Cappella Sacra Spina

Contenuto

La cappella della Sacra Spina
breve storia della reliquia

L'ostensorio della corona di spine in Notre Dame, a Parigi
[La corona di spine in Notre Dame, a Parigi]
Stemma dei "Del Balzo" sulla colonna dell'ex portico di S.Agostino
[Stemma dei "Del Balzo" a S.Agostino, Andria]
Il Merra, in "Monografie Andriesi", tra pagina 126 e 182 del 1° volume, si diffonde nel raccontare la storia della Sacra Spina, descriverne i reliquiari e i miracoli documentati fino al suo tempo (1906). Qui riportiamo brani tratti dal suo volume, da "Andria Sacra" del Borsella, dal manoscritto del prevosto Giovanni Pastore, e soprattutto dalla più antica relazione dell'abate Domenico Medrano.
Il Medrano nella relazione sotto citata del 1785 scrive:
"...Venuto ad effetto lo sposalizio [tra Bertrando del Balzo e Beatrice d'Angiò], subito i novelli Sposi si condussero in Andria, accompagnati da moltissimi gentiluomini, chi per servizio della lor Corte, chi per la Ufficialità della Milizia, che apparteneva a Bertrando, qual Maresciallo delle Armi Reali, e Gran Giustiziere del Regno. Riconoscenti per le straordinarie feste e giubili dimostrati dal Magistrato e dal Popolo Andriano nella loro venuta, allora potrebbe fissarsi l'epoca certa, quando donarono alla Cattedrale la sopradetta Sacratissima Spina di Nostro Signore, che come ad essi donata da Carlo II. di Angiò padre della Contessa Beatrice, pietosissimo  e religiosissimo Sovrano, come dalla Storia è chiarissimo, a ragione è registrato nell'Urna, in cui si conserva, essere stata qui da Carlo II. trasportata da Parigi:"

En Cuspis de tot majoribus una Coronæ
Qua diræ pupugere manus pia tempora Iesu.
Quando Parasceve et Martis vigesima quinta
Concurrunt (veluti Majores ore probarunt),
Tunc hæc (oh quam mirum!) tota cruenta videtur,
Quæ solet esse alias guttis aspersa quibusdam
Ad nos Trinacriæ Carolus Rex ille secundus
Transtulit ex Paridis, quæ Urbs Regia Galliæ habetur.

Pectore devoto, venerandaque poplite flexo est
Spina Redemptoris roseo suffusa cruore,
Cum sentes, ut acus, totidem tolleraverit Ultor
Humani sceleris. Gratissima metra canamus:
Gloria Victori, et monumenta perennia palmæ;
Cornua enim Satanæ spinosa fronte repressit;
Detque illi Dominus pro tanto huc pignore vecto,
Cuncti exoremus, felicia regna Polorum.

(Questa iscrizione posta sulla prima urna della Sacra Spina è così tradotta dal Merra a pag 137:
"«Ecco una delle tante maggiori Spine della Corona, con cui le mani crudeli dei Giudei trafissero le tempia sacrate di Gesù. Quando concorrono la Parasceve ed il venticinque di marzo, come è antica tradizione, allora questa, oh meraviglia!, si vede tutta insanguinata, imperciocchè suol essere aspersa di alcune gocce di sangue. A noi Carlo II [D'Angiò] Re di Sicilia, la portò da Parigi, città capitale della Francia. Con cuore devoto, e con ginocchio piegato deve venerarsi questa Spina del Redentore, che di roseo sangue bagnossi, quando, vendicatore dell'umana scelleratezza, tollerò le spine, come altrettanti aghi. Cantiamo gratissimi cantici: Gloria al vincitore, e perenni monumenti di vittoria, imperciocchè con la fronte irta di spine fiaccò la potenza di Satana. Preghiamo tutti, affinchè il Signore, per tanto pegno qui portato, gli conceda il felice regno del cielo»,"
La Sacra Spina durante l'esposizione del 2005
[esposizione della Sacra Spina - marzo 2005]
Continua l'abate Medrano
"...Ingenuamente asserir dobbiamo, che Carlo II. ne fosse l'unico e principale latore, ed a noi mandata l'avesse, quando egli venne appellato Re della Trinacria. ... Ora nel tempo, che Carlo II. dissimpegnava in Francia l'incarico, a cui si era obbligato, chi non vede, che in memoria de' ricevuti benefizi frequentando egli la Sagra Cappella eretta nel Palaggio Reale, dove si custodiva ed adorava la Sacra Corona di Spine di Nostro Signore, industriato si fosse a svellere alcuna di esse, e portarle nella sua Reggia in Napoli? Erasi ormai questa sacra industria resa familiare a molti Principi, tal che in questi ultimi tempi si è ridotta la Santa Corona a stato tale, che non vi compariscono più le spine intorno a Lei, vedendosi nuda e spogliata di tutte le cuspidi, siccome insegna il dotto Calmet (Calmet Diction. V. Spinae): «Notat Barlet, Coronam illam, quae in Sacra Aede Parisiis servatur, post revulsam postremam Spinam, Regnante Ludovico XIII., cuspidibus hodie penitus destitui»: aggiungendo, che la Sacra Corona non tutta intiera si conserva nella Real Cappella, ma la metà è riposta nella gran Chiesa di Nostra Dama in Parigi, non so se meglio conservata della prima, o più o meno disarmata delle sue cuspidi.
Può adunque con fondamento stabilirsi, che Carlo II. dopo tante vicende occorse dall'anno 1289., in cui partì la prima volta in Francia fino al 1300., delle quali non è mio proponimento descriverne le serie, essendo in fine venuto in Napoli a stabilirsi fissamente senza più uscire dal Regno col titolo di Re di trinacria, com'erasi convenuto nelle Capitolazioni firmate à 19. di Agosto dell'anno siddetto 1300., avesse allora condotte seco le Sacre Spine di Nostro Signore, delle quali, siccome abbiamo di sopra riferito ne donò alcune al Duomo di Napoli, e l'altra diede in prezioso monumento a Beatrice di lui figliuola, la quale venuta in Andria la donò a questo Duomo (in cui, a relazione dell'Ughelli tom. 7., resiedeva Vescovo Giovanni eletto dal Pontefice Bonifacio VIII.) insieme  col Sacro Teschio della Santa Vergine e Martire Colomba troncatole per la Confessione della Fede di Gesù Cristo dall'Imperatore Aureliano nella Gallia Senonese nell'ultimo dì di Dicembre, il quale Teschio ugualmente è conservato nel Tesoro di questo Duomo.
"
"Provata già con argomenti sì solidi l'origine, onde sia in questo Duomo pervenuta la Sacra Spina di Nostro Signore, a segno che può ai Critici più rigorosi ed esatti rimanere alcun luogo da dubitarne: stabilito per certo l'assioma Teologico, che delle Spine, onde fu trafitto il Sacratissimo Capo di Nostro Signore, alcune per virtù Divina reviviscono, siccome insegna P. Berti (P. Berti, Istor. Ecclesiast. Tom I. nella dissertazione 4. Isagogica de Jesu Christo universi humani generis Redemptor &.54 pag.124): «De numero Spinarum nil apud Veteres: recentiorum vero diversae, ideoque incertae Sententiae, quasdam virtute Divina reviviscere, scribit Gregorius Iuronensis apud Ballesterium»: resta ora, che vediamo con pubblici e legittimi documenti, se siasi autenticato co' fatti il gran prodigio ne' recitati Carmi registrato, cioè, che quando si uniscono la Parasceve, e 'l dì venticinque di Marzo, la suddetta Spina comparisce aspersa di sangue:"

