Gli affreschi della cupola

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La cupola affrescata del presbiterio    La cupola affrescata del presbiterio
[Visione della cupola affrescata del presbiterio e suo particolare del Cristo tra alcuni strumenti della passione - foto: Sabino Di Tommaso, 5/2021; Michele Monterisi, 2008]

Chiesa di San Sebastiano

Gli affreschi della cupola

Su quattro pennacchi con residui affreschi emersi sotto una vecchia tempera, s'erge e s'attonda la cupola del presbiterio, la pars coelestis della chiesa riservata a Dio e all'aldilà: è interamente affrescata, ma purtroppo i dipinti sono molto deteriorati; speriamo che si possano restaurare e che tornino al loro antico splendore.

Il grande affresco della cupola è così descritto circa duecento anni fa dal Borsella:

“Chiunque poi alzerà lo sguardo alla eminente cupola, costrutta sopra l’altare, istoriata a fresco coi dottori della Chiesa ai quattro fianchi, colla Triade nell’apice, e la Vergine, insieme con l’augusto coro dei Santi, Confessori, Vergini, Martiri, una col sussieguo degli spiriti celesti, non farà a meno, che non ne rimanga compiaciuto. Al disotto la suddetta cupola è ricinta dal carcere di espiazione, nel quale scendono quelle beate schiere coi calici di refrigerio ed altre con le destre in atto di liberare quelle anime, che dopo il termine della pena son chiamate ai gaudii dell’Empireo.”

[tratto da “Chiesa di San Sebastiano o della morte”, in “Andria sacra”, di Giacinto Borsella, Andria, tip. F. Rossignoli, 1918, p. 252].

La descrizione del Borsella è molto fantasiosa: di quanto egli intravede esiste effettivamente soltanto la rappresentazione della SS. Trinità al centro della scena (foto nel particolare qui sopra riprodotto) e delle anime purganti lungo il perimetro della calotta sferica (appena visibili nella foto della calotta intera); non è invece raffigurata la Vergine, né l'insieme di Santi, Confessori, Vergini e Martiri.

La cupola affrescata del presbiterio; particolare
[L'affresco della cupola, particolare sud ritagliato ad ovale: la Trinità - elab. Elettr. Sabino Di Tommaso]

Proviamo a descrivere quanto ancor oggi è possibile vedere attraverso i numerosi e profondi deterioramenti sopravvenuti nel corso di oltre tre secoli.

Nel ritaglio ovale della fotografia del centro della scena, che si ammira volgendo lo sguardo alla cupola dal gradino di accesso al presbiterio, è raffigurata la Santissima Trinità.
In basso a sinistra (del ritaglio) il Cristo risorto cinto da un peplo celeste con la destra abbraccia la croce mentre con la sinistra indica le sottostanti anime purganti. Sulla croce e nei suoi pressi angeli e putti evidenziano oggetti della passione: la targa "INRI", i chiodi, il bianco velo del perizoma, la colonna, la lancia.
Sulla destra Dio Padre, in un manto blu e tonaca verde ed aureolato da un triangolo dorato, con la sinistra regge il mondo mentre con la destra anch'egli indica le sottostanti anime purganti.
Centrale nell'alto lo Spirito Santo in forma di celeste colomba, circondato da teste angeliche, irradia di Sè l'intera cupola.

La cupola affrescata del presbiterio; particolare
[L'affresco della cupola, particolare nord ritagliato: angeli con alcuni strumenti della Passione - elab. Elettr. Sabino Di Tommaso]

