altare maggiore del Palmieri, atto 1773

Contenuto

Altare maggiore

Atto notarile del 2 dicembre 1773

da Archivio di Stato di Trani, notaio Giuseppe Sinisi, prot. 368, pp. 222r-225v.
Pro’ Venerabile Monisterio Sub titolo SS. Trinitatis
Cum M.o Marino Palmieri
Die secundo mensis decembris septime ind.nis millesimo Septingentesimo septuagesimo tertio, in civitate Andrie.
Costituiti personalmente avanti di noi il Rev. D. Domenico Angelo Lacinesta Economo e Procuratore del Ven.le Monist.ro di Donne Monache Benedettine della Congregazione Cassinese, sotto il titolo della SS.ma Trinità di questa città di Andria, in vigore di presente mandato di procura, che presso di me conservo, consenziente prima in noi, in quanto a questo atto, aggiunte intervenute alle cose infrascritte in nome, e parte di detto Ven.le Monist.ro , in perpetuum da una parte.
Ed il M.o Marino Palmieri della città di Napoli oggi qui presente in Andria, aggiunti interventi alle cose infrascritte per sè, suoi Eredi e Successori dall’altra.
Il suddetto M.o Marino sponte avanti di noi ha dichiarato, ed asserito: come per convenzione avuta col suddetto Ven.le Monist.ro, e sue Sig.re Badessa, e monache, e predetto Rev. Procuratore presente promette, e si obbliga coll’infrascritto giuramento avanti di noi di costituire, e formare un capo altare di marmi, giusta il disegno, e giusta l’infrascritta spiega da farsi qual disegno verrà firmato da ambe due le parti. Come pure un comunichino, e due fonti per uso dell’acquasanta anche di marmi e condurlo in questa predetta città di Andria, salvo, e libero per tutto le quindici del venturo mese di novembre del seguente anno millesettecentosettantaquattro, e situarlo, e metterlo in opera nella Chiesa di detto Ven.le Monis.ro con prestarvi esso M.o Marino la sua fatiga, e di altri lavoranti che dovrà seco portare, e tutto quell’altro materiale però che vi necessiterà per situare e mettere in opera così detto altare come detto comunichino stipetto per l’olio santo, e le fonti, debba somministrarsi da detto Ven.le Monis.ro. Come altresì sia tenuto detto Ven.le Monis.ro somminsitrare a detto M.o Marino, e suoi lavoranti vitto, letti, lumi e stanza per tutti quei giorni, che si tratterranno a situare l’opera suddetta. Qual altare debba essere nella sua situazione di palmi diecisette da un zoccolo all’altro della parte di basso, e detta proporzione ad essa latitudine debba essere l’altezza, e stracciatura di quello di palmi otto, e tre quarti dell’infrascritta commessura, e lavori cioè.
Per il convenuto, e finito prezzo di docati nove cento quaranta, de’ quali sia tenuto detto Ven.le Monis.ro pagare per caparra nel presente otto ducati tre cento. Altri ducati tre cento per il mese di Aprile seguente anno Mille settecento settantaquattro, e li restanti docati tre cento quaranta subito, che sarà terminata l’opera suddetta nel modo come ‘ut infra’ da spiegarsi che sarà condotto da detto maestro Marino a proprie sue spese e rischio in questa suddetta città d’Andria.
Qual convenzione essendo stata accettata da detto Ven.le Monis.ro, e volendono esse parti, che debba avere il suo effetto sponte han quello ratificato, e mologato, e accettato, siccome avanti di voi lo ratificano e mologano, ed accettano con tutti li espressati patti, vincoli, e condizioni come sopra apposti, alli quali dette parti promettono, e si obbligano stare ed adempire.
