1452-1479, Montepiloso annessa alla Diocesi di Andria

Contenuto


Premessa

Si trascrive uno stralcio delle memorie storiche pubblicate da Michele Janora nel 1901, nonché gli allegati documenti, in quanto sono un serio resoconto del periodo in cui la città di Montepiloso, oggi (e dal 1895) chiamata Irsina, in base ai docuemnti da lui reperiti, fece parte per oltre un ventennio, almeno dal 1452 al 1479, della Diocesi di Andria.
Il pregevole e scrupoloso studio dal quale sono stati estratti sia le vicende storiche che i documenti si intitola “Memorie storiche, critiche e diplomatiche della Città di Montepeloso” (oggi Irsina), di Michele Janora, Matera, tip. F. P. Conti, 1901.
Michele Janora (1867-1910), membro della Società Napoletana di Storia Patria ed ispettore onorario agli scavi ed antichità, esguì nella sua breve esistenza studi ed approfondimenti, soprattutto storici, attingendo documenti al suo tempo inediti dagli archivi dell’abbazia di Montecassino, dal Vaticano, dalla Biblioteca di Firenze, e dagli Archivi diocesani di Oria, Gravina, Conversano, Tricarico, Acerenza.

I documenti esibiti in questa ricerca mettono in luce alcuni interessanti dettagli sulle relazioni e atteggiamenti assunti verso l'Università di Monte Peloso dal Duca di Andria del tempo, Francesco II del Balzo, e dai vescovi andriesi che si sono succeduti dal 1452 al 1479, fra Antonello dei Minori Conventuali (29/09/1452-1460), fra Antonio Giannotti dei Predicatori (1460-___), fra Ruggiero da Atella dei Minori (1463-____), fra Martino de SotoMaior dei Carmelitani (18/09/1471-03/1477), Donato Eletto (luglio [per altri il 24/05] 1479 - [prima del] 25/06/1479).

È qui doveroso ricordare che Michele Agresti nel cap. VIII del 1° Volume del “Il Capitolo Cattedrale di Andria …" afferma che Montepeloso faceva parte della Diocesi di Andria già prima del 1452; scrive infatti:
"Noi troviamo, invece, che, anche prima di Mons. Antonello, la Chiesa di Montepeloso era unita alla Diocesi di Andria. Difatti il Vescovo Giovanni Dondei, nell’istrumento innanzi detto di concordia [del 21 agosto 1446] fra il Capitolo della Cattedrale e la Collegiata di S. Nicola, si firma Episcopus Andrien et Montis Pelosi [in nota: Archivio Capitolare, loc. cit.].
Di questa unione delle due Diocesi (Andria e Montepeloso) ci è riuscito avere quest’altra notizia, in una nota, ricavata nel 1763 da Mons. Bartolomeo Regoli, dai libri delle tasse del Sacro Collegio: Fuit mandatum uniri dicta Ecclesia terrae Montis Pilosi B. M. De Juso extra muros dictae terrae (Montis Pilosi) cujus etiam 24 florin: fructus etc. … dum et quando Franciscus (Del Balzo) Dux Andriae applicaverit de bonis suis dictae Ecclsiae 200 florin: Augeatur taxa in fiorin. 16 ⅔. Dunque, sembra che la unione di Montepeloso ad Andria sia avvenuta ai tempi di Francesco I Del Balzo, il quale fu pure Signore di Montepeloso.”
Quanto riferisce l'Agresti nel 2° paragrafo non implica affatto che precedentemente Montepeloso facesse già parte della Diocesi di Andria; il territorio di quella Città già intorno alla metà del Trecento apparteneva al Ducato di Andria governato dai Del Balzo e gli adiacenti monasteri benedettini d'Irsi e di S. Maria Nuova de Juso, allora retti da un Priore quasi con funzioni vescovili su Montepeloso, postisi in conflitto con il Duca, furono nel 1370 da quest'ultimo (Francesco I del Balzo) distrutti, onde il beneficio ecclesiastico passò alla diretta dipendenza della Santa Sede, finché a metà Quattrocento (come leggiamo nei sottostanti documenti) fu annesso alla Diocesi di Andria.

Un amico che sta approfondendo lo studio dell'argomento, Sandro Ferri, ha trovato un documento del Registro Lateranense 402 dal quale si evince che Montepiloso è stata unita alla diocesi di Andria già nel 1443, sotto il pontificato di Eugenio IV.
Quanto prima sarà consultato e qui pubblicato tale documento, per un più preciso inquadramento storico dell'insieme.

Da notare, infine, nei sotto riportati documenti che uno dei testimoni degli atti stipulati si firma nel 1455 un "Dominus Angelus, filius Petri de Florio" e nel 1456 "Dominus Angelus de Florio de Andria"; probabilmente questo D. Angelo Florio, era un sacerdote facente parte del Capitolo Cattedrale, quello che successivamente, nel 1477 (o 1479 ?), fu eletto vescovo di Andria.


dal volume Memorie storiche, critiche e diplomatiche della Città di Montepeloso

di Michele Janora
stralcio

Capitolo Quarto
(dal 1200 al 1479)

Busto di Francesco II del Balzo

… … …

Nel 1451, essendo ancora Priore il nonagenario fra Guglielmo de Borgia, il Duca d’Andria e Signore di Monte Piloso, Francesco II del Balzo, supplicò il Papa Niccolò V di voler finalmente contentare il clero ed il popolo che da ben 319 anni lottavano giustamente per riottenere l’onore della dignità episcopale, che possedevano ab antiquitus.

Ecco il contenuto dell’istanza presentata dal Duca Francesco II al papa Niccolò V, cosi come l’abbiamo desunto da un documento, privo d’intestazione e di chiusa, esistente nell’Archivio del Vaticano (1).

«Il nobile uomo Francesco, duca d’Andria, con suppliche fa notare a Sua Santità che essendo la città di Monte Piloso, in provincia di Acerenza, fra le altre di quelle parti, città notevole e buona, come patentemente appare dalle sue antiche mura e dal modo come è fabbricata, era insignita anticamente di Vescovile dignità.

Poscia, essendo avvenuta una clamorosa strage (allude a quella di Ruggero II del 1133), anche il Vescovo rimase ucciso, e la città fu, in seguito, privata del nome, dell’onore e delle insegne della dignità vescovile, con grave discapito degli abitanti, orbati di sì grande beneficio.

