altare maggiore, atto notarile

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Altare maggiore

Atto notarile del 10 gennaio 1777

da Archivio di Stato di Trani, notaio Vincenzo Tedesco, prot. 324, pp. 29r-35v.
Pro’ Ven.li Conv.tu S.ti Augustini ord.nis Eremitaũ
Cum Mag.ci Marino, et Padre, et Filio de Palmieri Dominico.
Die eodem decimo Mensis Januarii decime ind.nis Millesimo Septingesimo Septuagesimo septimo, in Civitate Andrie, hora prima noetis tribus lum.bus accensis.
Ad istanza fattaci per nome, e parte del Venerabile convento di S. Agostino dell’Ordine Eremitico di questa Città d’Andria, personalmente ci siamo conferiti in detto Venerabile Convento, ove abbiamo rattrovato l’infrascritti Molto Rev. Priore, e P.P. del medesimo il Molto Rev. Padre Fra’ Celestino Ricatti Priore. Il Padre Bacc.re Fra’ Marmo, e Fra’ Vincenzo Scaringi Procuratore in unum capitolarmente congregati, e coadunati a suon di Campanello, come si costuma, facendono la maggiore, e più sana parte di detto Venerabile Convento, anzi tutto il Convento suddetto rappresentano, consenzientino prima i noi, aggentino, ed interventino alle cose infrascritte in nome, e parte di detto Venerabile Convento, e suoi Molto Rev. Priore, e P.P. in quello presenti, e di altri successivi futuri in perpetuum, da una parte.
E con essi nel medesimo luogo abbiam rattrovato il magnifico Domenico Palmieri della Città di Napoli Figlio del magnifico Marino, e Procuratore dello stesso di lui Padre, in vigore d’istromento di procura del medesimo in data de 23 Xmbre del passato anno 1776, copia del quale estratta da un’altra copia, che si conserva dal magnifico notar Giuseppe Sinisi qui di sotto s’inserirà, aggiunte similmente ed intervenute alle cose infrascritte tanto per se, suoi Eredi, e Successori, quanto in nome, e parte, e come Procuratore ut supra di detto di lui Padre, e degl’Eredi, e successori del medesimo, promettendo, ed obligandosi nomine proprio, che detto magnifico Marino, nus opus, ad ogni semplice richiesta di detto Venerabile Convento abbia da ratificare il presente istromento, e quanto nel medesimo si contiene per altro predetto istromento a sue proprie spese rogando, altri menti vuol esser tenuto a tutti li danni, ed interessi, ed essere astretto in ogni Corte per via esecutiva per l’adempimento predetto, et in perpetuum, dall’altra parte.
Le predette parti nelli nomi ut supra rispettivamente, sponte in presenza nostra anno asserito, e dichiarato: come avendo determinato detto Venerabile Convento far costruire l’Altare Maggiore di marmo nella Chiesa dello stesso nuovamente riformata, ed abbellita, trovandosi qui in Andria il suddetto maestro Domenico in occasione di aver qui portati diversi Altari di marmo in altre Chiese di questa città, lavorati in Napoli nella bottega del cennato di lui Padre, con piena sodisfazione, ed applauso di tutti, e precise di essi P.P., cosiche i medesimi pensarono affidare ancora a questi un tal lavoro, e ne li diedero il carico del Disegno, come di fatti quello eseguito, fù di piacimento de’ P.P. suddetti, e restò convenuto col medesimo la formazione di detto Altare di marmo, secondo stà espresso nel detto Disegno firmato dal suddetto Padre Priore, colli seguenti casi però, e condizioni da osservarsi inviolabilmentem e sono, cioè.
Li sottogradi de’ tre Gradini devono essere impellicciati di Saravezza.
Il Sottogrado della Predella anche impellicciato di Saravezza.
Li detti Gradini siano ben scorniciati, come appariscono nel Disegno, e che la Pradella sia tutto un pezzo, però li loro cantoni essere devono centinati, tutto che non si vedono così delineati nel detto Disegno.
Che li Zoccoli siano di Bardiglia, e che nel mezzo di essi vi sia commesso il broccatello di Spagna.
Che il Pagliotto sia anche tutto un pezzo con li suoi Modiglioni, il quale sia ben rilevato d’intaglio, così nell’urna, che ne’ festoni, e modiglioni, con maggior vaghezza, che non esprime il disegno, e che nell’ovato, o sia vano di mezzo vi sia un’effige di S. Agostino di mezzo rilievo alta un palmo, e mezzo per due, e che il fondo sia impellicciato di verde antico.
