Chiesetta di S.Giovanni Battista, 1201

Contenuto

La chiesa di S. Giovanni Battista
poi dedicata a Mater Gratiæ

Premessa

Nel quartiere "Plancole" del borgo antico di Andria, tra largo La Corte e la collegiata di San Nicola, nel Duecento esisteva, già da tempo immemore, una chiesetta dedicata a S. Giovanni Battista, nella quale tra gli altri dipinti spiccava, non sappiamo da quale data, per qualità e culto l'affresco di una "Madonna dell'Umiltà", tipo particolare di "богоматерь умиление (in lettere latine si scrive "Bogomater' umileniye" e si legge "Bogàmatr'ìmilìi"), cioè, Madonna della tenerezza".
È questa una rarissima icona, se non unica, in cui il Bambino è così fiducioso e soddisfatto delle premure materne da non avvertire il bisogno di abbracciarla, ma, a braccia conserte, segno di accettazione, le volge parzialmente le spalle e la mira mentre Ella guarda altrove; tale posa e i loro volti velati di tristezza fanno pensare che intimamente meditino sul doloroso mistero della nostra Salvezza.
Maria non è una Θεοτόκος òδηγήτρια, (in lettere latine "Theotókos òdēgḗtria" e si legge "Teotòco odìgitrìa", cioè, "Madre di Dio che indica la via [Gesù]") non presenta o indica il Figlio-Dio al fedele come la Madonna dei Miracoli nella valle di S.Margherita, ma, col capo reclinato verso il suo Bambino a mo' di sottile intesa, amorevolmente lo regge sul ginocchio destro trattenendolo delicatamente con ambedue le braccia; vi si notano inoltre altre caratteristiche proprie di una "Madonna dell'umiltà": è a figura intera, seduta per terra, forse su un cuscino, comunque non in trono, e, conseguentemente, in abbigliamento pregevole ma non regale (le corone sono state sovrapposte successivamente dai fedeli).

Di questa chiesetta si conserva un prezioso documento del 1201, qui di seguito trascritto, tradotto e criticamente annotato.

resti della chiesetta di S. Giovanni Battista?  resti della chiesetta di S. Giovanni Battista? Affresco di una Madonna della tenerezza
[resti architettonici della chiesetta di S. Giovanni Battista (?)  e affresco della Madonna dell'umiltà ivi scoperto nel 1624 - foto S. Di Tommaso - 2007]

da "Regesta Chartarum Italiae"

Regesto di S. Leonardo di Siponto

(a cura di) Fortunato Camobreco (1873-1917)

(stralcio da pag. 80)

La Chiesa di S. Giovanni Battista di Andria,
nel 1201 diventa "jus patronatus"
del monastero di S. Leonardo di Siponto

[trascrizione del testo originale in latino]

REGESTUM S. LEONARDI SIPONTINI

127.

+ A[nno]. ab inc[arnationis]. .MCCI., a[nno]. .IIII. regnante Frederico rege Sicilie, ducatus Apulie, Capue principatus, mense madio, ind[ictionis]. .IIII.

Nos Eustasius presb[yter]. fil[ius]. Petracce, Iohannes presb[yter]. fil[ius]. [Gu]sandi, Zoccarus presb[yter]. fil[ius]. Diligij, Iohannes Monachus presb[yter]. fil[ius]. Vincencii, Andreas miles de Principe, Andreas miles de Sibilia, Sabinus de Passaro, Sammaricius fil[ius]. Angeli Azuparelli, Nicolaus de Calo Iohanne, Andresanus de Donato, Eustasius de Rosula, Laurentius fil[ius]. Mathie Perclusi, Riccardus fil[ius]. Maraldi [1] de Iardino, Simeonus de Quatrata, Felix fil[ius]. Carangeli de Iardino, Caroangelus de Iohanne Bone, civitate Andri, [2] patroni eccl[esiae]. S. Iohannis Babtiste site in loco Plancole in eadem civitate Andro, [2]
presente Thoma regio iudice Andrio, ...
astante nobiscum Barth[olomeo] milite de Isaac in omnibus ut advocato ...
tibi Petro priori eccl[esiae]. S. Leonardi de Siponto obtulimus totum ius patronatus nobis pertinens in predicta ecclesia S. Iohannis, salvo iure oblacionis sue reverencie si quod ab eadem ecclesia Andrensi matri ecclesie debetur, et si nobis presbiteris concessum fuerit secularia derelinquere et habitum predicte eccl[esiae]. adsummere, ita a vobis nos tanquam confratres vestri in ipsa ecclesia recipiamur;
vadiam tibi dedimus, nobis ipsis fideiussoribus; .xxx. regales auri ecclesie componamus.