Quando Parasceve et Martis vigesima quinta
Concurrunt (veluti Majores ore probarunt),
Tunc hæc (oh quam mirum!) tota cruenta videtur,
Quæ solet esse alias guttis aspersa quibusdam.

"... Non prima dell'anno 1633 si trova nelle schede antiche qui conservate il primo documento del prodigio avvenuto: imperocché, per quanto rappresenta il Duca Francesco del Balzo (Franc. de Bauc. in Histor. Invent. Corpor. S. Richar. die 23 Aprilis 1748. ex Bibliot. Vallicell., et apud Ughelli Tom. 7: in vita S. Richar. die 9. Junii)) al Sommo Pontefice Eugenio IV. nella sua Relazione data a 15 Settembre dell'anno del Signore 1451., che si conserva nella Biblioteca Vallicelliana nella Chiesa Nuova in Roma, e donde Ferdinando Ughelli l'ha fedelmente trascritta, venuti in questo Regno gli Ungheri per la Guerra nata fra il Re d'Ungheria, e la Nostra Regina Giovanna I. a cagion della morte del Re Andrea, appena che in questa Città arrivarono, fra gli altri dispetti e stragi che operarono, si misero spietatamente a devastare non meno la Biblioteca di questa Chiesa, che tutti gli altri Archivj in Andria esistenti, cosicché si perdettero miseramente le più belle notizie e memorie, che si erano fino allora gelosamente conservate. «Erat autem (leggesi nella sopraddetta Relazione del Duca del Balzo) in arce præ aliis custos nomine et re Malus Spiritus, qui et ipse cohortes assecutus est, et tradidit civitatem, à quibus nedum expoliata, verum etiam omnibus bonis nudata est. ... ubi etiam tota Ecclesię biblioteca fuit amissa». Quelle altre Schede poi, e Monumenti pubblici, che fra l'universale rovina poterono conservarsi, furono quasi tutte maltrattate e consunte dal flagello della Peste, di cui la prima infestò nell'anno 1528. tutta l'Italia, nel qual tempo, perocché tutt'i Principi Europei emuli della grandezza dell'Imperator Carlo V. erano collegati ad abbassarla, morì sotto le mura di Napoli Mr. Odetto de Foi Lutrek, che la teneva assediata a 16. di Agosto, ed insieme molte Città di questa Provincia, e fra esse Andria, la quale come stava soggetta al suo Duca Spagnuolo Luigi di Cordua, nel di cui nome la governava Giovanni Molina di Valenza, non era andata immune dall'ira del Lutrek, che appena entrato in Città co' suoi soldati Francesi, per parte de' quali venne ad invadere questo Regno, saccheggiò barbaramente molti Sacri luoghi, e de' depositi di Lei. La seconda nell'anno 1656 ridusse tutte le Nostre Provincie all'esterminio di due terzi de' Popoli, a segno che quando da' superstiti fu fatta l'espurgazione de' mobili, furono messi a fuoco tutti gli Archivi pubblici, e privati, colla perdita d'infinite Scritture, e Monumenti; ond'è, che ora non n'esistono che alcune poche stampate fortunatamente dal Fato Comune, ed altre, che portano data più recente, e non molto lontana da noi. Del che non è mestieri addurne altra autorità a testimonianza, salvocché la costante tradizione della maggior parte de' Cittadini attualmente viventi.
Il primo documento adunque è un pubblico atto rogato per Notar Gian. Alfonso Gurgo di Andria, con cui attesta, che nel dì 25. Marzo dell'anno 1633., essendo caduto il Venerdì Santo, la Sacra Spina apparve sanguinolenta e con frequente variazione di Sangue del preziosissimo Capo di Nostro Signore, aggiungendovi, che per relazione de' loro maggiori erasi saputo, che quante volte il giorno del Venerdì Santo era caduto nel dì 25. di Marzo, essa Spina sempre apparve nella stessa maniera, com'è stato di sopra espresso, e come allora appariva nell'Urna di argento per mezzo dell'Iscrizione tempo fa messa intorno di Lei. Eccone trascritto l'atto originale (...).
28 marzo 1932: processione della Sacra Spina in Via Bovio
[28 marzo 1932: processione della Sacra Spina in Via Bovio]
Il secondo documento è ricavato dalla Santa visita Pastorale di Monsignor Cassiani Vescovo di Andria fatta nell'anno 1644, il quale visitando la S. Spina volle tramandare a' posteri tutto ciò, ch'egli avea veduto accadere di prodigioso nel Venerdì Santo di quell'anno caduto nel dì della Santissima Nunziata, dopo di averla colla maggiore avvedutezza esaminata tre giorni innanzi successivamente alla presenza di molti Teologi, e Dottori, di tutto il Popolo, e di molti Forestieri qui concorsi, e quindi tornati ad osservare nel Sabato Santo per vederne il ritorno all'antico stato. Il perché registrò ne' suoi atti, che in quel giorno apparvero nella Spina molte e diverse gocce e macchie di Sangue circa l'ora Nona, che circa il tramontar del Sole andavano insensibilmente mancando. Se ne legga l'original documento (...) nel quale benché apparisca essere stato ordinato di doversene stipulare pubblici stromenti per futura memoriam di tanto prodigio, pure non ne fu mai stipulato alcuno, per quante indagini siansi scrupolosissimamente prese negli Archivj Ecclesiastici, e nelle Schede antiche de' Notari, forse perché erano il Clero e'l Pubblico contentissimi della sola testimonianza del proprio Pastore, che riputavasi come sacro, ed indubitato documento. Ciò viene maggiormente comprovato dagli atti della S. Visita di Monsignor Alesandro Egizio successore di Monsignor Cassiani, ne' quali leggo, che egli si dolse fortemente col Clero di non essersi eseguiti gli ordini dell'Antecessore Cassiani intorno alla stipola de' suddetti Stromenti, che doveano inserirsi negli atti della Santa Visita; ond'è, che qualche parte in tal mancanza n'ebbe la trascuraggine e la negligenza. E se nella chiusa dell'atto leggasi scritto, che non vi esisteva altro documento o scrittura antecedente, che autenticasse il prodigio, derivò certamente, che niuno si diede la pena di osservare le antiche Schede, in una delle quali si sarebbe ritrovato il testè rapportato pubblico atto rogato da Notar Gurgo nel 1633., reggendo la Cattedra Vescovile Monsignor Franceschini.