Li piedistalli siano colle loro Imprese della Religione, cioè l’aquila a due teste colla loro corona, il cuore colla fiamma di sopra, e cintura, impellicciati di borolea chiara colli listelli gialli.
Li membretti ai due lati delli piedistalli siano commessi di giallo di Siena coi listelli neri. Il pezzo centinato al di dentro colla calata de’campanellucci, o sian festoni rilevati d’intaglio, ed il fondo impellicciato di breccia di Siciliaca coi listelli.
Li modigliani sotto de’ Capi Altari siano ben scartocciati, e commessi di fior di Persico, e nelli due fronti due teste di Cherubini di tutto rilievo, che fanno forza sotto ai Capi Altari, non ostanteche non si vedessero dette due teste di Cherubini delineati nel Disegno.
Il Gradino piccolo con scherzo di foglie rilevate, sia abbugnato, come mostra nel Disegno. Il Plinto del detto Gradino sia bianco, senza commesso, il fondo sotto le foglie impellicciato di verde antico; la tavoletta del detto Gradino abbia il tondoletto ed suo dentello, e che sia larga dieci oncie.
Il Gradino grande colla sua base tutta bianca, ed intagliato di buon rilievo, e scartuccato, come mostra il Disegno. Il commesso di tutte le parti di detto gradino sia di fior di persico, giallo di Siena, e borolea viva coi loro listelli.
La Custodia composta da più pezzi, sia ben rilevata, scartucciata con tutti li membri, che appariscono nel Disegno. Il fondo di mezzo dove sono le due teste de’ Cherubini sia commesso di verde antico vivo, e gli altri suoi membri commessi di fior di Persico, e giallo di Siena, e nell’ultimo pezzo, o sia finimento della custodia vi sia la Colomba, o Spirito Santo colli raggi di rame indorata.
I capi Altari siano ben scartucciati, rilevati d’intaglio, nel fondo di mezzo di fior di persico colla sua tavoletta secondo camina scorniciata come quella che stà rappresentata nel Disegno sopra il Gradino grande, e che abbia tutta detta scorniciatura un freggio di Borolea colorita, e faccia corrispondenza al freggio che stà rappresentato in tutto lo scorniciato, e fronte della mensa, come nel Disegno, quali capi Altari devono essere colla firma del suddetto Padre Priore. Che l’altezza dell’Altare sia palmi dodeci, la lunghezza al di sotto palmi ventuno.
E finalmente, che tutta la detta opera sia ben lavorata, e specialmente il rilievo dell’intaglio, come si osserva nel Disegno, e lustrato a guisa di specchio, ed il marmo sia statuario, e che compito sarà il lavoro tutto debba essere trasportato da Napoli sino in Andria a spese del suddetto Artefice.
Su qual Disegno, e capi come sopra formati per detto Altare, essendosi venuto al stabilimento del prezzo, dopo alcune dimande, e repliche vicendevolmente fatte, alla purfine restò convenuto, e determinato per docati novecento condotto qui in Andria a rischio, conto, e spese del riferito maestro Dominico in detto nome, come si disse, ed a sue spese ancora situarlo nella Chiesa di esso Venerabile Convento, con darsi solo da esso Convento un Mastro Muratore col Manipoli per la fabrica, che vi bisognerà dietro detto Altare, e mettersi ancora da esso Convento gesso, grappe di ferro, e Piombo, che mai vi bisognerà: darsi dal medesimo Convento abitazione, e vitto ad instar de’ Religiosi al suddetto maestro Dominico, e alli di lui Giovani, che condurrà da Napoli durante la lor dimora qui per la situazione di detto Altare; ed oltre a ciò debba esso Venerabile Convento pagare separatamente al detto maestro Dominico in detto nome altri docati dodeci per le casse, chiodi delle medesime, e fieno, che bisogneranno per incassare tutto il lavoro di esso Altare di marmo, che dovrà da Napoli qui trasportarsi, dovendono dette casse restare a favore di detto Convento. Qual Altare debba esser terminato per il mese di Maggio dell’anno seguente 17settantotto, e per tal tempo trasportato anche qui in Andria per situarsi in detta Chiesa; e nel medesimo mese di Maggio di detto Anno 1778, subito situato detto altare, pagar dovranno Priore, e P.P. al riferito maestro Dominico in detto nome non solo li detti docati dodeci per il valore di dette casse, ma ancora docati cinquecento a conto de’ suddetti docati novecento prezzo come sopra convenuto di detto Altare, mentre gl’altri docati quattrocento a complimento pagar li dovranno per il mese di Maggio dell’anno 17settantanove, senza interesse alcuno durante tal tempo, e sù tal piede rimasti d’accorso, sono devenute esse parti alla stipola del presente istromento per loro futura cautela.