Indi, i Priori che si successero nel Priorato di S. Maria Nuova di Juso, esercitarono la loro ordinaria giurisdizione anche sulle chiese di Monte Piloso, come presentemente esercita l’attuale Priore.

Ora, poiché i frutti, i redditi e i proventi della mensa vescovile di Andria sono abbastanza esigui da poter corrispondere al decoro ed alla vita d’un Vescovo, poiché la città di Montepiloso non dista più che una ventina di miglia da Andria (!), e nella sua chiesa esiste l’Arcidiaconato con parecchi canonici, quasi a ricordo dell’antica dignità episcopale, la quale non può essere messa in oblio dal clero e dal popolo, poiché i Conventi d’Irsi e di Juso sono totalmente distrutti, ed il Priore attuale, in decrepita età, non gode che della rendita di ventiquattro fiorini d’oro, e si trova segregato dal Monastero della Casa-Dei, il Duca Francesco domanda che la Chiesa di Monte Piloso si unisca, si annetta e s’incorpori, nella dignità ed onore di Vescovato, alla Diocesi di Andria.»

Il papa Niccolò V accolse la domanda del Duca Francesco II del Balzo, e con una Bolla del 1452, diretta al popolo di Monte Piloso, ordinò che si riconosca il Vescovo Antonello, trasferito dal Vescovato di Gallipoli, quale Vescovo delle due diocesi riunite di Andria e Monte Piloso (2).

Anche Riccardo d’Urso, nella sua Storia di Andria, dice che fra Antonello, dell’Ordine dei Minori Conventuali, dal Vescovato di Gallipoli fu trasferito a quello di Andria e Monte Piloso nel 1452 (3), laddove Ughellio ritiene che Antonello, eletto nel 1451, sia lo stesso del successore, del quale errore facilmente s’accorgerà il lettore fra breve (4).

Comunque sia, nel 1452 potettero finalmente il clero ed il popolo di Monte Piloso respirare a più bell’agio, una volta dato, e per sempre, lo sfratto agli aborriti Priori, che, per più di tre secoli, erano piovuti dal Monastero della Casa- Dei.

Naturalmente, bisognava pensare a provvedere d’una buona mensa la cattedra di Montepiloso, ed ecco, nel 1456, stipularsi una convenientissima transazione tra l’Università, il Vescovo ed il Duca Francesco II del Balzo circa la Difesa d’Irsi, la qual cosa c’induce a conchiudere come il Vescovo di Andria e Monte Piloso sia succeduto in tutti i dritti dell’abolito Priorato con qualche cosa di più ancora.

Procediamo, quindi, all’esame della preziosa pergamena, che ci mostra lo svolgersi di questi importanti avvenimenti.

«La pergamena è in nome di Callisto III e con la data del primo aprile 1456 (5).

Il vescovo di Lavello Matteo è delegato quale Commissario deputato a controllare i patti, le convenzioni e le transazioni tra Monsignor Antonello, vescovo di Andria e Monte Piloso da una parte, e l’illustre Duca Francesco del Balzo con gli nomini dell’Università di Montepiloso dall’altra, circa il territorio ed il tenimento del Casale d’Irsi.

Matteo rende noto che il 19 dicembre 1455 fu presentata dal Giudice Maffeo di Monte Piloso, procuratore costituito per la Comunità della Città di Monte Piloso, una Bolla del papa Callisto III, in cui si dice che, essendo sorta una quistione tra il Vescovo Antonello, il Duca d’Andria ed il popolo di Monte Piloso circa l’usufrutto e l’uso del pascolo ed altri dritti da esercitarsi sul territorio e tenimento del Casale d’Irsi, che il detto Vescovo asseriva essere di sua spettanza, per il bene comune, era mestieri addivenire ad una generale concordia, tanto più che le varie parti concordemente ritenevano che ciò tornasse ad evidente utilità della Chiesa.

Il papa fa buon viso al proposito di concordia.

Recatosi il Vescovo Matteo a Monte Piloso, prende prima ad esaminare i documenti anteriori, fra i quali una bolla in nome di Niccolò V, pure del 1455, 9 dicembre, in cui si vedono costituiti, alla presenza del Notaro Apostolico Tonno Viti de Primicerio di Andria, i testi Angelo de Florio, Matteo de Barnaba e Bartolomeo de Leopardi, tutti da Andria, dove si stipula l’atto.

I suddetti, riuniti nel palazzo del Duca, attestano come, essendo sorta una controversia tra il Vescovo, il Duca e l’Università di Monte Piloso, rappresentata dal Giudice Maffeo e dal Procuratore Tommaso, si era addivenuto ad una generale concordia, confermata da vari capitoli, che le parti accettarono completamente.»

Seguono i capitoli, che, per essere redatti in italiano, possono benissimo essere consultati dal lettore tra i documenti annessi al presente capitolo.

Con questa transazione, cosi felicemente conchiusa tra le dette parti, la condizione del Vescovo fu sensibilmente migliorata.

Dopo la morte di fra Antonello, venne, nel 1460, come Vescovo di Andria e Monte Piloso un altro monaco, dell’ordine domenicano, (ciò che c’impone di non confonderlo con fra Antonello, che era dei Minori Conventuali) un illustre cittadino d’Andria, fra Antonio Giannotti, di cui si conserva il ritratto in una sala del nuovo Episcopio di Montepeloso.

Questo, che fu il secondo Vescovo di Andria e Monte Piloso, morì nel 1463 e fu sepolto nella cattedrale di Andria, dove ancora si legge la seguente iscrizione, posta sul suo tumulo (6).

HIC JACET
FR. ANTONIUS DE JOANNOCTO
NOBILIS CIVIS ANDRIENSIS
EJUSDEM CIVITATIS EPISCOPUS, AC MONTIS PILOSI,
CUJUS INDUSTRIA
HÆC ECCLESIA REFACTA EST.
MCCCCLXIII.
_______

Al Vescovo Giannotti successe nello stesso anno 1463 un altro monaco, Ruggero da Atella, consacrato Vescovo delle diocesi riunite di Andria e Monte Piloso dal papa Pio II.

Da una nota in Racioppi rilevo che questo Vescovo, di cui esiste il ritratto nel salone del vecchio Episcopio di Monte Piloso, introdusse nella Cattedrale il rito greco (7).

Mori ad Andria nel 1476 e fu sepolto in quella Cattedrale con questa iscrizione (8):

Hoc sua sub tumulo defuncta Rogerius ossa
Duxit, Atellana qui genus urbe trahit.
Pontificia titulum cui Graeca salubria quondam
Tradidit, et tanto dignus honore fuit.