Nel ritaglio a settore circolare della fotografia della parte nord dell'affresco, che può essere ammirata stando nell'ex coro dietro l'altare, sono raffigurati elementi complementari della scena, che dal bagliore presso il centrale Spirito Santo (non visibile in foto) gradualmente, attraverso varie sfumature di giallo - arancio s'adombra fino al grigio che circonda le sottostanti anime purganti.
La scena, che al culmine della empireo splendente sintetizza il Paradiso, attraverso le tre sfere angeliche, dal più alto ordine dei Serafini, più prossimi a Dio, gli intermediari delle Dominazioni, Virtù e Potestà, perviene sino ai più vicini all'uomo ed alla sua storia, gli angeli, messaggeri e custodi nonché psicopompi, accompagnatori cioè delle sottostanti anime dei morti.
Quest'ultima schiera angelica indossante abiti colorati a similitudine umana, nella scena quasi sul bordo e quindi più prossima alle anime del purgatorio, mostra in giro in giro gli strumenti della passione attraverso i quali Cristo ha redento: nella foto si vedono da sinistra: un angelo con la spugna dell'aceto, uno con un guanto di ferro, un altro con le tenaglie ed uno con un martello.


La calotta sferica è poi retta da un anello a forma di tamburo affrescato in quattro rettangoli cilindrici separati da altrettante finestre.

- Zona cilindrica ad anello, riquadro affrescato a Sud-Est: miracolo di Gesù raccontato nel vangelo di Luca 7, 11-15.

Gesù risuscita l'unico figlio di una vedova
[Un affresco sull'anello della cupola: Gesù risuscita l'unico figlio di una vedova - foto Michele Montersi, 2008]

Il dipinto raffigura sulla sinistra il morto sceso dalla bara e parzialmente posato per terra in posizione seduta mentre Gesù gli intima di alzarsi; dietro Gesù i discepoli.
L'affresco richiama il seguente brano del vangelo di Luca (7, 11-15):

“E il giorno dopo egli [Gesù] si recò in una città, chiamata Nain; e con lui andavano molti dei suoi discepoli e una grande folla. E quando fu vicino alla porta della città, ecco che si portava a seppellire un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova; e una grande folla della città era con lei. Appena la vide, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». Accostatosi, toccò la bara, e i portatori si fermarono; allora egli disse: «Giovinetto, io ti dico, alzati!». E il morto si mise a sedere e cominciò a parlare. E Gesù lo consegnò a sua madre.”


- Zona cilindrica ad anello, riquadro affrescato a Sud-Ovest: miracolo di Gesù raccontato nel vangelo di Marco 5, 35-43.

Gesù risuscita la figlia di Jairo, capo della sinagoga
[Un affresco sull'anello della cupola: Gesù risuscita la figlia di Jairo, capo della sinagoga - foto Michele Montersi], 2008

Il riquadro mostra la ragazza dodicenne morta, figlia di Jairo capo della sinagoga; nei suoi pressi la madre affranta e Gesù che resuscita la fanciulla intimandole di alzarsi; sulla destra i discepoli tra attesa e stupore.
L'affresco richiama il seguente brano del vangelo di Marco (5, 35-43):

“ … vennero dalla casa del capo della sinagoga, dicendo: «Tua figlia è morta; perché incomodare ancora il Maestro?» Ma Gesù, udito quel che si diceva, disse al capo della sinagoga: «Non temere; soltanto continua ad aver fede!» E non permise a nessuno di accompagnarlo, tranne che a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero a casa del capo della sinagoga; ed egli vide una gran confusione e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». Ed essi ridevano di lui. Ma egli li mise tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui, ed entrò là dove era la bambina. E, presala per mano, le disse: «Talità cum!» che tradotto vuol dire: «Ragazza, ti dico: àlzati!» Subito la ragazza si alzò e camminava, perché aveva dodici anni. E furono subito presi da grande stupore; ed egli comandò loro con insistenza che nessuno lo venisse a sapere; e disse che le fosse dato da mangiare.”


- Zona cilindrica ad anello, riquadro affrescato a Nord-Ovest: Giobbe consolato da tre amici. Dal libro di Giobbe 1, 20; 2, 11; 42, 10.