Il terzo ed ultimo documento è un pubblico atto rogato per Notar Michelagnolo de Micco di Andria à 25. Marzo dell'anno 1701., allorché reggea la Cattedra Vescovile Monsignor Andrea Ariani di chiarissima ed immortale memoria sì per la Santità della sua vita, che per la vasta estenzione del suo sapere. Si attesta con quello, ch'essendo sortita in quell'anno la Feria Sesta della Parasceve nel dì 25. di Marzo, poiché si aspettava il sospirato prodigio, che per antica tradizione dovea avvenire, l'Abate D. Domenico Antonio Manafra Vicario Generale allora di questa Curia Vescovile, coll'assistenza di molti Ecclesiastici, e Soggetti cospicui, avendo osservata nel giorno antecedente la Sacra Spina, la vide nel suo solito stato, cioè di color cinerizio, così dalla sua sommità, che fino all'estremo; ma la mattina poi del Venerdì Santo, precedute le più fervide preghiere, e dirotte lagrime de' fedeli, verso l'ora Sesta cominciò palpabilmente a vedersi comparire alla superficie della Spina alcune macchie di sangue, e quindi poiché fu trasportata dalla Cappella di S. Riccardo su la Tribuna del Maggiore Altare, esponendola alla vista di tutt'i Fedeli, si vide ripiena di molte macchie di Sangue dalla sua sommità sino al basso, siccome continuò ad osservarsi fino all'ora di Nona, quando le suddette macchie di Sangue cominciarono ad andare chiaramente sparendo. Io ne trascrivo qui sotto (...) l'atto originale, in cui potranno rilevarsi tutte quelle particolari circostanze, che concorsero dal principio del prodigio sino al termine.
Egli è vero che sì per regolarità del Calcolo Astronomico, che per la costante testimonianza de' vecchi ottagenarii, e nonagenarii ancora viventi, seguì lo stesso prodigio nell'anno 1712., quando governava questa Chiesa Monsignor Niccolò Adinolfi; ma lo stesso fato di non esserne presa la menoma cura per la misera condizione del tempo, ha fatto sì, che non se ne trovi verun documento, o pubblica testimonianza sì nelle Schede de' Notari, che negli Archivj della Curia, e della Chiesa. Scorrendo impertanto gli atti delle Visite Pastorali, trovo nella Visita di Monsignor Gian Paolo Torti aperta nell'anno 1722., ch'essendosi visitata la Santa Spina vi erano in Lei alcune macchie di color violaceo, le quali, secondo asserivano e testificavano gli astanti di avere co' proprj occhi osservato, nel concorso della Parasceve col dì 25. di Marzo, si cambiavano in color Sanguigno sparso de recenti. Il che dimostra ad evidenza la veracità del prodigio seguito nell'anno più vicino al 1722., che fu appunto il 1712., quando gli Astanti Convisitatori, i quali furono l'Arcidiacono de Robertis, l'Arciprete Palombella, il Cantore Tesse, il Primicerio Renza, e 'l Priore Pincerna, trovaronsi graduati, ed assistenti. Se ne rapporti l'originale documento per maggiore chiarezza di quanto si è esposto (...).
Quanto nulladimeno è stato fin ora costantemente creduto per antica tradizione, e per la relazione de' lodati Vescovi, ha formata l'universale espettazione di veder successo in quest'anno [1785], ch'è occorso il fortunato incontro della Festa della Santissima Nunziata col giorno della Parasceve. Tenendosi impertanto dietro al lodevolissimo sistema, con cui regolò questo Sacro negozio il testè commendato Vescovo Ariani, furono per ordine di Monsignor Illustriss. e Reverendiss. prescelti dal Clero, e da tutti gli Ordini Religiosi, i più savj e valenti Teologi, l'Avvocato Fiscale di questa Curia Vescovile, e di più illuminati Filosofi del Pubblico, perché nell'osservazione dell'aspettato prodigio si fosse tenuto lontano dalla mente degli spiriti forti ogni sospetto d'illusione, o di alterata fantasia. Infatti essendosi nel Giovedì Santo alla vista di gente numerosissima osservata la Sacra Spina, la quale dopo il corso di diciotto Secoli è serbata, come se ora fosse svelta dal proprio virgulto, della lunghezza di quattro dita circa, e della grossezza di un filo di spago, o sia di una spina naturale, con cui fu allora messa a confronto, si trovò, che avea il fondo di color cinerino col finimento subscuro, e quasi violaceo; e un segno bianco nella punta, come una punta di ago, sicché sembrava un poco spuntata. Indi nella stessa punta si vide dall'altra parte, donde essa spina s'incurva alla via d'innanzi, una macchia oscura, che si accosta al color suboscuro, la quale seguita dalla parte sinistra dell'Urna, cioè dalla punta macchiata fino al piede della Spina, dello stesso color suboscuro. Oltracciò nel mezzo di lei dallo stesso lato si osservarono chiaramente alcune piccole macchie delle quali quattro se ne distinsero evidentemente, ed altre si videro in confuso da non potersi numerare. Dall'altra parte dell'Urna non si trovò nella punta della Spina alcun segno bianco, come fu osservato nella prima, ma fu veduta dello stesso color suboscuro, che continua fino alla metà, e comparisce poi fino al termine tutta macchiata, ma non così carica, come pare al di sopra. Congregatisi quindi nella mattina del Venerdì Santo nella Cappella del Santo Protettore i suddetti Teologi, e Filosofi, coll'intervento, ed assistenza degli Eccellentissimi Signori