Ancora un altro monaco, Martino de Sotomaior, spagnuolo, sedé sulla cattedra di Andria e Monte Piloso, in seguito alla morte di Ruggero da Atella.

Nel salone dell’antico Episcopio di Monte Piloso si vede il ritratto di questo Vescovo, che, secondo dice Ughellio, fu uomo esemplarissimo e dotto.

Morì ad Andria nel 1477 e colà fu sepolto con questa iscrizione (9):

Martinus tumulo, quem reddunt stemmata
Sibyllæ genitus contigit Auxoniæ
Parthenope vati Franciscum sidera notum
Concilia Baucium Andriæ magne ducem
Andriæ et effectus præsul, Montisque Pilosi
Condidit in templo plura sacella, latus
Campanilis et arcem hinc erexit providus aere;
Atque Numam superans extruit sacrarium
Maioris pius Arae prætextum opus et … …
Quippe animum superis occulto … …
M-CCCC-LXXVII
_____

Nella parete del Sacrario di Andria anche questi versi su Martino di Sotomaior.

Martinus de Soto Maior Episcopus Olim
Plurima in hoc Templum Sanctorum transtulit ossa.
M-CCCC-LXXVII
_____

Nel luglio del 1479 il papa Sisto IV creò Vescovo di Andria e Monte Piloso un tal Donato Eletto, il cui ritratto è anche visibile nel salone del vecchio Episcopio di Montepeloso.

Questo Vescovo morì subitissimo, e non so perché d’Urso non lo annoveri tra i Vescovi di Andria e Monte Piloso, e questo fu l’ultimo dei prelati che sedettero sulle cattedre delle riunite diocesi.

NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva)

[1] Vedi Doc.[umento] n. XVIII.

[2] Questa Bolla non si trova più nell’Archivio Vescovile di Montepeloso.

[3] Riccardo d’Urso, Storia della città di Andria, lib. 6.° cap. I.

[4] Ughellio, Italia Sacra, Tomo I - Montis Pelusii Episcopi.

[5] Vedi Doc[umento] n. XIX.

[6] R. D’Urso, op. cit. lib. 6° cap. II.

[7] Racioppi, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, Vol. 2.° pag. 152 (Nota) Da quel tempo trovo scritto che fosse «introdotta l’ufficiatura secondo il rito greco nella Chiesa di Montepeloso» (E. Palermo nell’opera dei Cenni Storici, pag. 410.)

[8] R. D’Urso, op. cit. lib. 6° cap. III.

[9] R. D’Urso, op. cit. loco cit.


Capitolo sesto
(dal 1479 al 1592)

… … …

Se da una parte i desideri del clero e del popolo di Monte Piloso vennero in certo qual modo appagati, dopo tre secoli di lotta coi Priori di Santa Maria, quando si vide di bel nuovo risplendere la mitra nell’antica cattedrale, i malumori dall’altra non si erano ancora attutiti.

Innanzi tutto, era così vivo ancora l’odio verso le cocolle, che la presenza d’un monaco nella Chiesa di Monte Piloso, fosse pure un superiore, bastava a far rimescolare il sangue ai sacerdoti secolari, i quali, per antica tradizione, aspiravano a godere d'una certa preminenza sui regolari.

E i Vescovi delle diocesi riunite di Andria e Monte Piloso erano sempre monaci!

Il malcontento s’accrebbe nel constatare che i Vescovi si dimostravano per lo più favorevoli ad Andria, dove quasi sempre risiedevano, piuttosto che a Monte Piloso.

Alcune delle reliquie presenti nella Cattedrale di Andria

Una patria tradizione pretende che i Vescovi, e, forse, anche il Duca Francesco II del Balzo, che morì in odore di Santità, abbiano sottratto dalla Cattedrale di Monte Piloso gran numero di reliquie e le abbiano trasportate nella Chiesa d’Andria, con grave dispiacere dei Montepilosani.

Che le reliquie della Chiesa di Monte Piloso siano state molte ed importanti, sin dal 1046, è molto naturale, se per poco si consideri la vita e la condotta eminentemente religiosa dei Normanni. Tristano, Goffredo e Tancredi di Conversano erano dei veri santi uomini, che indubbiamente dovettero ornare le loro Chiese delle più insigni reliquie. Per S. Maria di Monte Piloso tal fatto avvenne certamente.

E che i Vescovi ne abbiano portate ad Andria, ci viene confermato dalle parole della lapide posta sulla parete del sacrario nella Cattedrale di Andria, là dove si dice che il Vescovo Martino di Soto Maior trasferì colà moltissime ossa di santi.

Ma l’obbietto principale delle mire del clero e del popolo di Monte Piloso era la restituzione del Vescovo per la sola diocesi di Monte Piloso, come era negli antichi tempi, con l’assoluto allontanamento dei monaci.

Insomma, si voleva il Vescovo del solo Monte Piloso, e, per giunta, secolare e non regolare.

Viveva ancora il Vescovo Donato Eletto, quando ricominciarono e più accanitamente le quistioni circa il territorio d’Irsi, per cui nel 1456 ci fu quella bella transazione, della quale abbiamo parlato nel capitolo quarto, e pare che il Vescovo Donato ed il Duca d’Andria siano andati pienamente d’accordo con evidente detrimento dell’Università di Monte Piloso.

Si fu allora, nel 1479, che il clero ed il popolo mandarono a Roma, per presentare al papa Sisto IV le varie lagnanze, il più degno ed illustre cittadino, l’arcidiacono della Cattedrale di Monte Piloso, Antonio Maffei, di antica e nobile famiglia, uomo assai avveduto e di somma estimazione.

La tradizione vuole che, giunto colà, l’umile arcidiacono si sia subito recato al Vaticano per esporre al Papa i motivi della sua presenza a Roma, ed invocare dal Santo Padre un pronto aiuto per riparare agli sconci di Monte Piloso, nonché ai maltrattamenti, cui andava soggetta la città, da parte degli Andriesi.

Ora avvenne che, trovandosi l’arcidiacono Maffei in una sala del Vaticano in aspettativa, prima d’essere ammesso al cospetto del Papa, gli si avvicinasse un sacerdote, assai modesto, e lo interrogasse circa i motivi, per cui intendeva essere udito da Sua Santità.

