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Chiesa di
Sancta Maria Mater Gratiae

ingresso
[foto di S. Di Tommaso - 2007]

La chiesa di Mater Gratiae sorse dove c'era l'abbandonata cappella di San Giovanni Battista, di proprietà, al tempo, della famiglia De Majoribus, che aveva abitato la casa confinante; fu edificata nella prima metà del Seicento e una prima descrizione dettagliata della Chiesa ce la fornisce mons. Triveri nel 1694 .

Nella sottocitata e interessante relazione "LA CHIESA DI SANCTA MARIA MATER GRATIAE IN ANDRIA" gli autori ci forniscono i seguenti cenni storici:
... La parte più cospicua del nostro, pur limitato, corpus di notizie, deriva dalla consultazione dei documenti dell’Archivio di Stato di Bari e della Soprintendenza ai Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici della Provincia di Bari.
Nello stesso luogo in cui sorge la chiesa di Mater Gratiae esisteva un’antica cappella dedicata a San Giovanni Battista. La chiesetta di San Giovanni Battista in Andria era sotto il patronato di sedici tra chierici, militari e cittadini andriesi i quali donarono successivamente la chiesa, con tutti i beni mobili ed immobili, ai canonici Agostiniani di San Leonardo in Siponto. L’atto fu stipulato in Andria per mano di un Guglielmo notaio, nel Maggio 1201, ed è tra le pergamene dei monasteri soppressi
(Archivio di Stato di Napoli: pergamene dei monasteri soppressi ,Vol. 427).
Dopo pochi anni l’Imperatore Federico II di Svevia confiscò ai canonici di San Leonardo tutti i loro beni e li donò ai suoi Cavalieri Teutonici che presero possesso della chiesetta di San Giovanni Battista; costoro costruirono in città un Ospizio con bella Chiesa sulla quale effusero tutto il loro talento artistico come si vede dal portale, mai abbastanza lodato per ricchezza e finezza dei bassorilievi. Gli Agostiniani vi si trasferirono dall’anno 1387 quando i Teutonici scomparvero dalle loro sedi in Andria ed in Puglia. [1]
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La chiesetta di San Giovanni Battista, dopo i Teutonici, divenne proprietà della famiglia De Majoribus che si estinse, nel sec. XV, con Francesco. Questa chiesetta sarebbe stata sin da principio nota presso gli andriesi per una sacra icona di Maria, che si ammirava dipinta sul muro. Essendo caduta in rovina la chiesetta, con essa anche la sacra immagine venne presto dimenticata dai cittadini. Nel 1622 Andria usciva da un fierissimo duello tra il suo Duca Antonio Carafa e il suo Vescovo Antonio de Franco: fino ad allora la città viveva sotto il terrore di rappresaglie e censure.
Fu allora che avvenne un fatto prodigioso [2]: la visione celeste della Madonna ad una ragazza di nome Dorotea Vangella appartenente ad una famiglia importante in quel tempo ad Andria. In visione la Madonna disse di essere quella dipinta nella Cappella di San Giovanni Battista, di essere dolente dell’abbandono da parte dei cittadini e di voler ritornare ad essere venerata.

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Demolita la secolare cappella, fu presto costruita una nuova chiesa seicentesca in cui fu collocato il blocco tufaceo su cui era dipinta l’Immagine benedetta. Della vecchia Chiesa non si volle perdere la memoria e si stabilì nella nuova una confraternita dal titolo di San Giovanni Battista. Ciò viene confermato da una lapide quivi esistente. Il gran numero di doni votivi alla Chiesa finirono nella zecca di Napoli nel 1760.
Questo Tempio fu sempre sotto la cura dei Cappellani nominati dal Capitolo Cattedrale ad eccezione di un breve periodo, dal 1807 al 1818 avendo Mons. Lombardi affidato la direzione di detta Chiesa ai frati Carmelitani.
Delle vicende della fabbrica nel periodo di tempo compreso tra il 1800 e il 1928 non vi sono notizie: a questa ultima data risale infatti una richiesta di sussidio per il restauro dell’edificio.
Lo stato di conservazione della Chiesa ha conosciuto un rapido declino accelerato dai danni alluvionali causati dalle avversità atmosferiche e testimoniato da una fitta corrispondenza tra la Soprintendenza e l’Ufficio del Genio Civile (1982).
Lo stato di abbandono in cui versava l’edificio ha causato nel 1984 il crollo di un quinto della volta ad incannucciata che costituiva la controsoffittatura della Chiesa: in quella occasione fu commissionato un rilievo fotogrammetrico della parte restante della volta allo scopo di ricostruirla, come era, dopo averla demolita poiché pericolante.

[testo tratto da "LA CHIESA DI SANCTA MARIA MATER GRATIAE IN ANDRIA" elaborato a cura degli studenti del Laboratorio di Restauro Architettonico della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari: M. Loconte, A. Tota, L. A. Sforza e M. Tota, prof.ssa Teresa d'Avanzo, e pubblicata ne I QUADERNI della Biblioteca Diocesana "S. Tommaso d'Aquino", Andria, n°2, 01/2003, pagg. 59-61]

NOTE
[1] Qui si parla della Chiesa e convento di Sant'Agostino, dove gli Agostiniani si trasferirono non più tardi del 1358 e non nel 1387, stando ai documenti prodotti nel 1930 da P. Mariano Ferriello O.S.A. in "Gli Agostiniani in Andria", Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 1930, pag. 17.
[2] L'anno in cui accaddero tali avvenimenti è il 1624 e non 1622; era duca Fabrizio III di casa Carafa ed il vescovo era Antonio Franco (vescovo dal 1604 al 1625).