B. Maria detta “di Chiancola, che è posseduto da D. Antonio Anelli con l’onere annuo di venti messe.

Ordinò che detti beneficiati concorrano in base al reddito a procurare quanto serve all’altare; affinché ciò sia fatto quanto prima ordinò che nel frattempo non osino celebrare le messe in altri altari e, su questo altare siano proibite finché non lo si provveda del necessario, su pena di incorrere nella della immediata sospensione; ordinò poi di esibire entro due giorni lo statuto, le bolle e la soddisfazione delle messe.


[ Altare S. Columbæ ]

Altare inde visitavit S.æ Columbæ Virginis, et Martiris, cuius caput decenter asservatur in reliquiario intra simulacrum argenteũ; est tolerabiliter ornatum, eget dealbatione parietũ, claustro ligneo tornatili, et campanula appensa pro elevatione missarũ.

Adest annexum beneficiũ sub titulo Sancti Ioannis Evangelistæ quod possidetur a Rev. D. Michele Morselli cum onere annuorum missarum triginta, mandavit produci bullas, status, et satisfactionem missarum infra biduum.

 

[ Altare di Santa Colomba ]

Indi visitò l’Altare di Santa Colomba Vergine e Martire, il cui capo si conserva decorosamente nel reliquiario entro un simulacro d’argento; è accettabilmente ornato, necessita di imbiancatura delle pareti, di una cancellata lignea e della campanella appesa per l’elevazione delle messe.

Esiste annesso un beneficio intitolato a S. Giovanni Evangelista, posseduto dal Rev. Michele Morselli con un onere annuo di trenta messe; ordinò di esibire entro due giorni le bolle, lo stato giuridico e la soddisfazione delle messe.


[ Altare S.ti Iacopi Apostoli ]

Altare S. Iacobi, immediatè succedens, visitavit quod invenit carere omnibus et ehe instar speluncæ in loco campestri positæ. Unde donec provideatur de ornamentis, alijsque necessarijs ad celebrationem, de campanula appensa pro elevatione SS.mi Sacramenti, dealbatis etiam parietibus, et aptata fenestra vitrijs speculis, nec non ipsis factis, et per novum accessum revisis, iussit sacra in ipso non fieri sub pœna suspensionis ipso facto immediatæ, et sub eadem pœna prohibuit omnibus beneficiatis ne audeant missas celebrare in alijs altaribus inconsulto Ill.mo Dno, neque redditus exigere quos omnes sub sequestro posuit et iussit exigi per Promotorem fiscalem visitationis ad finem impediendi pro dictis necessarijs, clauso ligneo tornatili, et alijs ut supra.

Adsunt in dicto altari tria beneficia.
Primum sub titulo S. Iacobi de iure patronatus familiæ de Cinnis, quod possidetur per Rev.dũ D. Ioannem Baptistam de Robertis Primicerium Ecc.[lesi]æ Cath[edra]lis cum onere annuo missarum centũ quinquaginta sex.
Secundum sub titulo Præsentationis B. M.[ariæ] V.[irginis] quod possidetur ab eodem Primicerio de Robertis de iure patronatus familiæ de Robertis cum onere annuo missarum centũ quinquaginta sex.
Tertium etiam sub titulo Præsentationis B. M.[ariæ] V.[irginis] iuris patronatus familiæ de Cinnis quod possidetur per Marium Morone sacerrdotem Collegg[ia] S. Nicolai, cum onere annuo missarum octoginta.
Fuit eisdem iniunctum q[uod] sub pœna arbitraria præsentent bullas, status, et satisfactionem missarum usque adhuc.

 

[ Altare di San Giacomo Apostolo ]

Visitò l’altare immediatamente successivo di S. Giacomo; lo trovò carente di tutto come una spelonca tra i campi. Pertanto, fin tanto che non si provveda degli ornamenti e delle altre cose necessarie alla celebrazione, della campanella appesa per l’elevazione del SS. Sacramento, e vengano imbiancate le pareti, posti i vetri trasparenti alle finestre, e, ciò fatto, finché Egli li riveda tornandovi, ordinò che ivi non si celebri su pena di immediata sospensione, e sotto uguale pena intimò a tutti i beneficiati che non osino celebrare le messe in altri altari senza il permesso dell’Ill.mo Signore, né di riscuotere i redditi che pose sotto sequestro facendoli esigere dal promotore fiscale della Visita, per salvaguardare l’acquisto di dette cose necessarie, della cancellata e di quant’altro su menzionato.