Il buon Maffei rimase incantato della maniera affabile, con cui lo sconosciuto gli aveva rivolto la parola, e, senza farselo dir due volte, gli svolse tutta la serie dei fatti di Monte Piloso, esprimendogli, quasi con le lagrime agli occhi, tutta la fiducia che il nobile animo di Sisto IV poteva inspirare, per conchiudere che questo Papa avrebbe fatto certamente buon viso alla santa causa, invocata dal clero e dal popolo di Monte Piloso.

Lo sconosciuto sacerdote gli promise di giovargli in quel rincontro, e, dettogli che il Papa poteva solo riceverlo più tardi, si accomiatò con lui, dopo avergli rivolto le più cortesi parole, che gli aprirono grandemente il cuore alla speranza.

Ora, qual non fu la meraviglia, del buon Maffei nel riconoscere, più tardi, nel papa, che già l’aveva ammesso alla sua udienza, proprio quell’oscuro sacerdote, che gli aveva parlato nella sala, poche ore prima?

I costumi di Sisto IV erano semplicissimi, e non deve parer strano l’affermare che egli soleva andare certe volte pel palazzo così alla buona, da poterlo facilmente scambiare con qualche prelato, o con qualche semplice prete.

Il Papa Sisto IV, commosso alle parole di Antonio Maffei e compenetrato dell’innoeenza di costui, accolse benevolmente le suppliche del clero e del popolo, restituendo loro l’antica dignità episcopale, e nominando ipso facto vescovo della sola Diocesi di Montepiloso lo stesso arcidiacono Antonio Maffei, come evidentemente appare dalla relativa bolla del 25 giugno 1479 (10).

Ecco finalmente e completamente appagati i desideri del clero e del popolo di Monte Piloso, dopo ben 346 anni di sforzi inauditi per vedere una buona volta restituito alla loro città un sì specialissimo onore.

… … …

NOTE   

[10] Vedi Documento annesso al presente capitolo.


Montepeloso (Irsina) in una incisione di fine Seicento, pubblicata dal Pacichelli
[Montepeloso (Irsina) in una incisione di fine Seicento, pubblicata nell'opera del Pacichelli nel 1703]

Documento XVIII.
1452.

Ex superne providencia maiestatis Romanus Pontifex in eminenti apostolice dignitatis specula constitutus circa ecclesiarum omnium sue cure commissarum praesertim Cathedralium profectum prout ex debito eidem imcumbit officii pastoralis diligenter prospicit et intendit et ut ille quas temporum adversante malicia in spiritualibus et temporalibus collapsas fore conspicit laudabili reformatione resurgant solertis diligencie studio laborat ipsorum quoque necessitatibus oportuna remedia ministrando consulit quos in partem solicitudinis preeminencie pastoralis assumptos defectus rerum temporalium obnubulat prout rerum circumstantiis pensatis id conspicit rationabiliter expedire.

Sane pro parte dilecti filii Nobilis viri Francisci Ducis Andriensis nobis nuper exhibita peticio continebat, quod licet olim terra Montispilosi province Acheroneinsis inter alias illarum partium Civitates prout ex fama publica ipsius murorum ac structurarum fundamentis patet notabilis Civitas et bona fuerit, tamen a tanto tempore citra cuius inicii memoria non existit propter quandam alias inibi ut asseritur factam multorum ipsius tunc Civitatis Civium stragem, in qua extra tunc illius Episcopus interfectus fuit nomine honore et insigniis Civitatis Episcopali dignitate privata ac Civibus et incolis pro maiori parte desolata necnon alias multipliciter damnificata remansit.

Ab inde extra priores qui pro tempore fuerunt Prioratus beate Marie de Juso extra muros eiusdem Terre ordinis sancti Benedicti ordinariam tam in terra predicta quam eius territorio ex privilegio apostolico vel aliis iurisdictionem exercuerat prout ipsius prioratus modernus prior exercet de presenti quodque fructus redditus et proventus mense Episcopalis Andriensis adeo tenues sint et exiles quod Episcopus pro tempore existens in Episcopalis dignitatis vilipendium aliunde sibi vite necessaria querere compellitur.

Et sicut eadem peticio subjungebat si terra ipsa que ultra XX morum milliaria a dicta Civitate non distat ac que adhuc Cathedralem Ecclesiam et qui in ea dignitas post pontificalem existit Archidiaconatum plures Canonicos habere dinoscitur.

Ac que a nonnullis citra temporibus in populo et bonis temporalibus suscepit ac in futurum suscipere speratur incrementa cum suis ecclesia prefata Cathedralis Civibus incolis et personis ad pristinos statum honores privilegia Civitatis nomen et insignia restituentur ac terre cuius viginti quatuor et mense cuius triginta in simili necnon prioratus prefatus qui a Monasterio Casedei dicti ordinis Claromontensis diocesis dependet ac Curatus sen Conventualis aut dignitas vel personatus non est et cuius ecclesia ceteraque structure et edificia totali destructioni et ruine dedita, ac prior modernus in decrepita etate constitutus existunt cuiuscumqne viginti quatuor florenos auri de Camera fructus redditus et proventus secundum communem existimationem valorem annuum non excedunt, illo a Monasterio Case Dei et dependencia predictis segregato et separato, mensibus Episcopalibus dictarum ecclesiarum cum omnibus iuribus et pertinenciis suis, perpetuo uniretur, annecteretur et incorporaretur ex hoc ecclesiarum predictarum reformacio ac divinorum in eisdem augmentum plurimum resultarent.

Civesque incolas et habitatores pro tempore dictarum ecclesiarum et ipsarum diocesum plura suarum animarum consolationes et gaudia sentirent ac multiplica bona aliaque utilia et fructuosa provenirent ipseque dux ad recuperacionem possessionem et bonorum occupatorum olim mense capitularis Montispilosi huiusmodi opem et operam possibiles adhiberet ad eo quod infra modici temporis spacium fructus redditus et proventus Mensarum Episcopalium huiusmodi ad ducentos et ultra florenos similes annuatim ascenderent ex quibus Ecclesiarum predictarum Episcopus pro tempore existens statum suum decanter tenere valeret.

Quare pro parte dicti ducis nobis fuit humiliter supplicatum ut super hiis oportune providere de benignate apostolica dignaremur.