In vigore della qual convenzione detto M.o Marino presenzialmente, manualmente ed in contanti in moneta d’oro corrente avanti di noi numerata, ove avuto e ricevuto da detto Rev. D. Domenico Angelo nel nome come sopra presente dante di proprio denaro di detto Ven.le Monis.ro i suddetti docati trecento per caparra ed a conto delli suddetti docati novecento quaranta, e li restanti docati sei cento quaranta detta R. R. Sig.re Badessa, e Monache e predetto D. Domenico Angelo promettono, e s’obligano dare, e pagare qui in Andria M.o Marino a proprie sue spese, e rischio in questa suddetta città d’Andria.
E vogliono esse parti, che il presente strumento tanto in caso di mancanza del pagamento di detti restanti docati sei cento quaranta nelli tempi come sopra convenuti, quanto nel caso per detto M.o Marino si mancasse di formare, e trasportare detto altare, Comunichino, e fonti in detto tempo come sopra convenuto (p. 223r) o non riuscisse della struttura ‘ut infra’ da farsi, e per ciascheduna cosa di quella si possa reciprocamente per la parte osservante criminalmente, et pro’ liquido produrre contro la controveniente in ogni corte, secondo la forma del rito della G. C. della Vicaria, e sia tenuta a tutti li danni, spese, ed interessi.
Sotto l’infrascritti però patti, vincoli, condizioni, i quali s’intendono apposti nel principio, mezzo, fine ed in qualsiasi parte del presente istrumento dove sarà necessario.
Primieramente che il primo, secondo e terzo grado debbano avere il loro sottogrado di giallo di Verona con il loro listello nero, la pradella ancora secondo apparisce deve avere il sotto grado dello stesso giallo, con il listello nero.
Le grade debbano essere centenati giusta il disegno.
Il zoccolo intiero dell’altare debba essere di bardiglio fiorito col commesso di broccatello di Spagna col listello nero.
Le base, che girano a torno a torno sopra del zoccolo devono essere ben lisciate, e scorniciate.
Il paliotto deve essere tutto un pezzo colli modigliani, attaccato, ed il ciappone d’intaglio nel mezzo ben rilevato, e scartrecia, ed in mezzo a detto intaglio la statua di S. Benedetto di mezzo rilievo, ed a suoi due fondati due Puttini seduti con bel scherzo, e non in piedi, uno che tiene la mitra, e l’altro il corno, ed il rilievo del detto paliotto sia sopra di un palmo, e mezzo. Ed il commesso delli fondi del paliotto, che circonda li Puttini sia di fiori di persico chiaro.
Li sguarci dell’altare siano commessi di fogliame d’immischio secondo apparisce nel disegno.
Il piedistallo colla sua impresa sia ben rilevata, e scartocciata a proporzione dell’altare. Lo statua sia un braccio che tiene un anello in aria, tre stelle e sotto tremanti. Il fondo della presente impresa sia commesso dello stesso fior di persico del paliotto.
Li fondati colli loro membretti siano commessi di giallo di Siena col loro listello.
Le cartelle a cantone siano ben rilevate, e scartocciate secondo apparisce nel disegno.
Le cimase, che girano a torno, debbano essere ben scorniciate con il fregio che gira torno a torno sia di verde antico, e non di Borvela come mostra il disegno, comprendendo anche il fronte della mensa la quale sarà di otto palmi, e mezzo, e larga palmi due, e mezzo.
Il primo gradino con le tavolette attaccate, deve essere ebbugnato, e le due ciappe d’intaglio, che mostra il disegno, siano ben scartocciate con le due palme nelli lati. Il commesso sia di giallo di Siena ben colorito, colli listelli neri, ed il fondo delle ciappe sia commesso di verde antico.
Il secondo gradino sia il suo intaglio ben rilevato, e scartocciato, ed il fondo sia commesso di breccia di Sicilia fiorita, e nelle aperture delle ciappe sia commesso il verde antico.