Esistono in tale altare tre benefici.
Il primo intitolato a S. Giacomo di giuspatronato della famiglia dei Cinnis, posseduto dal Rev. D. Giovanni Battista de Robertis primicerio della Chiesa Cattedrale, con l’onere annuo di cento cinquanta sei messe.
Il secondo intitolato alla Presentazione della B. Maria Vergine e di giuspatronato della famiglia de Robertis, è posseduto dallo stesso primicerio de Robertis, con l’onere annuo di cento cinquanta sei messe.
Il terzo intitolato anche alla Presentazione della B. Maria Vergine, di giuspatronato della famiglia dei Cinnis, è posseduto da Mario Morone sacerdote della Collegiata di S. Nicola, con l’onere annuo di ottanta messe.
A questi beneficiati fu ingiunto di esibire le bolle, gli stati giuridici e la soddisfazione delle messe fino ad oggi, su pena arbitraria.


[ Altare S.ti Antonij Abbatis ]

Ad Altare S. Antonij Abbatis visitandum perrexit Ill.mus Dnus Comitantibus & cuius Cappella instar aliarum, habet a dextris imaginem S. Antonij Abbatis, a sinistris aliam S. Antonij Patavini.

In eo sunt duo beneficia.
Unũ possidetur per Ioannem Mariam Marchio, quod simpliciter asseritur fuisse iuris patronatus familiæ de Pellegrini iam extinte, idque non probatur cum onere missarum annuarum centũ quinquaginta sex.
Alterum adhuc sub titulo S. Antonij possidetur per R. D. Leonardum Scarcelli,
qui in Sancta Visitatione fuerunt invicem protextati super redditibus.
Ill.mus Dnus mandavit exhibitionem bullarum, statuum, et satisfactionem missarum usque adhuc impletam.

Quia verò altare caret aliquibus pro celebratione necessarijs precipué lapis sacratus debet extrahi quatuor digitis imò debet mutari in apliorem, qui omnia sacra capere possi tac etiam debet provideri de candelabris, tabella ultimi evangelij, et alijs,
interim in eo cessetur a divinis sun pœna suspensionis ipso facto & et prohibuit missas dictorum beneficiorum in alijs altaribus, et successive procedi ad dealbationem parietũ, et claustrum ex columnis ligneis ac aptationem campanelli ad parietem.

 

[ Altare di Sant’Antonio Abate ]

L’Ill.mo Signore con gli accompagnatori si recò a visitare l’altare di S. Antonio Abate, la cui cappella è come le altre; ha a destra l’immagine di S. Antonio Abate e a sinistra un’altra di S. Antonio di Padova.

In tale altare esistono due benefici.
Uno è posseduto da Giovanni Maria Marchio, il quale altare semplicemente si afferma, senza prove, essere stato di giuspatronato della famiglia Pellegrini già estinta, con un onere di cento cinquanta sei messe.
L’altro beneficio intitolato a S. Antonio è posseduto dal R. D. Leonardo Scarcelli;
i due beneficiati nella Santa Visita vicendevolmente litigarono sull’attribuzione dei redditi.
L’Ill.mo Signore ordinò di esibire le bolle, lo stato giuridico e la completa soddisfazione delle messe fino ad oggi.

Poiché l’altare è carente di alcune cose necessarie alla celebrazione, soprattutto che la pietra sacra debba essere estratta di quattro dita e cambiata in una più ampia così che tutti gli oggetti sacri siano contenuti, che bisogna acquistare i candelabri la tabella dell’ultimo vangelo ed altre cose,
ordinò che nel frattempo su di esso non si celebrasse su pena dell’immediata sospensione e proibì che le messe di detti benefici si celebrassero su altri altari; ordinò di imbiancare successivamente le pareti, porre una balaustra di colonnine lignee e fissare alla parete una campanella.


[ Altare SS.mi Crucifixi ]

Altare SS.mi Crucifixi a lateræ ianuæ versus austrum subtus organum, visitavit, quod caret ornamentis ad celebrationem necessarijs.

Decrevit in eo cessari a divinis usquequo de omnibus provideatur, precipue de suppedaneo superiori, candelabris tabella secretorũ, et ultimi evangelij speculis vitreis in ambabus fenestris, parietesque dealbentur, operculum sepulturæ ducatur ad planum pavimenti, et deinde Cappella appensa campanula in pariete cancellis ligneis claudatur;

Interim supposuit sequestro omnes redditus beneficiorũ, quæ hia sunt.
Primum de familia Thesaurarijs et possidetur a D. Francisco Cocco cum onere missarũ [spazio vuoto] annuatim.
Secundum a Clerico Philippo Tafuri Vigilien iuris patronatus familiæ de Thesaurerijs cum onere duarũ missarũ in quolibet hebdomada.
Tertium a D. Iosepho Leopardi Romano [spazio vuoto],
quos omnes pro effectu ut supra mandavit exigi p[er] Rev. Promotorem fiscalem visitationis. Et interim Beneficiati eorumque Procuratores præsentent infra hiduum bullas, status et documenta satisfactionis missarum usque adhuc.