Nos itaque qui de premissis certam noticiam non habemus huiusmodi supplicationibus inclinati etc. mandamus quatenus super premissis omnibus et singulis eorumque circumstantiis universis auctoritate nostra te diligenter informes et si per informationem huiusmodi ita esse reppereris, super quo tuam conscientiam oneramus postquam prefatus dux tot ex possessionibus et bonis immobilibus ad eum legitime spectantibus quod eorum fructus redditus et proventus ducentos florenos similes valeant annuatim in dotem uniendarum ecclesiarum huiusmodi realiter et cum effectu tradiderit et assignaverit eadem auctoritate nostra terram eiusque ecclesiam predictas ac ipsarum presentes et futuras personas Cives incolas et habitatores ad Episcopalem dignitatem necnon ad Civitatis et Cathedralis ecclesie titulos nomina honores et insignia prout ante interfectionem Episcopi huiusmodi existebant reintegrare restituera et reponere necnon etc. etc.

(Archivio del Vaticano, Armarium 53, tom. XIII, fol. 241, Archiv. Secret. S. Sedis).


Documento XIX.
21 Aprile 1456.

In Dei nomine, Amen.

Anno Domini millesimo quadringentesimo quinquagesimo sexto. Die vigesimo primo mensis Aprilis quartae Indictionis Pontificatus Sanctissimi in Christo patris et Domini Nostri Domini Calixti, Divina Providentia Papae tertii, pontificatus sui anno secundo feliciter. Amen.

Nos Matheus, Dei et Apostolicae Sedis gratia episcopus Lavellensis delegatus et Commissarius deputatus per Sanctissimum Dominum nostrum Dominum Calixtum antedictum ad videndum pactiones, et conventiones, transactiones et pacta inhitas et firmatas inter Reverendum in Christo patrem et Dominum Antonellum Montispilosi et Andriae episcopum ex parte una, et Illustrem Dominum Franciscum de Bautio, Ducem Andriae, temporalem Dominum dictae Civitatis Montispilosi, et homines Comunitatis praedictae Civitatis Montispilosi ex parte altera, de certo territorio, et tenimento Casalis Irsii, et diocesis Montispilosi et aliorum tenimentorum.

Hac nostra declarationis et diffinitiva sententia notum facimus qualiter die decimo nono mensis Decembris quartae Indictionis Andriae, ubi anno Domini a die primo mensis septembris una cum indictione mutante, praesentata fuit nobis per egregium virum Judicem Maffeum de Montepiloso, Procuratorem constitutum pro Communitate Civitatis Montispilosi et nuntium specialem deputatum, praesentibus et acceptantibus Reverendo Domino Episcopo Montispilosi et Andriae, et Domino Duce dictae Civitatis Andriae antedicto coram Judice et testibus quaedam Bulla plumbea emanata ab antedicto Domino nostro Sanctissimo Domino Calixto, ab omni vitio et suspicione prorsus aliena, quae Bulla per nos fuit recepta supra Caput ut decet, et in praesentia praedictorum lecta et divulgata, cuius Bulla tenor noscitur et est tatis per omnia:

Calixtus episcopus, servus servorum Dei, Venerabili fratri Episcopo Lavellensi salutem et apostolicam benedictionem.

Ex iniuncto nobis de super apostolicae servitutis officio ad ea libenter intendimus per quae ecclesiarum omnium potissime Cathedralium illisque presidentium, ac aliarum nobis et apostolicae Sedi devotarum personarum commodo, et utilitati consulamus, ac hiis que propterea processisse comperimus ut illibata persistant apostolici muniminis volumus ad istius firmitatem.

Sane pro parte Venerabilis fratris nostri Antonelli, Episcopi Andrien et Montispilosi et dilectorum filiorum, nobilis viri Francisci de Bautio, Ducis Andriae et Domini temporalis Civitatis Montispilosi, eiusdemque Civitatis Communitatis nobis nuper exhibita petitio continebat, quod licet olim inter praefatum Episcopum ex una, ac Communitatem praedictae super usu usufructu pascuis et quibusdam aliis juribus tunc expressis Casalis Irsii Montispilosi diocesis, eiusdem territorii et districtus, quae prefatus Episcopus ad Ecclesiam suam Montispilosi pleno iure spectare asserebat, et eorum occasione partibus ex altera materia quaestionis exorta fuisset Episcopus, et pro suo interesse Dux, atque Communitas praefati, cupientes lites dirimere, ac parcere laboribus et expensis pro bono pacis, et concordiae quaedam honesta, et rationabilia pacta conventiones atque Capitula inter se consensu mutuo miserunt, prout in quodam publico Instrumento desuper confecto, dicitur plenius contineri.

Cum autem sicut eadem petitio subjungebat praemissa omnia cedant in evidentem utilitatem ipsius ecclesiae, quae ex hoc magnum commodum percipiet, et maior ut verisimiliter creditur quod perceperit hactenus eidem in futurum proveniet utilitas, pro parte Episcopi, Ducis et Communitatis praedictorum asserentium quod ipsi exposita pacta, conventiones et Capitula huiusmodi observarunt, prout observent etiam de praesenti nobis fuit humiliter supplicatum, ut praemissis ac omnibus aliis in dicto instrumento contentis pro illorum subsistentia firmiori robur apostolicae confirmationis adiicere ac alias super hiis oportune providere de benignitate apostolica dignaremur.

Nos igitur de praemissis certam noticiam non habentes huiusmodi supplicationibus inclinati fraternitati tuae per apostolica scripta mandamus, quatenus de eidem praemissis omnibus et singulis ac eorum circumstantiis universis auctoritate nostra te diligenter informes et si per informationem huiusmodi ita esse, ac pacta, conventiones et Capitula praedicta in evidentem ipsius ecclesiae utilitatem cedere reppereris super quo tuam conscientiam oneramus, concordata huiusmodi et prout illa contiugant et rite processarunt in dicto Instrumento contenta auctoritate nostra approbes et confirmes, suppleasque defectus si qui intervenerint in eisdem non obstantibus constitutionibus et Ordinationibus Apostolicis necnon statutis et consuetudinibus dictae Ecclesiae juramento confirmatione apostolica, vel quacumque firmitate alia roboratis ceterisque contrariis quibuscumque.

Datum Romae apud Sanctum Petrum, Anno Incarnationis Dominicae millesimo quadrigentesimo quadragesimo quinto, Pridie Id. Augusti, Pontificatus nostri anno primo.

Implicatum Bullae - De Borris.

