il chiostro

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chiostro: panoramica di Sud-Ovest
chiostro: panoramica di Sud-Ovest [elaborazione elettr. su foto di S. Di Tommaso - 2012]

Il chiostro
dell'antico convento

IL chiostro di San Francesco, quadrangolare come in tutti i complessi conventuali o monastici, raccordava tra loro i vari ambienti fondamentali alla vita religiosa: la chiesa, la sala capitolare, la biblioteca, il refettorio, gli ambienti di servizio, l'esterno.
Nel chiostro i religiosi si riunivano dopo alcune attivitą, leggevano e meditavano, quasi sempre in silenzio per meglio elevare l'anima a Dio.

chiostro: panoramica di Sud-Est
chiostro: panoramica di Sud-Est [elaborazione elettronica su foto di M. Monterisi - 2010]

Sul chiostro di San Francesco il Merra ai primi del Novecento scriveva:

"Accanto al prospetto della chiesa si apre un pregevole chiostro di stile gotico, con i portici impostati su pilastri, decorati di affreschi veramente belli; ma ora sventuratamente corrosi dal tempo, ed in parte deturpati dal fumo, e fatti scomparire dalla mano barbara dell’imbianchino! Essi rappresentano la mirabile vita di colui che meglio in gloria di ciel si canterebbe, ed i principali santi che nel suo ordine fiorirono. Nel mezzo del chiostro vi č uno spazioso cortile con una grande cisterna. Dopo la soppressione dei frati, nel 1812, questo chiostro, come quasi tutti gli altri, fu convertito in carceri, le quali crebbero col diminuire dei conventi; ora č mutato in pubbliche scuole.
Belle sono le quattro porte di pietra a sesto acuto, che stanno in questo chiostro, il quale, senza dubbio, dovette essere ingrandito nel 1618, come leggesi inciso sul capitello del primo pilastro.
La prima porta, che anticamente doveva mettere nella chiesa, ed ora č chiusa a muro, č quant’altra mai bellissima, e vagamente contornata da stipiti, lavorati a rilievo, con piccoli cerchi, nei di cui vani sono scolpiti degli arabeschi a triangoli da sembrare tante foglie di palma ripiegate alle punte. Segue un’altra cornice elegantemente lavorata, come la prima, e tutte e due sono difese da una terza infissa di taglio nel muro, onde rafforzarle per la maggiore adesione. Alla sommitą di questa artistica porta sta sospeso uno stemma lapideo, in cui č scolpito sopra tre monti un albero di quercia, con due teste di porcelli al di sotto. Č l’arme della famiglia Porziotta. In una nicchia, infatti, che gli sta sopra, si vede un mezzo busto in pietra, rappresentante l’andriese fra Giovanni Porziotta, provinciale, insigne teologo ed illustre oratore. I frati nel 1626, perchč la memoria di lui, col passare degli anni non perisse, gli eressero questo monumento con la seguente epigrafe [qui trascritta dalla lapide e non dal Merra]:

D. O. M.
FR. JO. DONATO PORTIOTTO AN
DRIN. THEOLOGO P.SIGNI IN PRINCIPES
1TALIĘ VRBES COCIONATORI P.CLARO S.
NIC. PROV. OB V1RTVT. P.STANTIA AD PROV.
MVNVS EVECTO FRES EIVS MONITA ANI
MO CEV PRIDEM AVRIBUS HAVRIRE CVPI
ENTES NEVE HVIVS MEMORIA ANNORVM
VETVSTATE ABOLEATUR EREXERE
A. D. MDCXXVI

chiostro:la porta cinquecentesca del refettorio e la porta trecentesca della chiesa
porta cinquecentesca del refettorio e porta trecentesca della chiesa [elaborazione elettr. su foto di S. Di Tommaso - 2012]

La seconda porta, quella della sagrestia della Congrega di S. Chiara, č tutta bellamente fregiata all’intorno quasi da un elegante panneggio con frange alla punta.
La terza ha dall’architrave in su una cornice ritorta ad arco.
La quarta, finalmente, č circondata all’intorno da una fascia di fiori a quattro foglie, chiusi da cerchietti di due opposte trine, che, serpeggiando, s’intersecano fra loro.
Rimpetto a quello di Porziotta vi č un altro mezzo busto di un altro provinciale ed illustre teologo andriese, fra Angelo Vigenio, il quale, dopo di avere arricchite di scienze le Universitą di Napoli e di Padova, nel partire da Ferrara per portarsi ad illustrare quella di Bologna, cadeva disgraziatamente dal cocchio cui s’era spazzato l’asse, e dopo venti giorni moriva! Un suo memore alunno, fra Cristoforo Palmieri, essendo provinciale, ne faceva la proposta nei comizi tenutisi a Montepiloso nell’anno 1566, e poi, qual guardiano di questo convento, nel 1580, gli ergeva il monumento con questa iscrizione [qui trascritta dalla lapide e non dal Merra]:

D.O.M.
F ANGELO VIGENIO ANDRIEN. THEOLOG. SVĘ MEMORIĘ PRIN
CIPI : QUI S. NICOLAJ PROV. ITERUM GVBERNATA GYNASIO NEA
POLITANO ET PATAVINO SCIENTIIS AUCTO BONONIENSE TAN
DEM ILLVSTRATVRVS FERRARIA DISCEDENS. CVRRV EFFRAC
TO AXE VNDECIMO POST DIE OBIIT ANNO ĘTATIS SUĘ…

F. CHRISTOPHORVS PALMERIVS BENEF. ALVMN. CVM PRIVS PROVIN
CIALIS ANNO DNI M.D.L.XVI APUD MONTEMPILOSVM PATRI
BVS AD PROVINCIALIA COMITIA VOCATIS POSUISSET NVC
ANNO DNI M.D.L.XXX HVIVS ALMI CONVENTUS GVAR
DIANVS HIC ITERVM PONENDVM CURAVIT
.

[E. Merra, La chiesa di San Francesco in " Monografie Andriesi", Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg. 335-382]

Dallo scritto del Merra si evince che su questa porta (a sinistra nell'immagine) ai suoi tempi ci fosse un altro mezzo busto riproducente l'andriese Padre Provinciale Angelo Vigenio; attualmente vi si trova solo la lapide commemorativa.