Deinceps verò omnes prædicti et eorum quilibet sub pœna suspensionis ipso facto incurrendæ nõ audeant redditus exigere neque missas dictorũ beneficiorũ celebrare, aut celebrari facere in alijs altaribus inconsulto Ill.mo, et Rev.mo Dno Episcopo, et visitatore.

 

[ Altare del SS. Crocifisso ]

Visitò l’altare del SS. Crocifisso a fianco della porta di mezzogiorno, sotto l’organo, altare che è carente delle suppellettili necessarie per la celebrazione.

Decretò che non vi si celebrasse finché non avesse tutto l’occorrente, soprattutto la predella superiore, i candelieri, le tabelle delle “segrete” e dell’ultimo vangelo, i vetri trasparenti alle finestre, le pareti imbiancate, la chiusura della sepoltura portata a livello pavimento ed infine la cappella acesse la campanella appesa alla parete e fosse chiusa con una cancellata lignea.

Intanto sottopose a sequestro tutti i redditi dei benefici ivi esistenti.
Il primo beneficio della famiglia Tesorieri è posseduto da D. Francesco Cocco con l’onere annuo di [spazio vuoto] messe.
Il secondo di giuspatronato della famiglia Tesorieri è posseduto dal chierico Filippo Tafuri di Bisceglie con l’onere di due messe ogni settimana.
Il terzo è posseduto da D. Giuseppe Leopardi di Roma [spazio vuoto].
Di conseguenza ordinò di riscuotere tutti questi redditi tramite il Rev. promotore fiscale della visita. Intanto i beneficiati e i loro procuratori presentino entro due giorni le bolle, lo stato giuridico e i documenti della soddisfazione delle messe fino ad oggi.

Successivamente i suddetti o chi per essi su pena della immediata sospensione non osino riscuotere i redditi né celebrare le messe dei benefici, o farle celebrare in altri altari, senza il permesso dell’Ill.mo e Rev.mo Signor Vescovo visitatore.


[ Altare Nativitatis B. M.ariæ Virginis
seu S.ti Rochi
]

Deinde visitavit Altare Nativitatis B. M.[ariæ] V.[irginis] quod dicitur etiam Sancti Rochi de iure patronatus, ut asseritur familiæ Mione

quod existens intra presbyteriũ alijsque de causis legitimis ab immemorabili tempore manet suspensum, et pro extensione decretorum præteritarum Visitationũ ad honestiorem locum trasferendum est, et interim onera missarum non nisi decreto in Sancta Visitatione, in alio altari celebranda, est decernendum; Iinterimque de numero non constat, et prætenditur factam fuisse Ap[ostoli]ca Aucthoritate reductionem missarum.

Ne igitur animæ fundatorum fraudentur debitis suffragijs mandavit R.do Francisco Cocco Procuratori Iosephi Abbate Cola de Civitate Manfredoniæ qui prætenditur provisus de dicto beneficio q.[uod] infra decem dies producat bullas, documenta erectionis beneficij, et onera missarum, nec non prætensam eam reductionem, et satisfactionem usque adhuc, ad finem providendi super translatione altaris, et alijs prout de iure,
et interim sequestravit fructus et redditus dicti beneficij, et mandavit q[uod] sun pœna suspensionis ipso facto & tam principalis quam Procurator non audeant fructus exigere, nisi prius visis, consideratis, et decretorié resolutis prædictis omnibus.

 

[ Altare della Natività della B. Maria Vergine
o di S. Rocco
]

Di seguito visitò l’Altare della Natività della B. Maria Vergine, detto anche di S. Rocco, di giuspatronato, si dice, della famiglia Mione;

poiché questo altare è eretto nel presbiterio e per varie cause legittime da tempo immemorabile è sospeso e, in base ai decreti delle precedenti visite, è da trasferire ad un posto più adeguato, ora con decreto emesso nella Santa Visita bisogna decidere in quale altro altare celebrare gli oneri delle messe, ma intanto non si sa il numero di esse mentre si afferma che dall’Autorità apostolica sia stata ottenuta una riduzione delle messe.