Unde volentes mandatis apostolice obedire personaliter accessimus in Civitatem Montispilosi, et auctoritate nobis commissa imo verius apostolico quosdam articulos a dicta Bulla extraimus, ut miliorem informationem veram ex parte Sanctissimo Domino nostro antedicto haberemus nonnullos testes, quorum non interest super dictis articulis, per nos extractis a dicta Bulla medio iuramento et sigillatim, ut moris est, examinavimus praesentato prius nobis instrumento conventionis et pacti habiti inter praedictos, cuius instrumenti tenor de verbo ad verbum talis est:

In nomine Domini, Amen.

Anno quo Carnem Christus de Virgine sumpsit, millesimo quadringentesimo quinquagesimo quinto, secumdum usum et consuetudinem Civitatis Andriae, in qua semper anni Domini a primo cuiuslibet mensis septembris, et quolibet anno una cum Indictione mutante, sui Pontificatus Sanctissimi in Christo patris et Domini nostri Domini Nicolai, Divina Providentia Papae Quinti, sacrosanctae Romanae Ecclesiae summi Pontificis, Pontificatus vero anno octavo mensis decembris die nono eiusdem tertiae Indictionis Andriae.

Nos Tonnus Viti de Primicerio Clericus Andrensis diocesis per universum orbem apostolica auctoritate publicus Notarius et infrascripti testes siquidem litterati, videlicet: Dominus Angelus de Florio, Matheus de Barnaba, et Bartolomeus de Leopardis, de eadem Civitate, ad hoc specialiter vocati et rogati praesenti scripto publico instrumenta fatemur, declaramus, notum facimus et testamur:

Qualiter praedicto die constituti in nostri praesentia in hospitio Illustri Domini Ducis Andriae in eius Saletta Reverendus in Christo Pater et Reverendus Dominus Antonellus, Andrensis et Montispilosi Episcopus ex una parte, et Illustris Dominus Franciscus de Bautio, Dux Andriae et Dominus Montispilosi in quantum sua interest, et Egregius vir Judex Maffeus de Montepiloso, et Thomasius Magistri Detratii, Procurator hominum Universitatis Montispilosi, ut constitit nobis per publicum instrumentum confectum in Civitate Montispilosi per manus Notarii Francisci, subscriptione Judicis, et testium in oportuno nostro Procuratorio nomine et pro parte dictae Universitatis ex parte altera.

Praefatae quidem omnes partes asseruerunt pari voto et concordite, quod mota quaedam controversiae Causa inter praefatum Dominum Episcopum et homines dictae terrae Montispilosi de usu cuiusdam territorii volentes dictae partes pro melioratione Ecclesiae et evitatione expensarum praedictam causam ad concordiam deducere certa Capitula inter eas de dicta concordia freta, fuerant subscripta manu praedictarum partium et aliornm testium, ac etiam inhita, de quibus actum fuit inter partes fieri debere publicum instrumentum unum, aut plura, et sic hodie praedicto die in praedictorum praesentia praedicta Capitula, nobis ostensa, et lecta et divulgata, partes ipsae acceptarunt, quae sunt per omnia tenoris sequentis:

In nomine Domini Nostri Jesu Christi, Amen.
Atto di patto, conventione, transatione facta inter lo Reverendo in Christo padre Antonello, Episcopo Montis Pilosi et Andriae ex una parte, e lo Illustre Duca di Andria ex altera, come è Signore e proprietario del terreno di Montepiloso, e lo Sindico di Montepiloso con volontà et consenso de la maggiore e saniore parte de li homini de la Città di Montepiloso super eo, quod sequitur:
Sindicus est Vitalis Judicis Vitalis de Montepiloso, ad infrascripta interveniens cum consensu infrascriptorum et maioris partis hominum ipsius Civitatis Montispilosi.
Che lo prenominato Episcopo dicea Irsi est soo terreno spettante all’Ecclesia sua di Santa Maria de juso, et cossì volìa prohibere et vitari li homini di Montepiloso non usassero lo terreno de Irsi senza pagamento.
Ex adverso li homini di Montepiloso diceano Irsi essere Casale di Montepiloso, et loro avevano lo uso de loro bestiame in quel terreno senza pagamento alcuno, reservato in uso menzano e non Difesa, la quale la Ecclesia havia infra questo terreno de Irsi, che nullo ne posseva andare se non se la comprava, et lo Episcopo replicava che questa Communità infra li homini di Irsi, e li homini di Montepiloso, et essendo disabitato Irsi, cessare la Comunità.
Alla quale replicazione li homini di Montepiloso et lo ditto Signore rispondevano che non ostante non fosse ciò disposto Comunità alcuna nella scriptura che mostrava da questo lo ditto Episcopo havesse robbore nullo nihilominus se fosse stato cossì li detti homini hanno usato a tanto tempore quod hominum memoria in contrarium non existit dopo distrutto lo detto Casale di Irsi, questo usu et parte, et a tanto tempore quod hominum memoria non existit. Li Signori di Montepiloso anno havuti la affida da quello terreno, et li prelati de Sancta Maria de juso non hanno havuto sinon li tirraggi del detto terreno et con vendita de la Defesa supraditta.
Et volendo lo detto Episcopo fare la utilità de la Ecclesia et non poner tanto Populo ad indevotione, et lo ditto Signore et homini di Montepiloso, volendo miliorare la Ecclesia, so venuti alla ditta concordia, patto et transatione che lo ditto Episcopo possa vendere in Difesa lo Piano de Irsi, et incominciando da la ponta de lo fronte de lo vallone de lo tretugio, ubi Lapis affissus est expressa lapidinos, et descende in juso per una valle grande, et vai fino alla stratolla de la Difesa vecchia, et quella stratolla vai fini ad Caldarasi, et sali suso per diretto alla fronte de Irsi, et tutto lo Piano, come circonda, et da suso et la Defesa vecchia jonce fino al Basiento ultra la Defesa vecchia, che havia confinata his supradictis finibus.
Et li detti homini di Montepiloso anche rinuntiano loro uso, et lo Signore anche consente et quanto spetta ad ipso li dà plena licentia a possedere, et soo successores possono vendere la detta Difesa nova et vecchia, secundo se vendono le altre Defese, che la corte di Montepiloso ad suo libito, et a chi li piacerà et possa per nome tollere, ed anche casualmente a chi andasse per li bestiami proprii de pena juxta una volta che anche bestie grossi per tassa un centinaro tarì sette e mezo, et se fossero stanco, o più pro rota de bestiis minuti ad rationem di tarì due per miliaro, reservato che li lucri che po’ li convertesse in la Ecclesia de Irsi anche possono andare qualunca persona li piace cum bestiis de Sella et de Barda, licet li detti, et che siano infra la detta Difesa, et se alcuna persona spontaneamente anche ponesse bestii minuti ad onza una per migliaro, et lo ditto Episcopo, attendendo che la prima Defesa era solito di vendersi doi, o tre, infino quattro onze, et questa si vende et de valore di docati centi et centi venti, et potersi in futurum valer più, et cossi la Ecclesia viene admeliorata prometti per se et sui successori in lo resto de lo tenimento de Irso, Santangelo, et Santo Vito et altri terreni non innovare, ne fare innovare cosa alcuna ante lapsum citationis e la pacifica possessione et lo usu de li prefati terreni, et lo Signore in la perceptione de la Fida et non cercare altro che li terraggi, come se possede de li detti terreni, et questa Difesa supernominata et a ditto che da questa materia non possa essere altra volta quistioni, lo ditto Episcopo promette fare publico instrumento ad omni requisitione de lo Signore et citadini in valda forma con totti le clausole necessarie ad consilium sapientis, et promette curare et cum effctu che la Santità de nostro Signore conferma questo accordo et conventione, et de questo se faccia una Bolla plumbea, et dovi non si optenesse la bulla alli detti cittadini non sia pregiuditio altrui volumus anche se intendano essere in possessione come per lo passato sono stati, et non siano obligati ad observare le cose premesse.
Dati et lecti in Montepiloso die sextodecimo septembris, tertiae indictionis, anno Domini millesimo quatricentesimo quinquagesimo quarto, letti et subscripti per lo Signore et lo Episcopo et infrascripti citadini et registrati nello stipo de lo Illustre Signore Francisco, Duca di Andria, Antonello Episcopo di Montepiloso et d’Andria, et de la Università de la Città di Montepiloso.
 