Guilelmus not[arius]. [ST(=Signum tabellionatus)]. Dat Censor regis Thomas mihi dogmata legis.

+ Ego Bartholomeus miles.
[+] Ego Iohannes presb[yter].
[+] Ego Chesar miles t[estis]. s[um].
+ Ego Sa[binus] de Passaro t[estis]. s[um].
+ Ego Eustasius presb.
+ Ego ... afus miles de Ysaac.
+ Ego Ganocarus presb[yter].
+ Nicolaus de Calo Iohanne t[estis]. s[um].
+ Ego Iohannes de ... t[estis]. s[um].
+ Ego Simeonus de Quatrata t[estis]. s[um].
+ Ego magister Victorius t[estis]. s[um].

 

NOTE    (nel testo originale)

Mon. Soppr. 5, 427. Originale, macchiato. Nel verso, nota sincrona:
[carta de] Sancto Iohanne in Plancole de [civitate Andrie]

[1] Nel testo Maral

[2] Così nel testo

 

[tratto da “10. Regesto di S. Leonardo di Siponto”, a cura di Fortunato Camobreco (XV u. 386 S. m. Abbildungen), per conto di Istituto Storico Italiano - Istituto Storico Prussiano (oggi: Deutsches Historisches Institut in Rom), Roma, Ermanno Loescher & C.° (W. Regenberg), 1913, p.80.]

Tarì di Ruggero II (dritto e rovescio rilevati da 2 monete dverse)

[traduzione in lingua italiana]

REGESTO di S. LEONARDO di SIPONTO [*]

Nell'anno dall'incarnazione 1201, nel 4° anno di regno di Federico [II di Svevia] [1r], re di Sicilia, Duca di Puglia [2r] e Principe di Capua, nel mese di maggio, quarta indizione.

Noi Eustasio, presbitero figlio di Petracce, Giovanni, presbitero figlio di Gusandi, Zoccaro, presbitero figlio di Diligio, Giovanni Monaco, presbitero figlio di Vincenzo, Andrea, [nobile] cavaliere da Principe, Andrea, [nobile] cavaliere da Siviglia, Sabino da Passaro [antica città dell'Albania, a quel tempo bizantina], Sammaricio, figlio di Angelo  Azuparelli, Nicola [cavaliere greco-bizantino?] da "Bel Giovanni" [3r], Andresano da Donato, Eustachio da Rosula, Lorenzo, figlio di Mattia Perclusi, Riccardo, figlio di Maraldo da Giardini, Simeone da Corato, Felice, figlio di Carangelo da Giardini, Caroangelo da Giovanni Bono [4r] [o della famiglia di Giovanni Buono, o forse anch'egli cavaliere bizantino di Giovanni Comneno], nella Città di Andria, titolari del diritto di patronato sulla Chiesa di S. Giovanni Battista eretta in zona Plancole della stessa città di Andria,
davanti a Tommaso, giudice regio in Andria ...
presente con noi Bartolomeo, nobile cavaliere della stirpe-famiglia di Isacco, d'ogni atto patrocinatore ...
conferiamo a te, Pietro, priore della Chiesa di San Leonardo di Siponto, l'intero diritto di patronato di nostra pertinenza nella predetta Chiesa di San Giovanni, salvo il diritto sulle offerte di deferenza eventualmente esistente da parte di essa Chiesa verso la Cattedrale di Andria, purché a noi sacerdoti venga concesso di smettere l'abito secolare e indossare quello della predetta Chiesa [di San Leonardo di Siponto], così che noi siamo accolti in tale Chiesa come vostri confratelli;
ti diamo garanzia, per noi stessi garanti, alla Chiesa aggiungiamo trenta reali [tarì] d'oro [5r].

[Firma del] notaio Guglielmo e geroglifico personale di autentica. Tommaso, regio magistrato mi fornisce le disposizioni di legge.