Pertanto affinché le anime dei fondatori dei benefici non siano defraudate dei dovuti suffragi ordinò al procuratore il Rev. Francesco Cocco che l’abate Giuseppe Cola di Manfredonia, che afferma essere provvisto di tale beneficio, esibisca entro dieci giorni le bolle, i documenti dell’erezione del beneficio, e gli oneri di messe, nonché la pretesa loro riduzione, la soddisfazione fino ad oggi, onde attuare la traslazione dell’altare ed altri doveri giuridici;
nel frattempo sequestrò i frutti ed il reddito di detto beneficio e ordinò su pena di immediata sospensione che sia il titolare che il procuratore non osino riscuotere i frutti, se prima egli non abbia visto, valutato e con decreto deciso quanto su detto.


[ Pavimentum, Tecta, Portæ, Suggestum sive pulpitũ ]

Die vig.[esi]ma quarta Iunij persolutis horis canonicis, et celebrata missa Sancti Ioannis Baptistæ alijsque negotijs ad curam animarũ spectantibus persolutis, idem Ill.mus Dnus Episcopus, et Visitator convocatis & comitatus & post prandium circa horam vigesimam primam se contulit ad Ecclesiam Cath[edra]lem prosecuturus Sanctam Visitationem,
ubi iussit refici aliqua in pavim[ento], in tectis, et speculis vitreis, deinde mandavit refici seram ferream portæ maioris dictæ Ecc[lesi]æ nec non portas eiusdem laterales tabulis ligneis reaptari, et in parte superiori ferreis vel ligneis instrumentis firmari, dum quoties vento concutiuntur vacillant. Portam aliam versus austrum adhuc reaptari, ferro firmari & quæ omnia adimpleri iussit p[er] totam præsentem hebdomadam sub pœna arbitraria.

Visitavit pulpitum, sive sugestum, quod invenit nimia pulvere conspersum; mandavit expurgari, pannos quibus cooperitur fineos corrosos mutari, gradus scalæ p[er] quam ascenditur aptari, eoquod partim dimidiati sunt partim vacillant; eaque fieri quanto citius.

 

[ Il pavimento, il tetto, le porte e il pulpito ]

Il 24 giugno, recitate le ore canoniche, celebrata la messa di S. Giovanni Battista e svolte le altre dovute mansioni per la cura delle anime, lo stesso Ill.mo Signor Vescovo e visitatore accompagnato dai convocati alla visita, dopo pranzo intorno alle ore ventuno [tre ore prima del tramonto], si recò alla Chiesa Cattedrale per proseguire la Santa Visita;
qui comandò di riparare qualcosa nel pavimento, nei tetti, nelle vetrate; poi comandò di rifare la serratura di ferro della porta maggiore della Chiesa nonché di ripristinare le porte laterali con tavole di legno e porre un fermo di ferro o legno nella loro parte superiore così da non sbattere quando soffia il vento. Riparare anche la porta verso mezzogiorno [→largo la Corte] e porvi un fermo di ferro; comandò di eseguire tutto in quella settimana su pena arbitraria.

Visitò il pulpito, che trovò coperto di tanta polvere; ordinò di pulirlo, di cambiare la copertura dei panni corrosi, di riparare i gradini della scala in parte spezzati e in parte traballanti; ciò fare quanto prima.


[ Campanilis, seu turris campanariæ ]

Visitavit Campanile, seu turrim campanariam in qua invenit ob defectum scalarum, et tabulatorum retardari quandoque accessum eas sonitum, indeque divinum cultum dimunui, tanto magis quia adest campana maior pluribus annis sic rupta, ut ad sonitum armonicum deservire non valeat. Mandavit prædicta omnia fieri ab ijs ad quos spectat.

Et ad promovendam frequentem reverentiam erga SS. Sacramentum, quando defertur ad infirmos, mandavit quod in egressu, et ingressu SS.mi Sacram[en]ti in Cath[edra]lem, in alijs verò Ecc[le]sijs in transitu prope illas pulsentur campanæ sonu armonico, et ita deinceps servetur.

[ Ecclesia ]

Ecclesiam inspexit ob pulverem, et diuturnam dealbationem pené nigros habere parietes. Mandavit dealbari infra mensem sub pœna arbitraria.

Statum Altaris, et Troni observavit male accomodari propter quod non est celebrandi, et ministris facilis ascensus neque descensus.
Mandavit ita inherenter, et cum plicis undequaque aptari, ut evitetur talis difficultas, et irreverentia, sub pœna duarum librarum cæræ laboratæ singulis iucibus(?) contra sacristas, aliosque ad quos pertinet.