d'Andria, che si segnalarono nella pietà e nella divozione del Signor Cavaliere D. Carlo Ischoudy Brigadiere e Colonnello delle Guardie Svizzere, e di molti altri riguardevoli soggetti, dalle ore dodeci fino alle sedeci, che interpellatamente per più e più volte osservarono la Sacra Spina, non vi trovarono alterazione o cangiamento veruno dallo stato del giorno antecedente. Allora fu, che cresciute le lagrime e le preghiere del popolo numerosissimo, ugualmente compunto dalla robusta eloquenza del valentissimo Padre Lettor Anselmo da Barletta Cappuccino montato sul Pergamo, che dalle continuate orazioni del Clero di questa Cattedrale, cominciò patentemente ad osservarsi, che la Divina Misericordia erasi già piegata ad esaudirle. Infatti dalle ore sedeci e minuti cinque si vide generalmente ad evidenza in essa Spina una sensibile mutazione nelle macchie, le quali siccome per lo innanzi apparivano suboscure, e quasi violacee, così da quell'ora fino alle ore ventuna e mezza apparvero sensibilmente più vivide, e dilatate. Spettacolo sì santo e sì tenero esposto alla pubblica venerazione incominciò da tal ora a mancare, dacché incominciarono a poco a poco le suddette macchie a ritornare nello stato primiero, siccome per l'ultima volta fu osservato nelle ore ventiquattro, e minuti; tal chè veduta nuovamente la mattina del Sabato Santo colla stessa solennità de' giorni passati fu ritrovata nello stesso stato, in cui si vide la prima volta nel Giovedì Santo. Questa fu l'ingenua testimonianza de' Teologi, e Filosofi nominati, i quali l'autorizzarono con solenne giuramento nel pubblico atto rogato da molti Notaj Cittadini, e Forestieri, de' quali io ne rapporto un solo (...), affinché con più distinzione e chiarezza possa rilevarsi tutto ciò che accadde nel mentovato sacro giorno insieme colle particolari circostanze, che l'accompagnarono. Quelle grazie impertanto, che furono allora rese all'Altissimo per un beneficio sì grande e segnalato, a cui si compiacque per sua misericordia infinita chiamarci a parte, se gli rendano perpetuamente da tutti i veri Credenti per averci donato un pegno sì prezioso, che rende Andria sopra tutte le altre Città Cristiane oltremodo privilegiata e distinta; ed abbiano gli empj di che confondersi ed arrossirsi in rimirando sempre più gli effetti prodigiosi della Divina Onnipotenza."
[tratto da "Relazione del prodigio operato nel ... 1785 ... nella Sacra Spina", manoscritto dell'abate Domenico Medrano (poi pubblicato in "Notizie principali dei prodigi operati ... nella Sacra Spina", tip Sante Cannone e F., Bari, 1855)].
Il presieguo dei fatti lo preleviamo dalle "Monografie Andriesi" del Merra; da pag 153 dei I volume scrive:
"IL MIRACOLO DEL 1796. La Diocesi di Andria era retta da Mons. D. Salvatore Maria Lombardi, allorchè ai 25 marzo 1796 Gesù benedetto degnavasi, nella sua misericordia infinita, rinnovare il miracolo della sua Sacratissima Spina, essendosi avverata la coincidenza del Venerdì Santo con la festa dell' Annunziata. Il prodigio avvenne dalle ore 16 sino alle ore 21½. Giusta il processo rogato pel Notaio D. Francesco Paolo Cristiani di Andria, nella Sacra Spina, si osservarono varie mutazioni, massime con alcune striscie di sangue vivide e dilatate. Allora il Rev.mo Monsignor Lombardi, e Monsignor Arciprete D. Giuseppe Ceci, Pro-Vicario Generale, fecero trasportare la Santa Reliquia nel supportico della porta piccola della Cattedrale, il quale mette nello spiazzo, appellato la Corte, e propriamente avanti il palazzo Ducale. Quivi essendosi preparato all'uopo un Tosello, sopra di esso si espose alla pubblica osservazione e venerazione non solamente di tutto il popolo Andriese, ma di molti forestieri ancora. L'apparizione durò sino alle ore 21½ . Di poi le macchie sanguigne della Santa Spina ritornarono al primiero loro stato."
"La perdita ed il ricuperamento della Santa Spina. Il 23 marzo del 1799 fu per Andria l'infaustissimo dei giorni! ... quando il nemico assalì le mura con le scale, e per lo scoppio d'un obice si apri la porta del Castello, ed il Generale con la scelta dei guerrieri penetrò in città, ove trovò guerra peggiore; 687 Andriesi caddero vittima dei Francesi! Nel saccheggio Andria perdè la statua colossale di argento del glorioso suo patrono San Riccardo: un busto di argento entro cui conservavasi la testa del medesimo: un Reliquiario che ne conteneva il Cuore, ed il Pellicranio: un altro busto anche di argento con entro la testa della Vergine e Martire Santa Colomba: l'Ostensorio con tutta l'Ostia Santa: le Pissidi, gettate sacrilegamente per terra le sacre particole: il Palliotto di argento del maggiore altare, dono di Monsignor Palica: non che la teca preziosissima, in cui religiosamente si custodiva la Sacra Spina, proprio quella teca, che quattordici anni prima avevano fatto i genitori di Ettore Carafa, che con la sua legione unitamente alla truppa Francese venne all'eccidio di Andria! ..."
28 marzo 1932: processione della Sacra Spina in Piazza Municipio
[28 marzo 1932: processione della Sacra Spina in Piazza Municipio]
Il Merra qui si dilunga nella descrizione degli avvenimenti; eccone una sintesi scritta da Agostino Saba nell'Osservatore Romano del 15 gennaio 1932, e riportata nel DVD prodotto nel 2005 dalla Diocesi di Andria:
"... Nel Merra e nell’Agresti c’è il racconto del rinvenimento. Attraverso varie peripezie commerciali la Spina passò al Vescovo Guarini di Venosa, che la affidò morendo al cameriere. Trent’otto anni di silenzio avvolsero la reliquia. Una fanciulla di Venosa, la figlia del fortunato cameriere Gaetano Montedoro, la scoprì ad un andriese. Di qui visite, perquisizioni, processi canonici e viaggio di ritorno della Spina ad Andria col trionfale ingresso nel Duomo, nell’ottobre del 1837, essendo Vescovo Mons. Cosenza che disse al popolo parole di fede. («Un miracolo straordinario nel 1837. ... L'anno 1837, il giorno 2 dicembre in Andria. Noi Monsignore Giuseppe Cosenza, Vescovo di Andria, avendo osservato nel primo giorno del prossimo spirato novembre lo straordinario ravvivamento delle macchie della Sacrosanta Spina, ricuperata, la Dio mercè, da questa nostra Chiesa dopo la perdita fatta nel saccheggio del 1799, giusta il nostro verbale della data del di primo novembre, siamo stati col nostro Clero e popolazione intenti ad osservare ogni giorno il suddetto sacro pegno della incoronazione di nostro Signore, per vedere la durata del detto miracolo, e sempre più magnificare la speciale grazia, che in tale occasione riceviamo da Dio. E facendo le anzidette osservazioni, abbiamo conosciuto che insino alla giornata di ieri, primo del corrente decembre, il descritto ravvivamento delle macchie siasi costantemente conservato, senza alcuna varietà lungo lo stelo di essa Santa Spina. ...»)
Gli avvenimenti che tolsero ad Andria la Spina sono ricordati dai cronisti locali con tanta povertà di dati che farebbero dubitare della verità storica sul rinvenimento di una reliquia così preziosa e pur così leggermente conservata; ma i miracoli del 1842 («...verso le ore 23 della sera avendo riportata la Santa Spina sull’Episcopio, con indicibile sorpresa, si osservò ravvivata in modo da sbocciare in delicatissimi fiorellini d’un colore argentino, come quelli delle spine. La loro grandezza era quanto la testa di uno spillo, ed il gambo di una sottigliezza estrema. Questo prodigio si osservò tutta la sera del venerdì santo. »), 1853 «... Alle ore 16 di tal giorno ... Monsignor Vescovo sali sul pergamo, e dette principio alle preghiere ... In questo frattempo cominciossi a notare un certo cambiamento nella parte estrema della Sacra Spina, che comparisce intrisa del preziosissimo sangue. Proseguendosi le preghiere, ed avvicinandosi l'ora di sesta, il mutamento della macchia sanguigna della punta si fece sempre più sensibile. Finalmente la punta si vidde addivenuta del tutto vermiglia, e come intrisa di fresco sangue, marcandosi specialmente la lucidezza che l'accompagnava, ed un cerchio suboscuro, che principiava ove appunto terminava la macchia del preziosissimo sangue. Alle ore 19 tutti unanimemente gridarono al miracolo, e tutti alla vista del miracolo proruppero in pianti di tenerezza, di consolazione, e di compunzione.», 1864 («Un popolo immenso, devoto, ansioso di vedere il miracolo riempiva le tre navate della Chiesa. Da tutti s’innalzavano fervide preghiere al cielo, da tutti si sospirava e si piangeva; mentre dal Quaresimalista, il P. Salvatore de Silvestris del SS. Redentore, di poi vescovo di Conversano, si eccitava il popolo alla confidenza nella divina misericordia. Ed ecco che, alle ore 20 e minuti 35, nella punta scheggiata della Santa Spina cominciò a manifestarsi una lieve tinta rosso cupo. Alle 20 e 3/4 questa tinta si fece più carica, ed intorno alla punta occupò uno spazio lungo due linee. alle ore 21 compite, tutti scorsero la detta tinta, ma senza rigonfiamento, nè lucido»), che trovano larga ed abbondante documentazione nelle Monografie Andriesi di Mons. Merra; e quello del 1910 che il Can. Agresti ha così affettuosamente illustrato («... al Venerdì Santo ... si era giunti alle ore 18,30 ... ed il miracolo non avveniva! ... La funzione del Sabato Santo s'avviava al termine. ... Erano le ore undeci, quando alcuni Sacerdoti e borghesi, che stavano in adorazione a piè dell'altare, dove travavasi esposta la S. Spina, fu avvertito un sensibile cangiamento nelle macchie, specialmente in quella della punta, che prendeva il colore vermiglio di sangue, e dilatavasi verso il centro. Fu in quel momento solenne di commozione, che non sapemmo frenare; e tolta la S. Reliquia fra le braccia, la mostrammo al popolo, impartendo con essa la benedizione. ...»), [questi prodigi] lasciano allo storico il compito di studiare, mentre richiamano il fedele ad inchinarsi in atto di pia adorazione.
"
Per il miracolo avvenuto nel 1932 riportiamo un frammento della cronaca scritta da Recchia Vitantonio sul "Giornale d'Italia" del 27 marzo 1932:
"Giornata veramente memorabile, quella di ieri. Già fin dalle prime ora dell'alba, donne del popolo e uomini infervorati dalla preparazione di questi giorni si sono riversati nella Cattedrale. ... Verso il tocco ogni angolo della chiesa è occupato. A stento i militi dell'Arma benemerita riescono a mantener ferma la marea umana che ondeggia nell'attesa, impaziente ma fervida, di preghiere. ... Alle 16,15 il dr. Chicco, soffermandosi ancora una volta ad osservare la Reliquia, si volge verso il Vescovo e le altre Autorità, e comunica lo svolgimento dell'atteso prodigio divino. La notizia è compresa dal popolo, in un attimo, ad un cenno soltanto. È un delirio di commozione che esplode. Mons. Bernardi, visibilmente commosso, col ciglio visibilmente bagnato, si porta sull'altare e solleva all'ammirazione del popolo, che invoca il Signore, la Sacra Reliquia. ... Le campane a stormo annunziano ad Andria la lieta novella."