† Nos frater Antonellus, episcopus Montispilosi et Andriae, praedicta fatemur, acceptamus et manu nostra praedicta nos subscripsimus et nostro proprio nitro communivimus.
† Franciscus de Bautio, Dux Andriae, manu propria praedicta ac subscripta acceptamus et nostro nitro communiri fecimus.
† Nos Dominicus Antonellus, Archidiaconus Civitatis Montispilosi pro bono hoc esse in utilitatem Ecclesiae acceptamus, et testamur vera esse.
† Nos Dominicus Nicolae, archipresbyter Civitatis Montispilosi videndos hoc esse in utilitatem Ecclesiae acceptamus, et testamur vera esse.
† Nos Dominicus Angelus Iudicis Vitalis de Montepiloso, cantor Ecclesiae, acceptamus et testamur vera esse.
† Ego Dominicus Angelus Scarcella videns supradicta esse ordinata ad utilitatem Ecclesiae fateor vera esse et testor.
† Signum Crucis Vitalis Iudicis Vitalis, sindicus Montispilosi, scribere nescientis.
† Ego Nicolaus Porpatus testis interfui et praedicta acceptavi.
† Ego Index Maffeus de Montepiloso praedictis interfui et consensum praestavi.
† Ego Nicolaus Angelus ludicis Nicolai praedictis interfui et consensum dedi.
† Ego Franciscus Popoles de Montepiloso praedictis interfui et consensum dedi.
† Ego Michael Angelus Feliamitris Volpis de Montepiloso praedictis interfui et consensum dedi.
† Ego Andreas Popotus de Castellutio praedictis interfui et consensum dedi.
† Ego Petrutio de Josperio testes interfui et me subscripsi.
† Ego Rainoldus de Littoris de Sancto Petro praedictis interfui et consensum dedi.
† Ego Thomasius de Forsorio testis interfui et me subscripsi.

Quibus pactis praedictae ambae partes nos praedictum Notarium requisiverant nostrum officium publicum implorando quod praedicta Capitula in publica forma reducere deberemus, ita quod palam ostentationem praesentis instrumenti fides plena in hiis haberent.

Nos enim considerantes nostrum officium fore publicum, et nemini iuste petenti fore denegandum praedicta Capitula, et unumquodque ipsorum de praedictorum probimus voluntate in praesentem publicam formam de verbo ad verbum reduximus: nihilo per nos addito, correcto vel diminuito.

Et ad maioris cautelae suffragium dictae partes promiserunt ad invicem supradicta Capitula habere rata et firma et non contrariare quovis modo per se aut alium nostrum nomine.

Imo inviolabiliter observare juxta eorum seriem et tenorem.

Iuraverunt propterea dictae partes, videlicet, dictus Dominus Episcopus super eius animam vices et non tactis sacrosanctis scripturis et aliae partes super Sancto Dei Evangelio corporaliter tactis scripturis ipsa Capitula observare et adimplere prout in eius principale cantelarum continentur, et ultra praedictum constituerunt, juraverunt et obligaverunt de dictae partes ad invicem in casu contraventionis, et non observationis ad poenam et sub poena unciarum decem a parte contraveniente ipso facto, exigendarum et applicandarum parti praedictae observanti, quae poena soluta vel non, aut gratiose remissa praedicta Capitula semper in ipsorum robore permaneant, quae poena toticas (?) exigatur, seu exigi posset quotiens sint praedicta Capitula, vel iporum aliquod controventum fuit de quorum omnium testimouium, futuramque veram memoriam et dictarum partium cautelam ad ipsorum requisitionem factum est eis per nos de praemissis praesens publicum instrumentum subscriptum subscriptione ipsorum, qui pro testibus interfuerunt, ubi de super legitur in capite virguli ipsorum partium extendatum est per me Notarium superdictum, quod scribendo curavi.

Et ego Tonnus Viti de Primicerio, clericus Andriensis diocesis, apostolica auctoritate utilibet Notarius omnium praemissorum capitulorum toti abitationi et obligationi omnibusque aliis et singulis, dum ut praemittitur, agerentur et fierent una cum praenominatis testibus interfui, eaque omnia et singula sic facienda audivi, ideoque praesens publicum instrumentum scripsi, publicavi et in hanc publicam formam redigi signoque et nomine nostris solito et consueto signavi rogatus et requisitus a Judice.

In fide singulorum praemissorum, ego Dominus Angelus, filius Petri de Florio testis sum.
Ego clericus Marcellus de Barnaba de Andria testis sum.
Ego Bartolomeus de Leopardis de Andria testis sum praesenti conventionis instrumento.