 

[ Il Campanile ]

Visitò il Campanile o Torre campanaria, nel quale trovò che per problemi nelle scale e nei pianerottoli si ritarda un po’ l’accesso a suonare le campane con detrimento del culto divino, tanto più che la campana più grande da molti anni è rotta ed inservibile per un suono armonico. Ordinò che tutto ciò sia riparato da chi spetta.

Per promuovere una frequente deferenza verso il SS. Sacramento quando è portato ai malati, ordinò che le campane suonino armoniosamente sia quando il SS. Sacramento esce dalla Cattedrale che quando entra nonché quando passa davanti alla Chiese; e cosi di seguito sia fatto.

[ L’aula della Chiesa ]

Osservò che la Chiesa aveva le pareti quasi nere per la polvere e ormai vecchia l’imbiancatura. Ordinò di imbiancarla entro un mese su pena arbitraria.

Osservo le disadatte condizioni dell’Altare e del Trono onde per il celebrante e i ministri è difficoltoso sia salirci che scenderci.
Ordinò di aggiustare [i tappeti] più aderenti e con pieghe così da eliminare tali difficoltà e scorrettezze, su pena di due libbre di cera lavorata per ogni caso contro i sacristi e gli altri responsabili.


[ Chorus ]

Chorus, etsi sedilibus varijs sculpturis bené dispositis decoratum speciosum invenerit; inspexit tamen superiora ornam[en]ta sculpta non tantum … consistere, imò nimis a pariete distantia minari damnũ, eorumque cassum; mandavit ferreis laminis intra parietes fabrica firmatis ipsa firmari et substineri.

Utque divinus cultus conservetur, atque debita devotio, et attentio precipué illa / ultra literam / ad sensum, et ad Deum observetur, mandavit dictus Ill.mus Dominus sub pœna duarum librarum cæræ albæ laboratæ pro singulis quibusque contravenienbus, pijs usibus & infrascripta omnia, et singula exacté servari, nempé silentium strictum observari in Choro.
Quod quilibet in horis canonicis recitandis habeat proprium breviarium, in quo officium legit.
Quod etiam in suo stallo permaneat unusquisque, nec inde discedat nisi iturus ad antiphonariũ, vel extra Chorum, ideoque in Choro non vagent.
Item biretum habeat in capite, ita ut omnes uniformam præseferant(?) speciem in Choro, unitim observant pausam sive astariscum concentiré(?), atque simul ad Gloriapatri caput detectum inchinent concorditer; ita ut unus sit omnium psaltendi modus devotus compositusq[ue] gestus, atque devotio Deo placens.
Idem servetur in elevationibus genuflectionibus, et similibus; etenim implicat concentus dissonans et ideo in exitu a Choro, qui non permittatur nisi completo sacrosan__ omnes bini sic decenter, decorosé gradatim et processionaliter ducantur ad sacristiam faciendo bini, et bini reverentias Altari, ut Populi devotio à vocibus mota per gestus, et corporis compositionem augeat[ur].

Prohibuit usum tabaci sive in folijs, sivé in pulvere publicum in Choro [6] sub pœna prædicta: privatim verò per horam ante celebrationem missæ sub pœna suspensionis.

Pavimentum, tàm in medio Chori, quam sediliuũ semel in hæbdomada p[er] sacristam nettatur, et si opus sit aqua adhibeatur ad ipsum lustrandũ; verum recordentur evitare nauseam ob nimios proiectos salivarum tàm indecoros, imò a devotione deviantes eos qui in Choro psallunt.

De omnibus inobservantijs circa prædicta mandamus punctuatoribus Chori q[uod] sun pœna suspensionis ispo facto a divinis in particulari folio exprimant dietim deficientes, notando vices, et capita in quibus deficerunt et in quolibet die sabbati notulas ad Nos deferant ad finem demandandi executionem pœnarum fiscali Promotori Episcopalis curiæ, sivé &.

In ianua Ecclesiæ qua itur ad Palatium Episcopale invenit aliqua deficentia; mandavit ligneis tabulis illam operiri, et refici seram ferream.

 

[ Il Coro ]

Trovò il Coro magnifico, avente anche i sedili decorati con varie sculture ben disposte; tuttavia osservò che la cornice superiore scolpita non è ben ferma, l’eccessiva distanza dalla parete minaccia danno e distruzione; ordinò di fissare nella parete delle lamine di ferro e a queste fermare la parte superiore del coro.