[Seguono le firme di molti degli intervenuti, in parte su nominati:]
- il patrocinatore, primo firmatario:
✳Bartolomeo, nobile cavaliere della stirpe-famiglia di Isacco;
- due sacerdoti della Chiesa di S. Giovanni Battista, (forse più importanti) titolari che cedono il diritto di "jus patronatus" al Monastero di Siponto:
✳ Giovanni, sacerdote, figlio di Gusandi,
✳ Eustasio, sacerdote, figlio di Petracce,
- i testimoni:
✳ Chesar, nobile cavaliere,
✳ Sabino, proveniente da (o originario di) Passaro,
✳ Nicola, proveniente da "Bel Giovanni" [Comneno?],
✳ Giovanni, originario di ... (parola non trascritta, forse indecifrabile),
✳ Simeone da Corato,
✳ Vittorio, maestro [d'opere, architetto].
- due personaggi non scritti tra i titolari del diritto né indicati come testimoni:
✳ ...afus, nobile cavaliere della stirpe-famiglia di Isacco,
✳ Ganocarus, sacerdote;

NOTE   del redattore della pagina

[*] Quanto è evidenziato in grigio e scritto tra parentesi quadre è una chiarificazione-interpretazione del redattore di questa pagina (Sabino Di Tommaso).

[1r] Federico II di Svevia, nato il 26/12/1194, re di Sicilia dal 17/05/1198, nel maggio del 1201, data in cui si redige questo atto, non governava effettivamente; in suo nome amministrava il regno Marcovaldo di Annweiler, Procurator regni Siciliae.

[2r] Per Puglia si intendeva gran parte dell'Italia meridionale: all'incirca l'attuale Puglia, Basilicata e Calabria Settentrionale. I titoli di Duca di Puglia e di Principe di Capua erano stati ereditati dalla madre, figlia del re di Sicilia Ruggero II il normanno.

[3r] Giovanni II Comneno, imperatore, detto Calò-Iohannes o Bel Giovanni dallo storico del tempo Niceta Coniate, ... tuttavia nel 1201 governava l'impero bizantino Alessio III; Giovanni II Comneno era morto nel 1143.

[4r] "de Iohanne Bono", citatazione presente in altri documenti del XII secolo, come, ad esempio, nel "Innocentii PP. III. decretum in controversia de Ecclesia Spinalamberti" (Muratori, Antiquites Italicae Medii aevi, Vol.V. p. 345), del novembre del 1213, in riferimento all'abbazia di Nonantola.

[5r] Nel periodo precedente l'effettivo regno di Federico II, ai tempi di Guglielmo II (normanno), si trova in altre due carte (carte segnate nn. LXVII e CCCIII nell'Archivio del Monastero di S. Sebastiano [in "Commento ... sulla Costituzione di Federico II ...", di A.Chiarito, Napoli, 1772, pag.90]) la garanzia, o pena pecuniaria, di "Regales auri triginta". Con tale nome erano allora chiamati i tarì d'oro normanni, corrispondenti, in base agli scarsi carati d'oro presenti (meno di 16/24), a 15 grani d'oro ciascuno; 30 tarì quindi valevano 450 grani=18 grammi d'oro (i Tarì dei Saraceni, coniati precedentemente tra il 963 ed 1060, erano invece a più alto titolo di oro, tanto che 30 tarì valevano 580 grani. Commercialmente comunque "Trenta Tarì sono un oncia, et i venti grani sono un Taro d'oro" scriveva Giovanni Lami a col 297 delle sue "Novelle letterarie", tomo XV, Firenze, 1754.).


Alcune considerazioni

L'atto, steso in Andria in originale su pergamena, dimostra che il diritto di "jus patronatus" sulla Chiesetta di San Giovanni Battista fu "totum" ceduto a un certo Pietro, Priore (dal 1197 al 1223) [1c] dei Canonici regolari di Sant'Agostino dell'antica abbazia (già benedettina) di San Leonardo di Siponto in Lama Volara, complesso che allora fungeva da "domus hospitalis ad susceptionem pauperum" (come è scritto in due pergamene dello stesso "Regesto di San Leonardo di Siponto", trascritte dal Camobreco nel volume citato, nei precedenti nn. 10 e 11 "... ecclesiam S. Leonardi nec non hospitalem domum, sitam in lama Volari ..." - "... ecclesiam cum hospitali ibidem fundato ad susceptionem pauperum ... ").

