il presbiterio

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Il Presbiterio tra l'Ottocento e il Novecento

Riportiamo altre descrizioni del presbiterio scritte dal Borsella e dall'Agresti, cercando di individuare nella sottostante foto (ripresa durante la festa del 23 aprile, immediatamente dopo Pasqua) altri elementi architettonici, esistenti prima dell'incendio del 1916 e in parte conservati:
veduta parziale del presbiterio ai primi del '900
stemmi dei tre vescovi Fieschi: Francesco, Nicola e Luca
“Al lato sinistro del Trono [episcopale], in prossimità della porta che mette alla Sacrestia, si vedono sul muro i tre stemmi dei tre successivi vescovi Fieschi, cioè il Cardinal Nicola, Gianfrancesco, e Luca. ... .”
“In cornu Evangelii dell'altare maggiore, sul Presbiterio, è sito il così detto Banco di S. Nicola [a sinistra nella foto], costruito dal Capitolo di quella Collegiata Insigne, dove siedono quei Rev. Capitolari, tutte le volte che intervengono all'assistenza delle Sacre funzioni nella Cattedrale. Esso è formato a tre registri con relativa spalliera, ed è addossato al muro, che metteva nell'antico Sacrario, di cui si vede ancora il vecchio arco.”
“In cima al Banco di S. Nicola, a ridosso del muro, si veggono incisi su targhe di pietra tre stemmi, quello del Vescovo Florio, di Mons. Soto Major, e del Vescovo d'Atella [Ruggiero].”
“Due superbi cornucopii di ottone, messi a destra ed a sinistra dei muri laterali di chi entra sul presbiterio (Questi due cornucopii sono opera del valoroso artista Civita di Andria), ed un grandioso candelabro con varii bracci, diversamente ritorti e carichi di grossi prisma di cristalli, messo nel centro del grande arcato, formano l'ornamento di questo spazioso presbiterio. A ridosso del muro, dove è sito il trono Episcopale, dal lato della porta che mena nella Sacrestia, si vede una lunga targa di legno che porta incisa la sentenza della Congr. del Concilio del 10 febbraio 1759, che dichiarava la Cattedrale l'unica Parrocchia della città e territorio di Andria.”
capitello usato come acquasantiera presso la sacrestia sino al 1909 capitello usato come piede al gonfalone capitolare fino al 1909
“Una pregevole fonte per l'acqua benedetta si ammira accanto all'ingresso della porta, che mette nella sacrestia capitolare. Essa è formata di puro marmo, a forma orbicolare a mezzo cerchio, striata di fuori. È sostenuta da una colonnina pure di marmo, la quale, fino a pochi anni fa, poggiava su d'un antico e pregevole capitello di pietra viva, in cui sono scolpiti otto leoncini nei quattro angoli a foggia di Cariatidi con delle foglie di acanto, ben intagliate, a due cornici che l'abbellano. Questo pregevole capitello è formato da un misto di stile gotico, longobardo e corinto. Esso, secondo l'opinione di valorsi archeologi, si apparteneva ad uno dei mausolei delle due Imperatrici sveve, esistenti nella sopradetta Cripta.”
“Nel 1909, questo antico capitello venne tolto dalla fonte, e trasportato nel museo, per essere meglio custodito, sostituendovi un altro capitello, più semplice, eseguito dai nostri scalpellini. Un altro capitello simile, di marmo cipollino, ornato anche di foglie di acanto, intarsiato da nastri vergati a linee parallele con delle scannellature, era messo sul medesimo presbiterio, e serviva da piede al gonfalone capitolare, quando han luogo le processioni. Però, nel 1909, questo capitello fu pure trasportato nel museo, di cui é fatto innanzi parola.
Non sappiamo qual mano vandalica e sacrilega avesse abbattuto quel mausoleo, e dispersi tanti capolavori che l'adornavano! (Nella cripta sopra detta si vedono quattro fusti, privi di capitelli e zoccoli. È probabile che i capitelli sopra descritti appartengono a due di quei fusti).”
“In fondo al presbiterio sopra descritto. a ridosso dell'altare maggiore sorge maestoso lo splendido Coro, tutto in legno di noce, diviso in due ordini, comprendendo sessantuno stalli, incluso quello del Vescovo, che trovasi nel centro. ...
L'arco della volta di esso, dal lato del presbiterio, porta nell'apice uno scudo, sostenuto da due serafini, su cui è scritto a grossi caratteri il motto: si vis cum Maria ad coelum ascendere descende
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stemma del vescovo Saverio Palica
Quest'arco poggia su due colonne, i di cui zoccoli sono di pregiatissimo marmo, fatti costruire dal Vescovo Palica, del quale ne portano lo stemma [descrive lo stemma il Borsella: 'splende un Cappello con bandiera nei merli'] (Era intenzione del Vescovo Palica di costruire tutto in marmo il detto arco. Ma il tempo e gli acciacchi di salute non gli permisero di affettuare il suo divisamento).”