Affinché si preservi il culto divino, la dovuta devozione e si osservi l’attenzione, soprattutto quella al senso (non solo letterale) e a Dio, l’Ill.mo Signore, su pena di due libbre di cera bianca lavorata ad uso sacro contro ciascun contravvenente, ordinò che nel coro si osservasse rigorosamente quanto sotto scritto, nonché l’assoluto silenzio.
Ciascuno recitando le ore canoniche abbia il proprio breviario, nel quale legga l’ufficio.
Inoltre ognuno stia nel proprio stallo, non vi scenda per allontanarsi dal coro o vagarci in esso, ma solo per andare all’antifonario.
Si abbia il berretto in testa, così che tutti siano uniformi specialmente nel coro, insieme rispettino le pause o l’asterisco armonico, concordemente poi inchinino il capo al Gloriapatri, così che unico per tutti sia il modo di cantare, devoto e composto il comportamento, atteggiamento religioso dunque a Dio gradito.
Ugualmente si rispetti nelle elevazioni l’inginocchiarsi e comportamenti simili; infatti è disarmonico che uscendo dal coro, non si vada tutti insieme convenientemente a due a due, gradualmente con eleganza e in processione verso la sacrestia, facendo doppio inchino all’altare, così che cresca la devozione nel Popolo, mossa dal canto e dall’incedere composto del corpo.

Proibì nel coro l’uso pubblico del tabacco sia in foglia che in polvere su pena predetta: inoltre da non usare privatamente nell’ora precedente la celebrazione della messa su pena della sospensione.

Il sacrista pulisca il pavimento sia in mezzo al coro che tra i sedili una volta la settimana, e, se necessario usi l’acqua per lucidarlo; inoltre ci si ricordi di evitare il disgusto causato da sputi troppo forti, così indecenti da distogliere dalla devozione chi nel coro sta salmodiando.

In merito a tutti quelli che non osserveranno queste norme ordiniamo agli annotatori del coro che su immediata sospensione dalle celebrazioni, in un particolare foglio scrivano giornalmente i contravvenenti, annotando modo e oggetto della mancanza, poi ogni sabato portino a noi le annotazioni onde rimettere l’esecuzione delle pene al promotore fiscale della curia episcopale.

Trovò alcune carenze nella porta della Chiesa che immette nel palazzo episcopale; ordinò di chiuderla con tavole di legno e rifare la serratura di ferro.


[ Sacristia ]

Die secunda m. Iulij 1697 Ill.mus, et Rev.mus Dnus Episcopus, et visitator prosequens Sanctam Visitationem, dato signo cum solita campana comitantibus RR.s Convisitatoribus et alijs circa horam vigesimam se contulit ad Ecclesiam Cath[edra]lem visitaturus suppellectilem sacram hinc communem, hinc particularem uniuscuiusque RR.is Capitularibus, et alijs;
ante omnia visitavit suppellectilem sacram nempe calices, patenas, pissides, et invenit nonnullas patenas ob incuriam sic plicatas et distortas, ut difficiliter fragmenta SS. Eucharistiæ colligere, et recipere valeant, mandavit eas accomodari, et dirigi ad bonum effectum, ut supra.
Item inter planetas, et tunicellas, quæ pertinent ad communitatem Ecclesiæ ehe aliqualiter lacerata; ac etiam deficere aliqua pluvialia, tunicellas, dalmaticas, et planetas pro sollemnitatibus pontificalibus, mandavit respectivé reaptari, ac provideri de omnibus, quæ circa hoc necesse sunt iuxta Pontificale, et hoc infra tres menses ag hodie decurrendos, et pro effectu prædicto ex nunc imposuit sequestro redditus d[ic] Ecc[lesi]æ.

Visitavit deinde sigillatim capsas sivé arcas iniuscuiusque ex Capitularibus et Sacerdotibus d.[ic] Cath[edra]lis Ecclesiæ, visitando, et revidendo intra ipsas capsas planetas particulares quas quisque tenetur habere pro missis privatis extra dies, quibus sollemniter celebrant p[er] turnum missas sollemnes, et conventuales, et invenit paucissimos haber planetas nigri coloris, ita quod pro missis defunctorum utunt[ur] planetis rubei, viridis, vel albi coloris, imo et promiscue confunduntur colores planetarum, ex quo oritur irreverentia, inobservantia rubricarũ, nimiaque Populi admiratio; talisque abusus est circa vela calicis et bustas corporaliũ. Mandavit quod quilibet de proprio sibi provideat de pluribus planetis iuxta colorem tempori, et missæ convenientem infra duos menses, et proinde sub pœna [spazio vuoto].