E fatta l’assertiva predetta, volendono esse parti detto lor trattato ad effetto ridurre, che per ciò in esecuzione del medesimo, il suddetto magnifico Dominico in detto nome, sponte ha promesso, e si è obligato, siccome avanti di noi promette, e si obliga formare, e lavorare tutto a di lui conto, e spese il sopradetto Altare di marmo, con quelli intagli, scartocciature, fogliami, e scherzi, e con quelle impellicciature, che si vedono delineate nel suddetto Disegno firmato da esso Padre Priore, dal predetto magnifico Dominico, e da me notaro, e ne’casi sopra descritti, e con quella maggior vaghezza, che potrà adattarsi e che non si vede espressa nel suddetto Disegno, affinchè riesca l’opera suddetta non solo di gradimento di essi P.P., ma anche meritevole dell’applauso comune, qual Altare trasportarlo a di lui conto, rischio, e spesa qui in Andria in esso Venerabile Convento, e situarlo nella Chiesa del medesimo per il mese di Maggio del detto anno Mille Settecento Settantotto, con legge espressa, che parendo espediente ad esso magnifico Dominico in detto nome, per maggior vaghezza di detto Altare mutare, ed accrescere qualche lavoro da quello, che stà delineato in detto Disegno, possa liberamente farlo, senza pretendere però sopraddipiù, essendo il tutto compreso, e considerato nel prezzo sopra convenuto.
E ciò per la descritta somma di docati novecento quali promettono, e s’obligano essi Rev. Priore, e P.P. dare, e pagare qui in Andria al riferito maestro Domenico in detto nome, cioè docati cinquecento nel detto mese di Maggio di detto anno Mille Settecento Settantotto, e gl’altri docati quattrocento un’anno dopo, che vale a dire per il mese di Maggio dell’anno Mille Settecento Settantanove, per li quali decorrer non debba interesse alcuno durante tal tempo; ed oltre a ciò promettono, e s’obligano ancora essi Rev. Priore, e P.P. pagare altri docati dodeci nel mese di Maggio di detto anno Mille Settecento Settantotto per il valore di dette casse, chiodi, e fieno, che serviranno per trasportare il detto lavoro di marmo, in pace, e senza eccezione alla quale.
Ed il presente istromento in caso di mancanza si possa per la parte osservante criminalmente, secondo la forma del rito della G.C. della Vicaria, ed a costumanza de’ piggioni delle case della Città di Napoli, obliganze liquidi di detto G.C., ritui ipsius, cui.
Ed anno promesso, e convenuto le dette parti colla solenne stipola, cioè una all’altra, e l’altra all’una nelli nomi predetti la convenzione, ed obligazioni suddette, e tutte le cose anzidette avere sempre rate, e ferme, e non controvenirci per qualsivoglia caosa, o ragione.
Il tenore della copia di detto istromento di procura è vigente. Inserat.
E per la reale osservanza delle cose suddette, le medesime parti, e qualsivoglia di esse, sponte ann’obligato, cioè li predetti Molto Rev. Priore, e P.P. li beni, e rendite di detto Venerabile Convento, ed esso maestro Dominico, tanto se stesso, suoi Eredi, Successori, e beni tutti, quanto il predetto magnifico Marino di lui Padre, Eredi, Successori, e beni dello stesso, et in perpetuum, sempre una all’altra, e l’altra all’una nelli nomi predetti rispettivamente ut supra presenti, sub pena, et ad pena duplis med.te, cum potestate capiendi, constitutione precaris, renunciaverunt, tactis pectoribus, et scripturis risp.ve juraverunt, unde.

[[Documento dell'Archivio di Stato di Trani, reso noto dalla preziosa ricerca effettuata dall'arch. Gabriella Di Gennaro, riportato nella tesi "Altari marmorei settecenteschi ad Andria" del 1994-95, pubblicato a stampa nel suo studio "Altari policromi marmorei del Settecento ad Andria ed altri arredi sacri", Schena Editore, 2020, pp. 230-234.]