Giobbe consolato da tre amici
[Un affresco sull'anello della cupola: Giobbe consolato da tre amici - foto Michele Montersi], 2008

Nel dipinto si scorge Giobbe, messo alla prova da Dio, è nudo e, dopo aver perduto tutti i suoi beni e i suoi figli, è costretto a vivere in un luogo solitario. Tre amici accorrono a consolarlo. Sullo sfondo a sinistra la città di Uz.
L'affresco richiama il seguente brano della Bibbia, dal Libro di Giobbe (1, 20; 2, 11; 42, 10):

“Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello; si rase il capo, cadde a terra, si prostrò e disse: «Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!» … Tre amici di Giobbe vennero a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Sofar di Naamà, e si accordarono per andare a condividere il suo dolore e a consolarlo. … Dopo … Dio ristabilì Giobbe nello stato di prima, avendo egli pregato per i suoi amici.”

Si intende raffigurare il trionfo della FEDE di Giobbe, pur ritrovandosi nell'abbandono di Dio e degli uomini, anche amici.

- Zona cilindrica ad anello, riquadro affrescato a Nord-Est: Martirio dei fratelli Maccabei. Dal 2° libro dei Maccabei 7, 24-36.

Martirio dei fratelli Maccabei
[Un affresco sull'anello della cupola: Martirio dei fratelli Maccabei - foto Michele Montersi], 2008

Nella scena dipinta il re Antioco mostra al Maccabeo più giovane la fine atroce che hanno fatto i fratelli per non aver abbandonato la fede e i costumi paterni e gli mostra le ricchezze che gli avrebbe dato in cambio.L'affresco richiama il seguente brano della Bibbia, dal 2° Libro dei Maccabei (7, 24-36):

“Antioco … esortava il più giovane [e ultimo dei fratelli Maccabei] che era ancora vivo e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l'avrebbe fatto ricco e molto felice se avesse abbandonato gli usi paterni, e che l'avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato cariche.
… «Non obbedisco al comando del re – [dice il Maccabeo] – , ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri … Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato breve tormento, hanno conseguito da Dio l'eredità della vita eterna. Tu invece subirai per giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia.»”


Gli studiosi sono concordi nell'affermare che ad affrescare questa cupola sia stato il bitontino Francesco Antonio Altobello, nato intorno al 1637 (battezzato il 22 marzo 1637).
Ad esempio, descrivendo lo stile di questo pittore, nel testo sotto citato troviamo scritto:

“Ne sono prova [del suo stile] oltre la Sacra Famiglia qui esposta, quella bellissima, anche se sfigurata del Monte di Pietà a Barletta, indubbiamente più matura della prima ma ancor più strettamente legata ai moduli fracanziani e il ciclo di affreschi in San Sebastiano ad Andria, sviluppo in senso luminoso e barocco dei temi pittoricistici dell'ultimo Cesare.”

[tratto da “Mostra dell'arte in Puglia: dal tardo antico al rococò”; catalogo [Pinacoteca Provinciale di Bari], (a cura di) Michele D'Elia, Roma, Istituto grafico tiberino di S. De Luca, 1964, p.159]

Il De Dominici nella sua "Vite de' Pittori ..." scrive che l'Altobello pur essendo discepolo di Carlo Rosa (1613-1678), pittore quest'ultimo che in Andria per il soffitto a cassettoni della Chiesa di Santa Maria Vetere dipinse il quadro di San Francesco che riceve le stimmate da Gesù Bambino, non seguì il suo stile.

"Fu suo discepolo [cioè di Carlo Rosa] Antonio Altobello, anch'egli di Bitonto per quanto si crede, ma seguì altro stile, usando oltremarino anche nelle tinte chiare delle carnagioni, laonde alcune sue pitture paiono dipinte a chiaroscuro di Azurro. Ad ogni modo però merita lode, e nome di buon Pittore, per le belle idee, e buoni componimenti accompagnati da ragionevol disegno, ..."

[tratto da Bernardo De Dominici, "Vite de' Pittori, Scultori, ed Architetti napoletani ...", Napoli, Stamperia del Ricciardi, 1745, tomo III, pp. 113-114.]