Observent rubricas missalis circa colores paramentorũ. Quisque autem sibi provideat de coloribus deficientibus iuxta notam sibi coram lectam et publicatam eadem die.

Visitavit etiam particulariter albas, superpellicea, corporalia, pallas, purificatoria, manutergia, missalia breviaria, et similia. In amictibus mandavit fieri cruces ubi non invenit, corporalia immunda dealbari, pallas aliquas prohibuit, nonnulla missalia, et breviaria reaptari, alia immunda mundari. Precipué Sacerdos Antonius Catarina sibi infra duos menses provideat de breviario, alba, et veste talari, dum omnibus eget, et pro causa prædicta ei sequestravit redditus præsentis anni. Item D. Vitus Nicolaus Corpos. sibi provideat de breviario infra bimestre.

Mandavit renovari patenam unam fractam communitatis, et renovari aspergillum argenteum infra duos menses ab hodie sub pœna arbitraria.

Item corporalia expurgari semel in hæbdomada, et dealbari quolibet bimestri, calices quolibet bimestri, lixivio claro mundari, sicut et cœtera vasa.

Et quia invenit sacras vestes indecent.[es] indecoré, et irriverenter conservari, mandavit fieri magnum armariũ in quo vestes ipsæ laté, commodé, et sine plicis conservari valeant, ibique faciliter remitti, et accomodari. hocque quanto cytius.

Mandavit servari silentium intus dictam sacristiam sub pœna trium librarũ cæræ elaboratæ pro singulis contravenientibus, etenim … quotidie clamoribus turbari, et distrahi vacantes præparationi ad missam vel gratiarũ actioni.

Iussit sacristiam prædictam sæpe sæpius purgari telis araneis, pulvere, alijsque immunditijs, tàm in armarijs, quam in parietibus, pavim. & sub pœna arbitraria. Et sub eadem quotidie mutari mappas albas pro lotione manuum.

Invenit non adesse præbendam Pœnitentiariam, neque Theologalem, decrevit conferri utramque personis dignis cum unione beneficij sufficientis, proxime vacaturi, pro singulis, et proinde de illis investiri p[er] bullas. &.

And[rea]s E[pisco]pus Andrien[sis] et Visitator.

 

[ La Sacrestia ]

Il 2 luglio 1697 l’Ill.mo e Rev.mo Signor Vescovo e visitatore, proseguendo la Santa Visita, al segno della solita campana accompagnato dai RR.mi con-visitatori ed altri, intorno alle ore venti si recò alla Chiesa Cattedrale per visitare le sacre suppellettili, sia quella comune che quella particolare di ciascun RR.mo Capitolare e di altri.
Innanzi tutto visitò la suppellettile sacra, cioè calici, patene, pissidi, e trovo molte patene per incuria piegate e storte tanto che difficilmente i frammenti della SS.ma Eucarestia di possano raccogliere e prendere; ordinò di restaurarle e renderle utili come prima.
Parimenti trovò tra le pianete e tunicelle appartenenti alla comunità della Chiesa diverse lacerate; inoltre che mancavano alcuni piviali, tunicelle, dalmatiche e pianete per le solennità pontificali: ordinò rispettivamente di sistemare o acquistare tutto ciò che è necessario per il pontificale; tanto entro tre mesi a partire da oggi. Per quanto detto ottenere impose il sequestro dei redditi della Chiesa.

Visitò poi le singole casse o armadi di ciascun capitolare e sacerdote della Chiesa Cattedrale controllando in esse le particolari pianete che ciascuno deve possedere per le messe private, escluse quelle, celebrate a turno, solenni e conventuali; trovò che pochissimi di loro possedevano le pianete nere, così che per le messe dei defunti usino a caso una pianeta rossa, verde, o bianca, confondendo il dovuto colore delle pianete e originando così irriverenza e inosservanza delle regole e molto stupore nel popolo; tale abuso avviene anche per i veli e le buste dei corporali. Ordinò che ciascuno provveda a sue spese delle varie pianete secondo il colore richiesto dal tempo liturgico e dal tipo di messa entro due mesi, su pena [spazio vuoto].

Per il colore dei paramenti si osservino le regole del messale. Ciascuno quindi si doti dei colori che gli mancano secondo la nota lettagli e pubblicata nello stesso giorno.