Per alcuni anni quindi, dal 1201 e non oltre il 1260, gli Agostiniani del monastero di San Leonardo furono presenti in Andria in questa Chiesa; probabilmente utilizzarono la sede andriese con i suoi annessi, prevalentemente come appoggio - sede succursale distaccata "ad susceptionem pauperum" dei pellegrini malati o bisognosi in transito per il Gargano e/o per la Terra Santa.
Il 22 novembre del 1260, poi, il papa Alessandro IV (e non Gregorio IX, come scrive Luisa Derosa nel testo richiamato in nota), sia per un rilevato dissesto economico, sia per le pressioni esercitate dai Cavalieri Teutonici (Ordo fratrum domus hospitalis S. Mariae Theutonicorum Jerosolymitanum), assegna a questi ultimi, su richiesta degli stessi canonici agostiniani, il Monastero di San Leonardo e quanto da esso dipendeva, e quindi anche la nostra chiesetta di S. Giovanni Battista (non si ha un atto di un precedente trasferimento di proprietà); tanto si evince anche dalla pergamena trascritta dal Camobreco al n.194.
Considerando tuttavia che nel 3° decennio del Duecento il Monastero di Siponto verteva in difficoltà economiche e che la Domus Teutonica di S. Tommaso a Barletta nello stesso periodo attivò nuove precettorie urbane nel territorio tra cui quella di Andria, è probabile che già da quel tempo (intorno al 1230) questa chiesa di S. Giovanni Battista sia stata ceduta ai cavalieri teutonici, divenendo loro pertinenza unitamente al complesso ex templare dell'attuale chiesa di S. Agostino [2c], allora intitolata al SS. Salvatore e dai teutonici dedicata ai santi Leonardo e Nicola.

I titolari del diritto di "Jus patronatus" che si dichiarano in apertura d'atto sono sedici, solo i primi due, sacerdoti della Chiesa, firmano l'atto e diventano insieme agli altri due sacerdoti, per clausola "sine qua non", confratelli dei canonici regolari di S.Agostino; seguono sei testimoni e due personaggi, un sacerdote e un cavaliere, dei quali non si dichiara a che titolo sono presenti.

I personaggi scritti nell'atto sembra appartangano a fasce sociali diverse, non solo per ceto, ma, alcuni, anche per origine o provenienza:
1 Priore regolare, 5 sacerdoti, 5 nobili cavalieri, 1 "magister"-capomastro-architetto, e gli altri, quasi certamente, nobili patrizi;
inoltre: alcuni sembrano di origine greca o semplicemente provenire da città situate nell'impero bizantino, come "de Passaro" e "de Calò Joanne",
due nobili cavalieri sembrano appartenere alla comunità giudaica: Bartolomeo, il patrocinatore-garante per conto dei cedenti il diritto sulla Chiesa, e un firmatario, ambedue nominati "de Isaac".
     La presenza dei suddetti due nobili cavalieri appartenenti probabilmente alla comunità giudaica andriese ha coerentemente indotto Maria Pia Scaltrito (storica della filosofia e membro della Società di Storia Patria per la Puglia) ad individuare in questa Chiesa cristiana di S. Giovanni Battista una precedente sinagoga ridedicata. Ne parla diffusamente nel capitolo “Andria: la sinagoga ritrovata” del suo libro “Puglia - in viaggio per sinagoghe e giudecche” (M. Adda Editore, Bari, 2017, pp. 99-110), dove scrive:

“E tra questi [firmatari], vi sono due «miles de Ysaac» appunto. Possono ritenersi due cavalieri neofiti convertiti, uno dei quali ha preso un tipico nome di neo battezzato, Bartolomeo? A noi pare così. Una ipotesi sulla loro presenza nell'atto notarile potrebbe essere questa. Non era raro che dei neofiti continuassero a serbare il controllo patrimoniale delle ex sinagoghe ridedicate. O comunque dei luoghi e quartieri ebraici. … … …
Inoltre la dedicazione di questa Chiesa a San Giovanni Battista prima e alla Mater Gratiae dopo è un altro chiaro indizio: sono proprio questi i nomi scelti di solito per le ridedicazioni di sinagoghe, poiché figure comuni all'ebraismo e al cristianesimo. … … …
Essi si rendono garanti e aggiungono XXX regales aurei. Le trenta monete d'oro sono un altro importantissimo indizio, una spia gigantesca, che si tratti di un contrappasso intenzionale: spesso negli scambi tra cristiani ed ebrei venivano pagati 30 denari per alludere simbolicamente al costo della vendita di Gesù al Sinedrio. … … …
Consideriamo altri elementi. Ai confini di tale quartiere è posta l'antica chiesa di S. Bartolomeo, ben attestata già nel 1196, la quale si ergeva con precisi richiami alla conversione, ai confini o dentro le giudecche, così come a Troia, Bari, Bisignano, Taranto, Gravina.
Ci permetteremo qui di affermare, confortati dal giudizio di David Cassuto, che la sinagoga di Andria insisteva su quella che oggi chiamiamo chiesa di Mater Gratiæ, già cappella di san Giovanni Battista. … … … ”