Et testibus se actis et verbis intellectis omnibus ruminatis invenimus dictam expositionem Sanctissimo Domino nostro antedicto factam esse veram prout Suae Sanctitati fuit expositam et petitam, et ex dicto instrumento manifestius appositis attentis etiam dictis dictorum testium examinatorum invenimus dictam conventionem et pacta in magnam utilitatem imo maximam Ecclesiae et Episcopi redondare, et idcirco:

Nos Matheus qui supra Episcopus Lavellensis Delegatus et Commissarius Apostolicus, cupientes dictum mandatum apostolicum executioni mandari, et interim omnia et singula contenta in dicto consentimento, auctoritate nostra, imo verius apostolica declaramus, dei nomine invocato, approbamus, ratificamus conventiones, pacta, capitula facta et inhita inter Reverendum in Christo patrem Dominum Episcopum antedictum, et Illustrissimum Dominum Ducem Andriae, et homines dictae Civitatis Montispilosi, et dicta auctoritate etiam omnes et singulos defectus si qui … … pactionibus, conventionibus et capitulis intervenerunt supplemens. unde ad futuram rei mememoriam et omnium singulorum praemissorum, et cautelam omnium quorum interest et interesse poterit, auctoritate nobis commissa qua fungimur in hac parte.

Hanc nostram sententiam confirmationis, imo verius apostolicae declarationis, approbationis et robarationis promulgavimns, praesentibus testibus infrascriptis, die vigesimo primo aprilis, quartae Indictionis, anno Domini, quibus supra, et in scriptis fieri fecimus per Notarium Franciscum de Suffia, Civitatis Montispilosi ad istam tamen conventionem pactorum elatam et deputatam, et nostra subscriptione, et sigillo quo in talibus utimur facimus communiri.

Cui Notario Francisco, quo supra, auctoritate concedimus ut de praedictis unam, duas, tres, vel quatuor sententias consimiles conficere possit ad petitionem praedictorum nostris subscription et sigillo similiter muniendis et de eis publica Instrumenta conficere praesentibus petentibus.

† Dominus Andreas de Satella, prepositus dictae Ecclesiae Tremodientinus de Andria.
† Dominus Andreas Tesaurarii, Primicerius Andrensis.
† Dominus Angelus de Florio de Andria.
† Bartholomeus de Leopardis de Andria.
† Jacobellus Marvullus de Andria.
† Agostinus Volponus de Andria.
† Angelus de Apprezza de Pomarico.
† Ciccus Pisanellus de Pomarico, protestibus praedictae probationis et approbationis et sententiae interfuerunt, et ego, qui supra, Notarius publicus regia auctoritate scripsi in praesentem formam redigi et solito signo signavi.

Nos Matheus, Dei et apostolicae Sedis gratia, Episcopus Lavellensis, Delegatus Apostolicus ad praesentem causam hanc praesentem sententiam, die, loco, quibus supra, et ad cautelam nostro sigillo ipsam munivimus et propria manu subscripsimus.

† Ego Dominus Andreas Capotus prepositus Ecclesiae Venerabilis Tremodiens de Andria testis sum.
† Bartholomeus de Leopardis de Andria testis sum.
† Ego Iacobellus Marvullus de Andria testis sum.
† Ego Dominus Andreas de Thesorarii, Primicerius, Andrensis, testor.
† Ego Dominus Angelus de Florio, testis sum.
† Ego Augustinus Volponus de Andria testor.

(v’è il suggello).

(Pergamene esistenti nell’Archivio Vescovile di Montepeloso).


Documento [del 25 giugno 1479]
annesso al Capitolo sesto.

Sixtus episcopus, servus servorum Dei ad perpetuam rei memoriam.

Romanus Pontifex, in quo potestatis plenitudo consistit, et cui omnium ecclesiarum ac beneficiorum ecclesiasticorum secularum et quorumvis ordinum regularum cura iminet generalis illorum prosperitati semper intentus libenter consulit, et ex illis disponit prout rationabiles causae suadent, et id in domino conspicit salubriter expedire.

Cum itaque nos hodie ecclesiae Montispilosi certomodo vacanti, de persona dilecti filii Antonii, ipsius ecclesiae Archidiaconi, providere, ac de Prioratu Beatae Mariae extra muros Montis Pilosi ordinis Sancti Benedicti certomodo etiam vacante disponere intendamus.

Et sicut accepimus, a nonnullis asseratur Ecclesiam ac Prioratum huiusmodi Mensae Episcopali Andriae perpetuo fuisse et esse unitos, annexos et incorporatos.

Nos igitur ne propter pretensas unionem, annexionem et incorporationem huiusmodi provisio et dispositio praedictae inutiles reddi valeant oportune providere volentes de fratruum nostrorum consilio casu quo de unione, annexione, et incorporatione huiusmodi aliquando constaret, illas nullas et invalidas fuisse, et esse auctoritate apostolica, tenore praesentium, decernimus et declaramus ac pro potiori cautela illas auctoritate et tenore praedictis, ac de apostolicae potestatis plenitudine dissolvimus ac Ecclesiam Montis Pilosi et Prioratum huiusmodi in pristinum et eum Statum in quo anteque unio, annexio, et incorporatio praedictae, si qui sint, existebant, restituimus et reponimus.

Non obstantibus praemissis a constitutionibus et ordinationibus apostolicis, necnon ecclesiae Andriae juramento, confirmatione apostolica vel quavis fìrmitate alia roboratis statutis et consuetudinibus contrariis quibuscumque.

Nulli ergo omnino homini liceat hanc paginam nostrae constitutionis, declarationis, dissolutionis, restitutionis, et repositionis infringere, vel ei ausu temerario contraire.

Si quis autem hoc attemptare praesumpserit, indignationem omnipotentis Dei et Beatorum Petri et Pauli eius Apostolorum, se noverit incursurum.

Datum Romae, apud Sanctum Petrum. - Anno Incarnationis Dominicae Millesimo quadringentesimo septuagesimo nono. Septimo Kal. Julii, Pontifìcatus nostri anno octavo.

(Pergamena dell’Archivio Vescovile di Montepeloso).

[tratto da “Memorie storiche, critiche e diplomatiche della Città di Montepeloso” (oggi Irsina), di Michele Janora, Matera, tip. F. P. Conti, 1901, pp. 130-136; pp. 177-189; 273-276; 281-282]