la volta

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volta della chiesa
[particolare della volta - elab. colore su foto Aurelio Malgherini, 1935]

La volta della chiesa

Riportiamo la descrizione che della volta ne fa l'Agresti.

"Quattro grandiosi archi, fregiati di rosoni e foglie nel mezzo, sostengono la volta della Chiesa, tutta ornata di finissimo stucco.
Nel mezzo di essa si vedono dei grandi dipinti, chiusi in cornici dorate;
- il primo
[sulla calotta del presbiterio] rappresenta la SS.ma Trinità, cui la Chiesa è dedicata [nella foto il primo in basso con panneggi di stucco];
      gli altri rappresentano
- il Patriarca S. Benedetto
[centrale nella volta, firmato “Vitus Calò inv. et pinx. 1774”], pontificalmente vestito nell’atto di celebrare il sacrificio della messa; di dispensare la Eucaristia ai suoi discepoli [nella foto il più grande in alto];
- d’insegnare la regola ai medesimi;
- e finalmente nell’atto di sedere al desco con la diletta sorella Scolastica, assistita da un’altra monaca, e da due fraticelli dell’ordine benedettino.
"

[tratto da "La Chiesa delle Benedettine", in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di M. Agresti, tipi Rosignoli, Andria, 1912, Vol.II pag.107-109]

Più romantica e direi un po' barocca la descrizione del Borsella.

"... Alzando quindi lo sguardo ai dipinti dell'eccelsa volta,
ti si para primieramente la Triade, con panneggio di stucco e con fimbrie e con fiocchi pendenti.
In secondo luogo un gran quadro in cui il gran Divo di Norcia, pontificalmente vestito nel sacrificio della Messa,  che celebra in gran pompa, ciba dell'eucaristico pane i suoi discepoli.
In terzo mentre insegna agli alunni le regole da professare.
Infine quando siede con la diletta di lui sorella Scolastica a parco desco, assistiti da altra monacella, compagna della medesima, e da due fraticelli, uno dei quali con brocca fra le mani.

Tutti i suddetti dipinti forniti di cornici dorate, vengono recinti da graziosi ornamenti di stucco, che coloriti a verdognolo, e piombino danno piacevole risalto a quei quadri"

[tratto da Andria Sacra, di G.Borsella, Tip.Rossignoli, Andria, 1918, pp.230]

Una descrizione ancora diversa che aggiunge alle prime altri dettagli la scrive il citato ispettore della Sovraintendenza Pantaleo nella sua relazione del 1909:

"Le volte sono a cannucce, riquadrate in vario senso da cornici a fogliame e cartocci; sugli archi vi sono cartelle con putti. Questa decorazione in stucco è assai bene condotta, concepita con larghezza e fine gusto.
Sull’asse della volta vi sono numero quattro pitture riguardanti la vita di S.° Benedetto. Quella centrale porta l’iscrizione:  Calò 1822, [1] pittore Molfettese ch’ebbe grido di buon artefice ed infatti i dipinti hanno eccellenti qualità pittoriche, di disegno e di composizione, e mostrano tutte le qualità ed i caratteri di quella schiera di pittori pugliesi, che con il Nicola Porta, il Giaquinto ecc, si accostarono alla pittura spagnola, divenuta italiana in Napoli, a cagione di quelle tinte a contrasto, di forti chiari, e di forti scuri, ossia luce ed ombre tangenti, che conferiscono ai dipinti energia e mistero che tanto predilessero il Ribera, il Fracanzano, il Caravaggio, Paolo de Matteis, Mattia Prete ed il Finoglia."


NOTE

[1] L'ispettore della Soprintendenza Angelo Pantaleo nella citata relazione scrive d'aver letto nella tela centrale la firma "Calò 1822", ma nella descrizione sintetica degli affreschi riportata dall'Osservatore Romano del 16//11/1935 si rinviene scritto "Furono eseguiti anche allora i dipinti che sono disposti negli ovali della volta e sugli altari ... Sono lavori mediocri, che pur attirano per una certa ingenuità d’espressione, di un pittore pugliese che segnò il suo nome a piedi della tela centrale della volta: Vitus Calò inv. et pinx. 1774".
A mio parere è esatta questa seconda lettura, nella quale si datano gli affreschi al 1774, data che rientra nel periodo in cui si andavano ultimando i lavori di rifinitura della Chiesa, la cui riconsacrazione avvenne il 2 giugno 1776, come recitava la lapide all'ingresso della medesima.