il presbiterio

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Il Presbiterio:
Altare della Natività - Trono e coretto Baronale

Gli storici locali dell'Ottocento e del primo Novecento affermavano che nel Seicento e (parte del) Settecento c'era sul lato sud (a destra) del presbiterio un ambiente destinato (in modo indecoroso, a detta dei Vescovi in visita) ad ospitare l'Altare della Natività (della Vergine Maria e non del Messia!), facente parte della zona più antica del Palazzo dei Del Balzo; (forse ipotizzarono che) i duchi avessero concesso detto ambiente alla Cattedrale in cambio della realizzazione ed accesso al coretto baronale nel presbiterio, dove la famiglia ducale perveniva attraverso la corrispondente stanza superiore del Palazzo, chiamata appunto ‘del coretto’.
Sull’arco che era situato su detto lato sud del presbiterio è incisa la data della sua costruzione: il 1544 (anno ricadente durante l’episcopato di Mons. Giovanni Francesco Fieschi); tale data è anteriore all’acquisto del Palazzo Ducale da parte dei Carafa, 8 settembre 1552, e quindi precedente al restauro ed ampliamento da essi operati su tale Palazzo. Per quale scopo era stato edificato quell'arco? Dai documenti risulta realizzato per ospitare l'altare della Natività della Vergine Maria. L'arco infatti fu eretto nel Cinquecento a spese della nobile famoglia Mione che possedeva il giuspatronato su tale altare, come è testimoniato dallo stemma inciso per ben tre volte su di esso, sui due piedistalli e nella chiave, ed è documentato nelle visite pastorali dei Vescovi.
Diversi elementi inducono a pensare che questo altare - cappella della Natività di Maria Vergine non avesse un ambiente che si inoltrava alquanto nel Palazzo Ducale, ma consistesse solo nel fornice prodotto dal poderoso arco il quale, ampiamente sporgendo nel presbiterio, ospitava al suo interno l’altare, così come poi dal Settecento riterrà una pregevole credenza e negli anni Trenta del Novecento l’altare del Crocifisso.
Gli storici, Borsella e Agresti, non adducono alcuna testimonianza comprovante che anticamente tale cappella si inoltrasse nel Palazzo Ducale e il suo arredo consisteva del solo altare con l’icona della Vergine a dossale, ma spoglio di tutto.

Leggiamo ciò che ipotizza la Roberto nel libro sotto citato in merito al Tronetto ed al camminamento:

La scelta della Contessa Beatrice [D'Angiò con Bertrando Del Balzo] di risiedere ad Andria fu probabilmente condizionata dall'ottima accoglienza offertale dalla popolazione andriese, conseguenza del dono fatto dalla Contessa al Capitolo della Cattedrale, consistente nella Sacra Spina della Corona di Cristo che fu deposta, insieme ad altri suoi doni, nel presbiterio della Cattedrale.
Il Capitolo della Cattedrale ringraziò per tale dono permettendo l'introduzione di un Tronetto Baronale, all'interno della Cattedrale, di fronte a quello del Vescovo. A questo Tronetto, che rimase a disposizione delle famiglie Ducali per i secoli a venire, si accedeva dal Palazzo Ducale attraverso un porta, oggi murata, che si apriva all'interno di un ambiente indicato nei documenti come ‘stanza del Tronetto’.
parte rinascimentale del Palazzo unito alla Cattedrale
... Sicuramente quella parte di Fabbrica, contigua alla Cattedrale [foto a destra] e così architettonicamente differente dall'intero Palazzo Ducale, è la dimostrazione di quanto è stato ipotizzato: fu lasciata tale [dai Carafa] perché garantiva il collegamento del Palazzo alla Cattedrale, infatti uno degli ambienti corrispondenti a questa sezione di prospetto è la ‘stanza del Tronetto’, lo stesso Tronetto che il Capitolo della Cattedrale aveva donato alla contessa Beatrice D'Angiò in cambio della Sacra Spina.
volta a schifo della sala del tronetto nel Palazzo Ducale
... Prima di giungere al piano nobile [del Palazzo Ducale], salendo dalla medesima scala, dal pianerottolo intermedio ci si immette in un ambiente che corrisponde alla ‘stanza del Tronetto’ e che sul prospetto verso Piazza la Corte ha l'affaccio sul primo balcone. Entrando si è testimoni di un magnifico esempio di architettura rinascimentale: una splendida volta "a schifo con lunette", il cui attuale rivestimento è un intonaco bianco che rimosso potrebbe nascondere piacevoli sorprese; sostando qui per un attimo ci si accorge di un'apertura, ormai chiusa, sul muro comune alla Fabbrica della Cattedrale. Dunque questa stanza fu detta del Tronetto perché da quella porta il Conte Bertrando Del Balzo e la sua famiglia potevano assistere alle funzioni religiose che si svolgevano nella Cattedrale sedendo appunto a quel Tronetto, posto di fronte a quello del Vescovo e precisamente sul presbiterio, che il Capitolo della Cattedrale aveva donato alla Contessa Beatrice D'Angiò.
L'uso di questo Tronetto Baronale fu ereditato anche dalla famiglia Carafa, fino al 1691, anno in cui, in seguito alle dispute tra Fabrizio V Carafa, allora Duca, ed il Vescovo Vecchia, fu portato via dalla Cattedrale e bruciato dai cittadini andriesi in Piazza La Corte. L'avvenimento portò ad un cambiamento importante: il Tronetto non fu più portato nella Cattedrale, interrompendo così i rapporti tra la Famiglia Ducale e la Chiesa, ed inoltre imponendo la chiusura della porta che collegava il Palazzo con la Cattedrale. Solo nel 1744, con il Vescovo Mons. De Anellis, il quale fece costruire un magnifico trono episcopale, si ripristinò il Tronetto Baronale e contestualmente la riapertura della porta che collegava il Palazzo alla Cattedrale; di certo la sua attuale chiusura non è documentata ed è sicuramente successiva all'arrivo della famiglia Spagnoletti al Palazzo.
... Ritornando su Piazza la Corte, guardando ancora la sezione di prospetto confinante con la Cattedrale, noteremo che il piano terra è caratterizzato da un portale ad arco che attualmente conduce ad una rimessa. Come per il primo piano, anche in questo caso è necessario evidenziare un particolare: la muratura che chiude il piano terra s'interseca con quella della Cattedrale, e precisamente con il muro del presbiterio, formando con il transetto della stessa una rientranza; particolare questo poco raffinato dal punto di vista architettonico, forse perché risultato di modifiche successive.
... Le due rimesse [confinanti con il Presbiterio della Cattedrale], in origine, corrispondevano ad un camminamento pubblico di cui si trova un'attenta descrizione nel testo del Morgigni "La Cattedrale di Andria e le sue antichità" del 1907. L'autore fa riferimento all'attuale sacrestia maggiore e parla di un corridoio che parte da questa e che un tempo girava intorno alla chiesa dai lati che guardano verso oriente (verso Piazza Catuma, quindi intorno all'abside) e verso mezzogiorno, ossia la parte che costeggia il Palazzo Ducale. Questo corridoio in parte è adibito all'attuale "sacrestia dei cassetti" ed in parte era la via coperta, rimasta tale fino agli ultimi anni del XVIII secolo, che tra la Cattedrale ed il Palazzo Ducale dava accesso da Piazza la Corte a Piazza Catuma e viceversa. Fatto ancor più importante è che il Morgigni faccia corrispondere questo corridoio, o galleria semicircolare, all'antico portico del nostro Tempio superiore, richiamando la tipologia delle antiche Chiese, chiamandolo Vestibolum perché così era indicato fino all'anno 1451 in molte delle "Relazioni" del Duca Francesco II Del Balzo lette dallo stesso autore.
[tratto da "Palazzo Ducale di Andria", di Grazia Maria Roberto, edito nel 2001 a cura della Regione Puglia C.R.S.E.C. BA/3, pagg. 10, 17-18, 21-22].

NOTA: Le piante del palazzo ducale sono riproduzioni adattate delle tavole 8 e 13 allegate al testo di Grazia Maria Roberto “Palazzo Ducale di Andria”, edito nel 2001 a cura della Regione Puglia C.R.S.E.C. BA/3.

lato sinistro del presbiterio dov'era il tronetto del Vescovo
Nella foto scattata nel presbiterio dopo l'incendio del 1916, è ben visibile sulla parete sinistra l'apertura che immetteva al coretto del vescovo, di fronte al quale, sull'altra parete c'era il coretto del Duca.

Descrive il Borsella il luogo:
“ A fianco sopra quattro gradini del medesimo marmo paesano, si alza splendido il trono Episcopale, dorato profusamente ad oro pretto, fissato sotto dell'Ampio Coretto del Vescovo a modo di Baldacchino, fregiato egualmente di oro, con due Serafini seduti ai lati, egregiamente architettato con eleganti rabeschi in cima, e fiori, terminante con fiocchi. Si osserva nel mezzo una grande impresa, che consiste in braccio fra le di cui dita si stringe un anello. Sotto lo stesso risplende il divino Amore. Vien fiancheggiato da due pilastri forniti di basi e capitelli, sopra de' quali seggono due grandi Cherubini con ali aperte. La sedia del Vescovo a grande spalliera, e a bracciuoli sta nel mezzo, artificiosamente lavorata, avendo in cima concava lucida chiocciola, e la testa di vago Angioletto e altri fregi che lateralmente l'adornano, consistenti in festoni sparsi di rose, con grappoli di uva. Quest'opera stupenda di bella Architettura venne eseguita da Tommaso Porziotta, nostro concittadino a spese del vescovo Domenico Anelli Andriese, che da Acerra in Principato citra ottenne da Benedetto XIV di f. m. la traslocazione in questa sede, avendone preso possesso in Luglio del 1743. ... ”
“A fronte del suddetto trono esisteva il coretto Ducale, ben costrutto, di legno, con finestre dirette e laterali, onde osservare le funzioni chiesiastiche, il quale sporgea dal palazzo del Feudatario.”

tratto da "Andria sacra", [di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pagg. 57-58].