Le capi altari siano ben scartrecciati rilevati i loro intagli, e nello scudo d’immezzo abbiano le loro Virtù di mezzo rilievo, e tutto bianco nel fondo, accetto l’ornata, che gira a torno, e le lunelle, che girano a torno alle pelli siano di Boroleo di Francia oscura.
La custodia, che comincia da sopra la mensa, come apparisce, debba l’intagli scartocciati, e rilevati, e nelle pelle che mostra sopra, la statuetta a mezzo rilievo della Carità, che abbia la pelle di stesso ornato de capi altari.
Le tavolette dell’ultimo gradino, abbiano il fregio di Boroleo di Francia oscuro, ed il scorniciato sia a braghettone con le fogliarelle di commesso come apparisce.
Tutto il marmo dell’altare sia statuario di ugual tinta, ed il lavoro lustrando, come a specchio.
Le fonti a chiocciole, ed il comunichino siano lavorate, ed ornate come mostrano i loro rispettivi disegni con la papilla in esso aggiunta.
Vi sia ancora il grado dell’arco maggiore come nel disegno maggiore come nel disegno.
L’altezza dell’altare, da terra sino all’ultima tavoletta dell’ultimo grado sia di palmi nove meno un quarto.
La latitudine del zoccolo a zoccolo sia di palmi diecisette e da fuora a fuora le tavolette dei capi altari palmi venti trè.
In oltre detto M.o Marino si obliga di costruire, e formare in lavori di marmi lo stipetto per conservare l’Santo ad instar, et uniforme al disegno del comunichino, e postilla, e spiega annotata nel disegno del medesimo qual opera parimente viene compresa nel suddetto prezzo di docati nove cento quaranta.
Sia tenuto detto Ven.le Monis.ro a dar casa di abitazione, e somministrar il vitto necessario e propriamente non solo a detto M.o Marino, ma anche ed ad altri due suoi Giovini per tutto quel tempo, che gli stessi dimoraranno in questa città per mettere in opere, ed in piedi il suddetto altare, e lavori, convenuti senza che lo stesso detto M.o Marino fusse perciò tenuto a pagamento veruno.
Finalmente sia tenuto detto Ven.le Monis.ro pagare di proprio le casse in cui verranno castipati i lavori predetti, e quelle restare in beneficio di detto Ven.le Monis.ro, come altresi lo stesso debba metterci ogni materiale di tufi, calce, ferri, maestria, ed ogn’altro per fare l’ossatura sopra del quale verrà situato l’altare predetto e detta opera esso M.o Marino s’obliga condurla a proprie spese per li 15 del mese di novembre del seguente anno mille sette cento settanta quattro.
Ed han promesso, e convenuto le parti suddette per solenne stipulazione ad invicem, le promesse, ed obligazioni predette e tutte le cose suddette per sempre averle rate, grate, e ferme, ed a quelle non a controvenire per qualsiasi causa.
E per la reale osservanza delle cose predette le parti suddette, e ciascuno di esse in detti nomi come sopra sponte hanno obligato, siccome obligano cioè detto Rev. D. Domenico Angelo li beni, ed entrade di detto Ven.le Monis.ro al suddetto M.o Marino presente, e detto M.o Marino se medesimo, suoi Eredi, Successori e beni tutti presenti e futuri al suddetto Rev. D. Domenico Angelo nelli mani come sopra presenti, sub pena, et ad penam dupli, medietate, cum potestate cap.i, constitutione precaris renunc.nt, jura.nt tactis pectore, et scrip.s resp., unde.
Presentibus mo Francesco Paulo Marchio reg.o idn.e ad contractus, Rev. Can.co D. Felice Zingaro, M.o Francesco Paulo de Ferdinando, et Benedicto Ursi ab Andria testibus.

[Documento dell'Archivio di Stato di Trani, reso noto dalla preziosa ricerca effettuata dall'arch. Gabriella Di Gennaro, riportati nella tesi "Altari marmorei settecenteschi ad Andria" del 1994/95, pubblicato a stampa nel suo studio "Altari policromi marmorei del Settecento ad Andria ed altri arredi sacri", Schena Editore, 2020, pp. 217-220.]