[tratto da " Il Duomo di Andria" in " Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pagg. 44-54].


angelo centrale dell'altare maggiore di Giacomo Colombo
L'architetto Gabriella Di Gennaro nella sua tesi di laurea sugli altari marmorei settecenteschi ad Andria del 1995, (anpliata e pubblicata a stampa nel suo studio "Altari policromi marmorei del Settecento ad Andria ed altri arredi sacri", Schena Editore, 2020, pp. 111-113) parlando dell'altare del Colombo, andato distrutto ell'incendio del 1916, scrive:
“Un altro magnifico altare, ora completamente distrutto, è quello opera di Giacomo Colombo che era collocato nella Cattedrale di Andria come altare maggiore e si imponeva per bellezza e preziosità su tutti gli altri delle cappelle del Duomo. (...)
Di questo altare ci rimane solo una fotografia scattata immediatamente dopo la sua distruzione a seguito di un incendio divampato tra il 17 e il 18 aprile 1916 nella Cattedrale, e la descrizione del Borsella antecedente al fatto. Nella chiesa primeggia l’altare maggiore «a causa delle teste di tre grandiosi cherubini, che soli costarono mille ducati» e che sono collocati nei corni dell’altare e uno nel centro di esso come ciborio (manca la porticina del tabernacolo). (...)
Attualmente, però, di questo altare sopravvissuto all'incendio restano i seguenti reperti, da me misurati in loco:
1. le due teste alate di angeli laterali (altezza cm 63, larghezza cm 81, profondità cm 42) in marmo statuario di Giacomo Colombo, attivo a Napoli tra il 1679 ed il 1718. Essi sono collocati separatamente ai due lati del presbiterio, perfettamente visibili date le loro dimensioni notevoli. I due angeli, simmetrici ed identici, sono ritratti in semiprofilo, con i capelli mossi ed il volto assorto, l’ala esterna spiegata, mentre quella interna è racchiusa e conclusa accanto al capo a forma di volute. La collocazione laterale agli spigoli esterni dell’altare giustifica la loro morfologia: il volto dolcemente rivolto al centro, l’ala esterna spiegata e descritta nei particolari del piumaggio, mentre quella interna è ridotta, come si è detto, quasi ad una cifra decorativa, i capelli scomposti da un impercettibile vento, lo stesso che distende l’ala. La massa marmorea è sapientemente modellata in gote rigonfie della serica pelle ed in soffici piume.
2. un angelo in marmo, già sul ciborio dell'altare, ora è custodito nel Cappellone degli Agonizzanti sotto il tabernacolo”
angeli che reggevano l'abaco-credenza a destra del presbiterio
Sulla parete destra del presbiterio sino al 1916 c'era un abaco - credenza, retta da due angioletti attribuiti anch'essi a Iacopo Colombo; essi oggi reggono le acquasantiere d'ingresso alla Cattedrale e li troviamo descritti sia dall'Agresti che dal Borsella (nel testo citato a pagina 58):
“Rimpetto all'enunciato trono è fissato ampio abaco di marmo, in cornu epistolae, a guisa di altare, con ispalliera e gradini superiori, ornato lateralmente da due teste di Cherubini alati; la di cui mensa è svariatamente rabescata a marmi di varii colori, nella guisa stessa dell'altare maggiore. È sostenuta la mensa da tre cornicioni di marmo bellamente scorniciati, e scanalati. Sull'apice è sita la impresa del Capitolo di marmo statuario. Questo magnifico Abaco si addentra in una antica cappella, oramai chiusa, benedetta alla nascita del Messia.”