Chiudiamo con gli ultimi due miracoli avvenuti in questo secolo: il 25 marzo 2005 e il 25 marzo 2016

Miracolo del 25 marzo 2005

Riportiamo dapprima la cronaca scritta sulla Gazzetta del Mezzogiorno da Michele Palumbo per il miracolo del 2005:
"Due schermi, posizionati in piazza Duomo e in piazza Catuma, hanno permesso a migliaia di persone di seguire le varie fasi di quanto accaduto. E proprio alle 20.00 si nota un primo cambiamento: sulla punta della spina c'è un grumo rossastro, come una bolla, una gemma che vuol venire fuori. Poi è la parte superiore della spina a mutare: pare diventare porosa, sembra pelle invecchiata, addirittura incenerita, poi ritorna ad essere come è normalmente, il grumo sulla punta compare ancora, si notano anche piccole escrescenze, i mutamenti durano un'ora."
e alcune frasi scritte nella stessa pagina da Aldo Losito sulle aspettative del popolo:
"l'attesa maggiore la si riscontra tra gli andriesi e in particolar modo tra gli anziani che hanno aspettato oltre settant'anni la coincidenza del Venerdì Santo con il giorno dell'Annunciazione. «Abbiamo sempre saputo del "prodigio" attraverso le testimonianze dei genitori e dei nonni - racconta la 65enne Michela - pregare davanti alla Sacra Spina è stato particolarmente emozionante»."

Ostensorio della Sacra Spina "Fr.lli Ruotolo"        
[L'ostensorio "Fr.lli Ruotolo" (part.)    e    la Sacra Spina prima (ore 20:02) e durante (ore 20:45) il prodigio del 25 marzo 2005 - riprese: "Fotottica Guglielmi"]

In occasione del 6° Convegno Internazionale di Studi sulla Cultura Popolare dal tema “Con Maria Regina dei Martiri Amore alla Chiesa”, svoltosi a Bitonto il 3 ottobre 2011, il dott. Francesco Stanzione nel suo intervento su “Misteri e Reliquie della Passione”, in merito alla nostra Sacra Spina e, in particolare, al miracolo del 25 marzo 2005 ha detto:
… … …
La corona di spine ci rimanda alle tante “spine” sparse per tutta Europa e ritenute appartenenti a quella che realmente cinse il capo di Gesù, allorquando fu presentato al popolo da Pilato. … tra queste, occorre fare menzione di quella che si trova proprio nella nostra Puglia, nella città di Andria, e che viene denominata appunto come “La Sacra Spina di Andria” … La particolare importanza della Sacra Spina di Andria è data dal fatto che, ogni volta che il Venerdì Santo coincide con il 25 di marzo, avviene un particolare prodigio.
… il miracolo si è ripetuto il 25 marzo del 2005 nella Cappella di S. Riccardo della bellissima Cattedrale di Andria, dalle ore 20,00 alle ore 23,00 circa, ed è stato così descritto dai medici facenti parte della Commissione incaricata di redigere il Verbale di constatazione dei mutamenti dello stato della Sacra Spina, composto di due pagine scritte e di tre riproducenti nove foto che testimoniano le varie fasi:
Ore 20,00: Sulla punta della Spina un piccolo rigonfiamento di colore rosso rubino.
Ore 20,05: Scomparsa del colore rosso.
Ore 20,20: Sulla punta della Spina il rigonfiamento (bozzo) sempre più grosso. Colore sempre rosso vivo rubino.
Ore 21,05: Ricompare la gemma e sul corpo della Spina verso la punta presenza di piccole granulazioni biancastro-lanuginose.
Ore 21,15: persiste la granulazione biancastra lanuginosa e scomparsa della gemma alla punta.
La commissione speciale che ha valutato l’evento prodigioso era presieduta dal vicario, don Antonio Tucci, e comprendeva oltre ai canonici della cattedrale e ad altri sacerdoti, religiosi, medici, un notaio, esponenti dell'associazionismo e giornalisti. La commissione si è riunita più volte ed ha anche esaminato la Sacra Spina prima del 25 marzo, per attestare, con una ricognizione, lo stato delle macchie. …
Posso assicurare che quando ci si trova di fronte a questa reliquia, si vive sempre una grande emozione, cosa che già da sola conferma che veramente quella “Spina” è stata sul capo di Cristo.

