Francesco II Del balzo - busto marmoreo

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busto di Francesco II Del Balzo
["Busto marmoreo di Francesco II Del Balzo" - elab. elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso 2012
Museo Diocesano "San Riccardo" di Andria]

Francesco II Del Balzo

Percorso museale virtuale

Ecco il busto del nostro più famoso duca del Rinascimento andriese, Francesco II del Balzo, munifico, committente di numerose opere artistiche, protettore dei domenicani, tra i quali trascorse, in morigerata esistenza, come testimonia il motto scolpito sullo scollo dell'abito "NE QUID NIMIS" (traduzione latina di quello tradizionalmente inciso nel tempio di Apollo a Delfi " ΜΗΔῈΝ ᾍΓΑΝ", cioè, "niente di eccessivo"), gli ultimi anni della sua vita.
Attualmente questa opera scultorea è esposta nel Museo Diocesano "San Riccardo" di Andria.

Di questo busto (originariamente policromo come altri quattrocenteschi), realizzato per la Chiesa di S. Maria dell'Umiltà (San Domenico) nel Quattrocento (1472?) mentre Francesco II del Balzo era ancora in vita, Vincenzo Schiavone  nel sotto citato testo scrive le seguenti affascinanti note, di carattere storico-letterario più che critico:

" ... a uno scultore dalmata di passaggio in Puglia, Francesco Laurana, anch'egli partecipe di quello stess circuito di idee di rinnovamento dell'arte italiana, Francesco Del balzo ordinava il Busto famoso, ora conservato nell'Episcopio e proveniente dal Convento di S. Domenico.
In quell'èremo infatti - che la sua ava Sveva Orsini aveva fondato nel 1398 - il Del Balzo, non ancora vecchio ma certo rattristato dal mondo delle rivalità e delle passioni politiche, si rifugiò per trovarvi la pace. Aveva allora sessantadue anni.
E tanti anni egli mostra, in effetti e realisticamente nel busto del Laurana. Un capolavoro certamente, in cui i tratti fisionomici minuti e quel sottile sentimento di umana partecipazione che si còlgono nel volto del Duca di Andria, non impediscono allo scultore dàlmata di fonderli nella sintesi dei volumi e di trasfigurarli in quel senso di raccolto e quasi distaccato dalla vita, come nei suoi maggiori capolavori.
E nel Busto di Andria il Laurana ci ha lasciato, di Francesco II, trasfigurata dall'Arte, una immagine ideale: il potente Connestabile del Regno di Napoli, che aveva impugnato la spada e usato la penna del letterato, l'uomo politico scaltro e il mecenate protettore affascinato dalla gloria umana e dal potere, cerca la pace nella solitudine di un convento, per maturare il suo distacco dal mondo e morire nell'ideale della santità. ..."

[testo di Vincenzo Schiavone, stralciato dal libro "San Riccardo protettore di Andria" a cura di Giuseppe Lanave, edito da Grafiche Guglielmi, Andria, 1989, pagg. 137-138]

Ad integrazione di quanto sopra si riporta il commento che Mons. Lanave scrive nel testo sotto citato in merito all'attribuzione di questa scultura.

"Busto di FRANCESCO II DEL BALZO
(Andria - Episcopio)
Marmo scolpito: m; 0,53 x 0,48 x 0,28. ...
S. Bottari, nel 1935, reputò il busto di Andria, per la sua forte caratterizzazione fisionomica, opera di Domenico Gagini (1425 -1492): attribuzione ripresa nel 1972 da H. W. Kruft.
Tutti gli altri studiosi dal Fabriczy (1907), al Venturi (1908) e poi da Salmi, al D’Elia (1964) concordano nell’attribuzione a Francesco Laurana.
Francesco II Del Balzo (1410 -1482), Duca di Andria e gran connestabile, indubbiamente animo nobile e sensibile, sentì il fascino delle voci nuove di cultura, che fioriva nella corte di Napoli e, a contatto con l’ambiente napoletano, riportò quelle voci rinascimentali nella sua città.
E a uno scultore dalmata, di passaggio in Puglia, Francesco Laurana, anch’egli partecipe alle idee di rinnovamento dell’arte italiana, ordinò il busto andriese che fu collocato sul monumento, al centro del coro e che poi fu trasferito in sacrestia, quando l’organo fu sistemato al suo posto. Probabilmente questo avvenne nel 1772. Sulla veste, intorno al collo, reca il motto “Ne quid nimis”, insegna dei terziari domenicani.
Nell’eremo di S. Domenico il Del Balzo a 62 anni, non ancora vecchio, ma certo rattristato dalle rivalità e dalle passioni politiche, si era rifugiato per trovarvi la pace.
Il busto è un capolavoro certamente, in cui i tratti fisionomici minuti e quel sottile sentimento di umana partecipazione che si colgono nel Duca di Andria, non impediscono allo scultore dalmata di fonderli nella sintesi dei volumi e di trasfigurarli in quel senso raccolto e quasi distaccato dalla vita, come nei suoi maggiori capolavori."

[tratto da "Ho raccolto per voi" di Giuseppe Lanave, Grafiche Guglielmi, Andria, 1994, pag. 206]


Nel novembre del 2018, la storica dell'arte, Dott. Clara Gelao, dirigente del Servizio Beni e Attività Culturali della Pinacoteca Provinciale di Bari, ha pubblicato nella sua opera “ANDRIA RINASCIMENTALE - episodi di arte figurativa” un interessante capitolo dedicato a “Il busto marmoreo di Francesco II del Balzo. Laurana o Gagini?”. Dall'insieme della sua ricerca e analisi della scultura qui se ne stralcia solo una parte della dettagliata descrizione, invitando a leggere l'intero capitolo per godere dell'analisi critica.