Visitò anche in modo specifico le albe, i superpellicei (cotte a mantellina), corporali, palle (copricalici), purificatori, manutergi, messali breviari e simili. Ordinò di ricamare la croce negli amitti carenti, di biancheggiare i corporali sporchi e proibì alcuni copricalici; ordinò di restaurare alcuni messali e breviari e pulire altri sporchi. In particolare ordinò che il sacerdote Antonio Catarina si dotasse entro due mesi delle seguenti sue carenze: breviario, alba, e veste talare; a tal fine gli sequestrò i redditi dell’anno in corso. Ugualmente D. Vito Antonio Corpos.[anto] si doti del breviario entro due mesi.

Ordinò di restaurare una patena rotta della comunità e un aspersorio argenteo entro due mesi da oggi, su pena arbitraria.

Ordinò poi di mondare i corporali ogni settimana e sbiancare ogni bimestre; purificare con la liscivia bianca ogni bimestre i calici e gli altri vasi.

Poiché trovò le sacre vesti indecenti essendo conservate sconvenientemente, ordinò realizzare un grande armadio nel quale si possano conservare le stesse vesti comodamente non strette e senza pieghe ed ivi riporle e sistemarle facilmente; e ciò quanto prima.

Comandò che nella sacrestia si osservi il silenzio su pena di tre libbre di cera lavorata per ciascun contravvenente, perché il chiasso turba il raccoglimento e i fannulloni distraggono dalla preparazione alla messa o dal finale ringraziamento.

Comandò di ripulire la sacrestia molto spesso dalle ragnatele, polvere ed altre immondizie, così anche gli armadi, le pareti e il pavimento, su pena arbitraria; e su uguale pena cambiare giornalmente gli asciugamani.

Trovò infine che non esisteva una prebenda per il Penitenziere e il Teologo; decretò di conferire tale incarico a persone degne, dotandoli di sufficienti benefici, prossimamente vacanti, e quindi nominarli con una bolla.

Andrea [Ariano] Vescovo di Andria e visitatore.


NOTE

[1] Questa Visita Pastorale è stata letta e trascritta, dall'originale "Acta Sanctæ Visitationis Episcoporum Andriensium" (ASVEA), presso la Biblioteca Diocesana "S. Tommaso d'Aquino" di Andria.
[2] Le parentesi quadre indicano lettere non presenti per abbreviazione.
I puntini di sospensione (…) o ___ indicano lettere, parole o gruppi di parole di difficile lettura sul manoscritto, non solo molto antico ma anche non perfettamente riprodotto.
Il grassetto ed il corsivo non sono presenti nel testo originale.
[3] L'insieme delle "carte-gloria" è un trittico di carte incorniciate che, dal Seicento a norma del Concilio di Trento, e fino al Concilio Ecumenico Vaticano II, erano poste sull’altare contenenti alcune formule rituali recitate a voce bassa (perciò dette anche “segrete”) dal celebrante in vari momenti della messa:
- quella sul lato dell’epistola, chiamata “Lavabo”, riportava le formule recitate appunto alla detersione delle mani ed alla benedizione dell’acqua;
- quella sul lato dell’Evangelo, chiamata “In principio” o anche “Ultimi Evangelij” riportava l’inizio del Vangelo di Giovanni da recitare a fine messa;
- quella centrale, detta “Gloria”, perché riportava il canto del “Gloria in excelsis Deo” e le formule del Canone dell’offertorio e della consacrazione, il Credo e altre della comunione.
[4] Questo inno, introdotto con la riforma del breviario da Urbano VIII nel 1632, sembra sia stato composto (nelle sue linee essenziali) da Sant'Ambriogio. Esso, recitato nell'ufficio dei martiri, è anche conosciuto come "Æterna Christi munera", per la variazione che alcune versioni hanno nel primo verso (nonché in alcuni altri).
[5] Nons. Ariano qualche mese dopo il 18 settembre 1697 visitò la chiesetta di S. Maria in Chiancola e avendola trovata in gran parte crollata, ordinò di apporre sul posto una croce a ricordo del luogo un tempo sacro;
per il beneficio,che doveva comunque essere soddisfatto, aveva già deciso il suo trasferimento in questa Cappella di S. Pietro presente in Cattedrale, come appare da quanto qui scrive.
[6] Si tenga presente che già a metà Seicento, Urbano VIII (1623-1644) con la sua bolla "Ad futuram rei memoriam" del 30/01/1642 (poi anche Innocenxo X), minacciò la scomunica per quanti fumassero o fiutassero tabacco in un luogo sacro. Tale pena di scomunica fu sospesa nel 1725 da Benedetto XIII (sembra) per evitare che i fedeli si allontanassero durante le funzioni per andare a fumare fuori chiesa.