Miracolo del 25 marzo 2016

Riportiamo riflessioni, osservazioni, testimonianze e immagini  (di “Confalone fotografi”, Andria) tratte dalla rivista “Insieme - speciale 25 marzo 2016

Silvana Campanile, segretaria della speciale commissione per la Sacra Spina, riflette e scrive (pp.12-15):
«Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero.» (1 Re 19, 11-12)
Con questa leggerezza il Signore ci ha sussurrato la sua presenza in questo Venerdì Santo …
Un’attesa iniziata il 24 marzo 2015 con i primi vespri dell’Annunciazione del Signore, inizio dell’Anno Giubilare della Sacra Spina concesso da Papa Francesco con Decreto della Penitenzieria Apostolica.
Un pellegrinaggio che ha attraversato tutto l’anno, accompagnandoci fino al 25 marzo 2016 davanti alla preziosa Reliquia del Nostro Signore Gesù Cristo, nella Cappella di San Riccardo della Cattedrale di Andria.
Un anno ricco di diverse opportunità di riflessione, di preghiera, per rinvigorire la fede e crescere nella testimonianza della carità cristiana, con lo sguardo a Cristo e all’umanità, come rappresentato dal logo scelto per l’Anno Giubilare, con il volto del Cristo seicentesco dell’antico Monastero delle Visitandine di Minervino Murge: Ecco l’uomo. Gesù Cristo sorgente e modello della nuova umanità.
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In ricordo della giornata, un francobollo celebrativo emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico ed una medaglia commemorativa a tiratura limitata di n.2000 esemplari, il cui prototipo è custodito ora dal Capitolo Cattedrale a futura memoria.
… … …
Il 25 marzo 2016 la Chiesa Cattedrale è stata aperta dalle ore 7.00 per accogliere i fedeli. Alla stessa ora è iniziata l’osservazione da parte dei Canonici e dei componenti della Commissione Scientifica e Pastorale, non senza emozione e trepidazione, ma con responsabilità e onestà.
Da dopo le ore 9.00 le prime variazioni di colore, poi la gemmazione, osservata in maniera evidente e concordemente da tutti intorno alle ore 16.10. Quindi lo stupore, i dubbi, la responsabilità di dover trasmettere agli altri quanto osservato, l’attesa di ulteriori segni.
Per molti ancora vivo il ricordo del 2005, quando, alle ore 20 del 25 marzo, ebbe inizio il manifestarsi del prodigio in maniera più sensibile, con un piccolo rigonfiamento rosso rubino sulla punta della Sacra Spina. Dunque la difficoltà di vivere questa esperienza nella sua unicità. Del resto le cronache dei prodigi avvenuti nei secoli che ci hanno preceduto non riportano mai un’unica manifestazione, uguale negli anni.
Poi il Vescovo, guida del popolo di Dio, ha dato l’annuncio del miracolo, durante la Celebrazione della Passione del Signore delle ore 17.00, in Cattedrale.

la medaglia commemorativa anno giubilare       francobollo celebrativo ricorrenza miracolo Sacra Spina 25/03/2016
[la medaglia commemorativa anno giubilare - francobollo celebrativo ricorrenza miracolo Sacra Spina 25/03/2016]

Annota (a pag.9) Don Gianni Agresti, Presidente del Capitolo Cattedrale, Componente della Speciale Commissione per la Sacra Spina:
“… … … Un segno che richiama al mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, ma anche segno della devozione e della sequela di coloro che ci hanno preceduto. Una devozione viva, autentica, mai spentasi, come testimoniato dai numerosi pellegrini che sostano in preghiera nella nostra Chiesa Cattedrale, venerando la Sacra Reliquia. Ne seppe farsi interprete, Mons. Antonio De Fidio, Canonico cantore della Cattedrale, che compose la musica sacra eseguita quest’anno durante la Via Crucis, nel 60° anniversario della morte dell’organista e compositore andriese: “Responsorio della Sacra Spina” (1921); “O Crux” (1917); “Sepulto Domino” (1918).
Venerdì mattina la reliquia della Sacra Spina è stata esposta nella Cappella di San Riccardo sul sarcofago in legno dorato dove anticamente erano poste le ossa del Santo Patrono della Città e della Diocesi.
Da allora si è fatta più intensa la preghiera e l’attesa fiduciosa di quanti hanno affidato al Signore le proprie vite, i propri cari, le sofferenze, le attese, i desideri, nella certezza che il Signore accoglie, comprende e realizza le promesse di vita.

La Cattedrale nel pomeriggio del venerdì Santo 2016, durante il miracolo della Sacra Spina
[La Cattedrale nel pomeriggio del venerdì Santo 2016, durante il miracolo della Sacra Spina - foto "Confalone"]