Il busto, dall'asse non perfettamente verticale, leggermente inclinato verso sinistra, raffigura certamente un vecchio: rughe sono visibili sul collo, fra le due arcate sopraciliari, sulla fronte, ai lati esterni degli occhi (le cosiddette "zampe di gallina").
La palpebra inferiore sinistra è collassata rispetto a quella destra e sotto la bocca serrata, con labbra sottilissime, si coglie una sorta di protuberanza, quasi una deformazione dell'arcata dentaria inferiore.
La visione diretta ha permesso inoltre di verificare come il collare che riporta il motto di origine oraziana
Ne quid nimis (niente di troppo, di eccessivo), circolare sul davanti del busto, ricada invece sul retro con una terminazione a punta. …
Inesatta risulta anche la definizione di "divisa da terziario domenicano" attribuita al suo abbigliamento, divisa che, mi dicono gli esperti, non esiste. In realtà, il duca indossa un normale "robbone" cannulato con colletto rigido, tagliato in corrispondenza delle braccia sì da lasciare intravedere parte delle maniche, del tutto simile a quello indossato da Ferrante I d'Aragona nel noto busto del Louvre che, già attribuito al Gagini, sarebbe invece opera di Pietro da Milano.
Quanto al copricapo, da cui spunta una corta e liscia zazzeretta, si tratta di un berretto assai comune nel Quattrocento, …
.
Il duca è quindi rappresentato con i suoi abiti, ed è solo il collare, probabilmente, ad indicare il suo rapporto privilegiato con i domenicani. …

[testo tratto da “ANDRIA RINASCIMENTALE - episodi di arte figurativa”, di Clara Gelao, Grafiche Guglielmi, Andria, novembre 2018, pp. 72-83.]

Nell’aprile del 2019 la storica dell’arte Paola Coniglio ha pubblicato una scheda di critica storica su “Domenico Gagini- Busto di Francesco II del Balzo”, in “Rinascimento visto da Sud. Matera, l'Italia meridionale e il Mediterraneo tra ’400 e ’500”.
Dell'interessante sintetico studio se ne stralcia una piccola parte riguardante l'ipotizzata attribuzione del busto a Domenico Gagini.

“ … Una parte della critica inseriva il mezzo busto di Andria nel corpus del Gagini … sulla base del confronto con il Busto di Pietro Speciale già in Palazzo Speciale-Raffadali a Palermo, datato 1469 (oggi nel Museo Regionale di Palazzo Mirto). …
Il ritratto di Francesco II del Balzo, come quello dello Speciale, presenta un modellato pastoso, realisticamente connotato. Lo scultore indugia sui dettagli del volto, incide sottilmente le rughe al di sopra delle sopracciglia, nell’attaccatura del naso e ai lati degli occhi; scava la veste dell’ordine terziario domenicano con cui il del Balzo è immortalato, generando sul petto e sugli avambracci piegature profonde ma soffici, mentre la veduta di profilo restituisce puntualmente i solchi nella parte sommitale del copricapo del Duca.
Si tratta di elementi che dichiarano l’attenzione del Gagini ad esiti ritrattistici fortemente caratterizzati in senso fisionomico e in chiave realistica che non appartengono al Laurana: questi, infatti, resta più in superficie nel trattamento della materia, e tende all’astrazione formale, tipica del suo stile. …
l'età mostrata dal duca sembra orientare per una datazione agli anni Settanta, successivamente al Busto di Pietro Speciale (1469). … ”

[testo tratto da “Domenico Gagini- Busto di Francesco II del Balzo, scheda 5,12 di Paola Coniglio, in “Rinascimento visto da Sud. Matera, l'Italia meridionale e il Mediterraneo tra ’400 e ’500”, (a cura di) D.Catalano, M.Ceriana, P.Leone de Castris, M. Ragozzino, arte’m - prismi editrice, Napoli, 2019, p.359.]


Con le immagini delle tre opere scultoree seguenti, l'una di Francesco Laurana del 1474 raffigurante Beatrice D'Aragona, le altre, un particolare della Madonna con Bambino detta "del Cardillo"  ed il busto di Pietro Speciale di Domenico Gagini, si intende offrire un semplice confronto col Busto di Francesco II Del Balzo.
Tutte queste opere mostrano una tenue vibrazione delle luci, una soavità e leggerezza dei tratti, un'astrazione formale equilibrata propria del Rinascimento. Il busto di Beatrice d'Aragona, regina d'Ungheria si trova nel museo "Frick Collection" di New York, nella Henry Clay House vicino al Central Park; la Madonna del Cardillo è esposta nel Museo Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa; la foto (di Dario Di Vincenzo) del busto di Pietro Speciale è tratta del testo "Dal Gotico al Rinascimento, le stagioni dell'arte", di Evelina De Castro, pubblicazione della Regione Siciliana, 2015, p.38.

Beatrice d'Aragona, busto di F. Laurana Madonna del Cardillo, scultura di D. Gagini D. Gagini:Busto di Pietro Speciale (foto D. Di Vincenzo)
[Beatrice d'Aragona: scultura di Francesco Laurana - Madonna del Cardillo (part.) e Pietro Speciale: sculture di Domenico Gagini]