lama di S. Margherita

Contenuto

la lama di S. Margherita

Il Santuario visto dalla lama (al mattino)

D'inverno, nelle prime ore del mattino, quando il sole non ha ancora evaporato la rugiada dal sottobosco della lama, i suoi raggi spiovono sul declivio e sul santuario, quasi a voler nascondere alla vista con ombre diffuse gli antichi accessi, abbagliando chi volge lo sguardo curioso alle grotte e alla cripta.
Quando fu ritrovata la sacra immagine della Madonna dei Miracoli (10 marzo 1576, il sabato precedente la 1a domenica di quaresima), per  accedere alla chiesa rupestre bisognava scendere in questa lama lungo viottoli o per una disagevole carrareccia.
"Com'è noto, il complesso di Santa Maria dei Miracoli sorge a circa 1 miglio dal centro abitato di Andria, occupando il dislivello compreso tra il ciglio e il fondo di una 'lama' (termine locale che definisce una profonda frattura del suolo, simile ad un vallone scosceso, con andamento perpendicolare alla costa); 'lama' che, dalla presenza sin dal Medioevo di un luogo di culto rupestre ('laura') affrescato con l'immagine di Santa Margherita e storie della sua vita, ha tratto appunto l'appellativo di 'lama di Santa Margherita', con cui la si indica ancor oggi.
La 'laura', scavata nella viva roccia e attualmente inglobata nel soccorpo della chiesa, era in origine articolata in due celle, in una delle quali, oltre l'immagine di Santa Margherita, era visibile quella di San Nicola, mentre la cella comunicante era ornata da un antico affresco raffigurante la Madonna col Bambino in trono
."

[testo di C.Gelao, tratto da "La Madonna d'Andria" di AA.VV., Grafiche Guglielmi, Andria, 2008, pagg.104-105]


Intorno al 1600 un famoso naturalista napoletano, Fabio Colonna (1567-1640), venuto a ringraziare la Madonna d'Andria per una grazia ricevuta, scese ad osservare l'adiacente lama. Al suo perspicace senso di analisi non sfuggì di individuare nella calcarenite del declivio le numerose conchiglie in essa inglobate; tra esse scoprì una mai prima di allora osservata, con la valva ventrale più grande e ricurva sulla brachiale che invece si presentava piuttosco piatta. Una caratteristica soprattutto risaltava immediatamente all'occhio: la suddetta valva ventrale, nell'incurvarsi sull'altra formava una protuberanza cava a mo' di rostro. Nel libro che alcuni anni dopo scrisse sulle conchiglie, chiamò questo fossile “ Concha rarior anomia vertice rostrato”, cioè “Conchiglia asimmetrica molto rara dalla punta come rostro”.
L'esemplare trovato nella nostra lama di Santa Margherita presso la Madonna dei Miracoli di Andria è stato assunto a livello internazionale come campione fossile della specie “Terebratula terebratula”, catalogato come fossile del Pliocene Piacenziano (3.600 - 2.588 Ma) e conservato nel Natural History Museum di Londra.