Vincenzo Larosa nella sua cronaca cita le parole che Mons. Raffaele Calabro ha rivolto ai fedeli durante la funzione religiosa, e commenta (pp. 4-5; 15-16):
Silenzio, preghiera, contemplazione. Questo l’atteggiamento delle decine di migliaia di fedeli che nella giornata del Venerdì Santo hanno sostato dinanzi alla Sacra Spina. La Cattedrale e le piazze limitrofe, piazza Catuma e piazza Duomo, gremite di persone, hanno atteso con atteggiamento orante, il miracolo annunciato da S.E.R. Mons. Raffaele Calabro durante la Celebrazione della Passione del Signore, alle 17.40 di un Venerdì speciale per la Diocesi di Andria.
«Mi fa piacere in questa circostanza annunciare a tutti voi in maniera solenne che il Miracolo è già iniziato prima dell’inizio dell’azione liturgica. Un episodio significativo molto bello che ci dice come il Signore ama la nostra Diocesi, tutti i fedeli, tutte le persone, per questo rinnova questo miracolo che non è semplicemente un prodigio per mostrare la grandezza o cose straordinarie, quanto per dirci che Cristo sofferente ma risorto sta in mezzo a noi, prega per noi, sta vicino a tutti noi, agli ammalati, ai sofferenti, a quelli che sono poveri, ai disabili. Viviamo questo momento con grande devozione, non c’è bisogno che lo dica perché da quello che posso vedere voi mi insegnate come si fa a vivere in maniera splendida questa giornata indimenticabile. Così sia.»
Con queste parole intense, S.E.R. Mons. Raffaele Calabro ha annunciato ufficialmente, durante la Celebrazione della Passione di Nostro Signore, alla folla di fedeli l’inizio del miracolo. Il silenzio assordante dell’Assemblea prima e, subito dopo, l’applauso di ringraziamento delle migliaia di fedeli, riecheggerà a lungo nelle orecchie di chi era presente. Il Miracolo, che a distanza di undici anni si rinnova e riempie l’ordinarietà del quotidiano di una straordinarietà che ci mostra il lato tenero e glorioso di un Dio che ama il proprio popolo. Una Spina che rinvigorisce dopo millenni, una spina che muta di aspetto, si ravviva e prende vita dalle gioie e dalle speranze, dalle tristezze e dalle angosce della storia e del presente.
Non solo l’Amministratore apostolico della Diocesi di Andria Mons. Calabro, ma anche S. E. Mons. Luigi Mansi, Vescovo eletto della Diocesi di Andria e S. E. Mons. Luigi Renna, Vescovo della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano a prendere parte alla giornata speciale per la nostra Chiesa diocesana. Una presenza quella dei tre vescovi che testimonia la grandezza di un evento miracoloso.
Fedeli provenienti non solo dalle città della diocesi, giunti per vivere da vicino questo segno forte della presenza di Dio, evento atteso anche in diverse parti del mondo. La presenza di molti ospiti venuti da molto lontano è la dimostrazione palese di una devozione che va oltre e arriva molto lontano. Primo fra tutti, il Nunzio Apostolico in alcuni territori dell’America Centrale, Mons. Nicola Girasoli, a capo di una delegazione di ambasciatori e diplomatici giunti da India, Danimarca, Nigeria e Francia, in pellegrinaggio per la Sacra Spina.

Il prezioso reliquiario "Morselli"      la Sacra Spina prima e durante il prodigio del 25 marzo 2016
[Il prezioso reliquiario "Morselli" e la Sacra Spina prima e durante il prodigio del 25 marzo 2016 - foto "Confalone"]

Dal “Verbale di constatazione dei mutamenti dello stato della Sacra Spina” del 25/03/2016 si trascrive uno stralcio dei cambiamenti più rilevanti constatati (pp. 6-7).
… … … rispetto allo stato della Sacra Spina come in dette ricognizioni (del 13 febbraio e 21 marzo ultimo scorso) verificato, alle ore 9 (nove) e minuti 12 (dodici) circa, si è rilevato un fenomeno visibile ad occhio nudo, senza l’ausilio di particolari fonti di illuminazione e/o specifiche lenti di ingrandimento, consistente nell’inscurimento della parte apicale della Sacra Spina soprattutto nei lati sinistro e posteriore.
… … … Successivamente verso le 16 (sedici) e minuti 10 (dieci) il costituito Mons. Giovanni Massaro dichiara che il Can. Giannicola Agresti e il Dottor Nicola Rosario Minerva hanno rilevato la presenza di un lieve rigonfiamento di colore bianco a forma sferica, a mò di gemma, posto a tre millimetri circa dall’apice, lato destro della Spina, più precisamente sul bordo inferiore della scheggiatura apicale; quindi tutti i presenti come sopra indicati sono invitati alla osservazione diretta a seguito della quale tutti verificano e confermano i cambiamenti in atto.
Successivamente, verso le ore 17 (diciassette) e minuti 10 (dieci), il costituito Mons. Giovanni Massaro fa presente che, come rilevano tutti i presenti da una osservazione a occhio nudo, oltre la “gemma” precedentemente descritta si nota una seconda posta all’apice della spina e quindi una terza posta 4/5 millimetri sotto la prima; inoltre, più verso la base della spina, il residuo del precedente prodigio dell’anno 2005 sembra come rifiorire.
Il costituito Mons. Giovanni Massaro mi dichiara che anche S.E. Monsignor Raffaele Calabro, giunto nella Cappella di San Riccardo alle ore 16 (sedici) e minuti 55 (cinquantacinque) circa, ha constatato le evidenze sopra riportate.
… … …

25 marzo 2016: Mons. Mansi, affiancato da Mons. Renna, espone all'adorazione la reliquia della Sacra Spina     25 marzo 2016: Mons. Calabro osserva l'avvenuto prodigio
[25 Marzo 2016: Mons. Mansi, affiancato da Mons. Renna, espone all'adorazione la reliquia della Sacra Spina e poi Mons. Calabro osserva l'avvenuto prodigio. - foto "Confalone"]


Il prossimo prodigio della Sacra Spina di Andria è atteso, se il Signore vorrà concederlo (ai nostri posteri!), il 25 marzo del 2157.

Nell'altra pagina sono descritti i vari reliquiarii utilizzati nel corso dei secoli per esporre la Sacra Spina.
leggi il seguito nell'altra pagina
[le foto degli ostensorii della Sacra Spina e della processione sono tratte dalla pubblicazione in DVD del 2005; la documentazione fotografica per il miracolo del 2016 è stata tratta dal sito della Diocesi di Andria e dalla rivista "INSIEME - speciale 25 marzo 2016"]