Conferma l'Agresti le informazioni del Borsella, facendo risaltare le sue perplessità sulle motivazioni che potettero spingere mons. De Anellis a far risorgere nel presbiterio il trono ducale, con tanti sacrifici eliminato nel 1691. Scrive:
"[Mons. Domenico De Anellis] Arricchì di molti arredi il Duomo, fe’ costruire, a sue spese sul Presbiterio, il magnifico Trono Episcopale, tutto decorato a pretto, oro zecchino, sormontato da un ampio Coretto, a modo di Baldacchino (egualmente decorato di oro zecchino), cui si accede dalle stanze del Palazzo Vescovile.
Amico di Casa Carafa, Mons. De Anellis fece rinascere nella Chiesa Cattedrale il Trono Baronale, fatto costruire di fronte a quello Episcopale, dal quale non differiva per la eleganza della forma, per la ricchezza degl’intagli e degli ornati, decorati egualmente ad oro zecchino. Ad esso si accedeva dall’interno del Palazzo Ducale, ed aveva tre finestre prospicienti sul Presbiterio, una di fronte e due laterali. [In nota aggiunge:] Non sappiamo veramente per quale causa Mons, De Anellis avesse fatto risorgere quel trono, che fu causa di tanti dissidii fra i Vescovi suoi predecessori ed i Duchi Carafa, e che apportò tanto danno alla città, per la sommossa popolare del 1691, della quale abbiamo fatto parola innanzi!"

[tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.I, cap. XIV, pag. 306-307].


Nella foto dell'incendio del 1916 è ben visibile la balaustra in marmo eretta da Mons. Bolognese nel 1826. Il vescovo ne parla nella sua relazione triennale che invia alla Sacra Congregazione del Concilio ai primi di gennaio di quell'anno, scusandosi di non poter effettuare, per malferma salute, la sua "Visita ad SS. Apostolorum Limina" [*].
Presbyterium huius meae Cathedralis sane spatiosum est quoque laicis expos. quapropter a viris, aeque ac mulieribus frequentatum diebus praesertim solemnioribus … indecentissime. Statui igitur ad tollendam a Domo Dei abominationem illud munire, et claudare cancellis… marmore, expensis Mensae Ep.lis. Proximo venienti mensis Maii ponentur, ut pepigi cum Artefice Neapolitano. … Datum Andriae die 3. Ianuarii 1826_
La balaustra viene quindi eretta perché venga impedito l' "indecentissimo" accesso sul Presbiterio dei laici, uomini e donne, atto "abominevole per la Casa di Dio".
La Sacra Congregazione del Buon Governo esamina la Relazione del Vescovo e vi appone, in italiano, una dettagliata nota critica, utilizzata poi come base per la risposta ufficiale in latino inviata in "Die 27 Iunii 1829". Eccone l'interessante stralcio:
Relazione Pastorale di Monsignor Giovanni Battista Bolognese nato in Chieti 4 Luglio 1747_ traslato da Termoli 19 Aprile 1822_ alla Chiesa Vescovile di Andria nel Regno delle Due Sicilie.
… Ha osservato rigorosamente la residenza. Non ha tralasciato di predicare, di amministrare il Sacramento della Sacra Unzione, e di conferir gl’Ordini. Fa larghe elemosine. Ha chiuso con Pietre di Marmo il Presbiterio della Cattedrale, ch’è assai vasto, perché non vi entrassero laici uniti alle Donne, come soleva avvenire per l’innanzi con scandalo. Tanto dice di sé stesso. … Come ognun veda di molte cose tralascia di parlare.… .
NOTA
[*] La trascrizione della Visita ad Limina è tratta da "Microfilm DOM - N-5228, ARCHIVIO VATICANO, Cong. Conc. Andria, P. IA".

Dopo gli ultimi restauri (2005-2008) alcune (4) colonnette che formavano l'antica balaustra per un certo periodo sono state poste tra il presbiterio e il transetto a sostegno di un cordone rosso, steso a scopo decorativo quando non si svolgono celebrazioni sacre (dette colonnine della balaustra del Bolognese sono state poi [nel 2021] sostituite con altre).