Con la fine dei cavalieri Teutonici troviamo nel Quattrocento questa cappella dedicata al Battista appartenente alla famiglia De Majoribus, che abitava nell'adiacente palazzo finché in quello stesso secolo si estinse; la chiesetta sembra che da allora sia caduta progressivamente nell'oblio e nell'abbandono fino al ritrovamento nel 1624 dell'affresco della Madonna dell'Umiltà, chiamata da allora Mater Gratiæ.


Agli albori del Duecento il quartiere di Andria dove sorgeva la Chiesetta di S. Giovanni Battista era detto "in loco Plancole", zona ricoperta di pietre piatte, in gergo "Chianghìddә", "Chiànghә", italianizzati "chiancole", "chianche", zona piuttosto ampia e scoscesa che doveva estendersi all'incirca tra le attuali Via Corrado IV, Via Lucrezia Cipriani, Via Lupicini, Via Porta la barra, Via Flavio Giugno, Via Flavio De Excelsis, Via e Largo La Corte.

Andria a fine Seicento: rione Plancole (evidenziato)
[Andria a fine Seicento nella veduta di Cassiano De Silva: la zona "Plancole", evidenziata - elab elettr. colore S. Di Tommaso

Nella veduta di Andria realizzata da Francesco Cassiano De Silva a fine Seicento (parzialmente su riprodotta con la zona Plancole da me evidenziata) non è indicata e sembra neppure disegnata alle spalle della Torre dell’orologio la chiesa di Mater Gratiæ, già eretta da alcuni decenni sulle rovine di quella del Battista e trovata perfettamente funzionante da mons. Triveri nella sua visita pastorale del 24 novembre del 1694, visita che la descrive piuttosto ampia, in quanto dotata di ben due altari, cantoria, una sacrestia e un giardino; eppure per dimensioni ed importanza religiosa a quel tempo Mater Gratiæ sovrastava le altre chiesette ivi disegnate ed indicate, quali Sant’Angelo dei Meli, Santa Chiara, S. Andrea, S. Fortunato, pur non avendo ancora la volta barocca e i finestroni di cui fu dotata nella probabile sopraelevazione avvenuta poi nei restauri del 1764.


Si riproducono (immagini riprodotte sotto il testo del documento in latino) le due facce del Tarì d'oro coniato da Ruggiero II tra il 1140 e il 1154 (le immagini sono prelevate da due monete diverse per sopperire alle carenze che le originali presentavano sull'altro lato) perché evidenziano l'integrazione delle culture araba, latina e greca, voluta e garantita dai Normanni, e in seguito anche dagli Svevi.
Sul lato riprodotto a sinistra in due cerchi concentrici a caratteri arabo-cufici è (pressappoco) scritto: almulk rwjr, qawi biniemat alllah, cioè: del Re Ruggero, potente per grazia di Dio; sull'altro lato, esternamente al cerchio è scritto: Rujar malak Sqly, cioé: Ruggiero, Re di Sicilia, internamente, ai lati di una croce a lettere greco-cirilliche, il motto cristiano IC XC / NIKA, abbreviazioni di ΙΗCOYC XPICTOC / NIKATOP, (si legge: Jesoùs Christòs, nicator) cioé: Gesù Cristo / vincitore [3c].

NOTE   alle conclusioni

[1c] Cfr. " L'abbazia di San Leonardo di Siponto in Lama Volara: alcune ipotesi sulla decorazione scultorea." Derosa, Luisa. (2004) - In: Archivio storico pugliese Bd. 57 (2004) S. 173-215.

[2c] cfr. N. Holst, Die Salvatorkirche des Hochmeisters Hermann von Salza in Andria, 1976.

[3c] cfr. Guid'Antonio Zanetti, Nuova raccolta delle monete e zecche d'Italia, Tomo II, Bologna, stamperia Lelio della Volpe, 1779, pp. 436-437.